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Consorzio di Casalpalocco (1)
Caro Direttore,
incombe già sul comprensorio di Casalpalocco la data del 17 novembre, nella quale si terrà l'assemblea generale del Consorzio con il rinnovo del consiglio d'amministrazione.
Dico "incombe" non a caso, poiché la scadenza si carica di contenuti e valenza mai come quest'anno determinanti per il quartiere.
Ma, assai più, a causa dei rischi che gravano su un momento di cruciale impegno di gestione, programmazione e sviluppo dell'attività consortile nonché di civile, corretta e consapevole condivisione democratica delle scelte da compiere.
Sui contenuti e la valenza della prossima assemblea, al di là dell'asettica rituale formulazione dell'ordine del giorno, va detto che essa cade nel vivo di una fase eccezionalmente "calda" e problematica della situazione di Casalpalocco.
In concreto: l'attuazione della convenzione con il Comune di Roma, il contenzioso con le ipotesi speculative di ben individuati interessi, la sonnacchiosa risposta dell'intervento istituzionale e burocratico, l'inquietante dissonanza dell'orientamento giurisdizionale in tali vicende, i conflitti e le trame sui futuri assetti di vitali infrastrutture territoriali sottratte all'autonoma competenza locale sono soltanto i più appariscenti nodi di una intricata e straordinaria emergenza.
In proposito occorrono energie cospicue, visioni lucide e responsabili impegni comuni sorretti dal più ampio e radicato consenso.
Ma, purtroppo, si intravedono rischi che ancor più preoccupano.
E al riguardo vale la pena essere chiari sino in fondo. L'esperienza di due anni fa insegna.
Protagonismi, dilettantismi, malintese vocazioni personali, voglia di esibizionismo, malcelate ambizioni, confusioni tra interesse collettivo e tornaconto privato o di parte giocarono allora un ruolo nefasto nella vicenda consortile.
Complice la (calcolata) distrazione di tanta gente, si crearono gravi turbative al corretto e leale esercizio del confronto dialettico.
Né si mancò, con mia diretta constatazione, di far ricorso a metodi non esemplari nella ricerca e nella raccolta del preventivo consenso, nella dislocazione delle quote di rappresentatività, nell'uso delle deleghe fiduciarie e nello strumentale dirottamento del mandato ricevuto secondo logiche estranee alla coerenza, alla trasparenza e al rispetto verso i rappresentati.
Occorre ricordare, in particolare, l'incetta di deleghe in bianco condotta con argomentazioni (almeno nei miei riguardi e presso persone di cui conservo memoria) speciose e fuorvianti.
Occorre ricordare, ancora, la disinvolta demagogia di programmi elettorali fantasiosi e incongrui. Occorre tener presente, insomma, il ricordo della evidente complessiva operazione di potere orchestrata e perseguita sulla testa di migliaia di consorziati in buona fede.
Oggi, il rischio che tutto ciò si riproponga con immutato vigore - anzi, sotto la spinta di un pernicioso spirito di rivalsa - è realistico e, in qualche misura, concreto in molti segnali già percepibili.
Sarebbe, in questo senso, grave che la memoria corta o altri motivi di facile oblio favorissero la replica dello stesso copione.
L'interesse generale del quartiere, della comunità di consorziati e dei singoli residenti non consente di lasciare spazio a sciagurate deviazioni dall'unico obiettivo da perseguire: la piena efficienza del Consorzio e la connessa sconfessione di qualsivoglia iniziativa disgregatrice.
Attenzione, quindi, nelle prossime settimane, a concedere riconoscimento e forza, ad affidare fiducia e margini di manovra a proclami, programmi e persone incompatibili con la più responsabile garanzia di effettiva salvaguardia e disinteressata tutela del futuro della comunità e dei propri legittimi interessi di proprietari, residenti o, comunque, partecipi della realtà e dei problemi di Casalpalocco.
Pietro Marinetti
Consorzio di Casalpalocco (2)
Quando due anni fa mi presentai alle elezioni per la nomina del nuovo consiglio di amministrazione di Casalpalocco con la lista n. 2, ero mosso dal vivo desiderio di migliorare la qualità ambientale, i servizi e la sicurezza del Comprensorio, alleggerendo, nel contempo, il carico contributivo dei consorziati.
La mia decisione partiva dalla comunicazione del presidente De Meo di non presentarsi al rinnovo delle cariche annunciata sui periodici locali: un avvicendamento, dunque, che si sarebbe dovuto svolgere in modo naturale, quasi come il passaggio di un testimone, e grande fu la sorpresa di tutti quando invece il presidente uscente ripresentò all'ultimo momento la sua candidatura ottenendo la riconferma dell'incarico.
Ma la gestione consortile degli ultimi due anni non è stata affatto felice e mi ha convinto ancora di più della necessità di un cambiamento che, per la verità, era sul punto di avvenire prima della fine del mandato, allorché il Consorzio è incorso nel sequestro della vasca di irrigazione per inosservanza delle procedure per lo svolgimento dei lavori, nello sfratto dalla attuale sede per ingiunzione del tribunale e nella richiesta di pagamento di circa un miliardo per fitto arretrato e di centinaia di milioni a titolo di risarcimento per terreni alterati.
Aggiungendo a tutto questo lo stato generale di degrado che è sotto gli occhi di tutti, il disordine ambientale, le iniziative di pessimo gusto come la erezione di un cumulo di pietre nell'aiuola di via Senofane (costato milioni), la sporcizia, il verde con i prati ormai ridotti a gramigna e il mancato svolgimento dei compiti relativi alla vigilanza (pure previsti dallo statuto consortile) con le conseguenze che purtroppo tutti conosciamo, la necessità di procedere ad un radicale cambiamento è apparsa ancora più evidente.
C'è da chiedersi anche come mai non sia stata esercitata una maggiore pressione presso il Comune, che tanto ha assorbito dai palocchini per anni con l'Ici, e che nulla ha reso, perché assumesse a titolo gratuito le aree ove insiste il Consorzio con i suoi servizi cancellando così ogni contenzioso, e perché non si sia chiesto l'intervento dell'amministrazione comunale nelle potature delle alberature d'alto fusto, nella pulizia del quartiere, nella gestione degli scarichi fognari, ecc. in modo da ottenere un consistente alleggerimento dei contributi dei consorziati.
Per cercare, comunque, di contribuire alla soluzione delle problematiche del comprensorio, stimolando il consorzio e intervenendo direttamente presso l'Amministrazione Comunale, mi dedicai alla istituzione, subito dopo le elezioni, del CdQ XIII Est, organismo che ha consentito, con la eccezionale collaborazione dei suoi componenti, la soluzione della problematica della vasca idrica sequestrata (lettere di suggerimenti tecnici e relative risposte agli atti), l'abolizione della tassa sul Consorzio Tevere ed Agro Romano (la linea d'azione del comitato è stata a suo tempo universalmente accettata proprio in sede di riunione con il Consorzio), la presenza di pattuglie di Polizia e Carabinieri nel territorio (riunione con il questore di Roma) ed altri interventi relativi alla circolazione ed all'urbanistica che sono ancora in via d'esame e di valutazione.
A questo punto il presidente del Consorzio mi offrì la poltrona di consigliere: accettare tale nomina avrebbe però significato non poter più esercitare dall'esterno alcuna azione e non avere nemmeno alcun potere in seno al Consiglio, stante la maggioranza degli altri consiglieri che mi avrebbero così coinvolto e corresponsabilizzato nella corrente gestione del Consorzio.
L'unica condizione che avrebbe potuto farmi accettare la proposta allora, e oggi, sarebbe stata quella di avere la delega ad agire da parte del presidente (prevista dallo statuto) o che lo stesso annunciasse, in data definita, il suo ritiro, poiché solo in questo caso avrei potuto svolgere direttamente un'incisiva azione di rinnovamento assumendo le relative autorità e responsabilità.
Ecco quindi che non verificandosi le condizioni descritte, in quanto il presidente non le ha accettate, e in adesione alle richieste di molti consorziati che hanno avuto fiducia nella mia persona nelle passate elezioni consegnandomi le loro deleghe, ed hanno apprezzato le azioni svolte come presidente del CdQ, ho deciso di ripresentarmi insieme a capaci professionisti che, per pura volontà di migliorare le condizioni del nostro comprensorio, hanno dato la loro adesione alla candidatura alle prossime elezioni per il rinnovo del CdA.
Giuliano Montinari
Via Macchia Saponara: la via è tutta un quiz!
Gentile Direttore,
ho avuto da Bianca Maria De Luca la copia di due articoli pubblicati il 20.09 su Il Giornale e su Il Messaggero. In entrambi si evidenziava l'importanza del piano di ristrutturazione della rete di distribuzione dei carburanti, già avviato e di cui purtroppo in periferia si pagheranno pesantemente le conseguenze, presentato dal sindaco Rutelli e dall'assessore Tocci.
Punti qualificanti del piano sarebbero, secondo loro, "la chiusura degli impianti nel centro" e il loro trasferimento, con relativo inquinamento, "in periferia e su strade di grande scorrimento".
Sarà che io non riesco ad interpretare la legge, ma ho la sensazione che qui si scivoli su una "buccia di banana" ben più consistente del senso unico di Via dei Pescatori.
Il riferimento d'obbligo è all'impianto di carburanti costruito sull'ex indispensabile svincolo di Via di Macchia Palocco-Via di Macchia Saponara, strada che, in base al titolo I, art.2, comma 2 del Nuovo Codice della strada, dalla Colombo (via Pindaro) fino appunto all'incrocio della discordia, ha tutte le caratteristiche per dover essere classificata di tipo E (strada urbana di quartiere), mentre è solo da Via Molteni fino alla ferrovia Roma-Lido che ha le caratteristiche per essere classificata di tipo D (strada urbana di scorrimento).
La differenza tra le due tipologie di strade è sostanziale. Infatti comporta, oltre a una differente struttura viaria, limiti e divieti diversi.
Conseguenze di questa anomala situazione sono, oltre l'inquinamento acustico e atmosferico non più sopportabile, gli incidenti che coinvolgono le persone davanti alla porta delle loro case, come quello avvenuto il 24.09: un pedone inerme, che alle 14 attraversava per gettare la spazzatura è stato travolto da una vettura che, dopo una frenata di circa 40 metri, si è fermata contro un palo dell'illuminazione pubblica, abbattendolo!!!!
Tra l'altro sempre per la strada in questione, si parla dal novembre '98 di manutenzione straordinaria, a tutt'oggi ancora di là da venire.
Il titolo II, capo I, art. 14, comma 2bis del Nuovo codice della strada recita che in questi casi, adiacente alla strada interessata, devono essere realizzati percorsi ciclabili...
Su questa strada, invece, per vedere qualche bici bisogna attendere le manifestazioni tipo "cicloverde", fatta previa chiusura al traffico in quella specialissima occasione, altrimenti sia le biciclette che i ciclisti sarebbero stati da rottamare nel famoso sfascio di San Giorgio, sempre in funzione.
Sandro Canci
Axa: onde su onde
Gentile Direttore,
sembra che sui palazzi Enasarco di Via Simonide 25 si voglia installare un impianto per telefonia cellulare, mentre un altro impianto è stato installato tempo addietro, nonostante le inascoltate proteste, sullo stabile di Via Simonide 35.
Gli inquilini degli stabili in oggetto dovranno in questo caso subire ancora una volta le scelte arroganti e interessate di qualcuno che abita altrove.
Nessuno ha chiesto il loro parere, nonostante il Consiglio Comunale di Roma in data 16.03.99 abbia approvato un OdG in cui, tra l'altro, si dice che "non potrà essere rilasciata alcuna concessione per l'installazione di apparati telefonici pubblici e privati senza voto conforme dell'assemblea dei condomini estesa ai conduttori nelle forme previste dalla legge 27 luglio '78 n.392, art. 10 e dalle norme del codice civile".
In quello stesso Consiglio veniva impegnato il Sindaco e la Giunta a redigere entro 3 mesi la mappa delle aree urbane particolarmente critiche...
Alla luce di quanto sopra esposto non si riesce a comprendere come il IX Dipartimento del Comune di Roma potrà rilasciare la concessione edilizia.
Margherita Rossetti
Colate di cemento o progetti a misura d'uomo?
Visto il degrado della zona di Via Canale della Lingua, compromessa dall'abusivismo edilizio e aggravata dalla mancanza di spazi dove ricavare gli standards necessari per la riqualificazione urbanistica, il C.d.Q Colombo, senza esitare e con grande spirito sociale, si è dotato di un progetto (più volte presentato agli uffici competenti del Comune e della Circoscrizione) che prevede la concessione a titolo gratuito di parte dell'area di sua proprietà; questo per rendere praticabile l'esigenza di un territorio, discretamente esteso, di trasformarsi da meno di periferia a "quartiere moderno".
Tale progetto è caratterizzato dall'edificazione di 110 villini per la famiglia (senza scopo di lucro) quindi un'edificazione residenziale servita da fonti di energia rinnovabili, dall'illuminazione pubblica mediante pali fotovoltaici, da un punto verde qualità, da una chiesa, da un asilo nido, da piste ciclabili, da un centro sportivo pubblico e da quanto possa evitare il proliferare dell'abusivismo edilizio, da noi perseguitato in questi 18 anni. Il progetto garantirebbe la continuità di un ambiente "verde" e "tranquillo" come quello rappresentato dalle convenzioni AXA, Casalpalocco e Nuova Palocco con noi confinanti.
Nonostante questa disponibilità che concilia le esigenze dei cittadini e quelle degli obiettivi della Regione, del Comune e della Circoscrizione il "Colombo" non riesce a raggiungere la meta.
Grazie ai suoi componenti, al geom. Franco De Luca, all'on. Giovanni Carapella dunque al Coordinamento dei C.d.Q. dell'entroterra, il suddetto C.d.Q. riesce a cambiare la sua destinazione d'uso da H2 (agricolo) ad H1 (semiagricolo).
Tirando le somme denunciamo, ancora una volta, che l'amministrazione comunale non vuole risolvere i problemi della periferia applicando un piano particolareggiato nell'intera fascia del Canale della Lingua; questa zona per le sue caratteristiche non sottrarrebbe cubatura a chi da anni sta avendo la meglio su cittadini bisognosi di una casa e sta deturpando il nostro meraviglioso territorio con esagerate, scandalose colate di cemento che non sopperiscono alla mancanza di servizi, o ad una rete viaria adeguata, ma anzi quadruplicano il disagio.
Detto questo vorremmo che almeno i partiti del parlamentino lidense, per noi latitanti, si prendessero la responsabilità di esprimersi con una risoluzione sull'annoso problema di una parte dell'entroterra della XIII: via Canale della Lingua.
il vicepresidente del C.d.Q. "COLOMBO"
Pasquale Veggente
Voglia di leggere
In Via di Macchia Saponara 108, presso il Centro di Formazione Giovanile "Madonna di Loreto" adiacente alla Parrocchia S. Carlo da Sezze, è funzionante già da alcuni anni la Biblioteca Casa della Pace, ricca di 6.500 volumi catalogati e tanti altri ancora da inserire, frutto di recenti acquisti o di generose donazioni.
Si possono trovare volumi di opere generali, filosofia, scienze sociali, linguistica, scienze pure, tecnologia, arte, narrativa, storia, geografia (alcuni sono scritti in lingua inglese e francese) e tanti libri di letteratura per ragazzi.
Il prestito dei libri è completamente gratuito con l'obbligo di restituzione entro un mese, eventualmente prorogabile per giustificati motivi.
L'apertura della biblioteca è, per ora, pomeridiana: lunedì, martedì, mercoledì e giovedì dalle ore 16 alle 18; prossimamente si provvederà ad estendere l'orario di apertura anche alla mattina.
Perché quindi non utilizziamo meglio il tempo libero con la sana lettura di un libro in alternativa magari a programmi di (mala)televisione?
Sandro Vulpi
Via Macchia Saponara - Via Prato Cornelio:
un incrocio "a svastica"
Non bastava il traffico costante a cui è sottoposta tutto il giorno, non bastavano le condizioni da quarto mondo in cui è ridotto il manto stradale, non bastavano le pozzanghere che la invadono regolarmente a ogni acquazzone.
Ora, in un incrocio che in certe ore è più trafficato di Piazza Venezia, qualcuno ha avuto la malsana idea di autorizzare l'installazione di una pompa di benzina!
Sto parlando di Via di Macchia Saponara, e del suo incrocio con Via Macchia Palocco e Via di Prato Cornelio: a volte, per riuscire a immettervisi, le macchine compiono una serie di acrobazie automobilistiche che, non di rado, finiscono con il bloccare tutto il traffico: un incrocio "a svastica" come veniva ironicamente definito il papocchio in uno dei film Amici miei, anche se in questo caso sarebbe più opportuno richiamare alla mente il buon Fantozzi...
Volevo pertanto estendere tramite le pagine di questo giornale, in qualità di lettore che percorre Via di Macchia Saponara tutti i giorni per recarsi al lavoro, i miei più sentiti ringraziamenti agli ideatori di questa splendida "pensata": cosa succederà in quell'incrocio quando il distributore entrerà in funzione e aggiungerà traffico a traffico?
Dovremo forse munirci di elicottero?
Massimo Trinca
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