Intervista a:

Fabio Rosi
di Luca Leonardi

Vincere un importante premio cinematografico a soli 37 anni non è cosa da tutti. Farlo con il primo film, di una carriera che gli auguriamo lunga e ricca di soddisfazioni, lo è ancor di meno.
Stiamo parlando di Fabio Rosi, regista palocchino premiato lo scorso 23 giugno con il Golden Globe per la migliore opera prima italiana dall'Associazione della Stampa Estera.
Sì, proprio quella stampa che non perde occasione per criticare Berlusconi ha invece reso omaggio al film
L'ultima lezione, incentrato sulla misteriosa scomparsa del professore universitario Federico Caffè.

Un film al quale la nostra testata ha riservato, sin dalla sua presentazione nello scorso dicembre, le recensioni più entusiaste e… condivise da ben più prestigiosi colleghi stranieri.
Abbiamo incontrato Fabio Rosi nella piscina dell'isola 27-28, tra una poppata del suo primogenito Gianni e uno dei tanti impegni per la promozione del film, per chiedergli tutto quello che i nostri lettori non hanno ancora saputo di lui e del suo lavoro attraverso le pagine del nostro giornale.
Girare un film è una enorme soddisfazione, ma non è cosa da tutti i giorni. Com'è che si riesce …. a diventare registi?
Nonostante gli appositi corsi (Fabio è diplomato in regia al Centro Sperimentale di Cinematografia di Cinecittà, ndr), non esiste una carriera ben definita come in tante altre professioni. Bisogna autopromuoversi con dei progetti quali i cortometraggi, uno dei modi più seguiti, ma una volta azzeccato un buon prodotto e passati al lungometraggio occorre dimostrare di essere affidabili e capaci di gestire budget raramente inferiori al miliardo di lire e una piccola impresa di una trentina di persone fra troupe e attori, cercando di chiudere con un risultato che solo in pochi casi incasserà più di quanto il film è costato.
Immagina solo che fra i 100-150 film che vengono girati in Italia, circa una quarantina riesce ad uscire nelle sale e solo 5-10 recuperano i soldi spesi. Se entri fra quei 5-10 film sei
"nel mercato". Sto parlando dei Tornatore, dei Muccino, dei Moretti, dei Pieraccioni, altrimenti, come nel mio caso, sei "entrato nel giro". E puoi iniziare a pensare a un secondo film.
A proposito di costi e ricavi, con L'ultima lezione come siete messi?
Il budget del film è di poco superiore al miliardo e nei 33 giorni di presenza in sala (l'intervista è stata resa il 3 luglio, ndr) abbiamo incassato circa un centinaio di milioni in due cinema di Roma. Nelle cinque settimane al Nuovo Olimpia e nelle tre a Cineland i risultati sono stati lusinghieri: pensa che a Roma la media spettatori per sala nel weekend di uscita del film è stata inferiore solamente a Pearl Harbor e che nella storia del Nuovo Olimpia, L'ultima lezione è il film che ha fatto incassare di più negli ultimi cinque anni. Ora, anche se un po' in ritardo, il film è uscito anche a Milano e a Pescara, città natale di Federico Caffè. Per la prima di giovedì 28 giugno, nella più capiente sala di Pescara, c'erano più dei 1.100 spettatori consentiti e molti sono ritornati per lo spettacolo seguente. È stato commovente vedere tutte quelle persone presenti per la proiezione di un film, nonostante tutti i media abbiano parlato molto del film, in occasione della proiezione all'Università di Roma alla presenza del Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, e della prima nazionale di Cineland… quasi un mese prima!
E nonostante il film sia uscito in un periodo morto….
Ci davano tutti per spacciati dopo una settimana. Invece è stato un successo, soprattutto di critica, ma anche di pubblico. E questo nonostante la distribuzione si  sia  totalmente disinteressata della promozione di un film richiesto dagli stessi esercenti delle città "capozona" d'Italia.
La critica straniera lo ha premiato infatti con il Golden Globe quale migliore opera prima....
In Italia ci sono tre premi che ti cambiano la vita: il David di Donatello, assegnato dall'AGIS, il Nastro Argento, assegnato dal Sindacato dei giornalisti cinematografici, e il Golden Globe che è forse il premio più rilevante da un punto di vista critico perché i corrispondenti esteri, non essendo "del mestiere", giudicano solo in base a quanto vedono sullo schermo. È il giudizio più indipendente e libero da compromessi e il premio rappresenta per me la mia rivincita nei confronti di tanta gente pigra e indolente che ho incontrato nel corso di questa durissima lavorazione e dei tanti scettici di turno.
In effetti il "parto" è stato un po' travagliato, del film so che stavi parlando praticamente dal 1994!
Girare il primo film è la cosa più difficile nella carriera di un regista. Finché non sei conosciuto non sei praticamente nessuno ed è difficile trovare produttore e distributore del film. L'ultima lezione è liberamente tratto dall'omonimo romanzo di Ermanno Rea, una biografia di Federico Caffè che in molti prima di me hanno provato a trasferire sullo schermo senza riuscirci...
Ho letto il libro prima di veder il tuo film e devo darti atto di essere riuscito a dare ritmo e tensione nel film al contenuto di un libro che illustra dettagliatamente la figura di Caffè ma che, come dire, può risultare un po' pesante a chi non si intende di economia o non ha conosciuto il professor Caffè...
La chiave di volta è stata quella di inserire nella sceneggiatura una storia d'amore che nel libro non è ovviamente presente, ma che ha la funzione di legare i vari momenti della vita di Caffè a un percorso di vita di uno dei suoi immaginari ex studenti che alla fine decide... No, il finale del film non voglio rivelarlo ai lettori di Zeus!
Puoi però spiegarci le varie fasi della produzione di un film, aggiungendo magari le date relative a L'ultima lezione...
Per prima cosa occorre una sceneggiatura valida. A quella abbiamo lavorato praticamente dal maggio del '94. La seconda fase è la ricerca di un produttore che creda nel film e lo finanzi, almeno per il primo periodo: quello lo abbiamo trovato abbastanza presto. Il cinema gode di finanziamenti statali, che bisogna però meritarsi.
Dopo l'approvazione della Commissione che dichiara il film
"di interesse culturale nazionale", ci sono due strade: il cosiddetto art.8, per opere prime o seconde, che finanzia a fondo perduto il 90% del budget e il Fondo di Garanzia, dai tempi più rapidi, aperto però a tutti i film e che finanzia solo il 70% dei costi.
Quindi si inizia a girare. Fra il primo ciak del 18 ottobre 1999 e l'ultimo, del 15 dicembre l999, è passato un mese e mezzo effettivo, perché per due settimane non si è potuto girare per lo sciopero delle maestranze a livello nazionale. Segue la post-produzione: montaggio, sonorizzazione, missaggio e stampa delle pellicole (solo quattro nel nostro caso) e quindi la ricerca del distributore che porterà materialmente il film nelle sale.
Il 1° giugno 2001, finalmente, c'è stata la prima nazionale a Cineland. Il resto è storia di questi giorni.
Ci si aspetta ovviamente di vedere il film di un regista palocchino proiettato al Nuovo Cineclub Palocco...
Una volta che il film è in mano alla distribuzione, purtroppo, la scelta delle sale in cui il film verrà proiettato non dipende più da me, ma dal rapporto tra esercenti di cinema e distribuzione, appunto. Posso garantire che, in caso di proiezione, sarò felice di intervenire personalmente: sono nato e cresciuto a Casalpalocco e considero quella la mia sala!
Non sarebbe la prima volta che intervieni pubblicamente….
Pensa che oltre alle proiezioni con il presidente Ciampi, con l'ex ministro Melandri alla facoltà di economia di Roma III, intitolata proprio a Federico Caffè, alle prime del film nelle varie città e alla rassegna di opere prime Accadde domani svoltasi lo scorso 30 giugno a Reggio Emilia, ho avuto la sorpresa di partecipare addirittura a una mia "retrospettiva" a Trevignano: una serata interamente dedicata a me, con il film preceduto da un mio cortometraggio, Stesso posto, stessa ora, che proprio a Trevignano aveva vinto anni fa il Festival internazionale di cortometraggio. Loro mi considerano un po' il loro beniamino!
Il mio tipografo, Massimo Coluzza, non ha ancora finito di stampare un numero di Zeus, che inizio a pensare al numero successivo. Anche tu sei fatto così?
Ora che sono "entrato nel giro" spero, con il prossimo film di "entrare nel mercato"!  La vittoria del Golden Globe mi ha dato una carica enorme.
Quando ho sentito pronunciare il mio nome ho subito pensato:
"Ora sono cavoli amari, devo fare per forza un secondo film!" E poi: "Ora devo volare alto."
Sto vagliando tre progetti. Ovviamente non posso svelarti troppi particolari ma la scelta del soggetto è tra un grandissimo romanzo italiano degli anni '50; un episodio della nostra storia recente, poco conosciuto, ma che mi consentirebbe di affrontare il terrorismo dal punto di vista della commedia e la molto originale biografia di un grandissimo personaggio della cultura italiana recentemente scomparso. In ogni caso, con questo film devo fare il salto di livello: grandi storie, di spessore e soprattutto non necessariamente scritte da me.
Un po' come faceva Hitchcock.
D'altronde uno dei più bei complimenti che ho ricevuto è stato quello di Umberto Massa, produttore esecutivo dei film di Aldo, Giovanni e Giacomo, che mi ha detto che sono
"un vero professionista, capace di lavorare su qualsiasi cosa che mi viene data senza stravolgerne lo spirito, anzi rispettandolo". 
Il prossimo film mi dirà se è vero!

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Sommario n° 54 - Lug. '01