La nostra memoria
Olimpia Morato (1526-1555) |
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Definita "uno dei più rari e bei
fiori del Vangelo in Italia", la nobile Olimpia Morato ebbe una vita breve
ma intensa, segnata profondamente da una fede personale in Dio. L'amore per lo studio letterario e teologico portò Olimpia a considerare la passione per lo studio un modo per glorificare Dio. In un dialogo, scrisse: "Egli [Dio] mi diede queste inclinazioni, queste brame, quest'amore ardente per lo studio dal quale niente mai poté distogliermi. Quest'Iddio grande è invero il più eloquente degli oratori. Egli persuade senza parola, egli volge le menti come a lui piace e le conduce a suo beneplacito. Nulla opera a caso, ma tutto dispone con infinita saviezza. Sieno i miei deboli talenti rivolti alla sua gloria! Non soravvi per me più bella ricompensa! ... O Dio!
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Inesausta
sorgente di misericordia e di amore, dammi sapienza ch'è compagna della tua
gloria! Ascrivimi nel numero delle tue serventi, perciocché io voglio a Te
solo appartenere in questo breve numero di giorni che Tu m'hai assegnati
sulla terra". Dopo essersi occupata del padre morente, tornò alla corte di
Ferrara, ma le sue frequentazioni con persone vicine alla fede evangelica la
rendevano sospetta. Olimpia, infatti, era in corrispondenza con la nobile
Lavinia della Rovere, Vergerio (il vescovo cattolico d'Istria passato alla
Riforma), e Celio Secondo Curione (un inquisito per eterodossia, che dovette
scappare Oltralpe per sfuggire all'arresto). La giovane s'interessò del processo per eresia di Fanino Fanini, implorando la sua liberazione e andando a trovarlo in carcere. Inoltre, frequentava alcuni luterani tedeschi che si trovavano a Ferrara. Uno di loro, il medico Andrea Grün-thler, s'innamorò di lei e, visto che l'amore era corrisposto, i due si sposarono nel 1549. Per il suo matrimonio, Olimpia compose una preghiera in greco in cui si legge: "O Signore dall'immenso potere, Supremo fra tutti i signori, che formasti una stirpe maschile e una femminile, che al pri-missimo uomo donasti la sua compagna, onde mai la razza umana dovesse perire, e volesti che le anime dei mortali andassero in sposa a tuo Figlio, e che questi per lei desse la vita, concedi ora felicità e concordia ai nubendi, poiché Tu hai istituito l'amplesso nuziale". Poco tempo dopo, Andrea Grünthler trovò lavoro a Schweinfurt, sua città natale, e portò con sé la moglie. |
In
un'occasione particolare, la fibra spirituale di Olimpia fu chiaramente
manifestata. Il marito, infatti, ricevette un' allettante proposta di lavoro
da parte del "cattolicissimo" Ferdinando d'Austria. Anche se si trattava
della possibilità di ottenere una cattedra di medicina, Olimpia rispose al
messo che aveva portato la lettera: "Apprezziamo molto la vostra generosa
offerta e saremmo lieti di accettare, se non ci fossero ostacoli. Voi dovete
sapere che noi militiamo sotto la bandiera di Cristo e non possiamo tradire
... Ho seguito mio marito oltralpe e sarei felice di viaggiare per terra e
per mare, perché ogni terra è la nostra patria, purché non ci vengano
imposti i riti romani". Anche se lontano dall'Italia, Olimpia continuò a corrispondere con i suoi amici, inviando loro anche alcuni scritti di Lutero.
A Lavinia una volta scrisse: "La
mia unica consolazione nell'essere lontana da te è che qui posso procurarmi
dei libri di teologia". Molti mesi di assedio della
città costrinsero Olimpia e la sua famiglia a fuggire a Heidelberg.
Nonostante la precarietà, Olimpia si rimise in contatto con Vergerio per
chiedergli di tradurre il Grande catechismo di Lutero, che sarebbe stato di
grande utilità "ai nostri italici, specialmente alla gioventù". Bibliografia |