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Questo programma realizzato su progetto dell'Istituto Regina Elena e del San Gallicano è stato già realizzato con successo in quasi tutta Europa e devo dire, con una punta di orgoglio, che siamo il primo municipio di Roma ad adottarlo.
Per la buona riuscita dell'iniziativa è fondamentale la fattiva collaborazione delle famiglie, che ringrazio anticipatamente per l'impegno profuso.
Questa importante iniziativa non si sarebbe potuta realizzare senza il determinante aiuto del primario del Regina Elena, dott. Conti, che ringrazio per la sua disponibilità e la disponibilità dell'Assessore alle politiche sociali del XIII Municipio Enrico Farina che mi ha aiutato a trovare i fondi necessari a finanziare questo intervento clinico a favore degli alunni delle scuole elementari del nostro territorio.
La nuova riforma scolastica
La scuola è il grande patrimonio di una nazione: trasmette la sua identità, prepara i suoi cittadini, in altre parole disegna il futuro di uno Stato.
La scuola italiana è stanca di rivoluzioni velleitarie e ideologiche che hanno rischiato di sconquassarne le fondamenta.
Occorre piuttosto riformare ciò che non funziona o non è più adeguato senza indebolire ciò che dà ancora buoni risultati.
Si deve inoltre valorizzare e riqualificare quel grande patrimonio di risorse umane che esprimono il loro impegno all'interno della scuola.
A tale fine è indispensabile un serio piano di investimenti finanziari per i prossimi cinque anni.
Diversamente da quanto fatto dal centrosinistra non si realizzano vere riforme a costo zero. Gli anelli deboli dell'attuale sistema scolastico sono rappresentati: dalla inadeguatezza del sistema di reclutamento e di formazione del personale docente, da una scarsa qualificazione degli studi e da una inadeguata valorizzazione dei talenti.
Non si determinano così i presupposti per una efficace formazione dei futuri cittadini sul piano della responsabilità e della promozione delle competenze.
Più nello specifico, in Italia abbiamo una buona scuola elementare che va salvaguardata e recuperata al di là delle ultime sperimentazioni modulari.
Abbiamo una scuola media che ha perso la sua essenziale funzione formativa, diventando ormai la continuazione debole delle elementari. Manca un serio canale di formazione professionale.
Si riscontra l'inidoneità, in specie di una certa istruzione tecnico-professionale, a garantire le basi per un successo universitario dei giovani.
Manca un serio legame tra istruzione tecnica e mondo del lavoro e dell'impresa.
Abbiamo invece un liceo, in particolare il classico, che offre ancora standard formativi di gran lunga superiori alla media Ocse.
La riforma Berlinguer sconvolgeva le elementari, sopprimeva il percorso scolastico intermedio, ritenuto fondamentale dalle migliori scuole pedagogiche, non affrontava, se non incidentalmente, il problema della formazione professionale, indeboliva il liceo introducendo un biennio in cui l'orientamento si riduceva a semplici e casuali assaggi disciplinari realizzando una sorta di "mercato della frutta".
Inoltre parcheggiava inutilmente nel biennio molti giovani che erano solo in attesa di trovare occupazione e non incideva significativamente sul rapporto scuola-impresa.
La riforma varata dal centrodestra si propone l'obiettivo di dare una opportunità a tutti i ragazzi, di valorizzare i talenti.
Le differenze vengono ora concepite come una ricchezza.
AN rivendica il ruolo determinante svolto nella definizione dei passaggi chiave della riforma.
Il mantenimento dei licei a cinque anni è stato uno dei punti considerati da noi irrinunciabili proprio per non indebolire la preparazione complessiva dei giovani e per non rischiare di scardinare un modello di scuola che ancora funziona.
L'aver salvaguardato l'attuale struttura dei licei consente fra l'altro di conservare alcuni insegnamenti disciplinari di cui si era ventilata la soppressione o la marginalizzazione e che sono invece essenziali.
Un altro punto su cui AN ha fortemente insistito è stato la conservazione della identità della scuola elementare su cinque anni, rifiutando l'equivoco di una primaria di otto anni tendenzialmente unitaria, che avrebbe richiamato il modello Berlinguer.
Così ancora si è ottenuto il forte potenziamento della scuola media che viene ora concepita come la piattaforma forte delle superiori, idonea dunque a fornir gli strumenti adeguati per poter proseguire con successo nel percorso successivo.
Ciò deve significare in primo luogo un rafforzamento dei contenuti logico-linguistici: si dovrà insegnare dunque, fra l'altro, la corretta padronanza della lingua italiana, un maggiore approfondimento della matematica.
Con l'introduzione della seconda lingua comunitaria, che è un'altra novità voluta da AN, si danno ai nostri giovani ulteriori opportunità nel contesto europeo.
Altra è la creazione dell'alternanza scuola-lavoro, soprattutto per le scuole tecniche e professionali.
Questo significa che il giovane non si limiterà ad occasionali e dispersivi stages, ma comporta che farà parte del percorso formativo l'esperienza in azienda.
In questo modo si cercherà di coinvolgere direttamente i giovani nel mondo del lavoro e nella mentalità della esperienza lavorativa consentendo dirette opportunità occupazionali ed una preparazione più pratica che dovrebbe portare ad un più rapido inserimento nella realtà produttiva.
Frutto dell'accordo elettorale fra le forze di maggioranza è invece l'introduzione del doppio canale strutturato in istruzione e formazione professionale.
Si offrono così ai giovani che non proseguono nel percorso di istruzione serie prospettive di qualificazione, valorizzandone i talenti.
Basi culturali, e in particolare nozioni di italiano e storia, dovranno essere comunque richieste anche nel percorso di formazione professionale.
Sarà in ogni caso prevista la possibilità di passaggi dal sistema della formazione a quello della istruzione, passaggi che diventeranno peraltro sempre più culturalmente selettivi con il proseguire del percorso professionalizzante.
Infine grazie alla riforma si instaura un collegamento con l'università prevedendo al quinto anno dei licei un approfondimento delle materie fondamentali, approfondimento che dovrà essere concordato tra scuola e università.
Anche sul versante del reclutamento vi sono importanti novità.
Si prevede ora il passaggio attraverso il sistema delle università, si definisce un numero programmato negli accessi alla laurea specialistica funzionale ai posti da coprire, si introducono due anni di tirocinio.
Il reclutamento viene reso pertanto più selettivo, scompaiono i megaconcorsi e le sistemazioni ope legis, viene introdotta la verifica delle capacità didattiche, equiparando per questo aspetto l'insegnante agli altri professionisti, scompare per l'avvenire la figura del precario.
Il biennio di specializzazione non dovrà essere però prevalentemente pedagogico.
Diventa adesso indispensabile procedere ad un serio sistema di formazione dei docenti e più in generale ad una seria valorizzazione, anche sotto il profilo economico, della professionalità degli insegnanti.
Anche a questo riguardo AN ha già ottenuto l'inserimento in Finanziaria di un fondo pari a 35 milioni di euro destinato al rimborso delle spese di aggiornamento degli insegnanti.
Prima di dare corso al nuovo sistema di reclutamento si deve infine dare una equa definizione della posizione degli attuali precari.
Delineata la struttura della nuova scuola italiana, il confronto si sposta ora sulla individuazione dei contenuti, cioè a dire dei piani di studio e dei programmi.
Si tratta di un passaggio fondamentale perché sarà proprio qui che si formeranno gli italiani della prossima generazione.
Deve essere ben chiaro che i futuri programmi dovranno far conoscere ai nostri giovani l'intero percorso culturale della civiltà occidentale partendo dalle origini, dalla Grecia e da Roma, passando per il Medioevo, l'Umanesimo, il Rinascimento, il Settecento e l'Ottocento.
La letteratura, la storia, la filosofia non potranno essere prevalentemente concentrate sullo studio del Novecento.
Delineare i piani di studio significa in altre parole dare una risposta coerente con l'idea che si ha dell'Italia del futuro.
Per quel che ci riguarda, noi pensiamo ad una nazione che nella consapevolezza del proprio passato e della propria identità sia capace di essere all'avanguardia nella innovazione e nella competizione, valorizzando la competenza professionale ed educando alla assunzione di responsabilità.
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