A drink with Hank |
Nasce ad Andernach in Germania, il 16 agosto del 1920, dopo due anni si trasferisce con tutta la famiglia, in America. A Los Angeles, dove vive per quasi tutta la vita. Il resto della storia, rivive nei suoi libri. Henry Charles Bukowski jr., questo il suo nome di battesimo. Meglio conosciuto come Charles Bukowski o semplicemente Hank. Dall'intervista di Fernanda Pivano (attenta osservatrice del poeta) possiamo leggere: "Il mio nome completo è Henry Charles Bukowski jr.. Ma mi sono molto stancato di Henry […]. Perché i miei genitori non erano simpatici e quando mi chiamavano per nome non volevo sentirlo. Perché mi chiamavano soltanto o per andare a mangiare o per andare a fare qualche commissione o perché avevo fatto qualcosa di male o perché dovevano picchiarmi." Queste parole giustificano la scelta di farsi chiamare Hank. L'insieme di Henry Bukowski gli ricorda un riccioletto, due parole che non suonano bene. Mentre Charles Bukowski va bene. Suona bene. "Charles è una parola diritta, e Bukowski oscilla su e giù…", e l'insieme dà un suono da scrittore. Per due ragioni sceglie, quindi, di chiamarsi Charles Bukowski, ovvero: la prima è che odiava i suoi genitori, la seconda è data dal puro gusto fonetico. Ma la parola Charles - dichiara - gli piace soltanto sulla carta scritta, verbalmente preferisce farsi chiamare Hank. Hank nomignolo di Henry. In fondo è la stessa cosa. Gli piace. A tredici anni, comincia a bere, per difendersi dagli orrori della famiglia, e diventa un ragazzo ribelle. Dorme in garage quando rientra sbronzo, per punizione; fino a quando il giovane una sera non sfonda la porta e picchia il padre, il suo punitore. La veridicità di questa storia l'ha portata con sè. Sicuramente di vero, e tutti lo sanno, c'è l'alcol, che gli scorreva nelle vene da appena adolescente. In seguito comincia la vita del lavoro e degli spostamenti. I suoi lavori, tutti manuali, spaziano da uno a sette giorni. Sempre ubriaco, cambia spesso dimora, dalle panchine dei parchi, agli ospizi, al carcere come renitente di leva, al corridoio di un ospedale per emorragia d'alcolismo con la morte sotto gli occhi. Scampato il pericolo, continua a bere e a scrivere poesie. I suoi versi vengono pubblicati su riviste alternative e/o underground. All'età di trentanove anni va a lavorare in un ufficio postale dove resta per ben undici anni. Abita sempre in quartieri malfamati e in stanze inabitabili. Dal 1966 con John Martin inizia la sua fortuna economica che lo accompagnerà fino alla morte, che giunge il 9 marzo del 1994 a San Pedro, per leucemia. Da oggetto di culto, Bukowski diventa ben presto un caso letterario internazionale. Alla fine degli anni '70 conosce Linda Lee Beighle, giovane proprietaria di un negozio di cibi naturali, che sposa nell'85 e ne parla molto in Shakespeare non l'avrebbe mai fatto e successivamente in Hollywood Hollywood. Gli ultimi anni, sicuramente i più tranquilli della sua esistenza, li trascorrerà circondato da una macchina da scrivere, una BMW nera ("…sono le macchine dei duri", diceva), tanti gatti (in tutto nove), la figlia nata dal primo matrimonio, la moglie, gli amici, l'alcool e una casa confortevole.
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UN READING (a poetry reading) Charles Bukowski |
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guardateli. in una specie di bar o nightclub. i posti esauriti: poeta e pubblico tutti ubriachi.
una lampadina va e viene.
il microfono ancora non funziona. il poeta è seduto un altro po’ di tempo per bere
una ragazzina si avvicina dolce, sexy, psicotica tiene un libro del poeta aperto per l’autografo. lui scrive: “potremmo appartarci…” dimentica di firmare ordina un altro drink
il microfono funziona
ora il poeta legge e la cosa lo prende e si dimentica che lo fa per soldi
dopo diverse poesie il poeta si alza e annuncia: “brutti pezzi di merda, pensate che sia facile… siete come dei cazzi di vampiri”
“VOGLIAMO ALTRO SANGUE” urla un ragazzetto dal fondo. è la miglior poesia della serata.
il poeta butta giù un mezzo bicchiere di whiskey. si accende un sigaro.
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tossisce.
a volte ridono a volte applaudono. lo confondono ma insomma va’.
Se li beve fino in fondo.
un applauso di sollievo.
poi un’altra ragazza, dolce, sexy, psicotica va al tavolo e dice che scrive per il giornale locale e che vorrebbe fargli qualche domanda.
si siede.
risponde alle prime domande guardandole i capelli e gli occhi immaginandosela a letto con lui.
“che ne pensa di F. Scott Fitzgerald?” chiede
“Non ci penso mai a lui” risponde muovendo le mani con enfasi rovescia una birra media sui suoi jeans attillati e dice, “Oh Gesù, cazzo, mi dispiace…” strofinando le mani sulle sue ginocchia e sulle cosce come per asciugarla.
se ne va e il proprietario del locale arriva con i soldi:
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432 $.
“cazzo” dice il poeta, “me ne avevi promessi 500.”
“abbiamo dovuto pagare 68$ due buttafuori per tenere la folla lontano da te…”
“vuoi dire che è andata così bene?” chiede il poeta.
“così male” dice il proprietario alzandosi e andandosene.
il poeta si versa un altro drink. prende il microfono “bene, non ho ancora finito, vi leggerò un’altra poesia…”
qualcuno spenge il microfono. nessuno protesta.
il poeta si allontana dal tavolo e va in bagno a pisciare.
un uomo accanto a lui sta pisciando.
il poeta chiede all’uomo: “senti, dove posso trovare un po’ di fica?”
“stavo per chiederti la stessa cosa” risponde.
il reading è finito.
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Luca Bonelli legge Bukowski. |
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