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"cattivi" sui quali scatenare le proprie ire fossero la società Ligabue e gli Aeroporti di Roma, senza riflettere su chi permette alle stesse società di fare il bello e il cattivo tempo.
Già nel passato governo di centrosinistra, le politiche sul lavoro, grazie e soprattutto a forti pressioni centriste, hanno subìto uno stravolgimento, con privatizzazioni selvagge e con forme contrattuali sempre meno garanti del lavoratore.
Fenomeno che, con l'avvento del governo Berlusconi, si è ulteriormente amplificato, portando società come AdR., Acea, Alitalia, Telecom e tante altre, al frazionamento dei propri servizi e affidamento in appalto a società private senza nessuna garanzia per i lavoratori e, soprattutto, ad uno smembramento degli stessi facendo perdere loro forza contrattuale e permettendo ai privati l'applicazione di contratti capestro e senza nessun ammortizzatore sociale.
Malgrado altre aziende, appaltatrici di AdR corrano gli stessi rischi della Ligabue, i 370 lavoratori si trovano da soli a manifestare per il loro posto di lavoro.
È stato veramente penoso sentire gli interventi di rappresentanti di forze politiche che, nonostante siano i veri colpevoli di questo sistema, si ergono a difesa dei lavoratori!
Regione, Provincia, Comune di Roma e di Fiumicino sono azionisti della AdR e la loro presenza nel consiglio di amministrazione, anziché essere finalizzata alla garanzia di corretta gestione della società e quindi alla garanzia occupazionale, si limita ad una spartizione degli utili che, con uno slancio di generosità, hanno messo a disposizione dei lavoratori della Ligabue.
Mi chiedo: in una società che è in attivo (utili) significa che tutti sono stati pagati e allora perché i lavoratori della Ligabue non percepiscono stipendi da 6 mesi?
Perché debbono sentirsi assistiti da un fondo di solidarietà messo a disposizione dalle istituzioni sopra menzionate? Quelli sono soldi loro, che hanno guadagnato con la propria opera.
Queste vicende dovrebbero farci pensare a quale futuro vanno incontro le future generazioni: siamo accusati di essere un partito vecchio, garantista, non adeguato ai tempi.
Ebbene se questi "tempi" sono quelli che stiamo vivendo, siamo felici di essere "vecchi e garantisti" perché crediamo profondamente nella dignità dell'uomo.
Dario Bensi - consigliere Rifondazione Comunista in XIII
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