di luca bonelli
Allegoria 1
Come in un quadro: le bestie, gli uomini, le macchine un assedio, una guerra, sembra finta nuvole di polvere, rossa luce di spari buffo, strano, singolare, essenziale, un poco buio una guerra sorda, cieca (né colore, né rumore) lacrime, sangue ed una tazza di caffè
Allegoria 2
Meridiani e paralleli per dividere, partire in settori, per frazionare e miniaturizzare per rendere più digeribile, somministrare Con il segno appiattire, riuscire ad affrontare nell’infinitamente piccolo quello che pare troppo complesso, enorme, sconosciuto
Allegoria 3
Dopo aver rovesciato i governi il poeta si accanì sulle mie dita che spezzate e dolenti infilai in tasca, proprio come i criceti morti dentro nella loro gabbia, a sfogare l’aggressività residua di chi credeva alla rivoluzione
AllitterazioneSiccità! siccità! siccità!e un vento arido che asciuga persino la linfa vitale dentro i vasi bambole di cartapesta ridono e si muovono si fanno dei dispetti
Anacoluto
Di un cuore che pompa di questo c’è bisogno, nient’altro per vivere del vento che trascina i semi di fuoco, aria e morte. Tutti quanti ci sono qua intorno, siamo costrutti di pelle e sangue ed occhi scuri, e darne e averne non si rifiuta
Anadiplòsi 1
Con i cuori di una ciurma fabbricarono una città poi le madri ed i padroni con i cuori la miniera ed un convento infine trombe e tamburi per la festa vino e tabacco solo fino al tramonto
Anadiplòsi 2
E lucciole la sera, e la sera nuvole di gas, gas, non brucia, solo un po’ un po’, solo se ci pensi Uomini senza lacrime scarsi gli animali
Anàfora 1
Per la vita e la ragione per un tempo troppo lungo per i piccoli animali per le storie ancora uguali per un sentimento un poco logoro per la vita ed altri intoppi
Anàfora 2
Come fuoco, come gelo come il faro sempre luce e movimento come cosce e rime gratis come biondo nei capelli e ti tolgono una ciste come se tutto il mondo fosse poco, però tuo come se…ti svegli poi un giorno troppo presto oppure tardi
Anàstrofe
I gendarmi con i pennacchi almeno vederli lì, piantati, plastici, a tutela del diritto della legittima aspirazione al particulare col cipiglio e i baffoni almeno vederli a sostenere il vigore del divieto o, perlomeno, uno spaventapasseri vestito buffo
Annominazione 1
Dio del Dio dei viaggi proteggi tutti i legni, questi gusci di noce anche se non è sempre Ulisse che non torna o finge di non ricordare perdona la presunzione, la follia, la boria: affrontarti in pieno mare temendo solo nausea e vomito
Annominazione 2
Giallo di filtro che costringe la luce scivola nel declivio delle tegole arancioni per poi morire di grigia morte sull’asfalto prepotente nel verde dell’erba molle oppure, meglio, nell’oro del grano nel castano scuro dei capelli, rossa la bocca, braccia e tette più chiare
Antìfrasi
Gli occhi di iena delle madri che si odiano ogni giorno al mercato piangeranno per la guerra e un figlio che plana proprio nel fotoromanzo piedi gonfi ed una sola enorme tetta
Antìfrasi?
Carini, buffi i cuccioli degli uomini con la pelle di grinze e fossette, i muscoli flosci Una volta in una foto ci stavano in tre adesso nascono sono già 80 chili, solo due poi crescono, diventano individualisti, si comprano la macchina fotografica, la cinepresa e vanno al mare con la fidanzata e non si sa quando cazzo tornano
Antìtesi
Hai visto che strano? La pietra contro il profilo del mare Alle spalle tutto il mondo ed un uomo in pigiama scarichi dagli stabilimenti, la giostra e zucchero filato se incontri una donna che si mette di profilo contro il tramonto chiamala schiamazzando, che poi sembrerà tutto com’è sempre stato
Antonomàsia
Suonano strane le voci registrate stridule, fuori tono, deformate, buffe qualcuno dice: è la voce vera solo specchio dell’insoddisfazione, della propria insicurezza bisogna essere più sicuri, spavaldi, tranquilli, determinati Se fanno uno spettacolo alla Scala, gli psicologi, lo provano una volta
Apòstrofe 1
Prato di rovine vasto come il mondo cumulare torri barocche una storia che ripeti non t’avevano detto: <non si lavora per i santi>?
Apòstrofe 2
E poi, repentino, un fulmine ti disarciona ed il cavallo, che pure è un animale intelligente, un poco attende trotterella andandosene ma non si volta Era tardi e buio, quasi notte e lo si sa che a buio non si lavora ed è pericoloso, si sa e gli schiavi lo fanno e non gli uomini
Calembour
Quella strada, stessa strada dove incroci che la passano in molti, che la scrivono sui muri la mia storia ed un po’ della loro che Madonne un artista ha colorato, che cantare un busker ha un po’ cantato, coraggioso artista, e un po' suonato una vecchia governa i gatti soli, grati, ma ribaldi, si servono del suo cuore Chiasmo
C’era il mare come sfondo e confine del mondo l’ansia scoordinata di comunicazione c’era troppo rumore di macchine in movimento, troppo movimento tanto che neanche il telefono riusciva più ad acchiapparlo troppo movimento, troppo veloce, troppo disarticolato, frenesia soltanto inseguirlo col tuo telefono non è proprio più possibile
Endìadi
Buffi i visi, attaccati ad un muro lacrime e sorrisi, poi un calcio in culo uno sputo di colore che non val la pena di stare a guardare che non dice niente, serve proprio a poco Poi una vecchia ferma lì davanti che li guarda da vicino e muove la testa E capisci d’un tratto: è un puzzle o una festa
Eufemismo
Ci sarebbe da scrivere una cosa ironica su quelli colle auto veloci ed i telefonini vive voci quelli dinamici che: bisogna fare, fare, farsi pagare con le donne benvestite palestrate, e i glutei che li hanno rassodati ma il culo non lo danno che si lavora di più per fare in fretta, perché si arriva prima… ci sarebbe da scrivere una cosa ironica non fosse per tutto questo risentimento
Interrogazione retorica 1
Ci fosse sempre qualcuno che dice come non ci si perderebbe mai Forse sono tutti nello stesso posto l’odore come d’Estate dopo la pioggia ma chi ha voglia di trovarli? Hai provato a cercare?
Interrogazione retorica 2
Mentre salgo le scale, solito odore d’aglio di soffritto, mi piace da anni, rassicurante aroma d’aglio fastidioso, non nego, per alcuni magari è per le cozze Mi piace, sarò mica minimalista?
Ipàllage
Tutte le storie, una storia ogni angolo, un albero, quelle voci, una memoria poi un’accelerazione, improvvisa come un brivido tagliente come acqua fredda, rapida e fugace e uno straccio per cancellare e terra per coprire e c’è qualcosa che non so o mi è nascosto
Ipèrbato
Nelle città, anche, ci sono degli angoli nelle strade corse da sempre, anche, ci sono archi, ponti, prigioni, gallerie, mosaici li ho visti solo ieri, li ho visti era che mi mancava un occhio od un pretesto era che pensavo che non servisse
Ipèrbole
Crocicchio di storie, alcune più divertenti splendido soprammobile di carne dipinta rubasti fuoco al fuoco per gli occhi e un giorno senza incanto t’hanno portato in una chiesa e qualcuno ha detto: festa
Metàfora 1Involto in una bandiera di belle ideeera un uomo, come un uomo come un sacco trascinato per i piedi bello come una donna sul rogo e lucidità del pensiero come un coltello alla gola
Metàfora 2
Un sesto senso come un’intuizione capire da un niente, un odore se il tale è innamorato oppure quando morirà e come da niente, dall’espressione, da un’impressione come vedere un film banale e svelarne il finale
Metonìmia
Nel riflesso dello specchio c’erano vecchi seduti di fronte alla chiesa ed un prato alle spalle ed antenne sopra la testa automobili tedesche ed il mare non è lontano donne incinte e le colonie ed è solo l’alcol che mi causa il mal di stomaco
Onomatopèa
Di colori e forme una casa riempie di suoni e movimento di calore e odore oppure puzza ed un fumo denso e grigio finché come frastuono, tremori, urla e schianti poi la fuga, la migrazione
Ossìmoro
Caldo e giallo di sole che puoi correre in mutande e la luce che filtra tra i rami come un sogno new age di seconda mano che ti mangi la pizza e bevi una birra con gli amici che poi verde, cupo e lucente non è il mare
Paronomàsia
C’è un balcone, un giardino c’è un ex asilo, c’è la casa che non so provo ad immaginare cosa si vede da lì vedrei cose che non vedo, non vedrò Qualcuno se n’è andato solo per vedere, ha visto Qualcuno torna e mi racconta, altri no
Perifrasi
Raccontare una storia come svolgere un lenzuolo come aprire un tendone sopra l’arena del tuo circo parolaio e paroliere magnapasta infingardo
Polisìndeto
Altra matinée di repliche e non preoccuparti, si sa che è finto e se c’è poca luce mettiamo due fari poi aggiungiamo le sedie, compriamo i pop-corn ed è tutto finto non ti devi preoccupare nemmeno, figurati, se dovessi prenderlo in culo
Similitudine
Come un pirata, come un poeta rubare ciò che è di altri che comunque non si accorgono non si preoccupano, non gli serve senza voce, né mani per toccare, né piedi solo uno che sa parlare e un altro che ride
Sinèddoche 1
Biondo come alemanno più bello del suo cane, muove a scacco la sua donna alfiere: diagonale, al ballo pedone: avanti due, la cena torre: scopala, fortile indifeso poi muovete ad elle: cavalli…da tiro
Sinèddoche 2
E, pertanto, signorina questo tempio dove sta? La vestale? io non credo sia al passo con i tempi La sacerdotessa dell’amore per barboni e sans papier? Di rovine postmoderne, signorina, ce n’è a iosa Fosse un lavoro far pompini…farli bene, s’intende La licenza, in confidenza, giuro, non la negherei
Sinestesia
Mi son perso nel suono ch’è all’incontro di colline con le nuvole ho dimenticato ch’era mare ed un grido d’orizzonte nell’odore di una sera i gabbiani, il loro verso carta vetrata poi un lampo per la pioggia, un tuono legna e spugna Prime gocce che ti scuotono, fuga nuda e piedi scalzi Poi mi dici che i poeti, loro sì, aman la pioggia!
Sinestesia 2
Bella, la gonna corta e le gambe da cicogna lì, bassorilievo, colori forti e una maglietta non ti piegare a raccogliere, si vede la mutanda ché manifesti, cartelloni hanno vita breve passa, poi, il censore e rimarrà poco più che un alone, macchie di languore
Zeugma
Troppo tempo che non vedo una gamba o sensazioni era che ero perso a pensare da poeta ero solo e non credevo fosse tardi o quantomeno… Generoso però mi sento, forse un poco scoordinato era che vi ho amato tanto, ho scordato poi perché era che vi ho da dare quello che non ho per me
|
|