La civiltà egiziana, fiorita lungo le rive del Nilo per circa 3000 anni, fu una delle più straordinarie e durature del mondo antico. Ancora oggi, trascorsi due millenni dal suo tramonto, essa continua a esercitare un notevole fascino. Gli Egizi hanno lasciato molte tracce della loro cultura, grazie anche al clima secco del deserto che le ha conservate nei secoli. La Sfìnge e molte piramidi, le mummie, le maschere funerarie, le decorazioni sepolcrali, i papiri, sono così state preservate dalla distruzione, la sorte comune di tante antiche vestigia. La bellezza e la particolarità della cultura materiale e artistica egizia vengono esplorate in questo libro attraverso agili testi e illustrazioni di oggetti della vita quotidiana, cui si intreccia la narrazione di favolose storie mitologiche. La civiltà egizia, una tra le più antiche del mondo, si sviluppò oltre 5000 anni fa nelle terre bagnate dal Nilo.  L'Egitto è infatti noto anche con il nome di "dono del Nilo", perché le piene del fiume depositavano sui campi uno strato di fertile limo, vitale per la crescita delle colture. Già in età preistorica, i primi abitanti impararono a seminare  e piantare le loro messi nei campi ancora coperti dal limo dopo che le acque si erano ritirate. I raccolti, quasi sempre abbondanti, permisero a quella civiltà di prosperare e di raggiungere uno splendore mai conosciuto prima. Gli antichi Egizi chiamarono la fertile valle del Nilo kemet, "terra nera", e se stessi remet-en-kemet, "il popolo della terra nera", mentre il deserto che circonda il paese fu detto deshret, "la terra rossa".

 

 

 

 

La CREAZIONE

In principio le nere acque di Nun avvolgevano ogni cosa e ovunque regnavano oscurità e silenzio. Poi all’improvviso, da questo muto abisso d’acqua emersero gli apici appuntiti di un fiore di loto chiuso e di un monte primordiale. Il fiore di loto iniziò a schiudere i suoi petali e da esso si sprigionò una luce gialla e splendente. Spargendo intorno a sé un profumo delicato, il loto rivelò il segreto gelosamente custodito dentro la sua corolla: la piccola figura del creatore Atum-Ra, solennemente seduta nel potente raggio di luce.

In seguito Atum-Ra si trasformò in una bellissima fenice e volò sul monte emerso da Nun, che aveva la forma di una piramide.

Dispiegando le sue ali splendidamente colorate di rosso e oro, emise un grido che penetrò nel silenzio nero come inchiostro.

Ma in quel mondo tutto d’acqua Atim-Ra si sentì solo e generò così da sé stesso un figlio, Shu, dio dell’aria, e una figlia Tefnut dalla testa di leonessa, la dea della rugiada e dell’umidità. Atum-Ra, fiero dei propri figli, versò lacrime di felicità.

A loro volta, Shu e Tefnu concepirono Geb, dio della terra, e Nut, deo del cielo. Geb e Nut si amavano profondamente e dal loro amore nacquero quatto figli. Al primo, Osiride, buono e rispettoso, seguì Seth. Infine Nut partorì due figlie, la coraggiosa Iside, dai magici poteri, e la gentile e affettuosa Neftis. A differenza degli dei che li avevano preceduti, Osiride, Seth, Iside e Neftis abitarono sulla Terra. Poi col tempo altre divinità si materializzarono e popolarono il mondo.

Infine Atum-Ra ordinò al dio Khnum dalla testa di ariete di avvalersi del suo tornio e di plasmare l’uomo dall’argilla. Dopo avergli infuso la vita con il proprio respiro, Atum-Ra si rese conto che doveva trovargli un luogo dove vivere e creò l’Egitto. Come egli era emerso dalle acque di Nun, così Atum-Ra creò il fiume Nilo per dare la vita a tutti gli abitanti dell’Egitto. Per proteggere l’uomo, Atum-Ra circondò l’Egitto di deserti e di mari. Il dio creatore si assicurò anche che il suo discendente Osiride governasse in modo che gli uomini imparassero da lui a venerare l’età d’oro della creazione.

 

Riti Funerari

Le cerimonie funebri degli antichi Egizi erano assai complesse. Per preparare il corpo e lo spirito del defunto alla vita nell’aldilà, veniva predisposto un complesso di riti e di culti solenni. Inoltre, fra il 2700 e il 1650 a.C., vennero costruite centinaia di grandiose piramidi, le tombe monumentali dei faraoni defunti. A Giza, non lontano dal Cairo, ancora oggi si erge maestosa la piramide di Cheope, l’unica, tra le Sette Meraviglie del mondo antico, a essere sopravvissuta.

 

I VASI CANOPI

Il cervello e gli altri organi interni venivano conservati separatamente dal corpo. Dopo l’asportazione, venivano essiccati in cristalli di sale e depositati in vasi speciali, i canopi, poi collocati nella tomba accanto al sarcofago.

 

LA BARA DI CHEOPE

Modellini di imbarcazioni venivano posti nelle tombe per aiutare il defunto nel viaggio nell’aldilà. A Giza gli archeologi hanno ritrovato, sepolta presso la grande Piramide, una barca appartenuta al Faraone Cheope. Misurava 43 metri ed era costruita con prezioso legno di cedro.

 

L’APERTURA DELLA BOCCA

Nel corso di questo importante rito funerario un sacerdote, dopo una serie di pratiche propiziatorie, toccava con strumenti sacri bocca, orecchie e occhi della mummia. Si pensava in tal modo che il defunto tornasse alla vita e riprendesse a parlare, vedere e udire

 

LA PESA DEL CUORE

Gli antichi Egizi credevano che il cuore fosse il centro della vita, la sede della mente, dei pensieri e dei sentimenti dell’individuo. Una delle prove a cui i defunti venivano sottoposti prima di passare nell’aldilà, consisteva nella pesa del cuore. Su un piatto della bilancia veniva posto il cuore del defunto, sull’altro una piuma, simbolo di Maat, dea della giustizia e della verità. Thoth dio della saggezza, sorvegliava le operazioni. Se il cuore risultava più pesante della piuma, il defunto veniva divorato dalla dea Ammut e non poteva accedere all’aldilà.

 

MUMMIE

Gli antichi Egizi mummificavano i loro morti poiché credevano che il corpo del defunto dovesse conservare le proprie fattezze affinché il Ka, lo spirito della persona morta, potesse vivere dentro di esso. La scomparsa o la completa decomposizione del corpo avrebbe comportato infatti l’impossibilità di una vita nell’aldilà. Il cervello e gli altri organi interni venivano così asportati tramite piccole incisioni. In seguito il corpo veniva immerso ad essiccare per 40 giorni nella “natron”, un sale molto diffuso, quindi la mummia veniva cosparsa con oli profumati ed incenso. Le bende con cui veniva avvolta erano fatte di lino e “mumm”, le bende a loro volta venivano cosparse con oli profumati. In fine la mummia veniva riposta nel sarcofago.

IL FARAONE

II potere del rè era immenso: quasi tutto il terreno gli apparteneva, così come le cave e le minie­re da lui dipendevano la costruzione di dighe e canali, le spedizioni militari el'or­ganizzazione degli scambi commerciali.

Egli era considerato un dio: in vita veni­va identificato con Horo, il dio sole dalla testa di falco; dopo la morte con Osiride, il giudice dell'aldilà. Per gli Egiziani era lui, il rè-dio a garantire l'ordine dell'universo. il sorgere del sole, la regolarità delle inon­dazioni del Nilo, da cui dipendeva la vita stessa del paese. Per mezzo suo il mondo terreno era collegato al regno degli dei e al paese dei morti.

Non solo la persona del rè era divina, ma anche il suo nome era sacro e gli Egi­ziani evitavano di pronunciarlo direttamen­te. Per indicare il sovrano essi usavano giri di parole, come faraone (in egiziano peroa), che letteralmente significa la casa grande, cioè il palazzo abitato dal rè e quindi il rè stesso. In sculture e dipinti la figura del rè era rappresentata più grande delle altre.

 

LO SCRIBA

Nell'antico Egitto frequentare la scuola era un privilegio; gran parte della popolazione non sapeva ne leggere ne scrivere: solo i figli della nobiltà o degli alti funzionar! dell'amministrazione venivano mandati in scuole speciali dove erano avviati alla carriera di scribi. Lo scriba era una figura molto importante all'interno della società egiziana e poteva raggiungere anche un rango elevato o posizioni di potere. La scuola iniziava attorno ai cinque anni e vi si insegnava a leggere, scrivere e far di conto, a conoscere la geografia e le lingue straniere. Dapprima si apprendeva la scrittura ieratica, in seguito si passava ai geroglifici. L'attività dello scriba si esercita spesso nei templi, tra i soldati e gli ufficiali e consiste inoltre nel redigere lettere per gli analfabeti e nel formare  altri scribi. Nell'arte egiziana, gli scribi vengono raffigurati intenti a misurare la produzione del grano, a contare il bestiame o le oche, a calcolare tributi

 

LA SFINGE

Il concetto di “sfinge”, creatura con testa umana e corpo leonino, esprime la fusione di due elementi in una scultura di grandi dimensioni con una straordinaria perfezione; tuttavia l’impulso che spinse a questa creazione è ancora misterioso.

Non si conoscono documenti sul significato religioso della Sfinge durante l’Antico Regno: solo circa 1000 anni più tardi la colossale statua iniziò ad essere identificata con il dio Harmakhi

(“Horo sull’orizonte”)

 

ANUBI

La divinità dalla testa di cane a volto di sciacallo, era il guardiano delle necropoli e presenziava al processo di mummificazione. La testa a forma di cane o sciacallo evoca gli animali che abitualmente girovagavano fra le tombe.

I sacerdoti lo consideravano un protettore e, nell’eseguire la mummificazione, indossavano una maschera da sciacallo. Anubi conduce il defunto davanti ad Osiride e poi esegue l’operazione della “pesatura” del cuore: se risulta più pesante di una piuma, per le cattive azioni, entra in azione la divoratrice, Amrit; altrimenti il defunto può iniziare il suo viaggio nell’al di là.