La poltrona

Da emeriti sconosciuti a protagonisti

a cura di Carlo Barretta






Capita spesso, in questa nostra società dominata dall'informazione, di imbattersi in personaggi che per una serie di circostanze fortuite assurgono a protagonisti, pur non essendo portatori di particolari pregi.
Spesso non ci si sofferma a meditare sopra, anche perché quel momento di gloria, non di rado, dura lo spazio di un mattino ed altri li soppianteranno sulle pagine dei giornali o sugli schermi televisivi.

Nello spettacolo come nella musica o nello sport, tutto ciò capita quotidianamente, senza procurare grossi danni.
Anche nella politica, fatti del genere, avvengono di frequente.
Emeriti sconosciuti, figure dalle dubbie capacità, imitatori improbabili, all'improvviso vengono catapultati in posti di comando e di responsabilità, pur non avendone le capacità o l'esperienza necessaria.
Il caso, il rispetto di determinati equilibri, nel gioco della politica, azzerano le qualità dei singoli, facendo sì che un soggetto privo di spessore politico, venga preferito ad altri ben più preparati e qualificati.
La storia ci insegna che il potere in mano a figure deboli e facilmente manovrabili, garantisce meglio i manovratori abili e gli interessi forti.
In quest'ultimo decennio, vi è stata un'accelerazione di una simile strategia ed il panorama politico nazionale ha visto il fiorire di una classe politica bella nell'aspetto, curata nel vestire, ma povera di idee e con scarsa personalità.
Non ha fatto eccezione il nostro territorio. Da anni vi è un susseguirsi di ragazzetti disoccupati, di professionisti rampanti o d'impiegati in fuga dal posto di lavoro.
A costoro viene affidato il governo di un territorio di duecentomila abitanti, cinquemila attività produttive, nonché l'intero litorale della Capitale.
È vero che vengono eletti democraticamente, ma è altrettanto vero che la gran parte della popolazione non sa cosa di concreto facciano né quanto costano alla collettività.
Per capirlo bisognerebbe assistere ai lavori del Consiglio o delle Commissioni e sarebbe facilmente constatabile che si tratta di teatro, pessimo teatro.
C'è chi, baciato anch'esso dalla sorte, si gode il suo momento di gloria, guardandosi bene dal disattendere il copione che gli è stato preparato dai suoi sostenitori.
Ad un anno, quasi, dal suo insediamento, il territorio e soprattutto l'entroterra, versano in condizioni estremamente precarie.
Sembra quasi, che in quel famoso copione, si siano dimenticati di rammentare che anche l'entroterra fa parte del tredicesimo Municipio.
Le rare occasioni, che si ricordano, riguardano l'inaugurazione di una scuola, per la quale giammai ci si è interessati, oppure qualche cerimonia pubblica.
Ben poca cosa, per giovani che dovrebbero avere almeno una dote: l'entusiasmo.
Questo nuovo governo municipale ci sta deludendo. Sapevamo dell’inesperienza, capivamo le difficoltà di gestire una maggioranza composita, comprendevamo i limiti del mandato, avevamo chiaramente individuato le forze che l'avevano sostenuto e che puntualmente, avrebbero chiesto un ritorno per tanta abnegazione, ma speravamo nell'entusiasmo.
Non vedere neanche quello ci crea malumore e come cittadini ci sentiamo presi in giro.
Urge un segnale, uno scatto d'orgoglio: si faccia conoscere ai suoi amministrati il costo annuo del Consiglio, l'attività da esso svolta, ma soprattutto ci si impegni a confrontarsi sui temi dell'ambiente (degrado assoluto dei parchi), dell'edilizia scolastica, della viabilità e della sanità.
Se si crede di poterlo fare in modo concreto e visibile l'entroterra vi sarà grato, altrimenti, credetemi: si acquisterebbero molti meriti e la stima dei cittadini se ci si dedicasse ai propri interessi personali, probabilmente in modo proficuo per tutti e senza ulteriori danni per noi.

La poltrona
Sommario n° 62 - Apr. '02