A quale condottiero ROMANO assomiglia
George W. BUSH?

A colloquio con Luca CANALI, insigne latinista e scrittore


Impero. "Arrogante", secondo il settimanale USA Newsweek. "In declino", ma pur sempre impero, è quello americano. Dall' Afghanistan all'Iraq, attraverso le basi militari in Medio Oriente ed Asia centrale, le alleanze militari dalla Gran Bretagna all' Australia, i dollari distribuiti dalla Russia all' Angola. Ma come funziona davvero una iperpotenza unipolare? E può Bush Junior fregiarsi legittimamente del titolo di "imperatore"? Che condottiero le ricorda dell' Antica Roma?
«Non è cosi semplice. Il problema è che i suoi "predecessori" erano uomini straordinari, che lui non è. I nobili romani che diventavano politici erano anche grandi condottieri. Andavano a morire: nella Il guerra di Modena" nel 43 a.C., per fare un esempio, tra Marco Antonio, che voleva impadronirsi della Cisalpina, e l'esercito dei legionari senatori, Irzio e Pansa, i due consoli che lo guidavano morirono in battaglia. Bush Jr. e i suoi certo non vanno a morire».

D' accordo con i distinguo. Però George W Bush e, tanto per cominciare, Caio Giulio Cesare sono i capi supremi di due superpotenze. E' così difficile vedere un parallelismo?
«Ma Cesare è stato il più grande uomo della Storia: come si fa a paragonarlo a Bush?».

Qualche tratto in comune dovranno pure averlo due persone con un potere così grande.
«Nessuno: neppure dal punto di vista personale. Basta ricordare che Cesare era coltissimo, amico dei più grandi intellettuali del suo tempo. In più, era bisessuale, sia pure con una preferenza per le donne».

Mentre Bush confonde la Slovenia con la Slovacchia e inizia le giornate leggendo La Bibbia. Va bene. Ma dal punto di vista "pubblico " proprio non riconosce nessuna affinità?
«Ma no: Cesare era un grande capo politico. E' stato anche l'unico leader, nella Storia, ad aver fatto una rivoluzione "rinunciando" a instaurare l'inevitabile "Terrore" suecessivo, con liste di proscrizione ed eliminazione fisica dei nemici. Sperava che la giustezza delle sue opere di pace e di guerra gli avessero conquistato la benevolenza di tutto il popolo. Infine fu un generale insuperabile: non ha mai perso una battaglia, e ne ha combattute 100».

Bush ha appena cominciato gli dia il tempo...
«Cesare, malgrado fosse adorato dai suoi legionari, aveva il coraggio di scendere sul campo di battaglia. A Munda, nell'odierna Spagna, nel 45 a.C., nell'ultima battaglia contro i pompeiani - Pompeo era già stato ucciso - l'asprezza dello scontro lo costrinse in prima linea. E fu sul punto di perdere la vita».

Alla fine, però, fu assassinato.
«Cesare aveva un gruppo di cavalleria spagnola come guardia del corpo. Pochi giorni prima di essere pugnalato, l'aveva licenziata. Qualche suo amico gli disse: ma sei pazzo. E lui rispose: preferisco essere ucciso all'essere vivo perché guardato giorno e notte. Un grande. Lei ce lo vedrebbe Bush?».

OK, lasciamo perdere. Ma Ottaviano Augusto? Adottato, prese il posto di Cesare: un po'come Bush Jr.
«Ottaviano, alla morte di Cesare, nel 44 a.C., aveva 18 anni e stava studiando ad Atene: adesso i ragazzi della sua età passano il tempo nelle sale giochi».

Bush Jr. faceva il goliarda all università
«Ottaviano invece reclutò un esercito - come racconta luì stesso -"meo consilio et mea impensa", per mia decisione e a mie spese, e mosse guerra, Non solo: il vero fondatore dell'impero fu lui. Magari non aveva la genialità di Cesare, ma fu uno dei più grandì organizzatori dello Stato che abbia avuto la Storia. Non solo: donò a Roma uno dei più lunghi periodi di pace che abbia mai avuto, la Pax Augustea. La sua fu una dittatura militare e burocratica accettata però da tutti».


Dopo Angusto, perì, il potere a Roma non sempre cadde nelle mani di imperatori altrettanto «grandi». Non mi dirà che Bush abbia molto da invidiare a personaggi conte Caligola o Nerone?
«In realtà, l'uno e l'altro ebbero diversi meriti. Non che si possano dire "democratici", ma di certo Caligola, in particolare, si avvicinò al popolino. E di Nerone fu pregevole la politica economica: con la moneta di bronzo preferita a quella aurea si avvicinò alle esigenze dei ceti mercantili. Salvo poi causare una rovinosa inflazione». 

L'impero della «pace», lei dice, contro l'impero americano della «guerra».
«Gli anni della potenza romana non registrano aggressioni importanti. £unico che aggiunge una proe
provincia di un certo peso ' Traiano con la Dacia, l'odierna Romania».

E se il conflitto iracheno non fosse una «guerra d'espansione» ma piùsemplicemente una forma di esercizio di «controllo» imperiale americano sul mondo?
«In epoca repubblicana, prima dell'impero, ci fu un grande governante nemico di Roma, Mitridate re del Ponto. Si mise a capo di una grande coalizione di popoli di una parte della Grecia e dell'Asia Minore. Però, in questa insurrezione, sterminò non meno di 100 mila cittadini romani stanziati in quelle regioni. Tant'è vero che si avvicendarono prima Mario poi Silla, poi di nuovo Mario. E alla fine solo Pompeo riuscì a sconfiggerlo. E Mitridate si uccise».

Perché?
«Per evitare di essere fatto prigioniero dei romani e di fare la fine di Vercingetorige, capo dell'insurrezione gallica, che, sconfitto, fu fatto sfilare a Roma dietro il carro di Cesare e poi giustiziato».

Come?
«Strangolato in carcere».

Mitridate come Osama o Saddam?
«Quella era la rivolta di un popolo sottomesso contro chi li taglieggìava e li rendeva schiavi. Il poeta Catullo, che andò al seguito di Caio Memmio, proconsole di Bitinia, si arruolò per arricchirsi. E scrisse una bellissima poesia per dire: ci ha fregato, s'è preso tutto lui, non ci ha lasciato niente».

E i civili? Oggi sono spesso loro le prime vittime di una guerra.
«I civili dovevano sperare che la città non venisse conquistata e, com'era l'usanza, abbandonata al saccheggio. Che era una cosa spaventosa: i romani quando entravano in una città distruggevano tutto, uccidevano vecchi e bambini, facevano schiavi. Anzi, molte guerre si facevano per procurarsi schiavi».

Il «petrolio» dell'epoca..
«Sono convinto, a prescindere da ogni ideologia, che tutte le guerre si facciano per ragioni economiche. E ogni tanto questi schiavi venivano a mancare, a Roma. Così l'esercito partiva a rastrellarne un po' dovunque: una delle zone «tipiche" era l'Illiria, l'odierna Dalmazia. Comunque i romani non scherzavano».

Combattenti crudeli?
«I romani ci mettevano tutta la ferocia di cui erano capaci. E valeva per tutti. Anche per un personaggio civilissimo come Scipione l' Emiliano nipote di Scipione l'Africano: che distrusse due città, Cartagine e Numanzia, e poi pianse sulle loro rovine. Non è leggenda: coltissimo, faceva parte del circolo dei grandi intellettuali del suo tempo, quello degli Scipioni. Ma non si sottrasse al saccheggio. 1 legionari spesso non vedevano l'ora che il loro comandante dicesse: ecco la città, fatene quello che volete».

La violenza vinceva su tutto...
«Spesso. Anche se Simone Weil, che ha scritto molto contro i romani, ha esagerato definendo la loro come la nazione nazista del tempo. In realtà mancava la componente essenziale: i romani non erano razzisti. Anzi: alcuni imperatori fu trono di altre razze. il primo fu Traiano, che era spagnolo, come Adriano. Settimio Severo era africano».

Un po' come negli Stati Uniti, dove un afro-americano come Colin Powell è segretario di Stato. Ma c' era qualcuno che si opponeva a tanta violenza Un' opposizione «pacifi sta», come si direbbe oggi?
«No, l'unica sembra essere quella dell'aristocrazia senatoria che fu accusata di essere contro la guerra a Giugurta (re di Numidia morto nel 104 a,C., ndr) perché Giugurta l'aveva pagata. Da dove la frase Romae omnia venialia esse, a Roma tutto si può comprare. Ma ci sono due episodi curiosi da ricordare: una lettera proprio di Mitridate forse inventata - riportata dallo storico Sallustio, in cui vengono denunciate tutte le atrocità commesse dai romani, paragonati a banditi. E poi Tacito, nel De vita Agricolae, dedicata alla vita del suocero, un generale che aveva combattuto in Britannia: lo storico fa pronunciare da un capo-tribù britannico, Calgaco, una requisitoria lunga due pagine contro l' aggressività dei romani».

L' amministrazione Bush ha teorizzato la «guerra preventiva», il «diritto» di attaccare a freddo un nemico
potenziale Si sono ispirati a Roma?
«La conquista delle Gallie fu una guerra preventiva: anzi, Cesare agì -per questo - anche senza autorizzazione del senato. In più, i romani si "giustificarono" dicendo che andavano ad aiutare una parte delle tribù galliche minacciate da altre, Ma un altro episodio ricorda ancora di più la "dottrina Bush" quello che portò alla III guerra punica».

Cioè?
« Marco Porcio Catone il Censore, un giorno, ricevette in regalo dei bellissimi fichi da Cartagine, la temibile città che era stata sconfitta alla fine del 202 e a cui erano state imposte condizioni durissime (consegna della flotta e pagamento di lo mila talenti, ndr), proprio come all'Iraq nel 1991. Li portò in senato dove li mostrò. "Guardate come i cartaginesi si stanno rimpannucciando", disse più o meno. "Dobbiamo distruggerli, il pericolo non è finito". Così l'esercito guidato da Scipione l'Emiliano la rase al suolo».

Bush è circondato da un gruppo di eminenze grigie, dal vicepresìdente Dick Cheney al segretario alla Difesa Donald Rumsfeld a Paul Wolfowitz,, che molti considerano i veri artefici delle scelte della Casa Bianca.
« Anche alcuni imperatori avevano "consigliori" pesanti. Augusto stesso si fidava di due uomini a cui, in sua assenza, aveva anche affidato la direzione dello Stato: Agrippa, che fu colui che "vinse" le battaglie di Ottavìano, e il famoso Mecenate. Ma sono esempi positivi, e non mi sembra questo il caso. Lo stesso vale per l'imperatore "progressista" Claudio, con due ex schiavi, Narcisso e Pallante. Solo Tiberio si sbagliò, lasciando il potere per andare a Capri al sinistro Elio Seiano, che però venne smascherato e massacrato. E per "influenzare" il giovane Nerone, si fecero guerra Seneca e la madre Agrippina».

Una specie di Condoleezza Rice. Sempre sul filo del parallelismo c'è chi ha ricordato a Bush A. la fine che fece il triuniviro Marco Licinio Divite Ci-asso nel 53 a.C. a Carre, dalle parti di Saddam.
«Ecco, se un collegamento si può trovare tra il presidente americano e l'antica Roma quello è proprio Crasso. Anche lui, ricchissimo, aspirava a crearsi una fama di grande guerriero. Per questo volle essere destinato alla campagna contro i Parti per recuperare le insegne che quel popolo - che non fu mai domato -aveva strappato ai romani alcuni anni prima. Crasso fu catturato e ucciso: la leggenda - tutta romana - raccontò che, siccome era ricchissimo, gli fu colato l'oro fuso in bocca ».

C'è qualcosa in comune fra gli strumenti cori cui l'America «amministra» il mondo e quelli di Roma?
«La superiorità militare assoluta. Roma poteva perdere qualche battaglia, ma vinceva sempre la guerra. Ma Roma costruì anche monumenti, strade, ponti, acquedotti in tutto il mondo. Non che i sudditi partecipassero dell'impero, ma Roma capiva che portare l'acqua, i teatri, la cultura, serviva

Qual è il simbolo dell'intellettuale «cantore» dell'Impero?
«Virgilio».

E una voce discorde?
«Lucrezio, l'autore del De rerum natura. Ma la sua voce era discorde su tutto, Fu un grande rivoluzionario: la sua concezione del mondo è niente divinità, niente guerra, niente stragi, niente superstizioni religiose, tutto deve essere razionale. Contro le passioni, che sconvolgono Fanimo».

C'è un «virus» che ha portato alla fine dell'impero romano, da cui anche Washington dovrebbe guardarsi?
«Parecchi. Le invasioni degli stranìeri, la rivincita degli schiavi».

Fedelissimi alleati, tipo Tony Blaír e Josè Maria Aznar, ci furono anche allora: cosa guadagnarono?
«Mi ricordano i sanniti, ì piceni, i marsi: alleati fedelissimi di Roma. I cosiddetti socii».

Come fini?
«Quando dissero a Roma: Ti hai usati in questa o quella guerra, perché non ci dai la cittadinanza romana?", il popolo romano rispose dì no. E da questo nacque una guerra sanguinosissima nel 90, durante la quale i socii hanno combattuto fino all'ultimo uomo».

(Sette, 27 Marzo 2003)


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Luke the CHALLENGER