Pop Opera

Pop Opera

(reading di testi di canzoni, il grande rock anni ’80, prevalentemente)

 

Quando ho iniziato a scrivere, poesie eccetera, in realtà quello che mi sarebbe piaciuto era scrivere canzoni e cantarle e suonarle.

Le mie fonti di ispirazione erano Guccini e De André per esempio, poi Leonard Cohen, David Byrne e così via, i poeti veri e propri li ho conosciuti dopo.

Però è anche vero che la poesia e la musica erano la stessa arte, il poeta scriveva la poesia, l’ode e poi la cantava accompagnandosi con l’arpa.

Dopo sono venuti fuori i poeti che non suonano e i cantanti che non scrivono e anche qualcuno che manco sa leggere.

-Mi piace il rock.-

Era l’affermazione con cui si rispondeva alla domanda: -Che musica ascolti?-, o più o meno, è un’affermazione generica, manichea, si direbbe.

È una scelta di campo, in effetti, è come dire Beatles anziché Rolling Stones, Juve o Inter, Borg invece di McEnroe e così via, credo, maschio o femmina se si chatta, fino ad arrivare al discrimine ultimo: destra o sinistra?

In pratica una dichiarazione d’intenti.

È, ovviamente, una semplificazione, una maniera di conoscere la gente per grandi classificazioni, è il darwinismo applicato alle relazioni sociali.

Beh, insomma, io rispondevo, in genere: -Rock!-, il rock, però, non è un concetto univoco, no, anche questa è una affermazione piuttosto generica; il rock, il rock di Springsteen? di Bill Haley? Deep Purple? Doors?

C’è rock e rock, c’è il punk rock, il beat, il progressive (mai piaciuto), eccetera.

Dire mi piace il rock era, almeno da parte mia un modo per dire: -Baglioni, Celentano, Mina, Rettore, no. Non cominciamo con quella roba là!-, era un modo per liberare il campo da equivoci: -La musica leggera italiana mi fa venire il mal di testa.- Ripetevo ogni anno a qualsiasi invito alla tipica riunione casalinga per la visione collettiva di San Remo, - È una sindrome, oh, è proprio una patologia…-

I cantautori, i cantautori sì, quelli mi sono sempre piaciuti: Guccini, Dalla, De André, Bennato e compagnia.

Poi ho scoperto che il rock, praticamente, non mi piace più, sì, davvero, fine anni ottanta primi novanta arriva il grunge, ce lo mandano da Seattle, e quindi Pearl Jam, Rage Against the Machine, Faith no More e via, e io sono lì che metto su musica africana, sud americana, slava.

Gente che viene dal Brasile, dalla Jugoslavia, dall’Algeria, dall’Albania e dal Burkina Faso, persino: Three Mustaphas Three, Farafina, Raina Rai, Cheb di qui, Cheb di là, Dissidenten.

E il rock? Il rock, dico, non mi piace più, questi non fanno niente di nuovo, roba già sentita, c’erano i Deep Purple, i Led Zeppelin, Thin Lizzy, niente di nuovo.

E anche questi mai piaciuti granché, per quanto, anche dopo: Springsteen, mah? Aerosmith, roba così, insomma.

I mitici gruppi anni settanta: Gentle Giant, Grateful Dead, Jefferson eccetera, boh? Ti dirò…Il rock psichedelico meno che meno.

Sta a vedere che il rock non m’è piaciuto mai, vuoi vedere?

Eh, davvero! Io sentivo gli Smiths, Talking Heads, Pogues…si diceva: new wave, post punk, per dire che era qualcosa di nuovo ma il sottotesto era: - Sempre la stessa roba.-

E i Big Audio Dynamite, allora?

No, no, invece no, erano ibridi, sì, non erano come altri, precisi, stecchiti, non erano così, non erano rock, rock, rock.

E allora, davvero, il rock non m’è piaciuto mai, mi sa di no.

Per quanto i Big Country, per esempio, mi piacevano, perché poi? Pomposi, retorici, ampollosi, tutto ciò che ho sempre odiato di qualsiasi genere di musica, forse perché loro tutto insieme, tutti i difetti contemporaneamante, boh?

E, comunque, alla domanda fatidica avrei dovuto rispondere: -No, il rock non mi piace. Per quanto i Big Country sì. E oltretutto non capisco neanche perché.-