Ir barre de Wally.

    Il bar di Wally ha chiuso. Ha chiuso e dietro la sua porta è rimasta una parte, lunga parecchi decenni, della vita e della storia di Filottrano.
Si chiamava Bar Trieste ma per i Filottranesi della mia generazione e di quelle successive è stato prima "u caffè de Velia", poi "u caffè déu Stórtu" (Cesare Flamini), fratello di Velia, e infine, dopo la seconda guerra mondiale, "ir barre de Wally", la figlia di Cesare.
Nella continuità della gestione familiare si può riconoscere un po' anche la continuità delle generazioni dei Filottranesi che l'hanno frequentato.
    Il locale in sé non era un granché, lungo e stretto con solo due o tre tavoli, non offriva molto spazio ai clienti. In effetti il bar si frequentava non stando all'interno ma all'esterno: sulla porta, in capannelli in mezzo al corso o sul marciapiede opposto.    In estate Wally disponeva su tutta Piazza Mazzini molti tavoli ai quali, specialmente di sera, si sedevano famiglie, coppiette, gruppi di ragazzi che, al fresco, gustavano "u gelato de Wally" che era "u più bónu de Filottrà".
    Situato com'era a metà del Corso è stato sempre un punto di ritrovo, di riferimento, di appuntamenti, che hanno scandito nel corso degli anni la vita sociale del paese. Si incontravano lì fuori i contadini nei giorni di mercato per concludere i loro affari. Vi si riuniva una gran folla durante le varie feste paesane o per vedere le sfilate dei carri di carnevale e della Festa dell'uva. I giovani vi si fermavano per vedere le ragazze che passeggiavano lungo il Corso.
    - Ce vedemmo davanti au caffè deu Stórtu - si diceva ai tempi della mia adolescenza.
Ero piccolo quando, non ricordo più in quale anno, stando lì davanti con tantissime altre persone ho visto per la prima volta passare il Giro d'Italia.
Più grandicello, nel periodo delle sanzioni durante la guerra d'Africa, quando il caffè era quasi introvabile e troppo caro, mia madre mi ci mandava qualche volta a chiederne i fondi che poi riusavamo in casa.
    Quello è stato anche il tempo della prima e più famosa raccolta a premi: le figurine Perugina che si trovavano nei prodotti di quella Ditta che nel bar si vendevano. Completando un album si vincevano scatole di squisiti cioccolatini. Era una "febbre" che aveva contagiato un po' tutti; davanti al bar ci si scambiavano i doppioni e si malediceva l'introvabile Feroce Saladino.
Zia Cecilia, dopo aver comprato una quantità indescrivibile di confezioni Perugina e dopo molti scambi, era riuscita a completare un album. Ero in casa sua a giocare con i miei cugini Antò, Brunetto e Ferruccio quando arrivarono i premi e rammento ancora l'emozione e la gioia con cui ci mettemmo, tutti in terra, ad aprire le scatole. Cioccolatini e caramelle di ogni forma e colore ci riempivano gli occhi e ci facevano venire l'acquolina in bocca. Zia Cecilia ci dette un cioccolatino ciascuno e lo facemmo durare a lungo.
    È stato dalla radio "de u caffè déu Stórtu" che, dal '39 al '43, abbiamo ascoltato i bollettini di guerra e sentito i discorsi di quell'annunciatore che terminava sempre con la frase "Dio stramaledica gli Inglesi". Lì abbiamo sentito della caduta del Fascismo, ascoltato i proclami del Generale Badoglio e abbiamo appreso dell'armistizio.
    Finita la guerra il marciapiede di fronte al Bar di Wally è divenuto il luogo di accese discussioni politiche durante le quali a volte i più accaniti venivano anche alle mani.

    Per quanto mi riguarda infine è stato davanti al quel bar che, il 20 agosto del 1942, mi sono fidanzato con una bella ragazza che poi è divenuta mia moglie. 

    Ora che il bar è chiuso Piazza Mazzini è un mortorio e il povero Ottrano, in cima al suo piedistallo, ne è spesso l'unico frequentatore.

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