|
I consiglieri Vennarecci, Bensi, Storri, Ninci, De Fazio e Solvi non sono stati teneri con la maggioranza di centrodestra di Via Claudio.
Nel mirino, principalmente, i 7 miliardi che il XIII Municipio ha rispedito al Comune di Roma per non aver saputo impegnarli in tempo utile, la mancanza stesura di un regolamento municipale, il fondo speciale creato dal presidente Bordoni per “esigenze istituzionali”, i 30 milioni affidati all’associazione Lupo.
Ma soprattutto, come sottolineato dal capogruppo diessino Storri “uno scarso rispetto per le regole procedurali, atti approvati senza passare dal Consiglio”.
Come illustrato dalla consigliera Ninci, il parlamentino di Via Claudio “si è riunito talmente poco, 3, e ha prodotto talmente poche delibere, 46, che c’è quasi da chiedersi a cosa sia servito essere stati eletti se la maggior parte delle decisioni viene presa al di fuori delle aule istituzionali.”
Dello stesso parere Bensi, che ha stigmatizzato “l’incapacità della giunta di centrodestra di spendere i fondi assegnati in bilancio” e “la faccia tosta di continuare a chiederne di nuovi”.
Per Solvi, protagonista di uno dei primi casi di spaccatura della coesione della maggioranza, che lo ha portato ad essere eletto presidente della Commissione Cultura, è “inammissibile che il presidente Bordoni si appelli a un inesistente regolamento da lui invocato per contestare la mia legittima elezione, poiché finché non ne viene emanato uno nuovo, resta in vigore il vecchio, che prevede a parità di voti ricevuti la nomina a presidente del consigliere più anziano.”
Tutte denunce, comunque, a livello politico, che non hanno prodotto effetti legali.
|
|