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Tutto ciò ha funzionato in modo impeccabile fino a poco tempo fa. La nostra opulenta società, bella e rassicurante, sembrava ossessionata esclusivamente da due necessità: riempire il tempo libero e conquistare l'eterna giovinezza.
Poi all'improvviso, come in tutte le favole che si rispettino, è comparso l'Orco cattivo che ci ha svelato la fragilità nostra e del sistema. Da quel momento ognuno ha incominciato a sentirsi meno garantito ed a guardarsi intorno con più attenzione, comprendendo che la partecipazione, anche quando non è urlata, ha un suo peso.
La rubrica che l'editore di Zeus mi ha voluto affidare prende le mosse proprio da questa semplice considerazione.
Non a caso la si è voluta chiamare La Poltrona, dove per poltrona s'intende l'angolo di visuale, l'osservatorio privilegiato che ognuno di noi ha in casa. Da essa si può guardare, leggere, meditare sul mondo circostante.
Consiglio a tutti questo tipo d'esercizio: rilassante, defaticante ed estremamente utile.
Ancor più utile oggi che le associazioni preposte si dimostrano incapaci a dare risposte concrete ai bisogni dei cittadini.
La crisi che investe, ad esempio, i partiti tradizionali è sotto gli occhi di tutti, prova ne è il loro sfaldamento e la proliferazione che ne consegue.
È pertanto necessario ripensarli, eliminando impalcature, liturgie ed un pervicace attaccamento al potere.
Berlusconi in ciò è stato maestro, e non è demonizzandolo che lo si sconfigge.
Bisognerebbe, con onestà intellettuale, ammettere che l'ampio consenso ottenuto non può trovare, come unica giustificazione, il possesso di tre reti televisive.
Altrimenti non si comprenderebbero le sconfitte che lo stesso ha subito in altri momenti.
È la partecipazione della società civile, il suo coinvolgimento sui grandi e piccoli temi della vita quotidiana che determina lo spostamento dei consensi.
Cadute le ideologie, che formavano il collante elettorale di alcune classi sociali, non rimane che ascoltare attentamente i bisogni della gente, interpretarli e, laddove possibile, farli rappresentare direttamente ai portatori degli stessi.
I fatti di questi giorni, le manifestazioni spontanee che spesso anticipano le mosse dei partiti o dei sindacati, lo stanno a dimostrare. Gli stessi Comitati di quartiere che dagli anni settanta in poi hanno avuto tale funzione, oggi si dimostrano inefficaci come strumenti di pressione o di denuncia. Fagocitati dai partiti in alcuni casi o istituzionalizzati mediante lo strumento illusorio delle Consulte in altri.
La situazione di assoluta stagnazione in cui versa il nostro territorio, nonostante l'incremento quasi esponenziale dei comitati negli ultimi anni, ne è una prova evidente.
Tante le denunce, tante le proposte che si ripetono pedissequamente nel tempo, scarsi se non nulli i risultati. I morti sulla via del Mare continuano ad aumentare, la viabilità peggiora giornalmente, le scuole sono al limite della praticabilità, gli artt. 11, volàno delle periferie, languono nei cassetti, la sanità è da terzo o quarto mondo.
Cambiano le maggioranze politiche, ma la qualità dei servizi non muta.
Le uniche mutazioni importanti, sono quelle volute dai gruppi di potere economico, i quali mettono tutto il loro peso addosso ai governanti di turno, quando non sono loro stessi a determinarli (Porto e Cineland docent).
Forse sarebbe necessario concentrare gli sforzi, riunire la partecipazione su di un obbiettivo per volta e perseguirlo con tenacia fino al suo compimento.
Dei comitati civici, a tempo determinato, con un unico, largamente condivisibile obiettivo, probabilmente la soluzione.
A tal proposito sarebbe interessante sentire il parere dei lettori sugli obbiettivi e sui metodi da seguire, sempre stando comodamente seduti in poltrona ed usando anche la posta elettronica.
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