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Anche se qualcuno si è azzardato a sancirne una perduta residenzialità, possiamo parlare di affermazioni che lasciano il tempo che trovano. Sono emersi però tre seri argomenti di discussione: la presentazione in assemblea di bilanci preventivi di sempre più modesta entità; il ruolo determinante del Comune di Roma nell'approvazione dei bilanci e nelle nomine dei Consiglieri; la modifica dello Statuto del Consorzio Axa. Esaminiamoli in ordine. Proporre tagli di bilancio può essere un'idea valida solo se si riesce a dimostrare che l'attuale gestione sperpera i soldi stanziati nei vari capitoli di spesa. Tutti, anche un ragazzino di 14 anni, sono capaci di prevedere di spendere per il futuro 100, 200 o 300 milioni in meno. Ma la proposta ha un senso solo se si riesce a dimostrare che, pur spendendo meno, si riescono ad ottenere gli stessi ottimi risultati in termini di cura del verde, delle strade e dell'impianto di depurazione. Per questo sarebbe il caso che simili proposte fossero illustrate con sufficiente anticipo e prima magari dell'assemblea stessa, per dar modo di poterne valutare con calma la fondatezza e l'applicabilità, fornendo tutti quegli elementi utili a valutare le eventuali inefficienze da sanare e quali spese possono essere tagliate senza ripercussioni sulla vivibilità del quartiere. Mi spiego meglio: se voglio ridurre, ad esempio, la spesa per la manutenzione delle strade devo dire se ridurrò il numero delle strade da asfaltare e quali o se invece asfalterò lo stesso numero di strade e spiegare, in tal caso, come si realizza il tutto. Strettamente correlato a ciò è il problema delle deleghe comunali che, di fatto, sono decisive in qualsiasi votazione consortile. Tenendo ben chiaro che: 1) se l'Axa (e Casalpalocco) sono quartieri-modello nella realtà capitolina questo è dovuto al fatto che l'inefficiente macchina comunale se n'è occupata finora in maniera marginale; 2) l'inefficienza, più che dalle qualità dei dirigenti comunali, è dovuta alle dimensioni del territorio da amministrare e che i Consorzi sono strumenti gestionali che, proprio per le loro ridotte dimensioni, per la più approfondita conoscenza delle caratteristiche del territorio e, per il controllo diretto al quale sono sottoposti dagli stessi consorziati, garantiscono una gestione che nasce di per sé come più efficiente. L'attuale sistema di votazione consente a ogni consorziato-contribuente di nominare 5 persone di propria fiducia al ruolo di consigliere. Nel caso delle carature di cui dispone il Comune di Roma, (circa il 13%) queste 5 persone rappresentano, di fatto, la maggioranza fra i 9 consiglieri in seno al CdA, la stessa necessaria per la nomina del presidente del Consorzio. Di un altro circa 11% di carature è titolare l'Enasarco per cui quasi un quarto dei voti è in mano a questi due grandi elettori. Ciò premesso, questo sistema ha finora garantito i risultati gestionali che sono sotto gli occhi di tutti. Al di là di personali opinioni, credo che nessuno possa ragionevolmente dimostrare che la residenzialità del quartiere, se non ai confini dello stesso (leggasi Via di Macchia Saponara ma anche Via di Acilia, guardacaso due strade comunali) non sia più che sufficientemente tutelata. Permane però uno squilibrio tra la preponderanza delle deleghe comunali e dell'Enasarco e la frammentazione dei voti dei singoli proprietari i quali in effetti hanno poca voce in capitolo nella gestione consortile. Se è vero che "No taxation without representation" è uno dei principi cardine della democrazia, nel caso dell'Axa si ha il problema opposto di una rappresentatività dei piccoli proprietari molto limitata, se non di fatto inesistente, che potrebbe essere ancora ridotta dal previsto aumento del contributo (e pertanto dei voti) del Comune di Roma al 30% del bilancio. La scelta dei contribuenti è, dunque, fra pagare meno o limitare il peso del Comune di Roma nella gestione consortile. Giungiamo così al terzo argomento di discussione, la modifica dello Statuto. Non sarebbe forse il caso di ridurre (così come fatto da tempo a livello nazionale), tramite la modifica dello Statuto consortile, il numero di preferenze esprimibili in ogni scheda da 5 a 2, o magari a una, in modo da garantire una più ampia rappresentatività degli interessi tutelati in seno al Consiglio? Una tale proposta è stata ragionevolmente espressa durante l'assemblea. Andrebbe integrata, a mio modesto avviso, dalla necessità che, come accade in qualunque elezione, i candidati al ruolo di consiglieri manifestino espressamente la loro candidatura prima dell'assemblea consortile. Anche per evitare i pasticci delle scorse elezioni, quando un poco avveduto rappresentante del Comune, diede la propria preferenza a un inesistente signor Pola, il quale se fosse esistito avrebbe potuto rivendicare di essere stato eletto… a sua insaputa! Ma per modificare lo statuto sarà sicuramente il caso di ascoltare i suggerimenti e le proposte dei tanti consorziati che seguono, con costanza e partecipazione, la vita consortile anche negli aspetti conosciuti ai più: ce n'è addirittura qualcuno che non si perde un'assemblea da più di vent'anni e che, interrogato a tal proposito, si è quasi giustificato di tale assiduità... sostenendo che, tutto sommato, di assemblee consortili ce n'è solo una all'anno!
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