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Fra i tanti articoli giornalistici sull’incendio della pineta di Castelfusano che stanno riempendo le pagine dei quotidiani, i servizi mandati in onda dalle varie TV nazionali e locali, fra le tante accuse e i rimpalli di responsabilità che nulla tolgono alla gravità dei danni che Roma Marittima ha subìto, un breve articolo di Cristiana Mangani, impaginato in un angoletto de Il Messaggero del 6 luglio, dà la chiave di lettura del disastro: “Un ladro di polli rischia di più”.
Già il titolo dice tutto, ma è il caso di leggere con attenzione.
“È sembrata quasi una pena esemplare: otto mesi di condanna con il patteggiamento, quando in media gli scatenati piromani se la cavano con non più di sei mesi.(...) Sono riusciti a fermarlo quasi con il cerino in mano.”
Mirabile la sintesi della giornalista e la successiva focalizzazione del punto-chiave nelle parole dell’intervistato Alfonso D’Ippolito, esperto di diritto penale dell’associazione ambientalista Oikos: “Non soltanto è difficile incastrare i responsabili dei roghi. Ma è ancora più difficile dimostrare il dolo che diventa contestabile solo se si superano i 100 m² di superficie bruciata. Ecco perché, nonostante il vecchio Codice Rocco, che ancora disciplina l’incendio doloso (art. 423) preveda una pena dai 3 ai 7 anni, i killer dei boschi se la cavano quasi sempre con una condanna che non supera i 6 mesi. Quando riusciamo a prenderli è perché stanno per appiccare il fuoco, e quindi le proporzioni dell’incendio sono ridotte. Negli altri casi riescono sempre a fuggire.”
E la pena - conclude la Mangani - viene quantificata come si trattasse di un incendio colposo che impone da 1 a 5 anni, ma che con le attenuanti si riduce a meno del minimo.
Ironia della sorte, proprio sopra l’interessante articolo in questione, ne leggo un altro di Alessandra Spinelli, titolo: “Cento milioni a chi trova gli incendiari”. Parla della taglia sui piromani di Castelfusano istituita dal Sindaco di Roma, Francesco Rutelli.
Ora, visto che la Giunta Comunale ha già approvato la delibera di finanziamento della taglia, mentre il disegno di legge per l’inasprimento delle pene da 4 a 10 anni (risalente al 1994!). verrà, emendamenti permettendo, forse convertito in legge tra qualche settimana (dopo 300 ettari di pineta bruciati solo ad Ostia! ), e poiché la Costituzione stabilisce la non retroattività delle pene, leggendo gli articoli sono stato assalito da un dubbio: ma i 100 milioni sono una taglia o un premio? Eh sì, perché una decina di milioni l’anno, per un nullatenente che trovi qualcuno che lo accusi, rappresentano uno stipendio mica male. Più della busta paga di un lavoratore socialmente utile. E con vitto e alloggio pagato! Vista l’esiguità della pena, fra un patteggiamento e un rito abbreviato, e con la prospettiva di un’amnistia a breve, ... non è che vedremo la Questura di Roma assalita da extracomunitari senza lavoro, (e dopo l’incendio della pineta senza neanche una dimora...) speranzosi di “fare a mezzi” col compare?
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