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La Storia dell'arte è una scienza particolare. Si avvicina all'archeologia per l'accortezza che si deve dare a ogni reperto, a ogni informazione. Sorvola il campo d'applicazione dell'architettura, dell'ingegneria, della chimica e della fisica.
Geometria e letteratura sono poi caratteri quasi naturali, facili da ricordare.
Giancarlo Litofino, alias Giancarlo Iacomucci, ripercorre un elemento impareggiabile della Storia dell'arte, il Giudizio Universale nella Cappella Sistina, con la sagacia dell'investigatore di carte originali e con l'immaginazione del romanziere.
Tesi di questo studioso nato a Urbino è che dietro le molte figure e le immense scene dell'opera Michelangiolesca vi sia celato il volto dell'autore, le sue espressioni perdute.
Il libro da una parte appartiene a quel filone che guarda le grandi opere e cerca di trovavi un significato che trascende quello solamente artistico, dall'altra l'attenta ricostruzione di ogni metro quadrato, d'ogni centimetro regala voglia di andare a vedere quel che magari si è visto - seppur residenti a Roma - solo durante una svogliata gita scolastica.
Le quasi duecento pagine del saggio si snodano in considerazioni alquanto puntuali su quello che è un patrimonio dell'umanità e che rimane esempio di forma ed espressione per chiunque si accosti all'arte.
Bello leggerci, casomai accanto, un racconto di Alessandro Baricco su Barnum, quando entra nella Cappella appena restaurata con alle orecchie la musica di Tom Waits.
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