I 70 proponimenti di J. Edwards

 

Chi era Jonathan Edwards?                  

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Jonathan Edwards (1703-1758)

Nacque il 5 ottobre 1703 a East Windsor, nel Connecticut, da genitori appartenenti entrambi a famiglie puritane del New England.

Era l’unico maschio di undici figli, e a 13 anni lasciò per la prima volta la sicurezza e l’affetto della famiglia, per entrare nella Collegiate School of Connecticut, a New Haven, che divenne poi lo Yale College (l’attuale prestigiosa Università di Yale). Durante l’infanzia, trascorsa serenamente nel luogo in cui era nato, Edwards ricevette, oltre alle attenzioni delle quattro sorelle maggiori, la severa ed efficace educazione di suo padre Timothy. In quegli anni, dunque, oltre ai basilari insegnamenti intorno alla vita, Jonathan, attraverso rigorosi principî didattici, aveva appreso l’importanza della precisione nei metodi accademici e un’elevata concezione del ministero cristiano. Ciò, grazie anche all’esempio del nonno materno, Solomon Stoddard, famoso e appassionato predicatore nella congregazione di Northampton, Massachusetts.

            Conseguì la laurea nel 1720 come “migliore della classe”, dal punto di vista accademico, ma ricordò successivamente quegli anni come caratterizzati da “grandi e violente lotte interiori”. La passione per gli studi e la brillantezza dei risultati non erano accompagnati da un’autentica adesione al Cristianesimo. Nei suoi scritti, sono infatti del 1721 i primi riferimenti a una conversione interiore, che aveva suscitato nuovi sentimenti nei confronti di Dio e un appassionato “senso delle cose divine”.

            Rimase ancora due anni a New Haven, per ricevere il Master, ma prima di concludere i suoi studi, nell’aprile del 1723, si trasferì per pochi mesi a New York, in qualità di pastore di una piccola chiesa presbiteriana. Da lì tornò alla sua città natale di East Windsor e durante l’estate terminò la sua tesi.

            Nel 1724, cominciò a lavorare come assistente a Yale e, nell’agosto del 1726, si spostò a Northampton, dov’era stato invitato dalla locale chiesa congregazionalista a diventare assistente di suo nonno, Solomon Stoddard.

            Un anno dopo, sposò Sarah Pierrepont, che aveva conosciuto anni prima a Yale. Si trattò di una relazione molto profonda e appagante, e non solo perché arricchita dall’arrivo di ben undici figli! Le testimonianze al riguardo parlano di una coppia molto affiatata e unita, completamente devota ai valori cristiani e attivamente impegnata nell’educazione dei figli, oltre che nel lavorare per il bene della comunità.

            Nel 1729, alla morte del nonno, Jonathan ricevette l’incarico pastorale nella stessa congregazione e lo mantenne fino al 1750. Si trattò di anni per molti versi difficili, ma sicuramente furono i più importanti e benedetti della sua vita.

            In quel periodo, si realizzarono i due momenti di risveglio spirituale per cui solitamente viene ricordato il suo nome. Il primo, che durò dal 1734 al 1736, rimase circoscritto al villaggio di Northampton e alla valle del Connecticut. Il secondo, che andò dal 1740 al 1743, si propagò per tutto il New England ed ebbe considerevole risonanza addirittura in Gran Bretagna.

            I suoi scritti riguardo a questi due periodi rivestono ancor oggi un’importanza fondamentale per chiunque s’interessi della natura della vera religiosità.

            Nel 1750, in seguito a una controversia sorta nella sua chiesa, Edwards fu allontanato da Northampton e divenne pastore della congregazione nel villaggio di Stockbridge, nel Massachusetts, e missionario fra gli indiani Mohawk e Housatonic.

            In quegli anni trovò il tempo per scrivere i libri che oggi conosciamo come i più importanti testi cristiani del XVIII secolo. Non solo egli documentò e spiegò i risvegli, ma, soprattutto, si occupò di temi fondamentali per la storia del pensiero cristiano, come la libertà della volontà umana e la dottrina del peccato originale.

            Edwards morì nel marzo del 1758, pochi mesi dopo aver accettato l’incarico di rettore del College del New Jersey, oggi noto come Università di Princeton.


 

La lezione di Edwards

 

Il numero dei suoi scritti è considerevole, così com’è imponente la vastità e la quantità dei temi trattati. Ma il lettore odierno non ne sia scoraggiato! Piuttosto, sfrutti l’occasione per chiedersi quale eredità sia da cogliere, e quale contributo abbia dato “l’Agostino americano” all’affermazione, alla diffusione e al consolidamento della fede cristiana autentica.

            Gli evangelici del XXI secolo possono avvicinarsi a Edwards, non tanto per gli obblighi imposti dal suo trecentesimo anniversario,  ma perché confessanti una fede e praticanti una pietà che molto devono all’apporto della sua mente raffinata e del suo cuore appassionato.

            Non è di poco conto, in un’epoca come la sua, segnata dall’esaltazione delle capacità della ragione umana, aver sottolineato in ogni scritto, predicazione, cronaca, lettera e testimonianza, l’assoluta centralità di Dio sia nella realtà visibile sia in quella invisibile.

            Da questo fondamento, Edwards si mosse per esporre un pensiero totalmente ispirato dalle Scritture e orientato verso l’esaltazione della gloria di Dio. Egli sottolineò con insistenza il vero problema di ogni uomo davanti a Dio: cioè, la gravità del suo peccato e l’impossibilità d’instaurare una relazione con Lui, a prescindere dal riconoscimento dell’incarnazione, morte e risurrezione di Gesù Cristo.

            Grande importanza, inoltre, rivestono i suoi scritti sullo sviluppo del piano salvifico di Dio nella storia, e quelli più strettamente legati alle dottrine dell’uomo e della salvezza, come la libertà della volontà umana e la responsabilità individuale dell’uomo davanti al Creatore.

            È comunque grazie ai famosi periodi di Risveglio del 1734-1736 e del 1740-1743 che la figura di Edwards è maggiormente ricordata ai giorni nostri. Protagonista, testimone e narratore di eccezionali periodi di vitalità e prosperità della chiesa, con i suoi scritti relativi alle cause e agli scopi di tali fenomeni, Edwards rimane un punto di riferimento imprescindibile per chiunque voglia capire i modi e i tempi con cui Dio ha operato e tuttora opera in mezzo al Suo popolo.

            Collegati al tema del Risveglio sono senz’altro tutti i suoi contributi tesi a precisare le caratteristiche della vera religiosità. Preoccupato per la facilità con cui, in un clima di comprensibile euforia per le meravigliose manifestazioni della grazia di Dio, qualsiasi esperienza religiosa veniva interpretata come segno di vero incontro tra Dio e l’uomo, Edwards difese con decisione l’insegnamento delle Scritture in merito.

            Partendo dalla rivelazione scritta di Dio, spiegò accuratamente quali sono i segni con cui si può discernere l’autenticità o la falsità di una professione di fede.

            Nell’odierno clima da “supermercato della spiritualità”, dove ciò che sembra contare maggiormente è il bisogno personale dell’uomo, anziché l’affermazione dell’onore di Dio, le sue argomentazioni, profonde, minuziose, rigorose e lucide, mantengono tutta la loro freschezza e attualità.

            Leggere e riscoprire Edwards non sarà, perciò, un semplice esercizio nostalgico di qualche intellettuale esaltato, bensì un appassionante ed educativo cammino lungo il ricco sentiero della storia del popolo di Dio, attraversato prima di noi, e preparato per noi, da chi possiamo definire, senza falso pudore, un “gigante della fede”.

( dal sito AEI)

 

I 70 Proponimenti

 

Mi propongo di fare tutto ciò che credo possa promuovere la gloria di Dio e il mio bene, utile e piacere, finchè esisterò, sia in questo tempo che nell’eternità. Mi propongo di fare tutte quelle cose che considero un mio dovere e che possono contribuire al bene e al vantaggio dell’umanità in generale.Mi propongo di fare così a dispetto di qualunque genere, numero e grado di difficoltà che dovessi affrontare.

Mi propongo di impegnarmi continuamente per trovare nuove soluzioni ed espedienti atti a promuovere le cose che ho menzionato.

 

Se mai dovessi cadere e divenire insensibile, trascurando di osservare qualcuno di questi proponimenti, mi propongo di ravvedermi di tutto quello che potrò ricordare, una volta tornato a sana mente.

 Mi propongo di non fare mai, né con l’anima né col corpo, alcuna cosa che non promuova la gloria di Dio. Se sarà in mio potere farlo, mi propongo di non offendere mai la gloria di Dio, né di tollerare mai cose che lo facciano.

Mi propongo di non perdere mai un momento del mio tempo, ma di usarlo nel modo più proficuo che mi sia possibile.

Mi propongo di vivere con tutta la mia forza finché avrò vita.

Mi propongo di non fare mai alcuna cosa che avrei timore di fare se fosse l’ultima ora della mia vita.

Mi propongo di comportarmi, in ogni cosa, nel parlare e nell’agire, come se io fossi la persona più vile, come se avessi commesso gli stessi peccati, avessi le stesse infermità o fossi caduto negli stessi sbagli degli altri. Mi propongo di far si che la conoscenza dei loro errori non produca altro che vergogna in me e sia un’occasione per confessare i miei peccati e la mia miseria davanti a Dio.

Mi propongo di pensare molto, in ogni occasione, alla mia morte e alle circostanze comuni che l’accompagnano.

10°

Mi propongo, quando ho qualche dolore, di pensare alle sofferenze dei martiri e dell’inferno.

11°

Mi propongo, se le circostanze non me lo impediscono, di fare immediatamente quanto mi è possibile per risolvere i vari quesiti teologici che potrei trovarmi a dover rispondere.

12°

Se nel far ciò, dovessi provare un qualsiasi sentimento di peccaminosa gratificazione o compiacimento che procedono dall’orgoglio o dalla vanità, mi propongo di mortificarlo.

13°

Mi propongo di cercare e trovare delle opportunità per fare del bene ed essere generoso.

14°

Mi propongo di non agire mai per vendetta.

15°

Mi propongo di non adirarmi mai, nemmeno un poco, nei confronti delle creature prive di ragione.

16°

Mi propongo di non dire mai male di nessuno per cercare di disonorarlo, poco o molto, per nessuna ragione salvo che per fargli veramente del bene.

17°

Mi propongo di vivere come desidererei aver vissuto se fossi in punto di morte.

18°

Mi propongo di vivere sempre secondo il modo in cui giudico sia meglio quando il mio spirito è più devoto ed ho una visione più chiara del Vangelo e del mondo a venire.

19°

Mi propongo di non fare mai alcuna cosa che avrei timore di fare se entro un’ora dovesse suonare per me l’ultima tromba.

20°

Mi propongo di mantenere la più rigida temperanza nel mangiare e nel bere.

21°

Mi propongo di non fare mai alcuna cosa che, se se dovessi vederla compiere ad un altro, mi porterebbe a disprezzarlo e screditarlo nel mio cuore.

22°

Mi propongo di adoperarmi per ottenere quanta più felicità sia possibile nell'altro mondo, con tutta la potenza, la forza, il vigore, l'impeto e anche la violenza di cui sono capace e che posso esercitare secondo tutti i modi concepibili.

23°

Mi propongo di agire frequentemente e deliberatamente ciò che è meno probabile che sia fatto per la Gloria di Dio, riconducendo queste azioni ai loro intenti, propositi e fini originali. Nel farlo, se dovessi accorgermi che non sono per la Gloria di Dio, mi propongo di rifiutarle e di includerle nella categoria di cose descritte nel quarto proponimento.

24°

Mi propongo, ogni volta che compirò un'azione molto malvagia, di esaminarmi per scoprirne la causa originale. Poi, starò molto attento a non farla più,a combattere e a  pregare con tutta la mia forza contro la causa dalla quale ha tratto origine.

25°

Mi propongo di esaminarmi attentamente e costantemente per scoprire cosa in me suscitiil minimo dubbio sull'amore di Dio, al fine di concentrare tutte le mie energie per combatterlo.

26°

Mi propongo di allontanare da me quelle cose che sviliscono e indeboliscono la mia certezza di fede.

27°

Mi propongo di non omettere mai nulla, volontariamente, eccetto che tale omissione sia fatta per la gloria di Dio, come anche di esaminare spesso le mie omissioni.

28°

Mi propongo di studiare le Scritture diligentemente, costantemente e frequentemente, affinchè possa rendermi conto in  modo chiaro di crescere nella conoscenza della Parola.

29°

Mi propongo di non considerare preghiera, nè di lasciar passare come preghiera o supplica, qualunque richiesta fatta a Dio se non spero davvero che Egli esaudisca, nè alcuna confessione che non possa sperare che Egli accetti.

30°

Mi propongo di impegnarmi, ogni settimana, a raggiungere una maggiore spiritualità ed a possedere una più grande misura di grazia della settimana precedente.

31°

Mi propongo di non dire mai alcuna cosa contro alcuno, a meno che non sia in armonia con il più alto grado di onore e di amore cristiano, con la più profonda umiltà, con la consapevolezza delle mie colpe e cadute e con la " regola d'oro". Quando avrò detto qualcosa contro qualcuno, mi propongo di provarlo meticolosamente alla luce di questo proponimento.

32°

Mi propongo di rimanere rigorosamente e fermamente fedele al compito che mi è stato affidato, affinchè, secondo ciò che è scritto in Proverbi 20, 6, io sia trovato interamente fedele.

33°

Mi propongo di fare sempre il possibile per portare, mantenere e preservare la pace, quando ciò possa compiersi senza causare danni eccessivi in altri aspetti (26 dicembre 1722).

34°

Nel narrare fatti, mi propongo di non dire altro che la pura e semplice verità.

35°

Quando dubito di avere fatto il mio dovere e la mia quiete e calma sono disturbate, mi propongo di analizzare la situazione annotando altresì il  modo in cui ho risolto tale dubbio   ( 18 dicembre 1722).

36°

Mi propongo di no parlare ami male di nessuno, a meno che non sia chiamato a farlo per il bene ( 19 dicembre 1722)

37°

Mi propongo di chiedermi ogni sera, prima di andare a letto, dove sia stato negligente, quali peccati abbai commesso e in cosa abbia rinunciato a me stesso. Mi propongo di fare lo stesso anche alla fine della settimana, mese e anno ( 22 e 26 dicembre 1722).

38°

Mi propongo di non pronunciare alcunchè di superficiale, o che susciti giocondità nel giorno del Signore ( domenica sera, 23 dicembre 1722).

39°

Mi propongo di non fare nulla di cui dubito la legittimità, ma intendo prima considerare ed esaminare se si tratti di una cosa lecita o no, a meno che non comprenda che tale omissione sarebbe illegittima.

40°

Mi propongo di esaminare ogni sera, prima di andare a letto, se ho agito nel miglior modo possibile, riguardo al mangiare e al bere ( 7 gennaio 1723).

41°

Mi propongo di chiedermi, alla fine di ogni giorno, settimana, mese e anno, quali cose e in quale modo avrei potuto fare meglio ( 11 gennaio 1723).

42°

Mi propongo di rinnovare spesso la mia consacrazione a Dio, avvenuta al mio battesimo, che ho rinnovato solennemente quando sono stato accolto nella comunione della chiesa, proprio come ho solennemente fatto oggi 12 gennaio 1723.

43°

Mi propongo di non agire mai, da ora finchè morrò, come se appartenessi a me stesso, ma riconoscendo che sono completamente ed assolutamente di Dio, in armonia con quanto ho scritto [nel Diario] sabato 12 gennaio 1723.

44°

Mi propongo che nessun altro fine che non sia spirituale influenzi le mie azioni e che nessuna di esse si muova, in qualsiasi circostanza, in una direzione diversa da quella indicata da tale fine ( 12 gennaio 1723).

45°

Mi propongo di mortificare ogni letizia o tristezza, gioia o dolore, sentimento o circostanza ad esso collegato, a meno che non contribuisca al bene della vera religione ( 12 e 13 gennaio 1723).

46°

Mi propongo di non causare mai inquietudine o preoccupazione a mio padre e a mia madre. Mi propongo di non risentirmi ne di alterare mai il mio modo di parlare nè il mio sguardo verso di loro. Mi propongo, inoltre, di comportarmi con cautela, in questo modo, con ogni membro della famiglia.

47°

Mi propongo d'impegnarmi al massimo per mortificare tutto ciò che è contrario ad una disposizione d'animo che sia nobile, dolce e benigna in ogni cosa, serena, pacifica, compassionevole e generosa, umile e mite, sottomessa e servizievole, diligente e industriosa, caritatevole e paziente, movizievole, diligente e industriosa, caritatevole e paziente, moderata, pronta a perdonare e sincera. Mi propongo di fare sempre le cose che tale atteggiamento m'induce a compiere e, alla fine d'ogni settimana, di esaminare rigorosamente se ho fatto così ( domenica mattina 5 maggio 1723).

48°

Mi propongo di osservare costantemente, con la massima delicatezza e diligenza e con la più rigida osservazione, lo stato della mia anima, per vedere se ho un vero interesse in Cristo, affinchè, quando sarò vicino alla morte, non debba pentirmi della mia negligenza per non averlo fatto ( 26 maggio 1723)

49°

Mi propongo, per quanto dipenda da me, di non essere mai negligente a questo riguardo.

50°

Immaginando di essere nel mondo futuro, mi propongo di agire in modo tale che lì sembrerebbe il più saggio e prudente ( 5 luglio 1723)

51°

Immaginando che alla fine fossi condannato, mi propongo di agire sempre nel modo in cui in tale circostanza avrei desiderato fare ( 8 luglio 1723)

52°

Spesso ascolto i discorsi degli anziani che parlano di come si comporterebbero se dovessero tornare a vivere un'altra volta. Per questa ragione, mi propongo di vivere proprio nel modo in cui avrei desiderato se, divenuto anziano, dovessi considerare la mia vita passata ( 8 luglio 1723).

53°

Mi propongo di sfruttare ogni opportunità, quando sono nella condizione mentale migliore e più felice, per affidare la mia anima al Signore Gesù Cristo, per confidare in lui e consacrarmi interamente a Lui, affinchè o possa essere accertato della mia salvezza sapendo che confido nel mio Redentore ( 8 luglio 1723).

54°

Ogni volta che ascolterò qualche lode rivolta ad un'altra persona, se ritengo che sarebbe lodevole possedere la medesima virtù, mi propongo di mettere tutto il mio impegno a seguire il suo esempio ( 8 luglio 1723).

55°

Mi propongo di fare ogni sforzo per agire come farei se avessi già visto la felicità del cielo e i tormenti dell'inferno ( 8 luglio 1723).

56°

Mi propongo di non arrendermi mai, nè di diminuire i miei sforzi nel lottare contro la mia corruzione, anche se dovessi fallire spesso.

57°

Mi propongo, quando temo la disgrazia e l'avversità, di esaminarmi per vedere se ho fatto il mio dovere. Mi propongo di fare ciò che devo e di lasciare che gli eventi siano come ha ordinato la provvidenza. Per quanto sarà possibile, non voglio preoccuparmi d'altro se non dei miei doveri e del mio peccato ( 9 giugno e 13 luglio 1723).

58°

Mi propongo non solo di trattenermi da ogni manifestazione di disgusto, inquietudine e ira nelle discussioni, ma di esibire sempre un'espressione amorevole, gentile e benigna ( 27 maggio e 13 giugno).

59°

Mi propongo che, quando sono maggiormente cosciente di essere provocato a intrattenere sentimenti cattivi ed ira, mi adopererò per sentire il bene ed agire in armonia ad esso. Mi propongo, in questi momenti, di manifestare bontà, anche se dovessi ritenere che in altre situazioni sarebbe svantaggioso e imprudente ( 12 maggio, 11 e 12 luglio 1723).

60°

Mi propongo di esaminarmi minuziosamente non appena scorgerò il minimo segno di sentimenti disordinati in me, quando avvertirò il minimo disagio interiore o riscontrerò la più piccola irregolarità nella mia condotta ( 4 e 13 luglio 1723).

61°

Mi propongo di non dare spazio alla più piccola distrazione che deconcentri e rilassi la mia mente dall'essere pienamente fissata sulla vera religione, qualunque scusa possa avere per farlo ( 21 maggio e 13 luglio 1723).

62°

Mi propongo di fare solo il mio dovere e, secondo Efesini 6, 6-8, di farlo di buon animo e con gioia, come un servizio reso al Signore e non agli uomini:" Sapendo che ognuno, quando abbia fatto qualche bene, ne riceverà la ricompensa dal Signore" ( 25 giugno e 13 luglio 1723).

63°

Supponendo che in un determinato momento dovesse esserci un solo vero cristiano completo, giusto in ogni aspetto, che viva un cristianesimo splendente, che brilli di luce vera e sia eccellente e amabile, sempre e in ogni caso, mi propongo d'agire con tutte le mie forze, come se proprio io dovessi essere quell'unico cristiano ( 14 gennaio e 13 luglio 1723).

64°

Mi propongo, ogniqualvolta avverto nell'anima i " sospiri ineffabili" di cui parla l'apostolo e il 2 desiderio che consuma l'anima" di cui parla il Salmista nel Salmo 119, 20, di fare tutto ciò che è mio potere per alimentarli e di non stancarmi, impegnandomi con zelo per incoraggiare questi desideri, ripetendo tali sforzi ( 23 luglio e 10 agosto 1723).

65°

Mi propongo di esercitarmi molto, per tutta la mia vita e on tutta la sincerità possibile, a confessare le mie vie a Dio e ad aprirgli il mio cuore confessando tutti i peccati, le tentazioni, le difficoltà, i dolori i timori, le speranze, i desideri e ogni cosa che trovo in me, come dice Thomas Manton nei suoi sermoni sul Salmo 119 ( 26 luglio e 10 agosto 1723).

66°

Mi propongo di cercare di cercare sempre di mantenere un aspetto benigno nel modo in cui parlo e agisco, in tutti i posti e con ogni compagnia, a meno che il dovere non mi chiami a fare altrimenti.

67°

Mi propongo, dopo avere attraversato un'afflizione, di esaminare quale miglioramento abbia prodotto in me, quale bene ne abbia ricavato e quale avrei potuto riceverne.

68°

Mi propongo di confessare francamente a me stesso tutto ciò che trovo in me, quanto alla debolezza o al peccato. Se poi riguarda i miei doveri religiosi, mi propongo di confessare tutto a Dio implorando l'aiuto di cui ho bisogno ( 23 luglio e 10 agosto 1723).

69°

Mi propongo di fare sempre quello che vorrei aver fatto osservando il bene negli altri ( 11 agosto 1723).

70°

Mi propongo che ci sia sempre della benevolenza in tutto ciò che dico ( 17 agosto 1723).