|
Per il matematico arabo Al-Tusi, "aguzzano lo spirito, lo destano, lo affinano e appagano la sua sete di conoscenza. Grazie al libro, puoi apprendere nello spazio di un mese quello che un'eternità non ti consentirebbe di apprendere dalle labbra di un sapiente, e questo senza farti contrarre debiti di sapere. Ti libera dall'imbarazzo, ti solleva dalla necessità di frequentare persone odiose e di avere rapporti con individui stupidi e incapaci di comprendere. Ti obbedisce di giorno come di notte, tanto in viaggio quanto nei periodi in cui sei sedentario. Se cadi in disgrazia, non per questo il libro rinuncia a servirti; se venti contrari soffiano contro di te, non ti si rivolta contro. Accade talvolta che il libro sia superiore al suo autore."
Quanto potere... in un solo libro!
"Se ho soldi compro libri, poi cibo, e infine qualche vestito" - diceva Erasmo da Rotterdam.
Senza arrivare a quest'eccesso, improponibile nell'Axapalocco come in qualsiasi altro quartiere d’Italia, ci si accontenterebbe di vedere parafrasata la frase del celebre umanista in: "Ho soldi: mi compro vestiti, cibo… e anche qualche libro!"
C'è infatti molta gente che non ne ha letto neanche uno. E che non se ne vergogna affatto!
Le statistiche europee ci vedono infatti perennemente tra gli ultimi posti per l’acquisto pro-capite di libri, fra la disperazione degli editori e lo sdegno dei mezzi di informazione.
Eppure il piacere che ci procura la lettura di un bel libro dura nel tempo, si ricorda a distanza di mesi, se non di anni. Non è neanche una questione di gusti, perché esistono libri di tutti i tipi: basta entrare in una libreria per rendersene conto e iniziare a far volare la fantasia. Oltretutto, fra edizioni economiche, tascabili e Superpocket anche i prezzi sono alla portata di “tasche” diverse, soprattutto per chi non li compra solo per fare tappezzeria, ma anche per leggerli, e quindi ne “consuma” una quantità non indifferente ogni mese.
Cosa frena dunque tanti potenziali lettori da iniziare questa sana abitudine?
Se è vero che un acquisto nasce dalla soddisfazione di un bisogno, che viene spesso indotto dalla pubblicità e/o dalla promozione che si fa di un prodotto o di un servizio, non è che forse non è stato fatto abbastanza per stimolare questo bisogno, come se far pubblicità a un libro fosse qualcosa di innaturale e che la voglia di leggere fosse un qualcosa di dato e di immutabile, di non incentivabile. Quasi come se fosse qualcosa di “immorale”, di riprovevole, con gli editori propensi più a curare i propri lettori che a crearne di nuovi...
Il successo di manifestazioni come Approdo alla lettura, svoltasi quest’estate al Pontile di Ostia, dimostra che anche il libro ha bisogno degli spazi, delle iniziative e delle capacità gestionali che vengono di solito riservati ad altre forme di espressione culturale o ad altri prodotti.
E che, a volte basta, poco per iniziare a invertire tendenze che appaiono consolidate.
|
|