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Da Zeus n° 43 - Luglio 2000
Spesso, la storia lo insegna, le sciagure hanno un risvolto positivo e consentono un cambio di mentalità o di costume, che difficilmente si potrebbe verificare in modo così rapido.
Si trae una lezione positiva da fatti negativi, evitando il loro ripetersi. Quanto sta accadendo in questi giorni, subito dopo il rogo della pineta, poco mi convince e temo che al danno si aggiungerà la beffa.
Si è aperta la caccia all'untore, tutta protesa ad individuare gli eventuali responsabili materiali, al fine di assolvere i colpevoli morali: coloro i quali per anni hanno dimenticato l'esistenza stessa della pineta o hanno ritenuto che un bene così prezioso, dal delicato equilibrio, potesse autoproteggersi.
L'organico di trenta giardinieri trenta, per la manutenzione del verde dell'intera tredicesima, costituiva di per sé un'ammissione d'impotenza ed un demandare alla fortuna o al caso la sopravvivenza della pineta.
Per anni la regola, tutta italiana, di affidarsi allo stellone, ha funzionato egregiamente nel silenzio dei più.
I cittadini od amministratori locali che ne denunciavano i pericoli venivano ignorati o tacciati di essere dei profeti di sventure, in quanto non perfettamente iniziati alla fede ecologista.
Le tante invocate maggiori risorse umane ed economiche, più volte richieste anche dallo scomparso Di Somma, non sono mai state devolute alla Circoscrizione ed il risultato, amaro, è sotto gli occhi di tutti.
Non riconoscere tutto ciò, non ammettere che errori e sottovalutazioni sono all'origine del disastro, prefigura un ulteriore pericolo per altre zone pregiate del territorio romano e fornisce un salvacondotto in bianco a tutti quegli imbecilli che si aggirano numerosi per le strade del nostro territorio.
La loro esistenza e pericolosità è da sempre risaputa, non può essere considerato un accadimento imprevedibile, perciò era necessario proteggere adeguatamente la pineta e il non averlo fatto corresponsabilizza gli autori materiali e quelli morali.
Una sana autocritica, seguita da una rapida rimozione dagli incarichi dei tecnici del settore, aprirebbe il cuore e la mente alla speranza.
Subito dopo, ripuliti gli uffici dagli incompetenti e dagli inutili passacarte, rimbocchiamoci le maniche ed ognuno, per quel che può e sa, si adoperi a far rinascere quanto è andato perduto.
Lo dobbiamo alle future generazioni, che erediteranno un ambiente ampiamente devastato. Evitiamo la politica di bassa lega, lucrando più o meno di nascosto facili consensi, ed invitiamo le scuole, le associazioni, i comitati ed i cittadini a rivolgere tutti i loro sforzi per ripristinare quell'oasi di verde così stupidamente perduta.
Attivare una serie di iniziative per non dimenticare, incentivare la presenza delle scolaresche e di attività produttive ecologicamente compatibili, potranno consentire alla pineta di avere un controllo più capillare e alla cittadinanza di viverla in maniera più consapevole e rispettosa.
Non bruciamola per la seconda volta con i silenzi e le bugie!
Carlo Barretta - consigliere D.S. in XIII
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