Codice deontologico

 

 

 

 

 Centro Studi di Etica e Bioetica

 

Padova

A.A. 2004-2005

 

 

Esame

 

 

 

IL CODICE DEONTOLOGICO: TRA DEONTOLOGISMO E ASTRATTISMO.

 

 

 

 

 

Relatore: Dr. De Chirico Leonardo

 

Studenti:

Bocci Luigi

Di Pietrantonio Rosita Anna Rita

 

 

 

 

 

INDICE

 

 

1.  Cenni storici del codice deontologico e breve biografia di Florence Nightingale

 

2.  Il Codice Deontologico degli infermieri (Maggio 1999)

 

 

3.  Il codice Deontologico: tra deontologismo e astrattismo (alcuni esempi)

 

 

4.  Scena dimostrativa in riferimento all’art. 4.16

 

 

5.  Conclusione con giuramento di F. Nightingale

 

 

 

 

 

 

Cenni storici del codice e breve biografia di Florence   Nightingale

 

La definizione di codice deontologico è rappresentata da due termini, le cui origini etimologiche sono rispettivamente:

·        còdice: nome che i Romani davano alle tavolette di legno spalmate di cera su cui scrivevano e che erano rilegate in forma di libro composto di più fogli cuciti insieme. Complesso di norme che regolano, in maniera organica, un settore della vita associata o l'insieme delle varie manifestazioni di essa.

·        deontologico assume il significato di “scienza che tratta dei doveri da compiere. Deontologia medica: insieme delle regole che il medico è obbligato a osservare nei rapporti con i malati, con i colleghi o con la società.”

 

Il primo codice deontologico ci rimanda tra il 460 e il 377 a. C. a Ippocrate uno dei maggiori medici dell'antichità. Fondò nell'isola natia Coo una scuola medica che tramandò i suoi insegnamenti in una collezione di oltre 60 libri. Fu l'iniziatore dell'osservazione clinica obiettiva che distaccò la medicina dalla filosofia indirizzandola su basi razionali. La teoria medica di Ippocrate è basata sulla concezione dei «quattro umori», secondo cui il corpo umano è costituito da sangue, flemma, bile, atrabile. L'alterazione delle loro proporzioni genera la malattia. Ippocrate osservò e descrisse numerosi sintomi (per es. la facies ippocratica), studiò le lussazioni e le fratture, le ferite del capo, approntò nuovi strumenti chirurgici e studiò gli elementi epidemiologici nell'aria e nell'acqua. Dettò inoltre alcuni criteri generali per la pratica medica e accanto a questi affermò i severi princìpi della deontologia medica, che sono riecheggiati dal noto giuramento che porta il suo nome (oggi ritenuto però di epoca anteriore). Nel giuramento di Ippocrate il medico si impegnava in primo luogo a tramandare la sua arte ai figli e ai discepoli, quindi a prodigarsi nei limiti delle sue possibilità per il bene dei malati, a non rivelare i segreti professionali, a non diffondere notizie sull'uso dei veleni, ecc. Il giuramento è tuttora in uso. 

 

 

Figura 1. Florence Nightingale.

 

Florence Nightingale, considerata pioniere della professione moderna di infermiera e degli ospedali da campo militari, nacque a Firenze il 12 maggio 1820 da genitori inglesi benestanti. Il padre era William Edward Shore (che cambiò il cognome in Nightingale che è in italiano il nostro "Usignolo"), la madre Frances Smith ("Fanny") era figlia di nobile e molto agiata famiglia dell'eminente filantropo William Smith, deputato di Norwich e fervente apostolo della abolizione della schiavitù.

Si erano sposati nel 1818 e fecero una luna di miele in Europa di ben due anni. A Napoli, il 19 aprile del 1819, nacque la loro prima figlia che

chiamarono Frances Parthenope ("Pop") a ricordo del nome antico della città. A Firenze nacque la nostra infermiera britannica, fu chiamata Florence a ricordo, appunto, della bella città toscana a Villa Colombaia, vicino Porta Romana.

 

Villa Colombaia a Firenze in un quadro del 1600
Figura 2. Villa Colombaia a Firenze in un quadro del 1600

 

Tornata la famiglia in Inghilterra nel 1821, quindi quando la "nobile fiorentina" aveva solo 1 anno!, le due ragazze vissero coi genitori nelle loro due case di proprietà: nell'estate a Lea Hurst nel Derbyshire, nell'inverno a Embley nell'Hampshire. Adesso Lea Hurst è una casa di ritiro ed Embley una scuola. Furono educate negli studi dal padre stesso e in maniera molto profonda; Partenope eccelleva nella pittura e Florence nell'insegnamento. Nel febbraio del 1837 Florence sentì "la voce di Dio" che la chiamava al Suo servizio ma, come lei disse, non capiva come avrebbe potuto farlo. Comunque iniziò a visitare i malati nei paesini vicini e negli ospedali pur non essendo i suoi genitori d'accordo perché a quei tempi era considerato disdicevole che una signora facesse l'infermiera. Fece un viaggio in Europa insieme ad una coppia di amici, Charles e Selina Bracebridge, nel 1849; visitarono l'Italia, l'Egitto e la Grecia. Tornarono in Inghilterra nel 1850, non prima di essere stati in Germania a Kaiserswerth, vicino Dusseldorf, dove conobbe il reverendo Theodore Fliedner e il suo Ospedale. Florence scrisse, richiesto da lui, un pamphlet sull'Ospedale stesso.
Nel 1851 Florence tornò a Kaiserswerth per tre mesi come studentessa (ne è rimasto anche un "Curriculum vitae"). Adesso era una infermiera, come voleva da sempre. Da allora non fece più ritorno alla casa di famiglia, avendo iniziato a lavorare (comunque il padre le diede una dote annua di 500 sterline).

 

 

Fu, nel 1853, Sopraintendente a Londra al Establishment for Gentlewomen during Illness; di nuovo, in quell'anno, sentì "la voce di Dio" e decise che avrebbe aiutato per il resto della sua vita la gente povera ammalata. Nel marzo del 1854 scoppiava la guerra fra Inghilterra, Francia e Turchia contro la Russia; la cosiddetta Guerra di Crimea.
I feriti delle due parti erano tantissimi e arrivavano in Inghilterra notizie sui loro disagi dai tanti corrispondenti di guerra. Si adoperò anche per aiutare economicamente i soldati, li aiutò a spedire pacchi a casa e a scrivere lettere ai familiari. Il soprannome “la signora della lampada” (l’immagine compare nella banconota da 10 sterline), le fu data perché di notte andava nelle camerate ad  assistere i pazienti facendosi luce con una lampada.

 

Figura 3. Banconota da 10 Sterline in cui è ritratta la “signora della lampada”.

 

 

 

La sua particolare propensione per la matematica la portò poi a elaborare i grafici a torta per dimostrare in modo statistico con le percentuali le probabilità di insorgenza delle malattie (di seguito sono riportati alcuni suoi grafici).

 

          Figura 4. Il grafico “dei cunei”, elaborato dalla Nightingale, è uno dei primi esempi di applicazione della statistica ai problemi sanitari.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Così scriveva, per esempio, Sir William Howard Russel, inviato del Times:
"I più comuni accessori di un ospedale qui mancano. Qui non si bada

alla decenza e alla pulizia; il fetore è opprimente; l'aria fetida ostacola l'atmosfera purificatrice che non riesce a filtrare attraverso i crepacci dei muri e dei tetti e, da tutto quello che io qui vedo, posso affermare che tutta questa povera gente muore senza che nessuno faccia niente per salvarla. Sono i malati che assistono i malati e i morenti che assistono i morenti".
Sidney Herbert, Ministro della Guerra inglese e che aveva conosciuto Florence all'Establishment, le propose di organizzare un gruppo di infermiere e di andare con loro a lavorare negli Ospedali Militari in Turchia. Era la prima volta che delle donne venivano proposte per l'assistenza in Ospedali Militari. Florence accettò l'incarico e con 37 infermiere volontarie partì il 4 novembre del 1854 per Scutari, un sobborgo di Costantinopoli, dove andarono a lavorare nell'Ospedale Militare.

 

 

L'Ospedale Militare di Scutari oggi
Figura 5. l'Ospedale Militare di Scutari oggi

 

 

Florence Nightingale nel 1851, prima di ScutariFigura 6.  Florence Nightingale nel 1851, prima di Scutari
e nel 1856, soltanto 5 anni dopo...Figura 7. e nel 1856, soltanto 5 anni dopo...

 

Francobollo del BelgioFrancobollo della GiamaicaFrancobollo della Repubblica Dominicana
Francobollo delle Isole Vergini InglesiFrancobollo della TurchiaFrancobollo dell' Ungheria
Francobollo della Repubblica Popolare CineseFrancobollo della Gran Bretagna

Figura 8. Qui sopra alcuni dei francobolli che varie Nazioni hanno dedicato alla Nightingale.
Quello della Giamaica ritrae Mary Seacole, una infermiera Giamaicana.
Era fra le 37 che andarono a lavorare con Florence a Scutari e che poi la seguì anche all'Ospedale Militare di Balaclava.

 

Queste donne, abituate a lavorare in ben altre situazioni e con molti più agi, si trovarono di fronte ad un qualcosa che era loro molto difficile da affrontare vuoi per la crudezza delle ferite vuoi per la mancanza di organizzazione. Inoltre inizialmente i medici non volevano il loro aiuto; ma bastarono solo una decina di giorni … arrivarono i tantissimi feriti della battaglia di Alma e furono subito messe al lavoro in quell'orrore.
Florence organizzò al meglio tutto ciò che competeva il suo lavoro e riorganizzò l'Ospedale in tal maniera che si passò ben presto ad un 50% di vite salvate in più; e, come se non bastasse tutto il lavoro che aveva, scrisse lettere per conto dei soldati ai familiari, li aiutò economicamente, li aiutò a spedire pacchi a casa, creando inoltre sale di lettura all'interno dell'Ospedale stesso. Di notte, poi, andava a controllare il loro stato facendosi luce con una lampada, tanto da venir soprannominata "La Signora della lampada". Conquistò, così, il rispetto dei soldati inglesi ricoverati e fama in patria.

 

Una lanterna del periodo
Figura9. una lanterna del periodo

 

Tanto che nel novembre del 1855 in Inghilterra fu aperta una sottoscrizione a suo nome e a lei furono dati i soldi così raccolti per permetterle di continuare il suo lavoro di modernizzazione del servizio infermieristico negli Ospedali civili in Gran Bretagna.
Ma, sempre nel 1855, Florence si ammalò forse di brucellosi; una infezione che minò gravemente il suo corpo.
Florence tornò a casa nel luglio del 1856, alla fine della guerra, e fu chiamata a corte dalla Regina Vittoria e dal principe Alberto che vollero essere messi da lei al corrente della sua esperienza.
Poi scomparve al pubblico e scrisse molto per
la Commissione Reale che faceva ricerche sulle condizioni di salute nell'Esercito aiutando così in moltissimo questa Commissione, grazie alla sua esperienza.


Sono davvero pochi quelli che sanno che i famosi "grafici a torta" furono una sua invenzione; le servivano a dimostrare statisticamente nei suoi studi le probabilità dell'insorgere delle malattie. Lei li chiamava "coxcombs" (berretti da giullare).

Negli anni seguenti, pur gravemente ammalata, continuò a lavorare pubblicando scritti vari. Scrisse sulla sanità dell'Esercito in India e della popolazione di lì, sui loro sistemi di irrigazione e del lavoro della terra.
Ma divenne ancor più famosa con la pubblicazione delle sue "Notes on Nursing" del 1859; una bibbia sul lavoro della infermiera dell'epoca.
Tradotto in 11 lingue viene pubblicato ancora oggi.

 

Copertina di Notes on Nursing, il libro scritto dalla Nightingale - I Edizione
Figura 10. copertina di Notes on Nursing, il libro scritto dalla Nightingale - I Edizione

 

Per il contributo alle Statistiche dell'Esercito nel 1860 venne eletta, per la prima volta una donna, "Fellow of the Statistical Society".
Sempre nel 1860 aprì la Scuola di Insegnamento per Infermiere al St.Thomas Infirmary, la prima scuola del genere.

 

Florence con una sua classe di Infermiere al St. Thomas Hospital
Figura 11. la Nightingale ormai anziana e Sir Harry Verney, insegnante nella scuola, con una sua classe di Infermiere al St. Thomas Hospital.

Seguì attentamente che tutto avvenisse secondo i suoi insegnamenti pur essendo confinata, a causa della malattia, in casa.
Una nuova rispettabile professione si aprì così alle donne, grazie a lei.

Nel 1861 sentì per l'ultima volta "la voce di Dio".
Sempre nel 1861 ricevette richiesta di aiuto tecnico dall'Esercito americano impegnato nella Guerra Civile. Mandò informazioni e consigli al Segretario della Guerra e a Dorothea Dix, Sopraintendente delle Infermiere Americane dell'Unione. A Natale del 1861 si ammalò ancor più gravemente tanto che venne temuta la morte; non camminava più e per i seguenti sei anni dovette essere trasportata da stanza a stanza.

 

Figura 12. Florence anziana.

 

E continuava a lavorare ai suoi scritti che alla fine della sua vita furono circa 200, fra libri studi e pamphlets. Nel 1865 si trasferì a vivere nel West End di Londra, a Mayfair; ci rimase fino alla morte.
Nel 1872 Henry Dunant, fondatore della Croce Rossa, affermò che il suo lavoro era stato influenzato da quello della Nightingale.
Nel 1883 la Regina Vittoria conferì a Florence Nightingale la Croce Rossa
Reale in riconoscimento del lavoro da lei svolto.

Ci vollero il cuore e la volontà di bene di Florence Nightingale per affrontare il terribile compimento. Per migliaia di sofferenti e di sventurati la sua apparizione significò una benedizione, la salvezza. Lotta di ogni giorno e di ogni ora non soltanto contro le sofferenze grandi e indicibili dei poveri ricoverati, ma anche contro la taccagneria burocratica, contro la diffidenza, la pedanteria e la ignoranza di certuni, ed anche contro le insidie del contagio. La notte ella girava incessantemente nelle corsie dell'ospedale recando in mano un lampada accesa, passando di letto in letto sorridente, invocata. Tornata in patria, si consacrò al miglioramento della assistenza alle madri e al funzionamento di una scuola per ostetriche, studiando ed attuando riforme nella organizzazione sanitaria e nel perfezionamento della tecnica assistenziale.

 

 

Distintivo della scuola della Nightingale
Figura 13. distintivo della scuola della Nightingale.
Introdotto nel 1925 da Alicia Lloyd Still, il disegno fu ripreso dalla Croce ad 8 punte
dell'Ospedale di San Giovanni a Gerusalemme.
I quattro bracci simbolizzano le virtù Cardinali
(Prudenza, Temperanza, Giustizia e Fortitudine) e le punte le 8 Beatitudini che dalla pratica di queste germogliano.
Al centro in rilievo la testa della Nightingale e le parole "Schola Sancti Thomae".

 

 

Ma la guerra di Crimea del 1864 era stata rivelazione della vocazione di Florence Nightingale; la sua abnegazione, il suo coraggio nel soccorrere i feriti ne fecero una delle figure principali del movimento umanitario che precorse la fondazione della Croce Rossa.

Nel 1912, la Conferenza Internazionale della Croce Rossa di Washington, su proposta della Croce Rossa Ungherese, decide l'istituzione della “Medaglia Florence Nightingale” da conferirsi , dal Capo dello Stato e del Presidente dell'Associazione della Croce Rossa cui appartengono coloro che ne sono insignite, a quelle Infermiere che “in maniera eccezionale in una fervida e completa devozione agli ammalati e ai feriti”. Il primo conferimento della “Medaglia Nightingale” ebbe luogo il 12 maggio 1929, centenario della nascita di Florence, quando il Comitato Internazionale , all'indomani della guerra Europea, designò le prime infermiere che avevano meritato l'alta e rara distinzione, tra cui sei italiane che furono: Elena di Francia Duchessa d'Aosta, Ina Battistella, Maria Concetta Cludzinska, Maria Andina, Maria Antonietta Clerici, Maria Teresa Viotti.

Molti ospedali vennero costruiti seguendo le indicazioni di Florence.

Nei decenni successivi si dedicò all'osservazione critica e all'attività di consulenza per la sanità britannica. Sotto la sua guida venne introdotto la raccolta di dati per ottenere delle statistiche sui tassi di natalità, mortalità e sulle cause dei decessi.

Nel 1858 divenne la prima donna membro della Royal Statistical Society.

La sua fama si estese anche all'estero. Gli ospedali militari vennero vieppiù costruiti secondo le sue indicazioni. Si occupò anche di assistenza sociale e contribuì alla nascita dei servizi sociali inglesi.

Nel 1890 la Edison registrò la sua voce su un cilindro che verrà poi restaurato nel 1939.

Il 13 agosto 1910 Florence muore nella sua casa di Londra, all'età di 90 anni. Si addormenta verso mezzogiorno, per non più svegliarsi.
Venne proposto di seppellirla nella Abbazia di Westminster; verrà invece sepolta, secondo le sue volontà, al St Margaret's, East Wellow, nella tomba di famiglia e vicino alla casa di Embley Park.

La bara verrà portata da sei sergenti dell'Esercito inglese.
Una sola riga sulla lapide: "Florence Nightingale. Nata 1820. Morta
1910. Ha vissuto novant'anni e tre mesi".

 

La tomba di Florence Nightingale
Figura
14. la tomba di Florence Nightingale

 

 

 

 

 

IL CODICE DEONTOLOGICO

DEGLI INFERMIERI

Maggio 1999

 

 

I DOVERI DEGLI INFERMIERI SONO I DIRITTI DEI CITTADINI

Articolo 1

PREMESSA

1.1. L’infermiere è l’operatore sanitario che, in possesso del diploma abilitante e dell’iscrizione all’Albo professionale, è responsabile dell’assistenza infermieristica.

1.2. L’assistenza infermieristica è servizio alla persona e alla collettività. Si realizza attraverso interventi specifici, autonomi e complementari, di natura tecnica, relazionale ed educativa.

1.3. La responsabilità dell’infermiere consiste nel curare e prendersi cura della persona, nel rispetto della vita, della salute, della libertà e della dignità dell’individuo.

1.4. Il Codice deontologico guida l’infermiere nello sviluppo della identità professionale e nell’assunzione di un comportamento eticamente responsabile. E’ uno strumento che informa il cittadino sui comportamenti che può attendersi dall’infermiere.

1.5. L’infermiere, con la partecipazione ai propri organismi di rappresentanza, manifesta la appartenenza al gruppo professionale, l’accettazione dei valori contenuti nel Codice deontologico e l'impegno a viverli nel quotidiano.

Articolo 2

PRINCIPI ETICI DELLA PROFESSIONE

2.1. Il rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo e dei principi etici della professione è condizione essenziale per l’assunzione della responsabilità delle cure infermieristiche.

2.2. L’infermiere riconosce la salute come bene fondamentale dell’individuo e interesse della collettività e si impegna a tutelarlo con attività di prevenzione, cura e riabilitazione.

2.3. L’infermiere riconosce che tutte le persone hanno diritto ad uguale considerazione e le assiste indipendentemente dall’età, dalla condizione sociale ed economica, dalle cause di malattia.

2.4. L’infermiere agisce tenendo conto dei valori religiosi, ideologici ed etici, nonché della cultura, etnia e sesso dell’individuo.

2.5. Nel caso di conflitti determinati da profonde diversità etiche, l’infermiere si impegna a trovare la soluzione attraverso il dialogo. In presenza di volontà profondamente in contrasto con i principi etici della professione e con la coscienza personale, si avvale del diritto all'obiezione di coscienza.

2.6. Nell’agire professionale, l’infermiere si impegna a non nuocere, orienta la sua azione all’autonomia e al bene dell’assistito, di cui attiva le risorse anche quando questi si trova in condizioni di disabilità o svantaggio.

2.7. L’infermiere contribuisce a rendere eque le scelte allocative, anche attraverso l’uso ottimale delle risorse. In carenza delle stesse, individua le priorità sulla base di criteri condivisi dalla comunità professionale.

Articolo 3

NORME GENERALI

3.1. L’infermiere aggiorna le proprie conoscenze attraverso la formazione permanente, la riflessione critica sull’esperienza e la ricerca, al fine di migliorare la sua competenza. L’infermiere fonda il proprio operato su conoscenze validate e aggiornate, così da garantire alla persona le cure e l’assistenza più efficaci. L’infermiere partecipa alla formazione professionale, promuove ed attiva la ricerca, cura la diffusione dei risultati, al fine di migliorare l'assistenza infermieristica.

3.2. L’infermiere assume responsabilità in base al livello di competenza raggiunto e ricorre, se necessario, all’intervento o alla consulenza di esperti. Riconosce che l’integrazione è la migliore possibilità per far fronte ai problemi dell’assistito; riconosce altresì l’importanza di prestare consulenza, ponendo le proprie conoscenze ed abilità a disposizione della comunità professionale.

3.3. L’infermiere riconosce i limiti delle proprie conoscenze e competenze e declina la responsabilità quando ritenga di non poter agire con sicurezza. Ha il diritto ed il dovere di richiedere formazione e/o supervisione per pratiche nuove o sulle quali non ha esperienza; si astiene dal ricorrere a sperimentazioni prive di guida che possono costituire rischio per la persona.

3.4. L’infermiere si attiva per l’analisi dei dilemmi etici vissuti nell’operatività quotidiana e ricorre, se necessario, alla consulenza professionale e istituzionale, contribuendo così al continuo divenire della riflessione etica.

3.5. L’agire professionale non deve essere condizionato da pressioni o interessi personali provenienti da persone assistite, altri operatori, imprese, associazioni, organismi. In caso di conflitto devono prevalere gli interessi dell'assistito. L’infermiere non può avvalersi di cariche politiche o pubbliche per conseguire vantaggi per sé od altri. L’infermiere può svolgere forme di volontariato con modalità conformi alla normativa vigente: è libero di prestare gratuitamente la sua opera, sempre che questa avvenga occasionalmente.

3.6 L’infermiere, in situazioni di emergenza, è tenuto a prestare soccorso e ad attivarsi tempestivamente per garantire l’assistenza necessaria. In caso di calamità, si mette a disposizione dell’autorità competente.

Articolo 4

RAPPORTI CON LA PERSONA ASSISTITA

4.1. L’infermiere promuove, attraverso l’educazione, stili di vita sani e la diffusione di una cultura della salute; a tal fine attiva e mantiene la rete di rapporti tra servizi e operatori.

4.2. L’infermiere ascolta, informa, coinvolge la persona e valuta con la stessa i bisogni assistenziali, anche al fine di esplicitare il livello di assistenza garantito e consentire all’assistito di esprimere le proprie scelte.

4.3. L’infermiere, rispettando le indicazioni espresse dall’assistito, ne facilita i rapporti con la comunità e le persone per lui significative, che coinvolge nel piano di cura.

4.4. L’infermiere ha il dovere di essere informato sul progetto diagnostico terapeutico, per le influenze che questo ha sul piano di assistenza e la relazione con la persona.

4.5. L’infermiere, nell’aiutare e sostenere la persona nelle scelte terapeutiche, garantisce le informazioni relative al piano di assistenza ed adegua il livello di comunicazione alla capacità del paziente di comprendere. Si adopera affinché la persona disponga di informazioni globali e non solo cliniche e ne riconosce il diritto alla scelta di non essere informato.

4.6. L’infermiere assicura e tutela la riservatezza delle informazioni relative alla persona. Nella raccolta, nella gestione e nel passaggio di dati, si limita a ciò che è pertinente all'assistenza.

4.7. L’infermiere garantisce la continuità assistenziale anche attraverso l'efficace gestione degli strumenti informativi.

4.8. L’infermiere rispetta il segreto professionale non solo per obbligo giuridico, ma per intima convinzione e come risposta concreta alla fiducia che l’assistito ripone in lui.

4.9. L‘infermiere promuove in ogni contesto assistenziale le migliori condizioni possibili di sicurezza psicofisica dell'assistito e dei familiari.

4.10. L’infermiere si adopera affinché il ricorso alla contenzione fisica e farmacologica sia evento straordinario e motivato, e non metodica abituale di accudimento. Considera la contenzione una scelta condivisibile quando vi si configuri l'interesse della persona e inaccettabile quando sia una implicita risposta alle necessità istituzionali.

4.11 L’infermiere si adopera affinché sia presa in considerazione l'opinione del minore rispetto alle scelte terapeutiche, in relazione all'età ed al suo grado di maturità.

4.12. L’infermiere si impegna a promuovere la tutela delle persone in condizioni che ne limitano lo sviluppo o l'espressione di sé, quando la famiglia e il contesto non siano adeguati ai loro bisogni.

4.13. L’infermiere che rilevi maltrattamenti o privazioni a carico della persona, deve mettere in opera tutti i mezzi per proteggerla ed allertare, ove necessario, l'autorità competente.

4.14. L’infermiere si attiva per alleviare i sintomi, in particolare quelli prevenibili. Si impegna a ricorrere all'uso di placebo solo per casi attentamente valutati e su specifica indicazione medica.

4.15. L’infermiere assiste la persona, qualunque sia la sua condizione clinica e fino al termine della vita, riconoscendo l'importanza del conforto ambientale, fisico, psicologico, relazionale, spirituale. L’infermiere tutela il diritto a porre dei limiti ad eccessi diagnostici e terapeutici non coerenti con la concezione di qualità della vita dell'assistito.

4.16. L’infermiere sostiene i familiari dell'assistito, in particolare nel momento della perdita e nella elaborazione del lutto.

4.17. L’infermiere non partecipa a trattamenti finalizzati a provocare la morte dell'assistito, sia che la richiesta provenga dall'interessato, dai familiari o da altri.

4.18. L’infermiere considera la donazione di sangue, tessuti ed organi un'espressione di solidarietà. Si adopera per favorire informazione e sostegno alle persone coinvolte nel donare e nel ricevere.

Articolo 5

RAPPORTI PROFESSIONALI CON I COLLEGHI E GLI ALTRI OPERATORI SANITARI

5.1. L’infermiere collabora con i colleghi e gli altri operatori, di cui riconosce e rispetta lo specifico apporto all'interno dell'équipe. Nell'ambito delle proprie conoscenze, esperienze e ruolo professionale contribuisce allo sviluppo delle competenze assistenziali.

5.2. L’infermiere tutela la dignità propria e dei colleghi, attraverso comportamenti ispirati al rispetto e alla solidarietà. Si adopera affinché la diversità di opinione non ostacoli il progetto di cura.

5.3. L’infermiere ha il dovere di autovalutarsi e di sottoporre il proprio operato a verifica, anche ai fini dello sviluppo professionale.

5.4. Nell'esercizio autonomo della professione l'infermiere si attiene alle norme di comportamento emanate dai Collegi Ipasvi; nella definizione del proprio onorario rispetta il vigente Nomenclatore tariffario

5.5. L’infermiere tutela il decoro del proprio nome e qualifica professionale anche attraverso il rispetto delle nonne che regolano la pubblicità sanitaria.

5.6. L’infermiere è tenuto a segnalare al Collegio ogni abuso o comportamento contrario alla deontologia, attuato dai colleghi.

Articolo 6

RAPPORTI CON LE ISTITUZIONI

6.1 L’infermiere, ai diversi livelli di responsabilità, contribuisce ad orientare le politiche e lo sviluppo del sistema sanitario, al fine di garantire il rispetto dei diritti degli assistiti, l'equo utilizzo delle risorse e la valorizzazione del ruolo professionale.

6.2. L’infermiere compensa le carenze della struttura attraverso un comportamento ispirato alla cooperazione, nell'interesse dei cittadini e dell'istituzione. L’infermiere ha il dovere di opporsi alla compensazione quando vengano a mancare i caratteri della eccezionalità o venga pregiudicato il suo prioritario mandato professionale.

6.3. L’infermiere, ai diversi livelli di responsabilità, di fronte a carenze o disservizi provvede a darne comunicazione e per quanto possibile, a ricreare la situazione più favorevole.

6.4. L’infermiere riferisce a persona competente e all'autorità professionale qualsiasi circostanza che possa pregiudicare l'assistenza infermieristica o la qualità delle cure, con particolare riguardo agli effetti sulla persona.

6.5. L’infermiere ha il diritto e il dovere di segnalare al Collegio le situazioni in cui sussistono circostanze o persistono condizioni che limitano la qualità delle cure o il decoro dell'esercizio professionale.

Articolo 7

DISPOSIZIONI FINALI

7.1. Le norme deontologiche contenute nel presente codice sono vincolanti: la loro inosservanza è punibile con sanzioni da parte del Collegio professionale.

7.2. I Collegi Ipasvi si rendono garanti, nei confronti della persona e della collettività, della qualificazione dei singoli professionisti e della competenza acquisita e mantenuta.

 

 

 

 

 

Il codice deontologico: tra deontologismo e astrattismo (esempi di inapplicabilità del codice).

 

Il codice deontologico, preso in questione, diventa astratto se non tiene  in considerazione l’intera struttura dell’etica secondo lo schema riportato in basso:

La struttura dell’etica

 

 

                                            NORME

 

 

 

 

         

                   SITUAZIONI                        SOGGETTI

 

 

 

 

L’inapplicabilità di un codice in generale lo si riscontra quando in esso sono presenti punti opposti ad altri. In questo caso ci troviamo di fronte ad uno dei talloni d’Achille del codice deontologico degli infermieri  che lo rimette in discussione come l’Art. 2.7. L’articolo tratta i principi della professione.

 

Dal punto di vista situazionale si riscontra da un lato il fondamentale rispetto della persona in senso olistico e la professionalità infermieristica che s’impegna a mantenere il patto in ogni minima parte come una promessa solenne e dall’altra le risorse di vario genere di cui ciascun professionista dispone( dall’aspetto economico alle risorse umane, ecc..).

 

DOMANDE:

·        Come può conciliarsi questo impegno di adempiere la promessa in qualunque situazione anche di emergenza – urgenza se poi bisogna fare i conti con le priorità?

·        C’è davvero questa professionalità a 360° in grado di venire in contro a tutti i bisogni di ogni singolo individuo che necessita di cure?

·        Come si può dire di agire equamente verso ciascun individuo se poi la struttura in cui si eroga servizio infermieristico condiziona le stesse scelte assistenziali? (tenendo conto anche dei valori religiosi di ciascun individuo Art. 2.4 *.

 

Dal punto di vista esistenziale l’infermiere dovrebbe essere il professionista che, nella sua specificità, programma piani assistenziali personalizzati dopo accurate analisi mentre il paziente colui che chiede che i suoi bisogni siano soddisfatti interamente.

 

DOMANDE:

Come si può parlare di scelte autonome del professionista infermiere in condizioni “condizionate”?

Come può essere applicato un “codice” quando lo stesso operatore sanitario spesso non rispetta le regole (come l’ordine delle allocazioni sanitarie privando la struttura di farmaci ed altri presidi medici per uso personale)?

I principi etici dell’infermiere possono essere diversi da quelli dell’assistito: c’è equilibrio nelle scelte infermieristiche? E come può, in questo caso, trovare soluzioni (rispondendo all’art. 2.5) attraverso la comunicazione verbale, mentre l’infermiere non ha il tempo, a volte, neanche per le priorità?


 

* Per esempio il caso del prete che, senza chiedere il permesso imponendo l’evento,  passa ogni mattina a recitare il “Padre nostro” davanti ad un paziente di religione musulmana e, ancora peggio, a sfilare per il “corpus domini” lungo le corsie di ciascun reparto con pazienti in condizioni di salute spesso gravi.

 

 


 

FANTASCIENZA :

 Il cittadino super-   esigente e l’infermiere

   super - man. 

                                                                 

                                                               

 

SITUAZIONE:

                                                                              

                                                                             REALTA’:


                             Il paziente esigente riconosce i limiti e sa di non poter pretendere oltre il ricevuto (che non soddisfa affatto i suoi bisogni);

i limiti delle risorse e del condizionamento culturale ed economico della struttura e più ancora del sistema in cui si eroga il servizio infermieristico.

 

 

 

 

 

 

                          pazienti che hanno più di un bisogno da          

                             soddisfare

 

 

 

                                                                                                               

                                                                            infermieri che spesso si trovano in    SOGGETTI                                                     condizioni di non poter soddisfare i

          bisogni (decade il C.D.)    

                                                                    

                                                           

 

 

 

medici, dirigenti, responsabili delle farmacie, tempo, ecc. ai quali e con i quali bisogna rendere conto.

 

 

La maggior parte dei codici dei doveri (medici ed infermieristici) sono da considerare astratti perché non applicabili alla realtà.

 

Domanda sull’Art. 2.4

1.    Nella professione sanitaria cosa s’intende per religioso, ideologico, etico, culturale, etnico e sessuale? Questi aspetti sono disgiunti fra loro o rappresentano un unico valore per la vita di ogni singolo individuo?

 

Domande sull’Art. 4.16

1.    Che visione della vita c’è?

2.    Dov’è l’identità personale dei soggetti coinvolti (parenti e infermieri)?

3.    Chi è moralmente responsabile dell’estinto, l’infermiere o il parente del deceduto?

4.    Perché cercare conforto proprio nell’infermiere che, in qualche modo viene deificato?

 

Domanda sull’Art. 5.3

1.    Quando mai l’Operatore Sanitario si è messo in discussione?

2.    Quando ha considerato il collega come suo “prossimo”?

 

 

 

 

Scena dimostrativa in riferimento

all’art. 4.16

 

SITUAZIONE:

1.    un decesso (i parenti sono fuori dalla stanza gli infermieri dentro)

2.    il reparto è d’accettazione

3.    il medico è reperibile non c’è in reparto)

4.    ci sono gli allievi infermieri da seguire

5.    c’è la terapia da fare

6.    arrivano i ricoveri dal P.S.

7.    gli infermieri sono in 2 con 22 posti letto mentre aumentano le barelle in corsia con pazienti che arrivano dal P.S. (aumenta il numero dei ricoveri)

 

SOGGETTI:

1.    I parenti del deceduto esigono spiegazioni e chiarimenti (“che sta succedendo? Perché non rispondete?”) sul via vai di personale infermieristico e allievi  che preparano il necessario per la constatazione di decesso (in attesa che arrivi il medico reperibile)

2.    L’infermiere non ha il tempo neanche di guardare in faccia i parenti (che già intuiscono) ma bisogna aspettare il medico anche se vogliono che la notizia sia anticipata dall’infermiere che non ha l’autorità per farlo!

3.    le necessità degli altri pazienti compresi i nuovi entrati (che possono essere anche scompensati gravi!)

 

NORMA:

L’art. 4.6 del Codice deontologico viene sbandierato dai parenti del deceduto che sbraitano per la corsia rimproverando gl’infermieri e mormorando contro la struttura sanitaria.

 

 

Conclusione

 

Analizzando l’intero contenuto del Codice Deontologico, coloro che lo hanno formulato hanno dimostrato di avere una visione poco chiara sulla vita, sulla sofferenza, morte, cultura, etnia, ecc.

Se si parte dal presupposto che una medicina non convenzionale è credibile se passa attraverso dati statistici, allora F. Nightingale lo ha dimostrato con il “Grafico dei Cunei”, uno dei primi esempi di applicazione della statistica ai problemi sanitari (vedi Fig. 4).

 

Se il Codice Deontologico avesse elaborato delle statistiche per dimostrare la sua affidabilità oggi lo riterremmo credibile ma, vista l’inapplicabilità della statistica del Codice deontologico, oggi prosegue ancora la strada dell’astrattismo.

NORME

 

Il giuramento

Florence Nightingale

per le infermiere (1893)*

 Prometto davanti a Dio,

in presenza di questa assemblea,

di vivere degnamente

e di esercitare fedelmente

la mia professione.

 Mi asterrò da tutto ciò che può nuocere

e non prenderò, né somministrerò

consapevolmente alcuna droga nociva.

 Farò tutto ciò che è in mio potere

per elevare il livello della mia professione

e farò uso riservato di tutte le informazioni personali

che mi verranno confidate,

nonché di tutte le situazioni familiari

di cui sarò venuta a conoscenza

nell’esercizio della mia professione.

 Aiuterò lealmente il medico nel suo lavoro

e mi dedicherò al servizio di coloro che

mi verranno affidati per l’assistenza.

 

       SITUAZIONI                                        SOGGETTI

 

 

Padova 11 Giugno 2005

 


 

* Redatto da un Comitato speciale, Scuola Farrand dell’Ospedale Harper, Detroit, 1893

 

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