PULP FICTION

 

Personaggi ed interpreti: io, Travolta-tizio di Matrix, i buddisti, i cani, il signor Umberto Lupo

 

Quando mi sono accorto che c’era, doveva essere lì già da qualche giorno, lo si intuiva dalla forma che aveva scavato il suo corpo nel mio divano per via del suo peso, non doveva essersi mosso per giorni.

Non lo avevo visto, credo a causa di quello strano effetto “fotografia”, non so se avete presente.

Un luogo, uno scenario noto come potrebbe essere, appunto, il mio salotto, beh, il cervello ne scatta una foto e quando lo si guarda distrattamente non fa altro che replicare quell’immagine, a meno che non si guardi più attentamente oppure, alle volte, c’è bisogno di un intervento esterno, qualcuno che ti dice, che so?, ma guarda, non lo vedi?

Non so se avete presente.

Il tipo doveva essere uno delle majors, sì, perché stava lì proprio tra il mio stereo ed il computer, una posizione strategica, annotava numeri, credo, non so, era vestito tipo Travolta di Pulp Fiction ma fisicamente assomigliava più all’agente Tizio di Matrix, aveva anche l’auricolare, chissà se pagava i diritti?

Chissà se poi era proprio uno delle majors? Oddio, molte altre possibilità non c’erano…s’era materializzato all’indomani dell’acquisto del mio masterizzatore, fatto sta che di lì non si muoveva.

Cominciai a fare esperimenti: se andavo in salotto a farmi un bicchiere, niente, nessuna reazione, se vedevo la tv, niente, provai anche in mutande o mascherato, nisba, invece se solo mi avvicinavo allo stereo od al computer, al masterizzatore quello cominciava a scrivere, non c’erano più dubbi, era uno delle majors.

Anche mascherato quello mi riconosceva e scriveva.

Il suo lavoro era, evidentemente, di annotare quante cassette, cd, dvd, mp3, eccetera duplicavo, quanta musica non originale passava sul mio stereo e così via, e poi chissà? Mi avrebbe denunciato alla finanza, o sabotato l’impianto o, magari, sarebbero intervenute le squadracce della EMI, della Virgin…la Rough Trade non credo, no.

In qualche modo avrei dovuto risolvere il problema, l’azione diretta era da escludersi, cacciarlo no, doveva essere armato e sotto gli occhiali scuri mi spiava continuamente, dovevo giocare d’astuzia, mi sentivo più furbo di lui e poi giocavo in casa, letteralmente.

Chiuso in camera mia, per sottrarmi al suo controllo, pianificavo, ipotizzavo piani d’azione, me li bocciavo, ricominciavo da capo.

Poi, finalmente pensai d’avere quello giusto, con un paio di telefonate organizzai tutto e misi immediatamente in atto la mia strategia: chiusi i contatori dell’acqua, luce, gas, vuotai il frigorifero, poi, al telefono, chiamai un amico ed a voce alta dissi che sarei stato da lui per un paio di giorni.

-Arrivederla- e chiusi la porta con due mandate.

A casa del mio amico, cui avevo già spiegato tutto quanto, rimasi, invece, per una settimana intera, ogni tanto telefonavo a casa mia, nessuno rispondeva, pensai di aver risolto il problema.

Rientrai, quindi, molto speranzoso di trovare casa vuota.

Era ancora lì dove lo avevo lasciato, come aveva fatto?

Senz’acqua, senza mangiare, senza televisione, solo quando riaprii i contatori, andò in bagno.

Iniziai a pensare che non fosse umano, provai a verificare, feci cadere una cosa proprio lì, in salotto, chinandomi a raccogliere appoggiai una mano sul suo ginocchio, mi colpì con una sonora manata sulle falangi. Doveva essere umano.

Provai, allora, a portare in casa cani o a fumare molto, a tenere nel mio salotto riunioni di condominio, insomma cose molto fastidiose, senza ottenere alcun risultato.

Invitai, persino, un gruppo di buddisti a salmodiare in casa mia, niente da fare, non solo, dovetti cucinare chili di rostinciana per cacciarli inorriditi, per i due o tre rimasti provvidi a calci, onnivori del cazzo.

Il tizio era sempre lì che rosicchiava fino all’osso, però non fece neanche una goccia d’unto sul divano.

Incredibile! Dopo settimane di tentativi vani, di piani sballati, improvvisamente, un giorno mi si offre un’occasione unica: il tipo è scomparso, ha lasciato lì sul divano una mitraglietta, sì, davvero, una mitraglietta.

Cos’è successo? Se n’è andato? È corso a denunciarmi? Si è nascosto?

Prendo quell’arma, me la rigiro incredulo tra le mani, mi pare molto strano che tutta ‘sta storia possa essere finita in questo modo, strano davvero, perlomeno improbabile, dopo tutti i tentativi andati a vuoto penso: figurati! bastava solo avere un po’ di pazienza.

Mentre mi godo la riconquistata privacy e mi crogiolo nei miei dubbi la porta si apre lentamente, è lui, sì, lui, il tizio, ha un gelato in mano, era solo uscito per prendersi un gelato.

La dimenticanza della mitraglietta, però, gli è fatale, io sto ancora lì ad autoincensarmi, il suo rientro mi sorprende, uno, e mi brucia, due, mi ferisce in maniera profonda, la reazione è più di stizza che di terrore, quasi come guidato da una volontà altra mi aggrappo al grilletto della sua arma e continuo a sparare finché vuoto il caricatore, il tizio è buttato in terra nell’ingresso di casa mia crivellato di colpi.

Cazzo! Ho combinato un bel casino, d’accordo era uno delle majors ma questo è omicidio, cerco nel mio vocabolario degli eufemismi che mi facciano sentire meno colpevole: legittima difesa, involontarietà, costrizione, incidente.

Non è un’operazione che funziona granché, soprattutto perché se anche tornasse buona per me, probabilmente non lo sarebbe per la polizia, è inutile essere a posto con la propria coscienza se lo si è chiusi dentro in una cella.

Ma ecco un’altra brillantissima idea, mai stato così fertile come in quel periodo: il signor Lupo.

Sì, il signor Lupo, mi aveva risolto tanti problemi, certo si trattava di rubinetti che colano, ricette per inviti a pranzo, serrande rotte e così via, insomma problemi quotidiani, però mi era sempre parso padrone della situazione, sempre prodigo di consigli, pensai che avrebbe avuto una soluzione anche quella volta.

Corro subito da lui, suono alla sua porta, e grido: -Signor Lupo. Alberto. Alberto Lupo.-

Mi apre e fa: -Umberto, mi chiamo Umberto…

-Sì – dico – è un’urgenza… - spiego tutta quanta la storia, devo essergli parso molto agitato e preoccupato, fa: - Ok, non è come un rubinetto che perde…ad ogni modo…-

Ci liberiamo del corpo gettandolo in un canale, poi c’è da mettere a posto la casa, puliamo i pavimenti, facciamo sparire le sue cose: valigetta, fucile mitragliatore, vestiti, eccetera in una discarica, la sua automobile in mare.

Poi il divano: - Lo rifoderiamo con la trapunta che ha sul letto…- fa Lupo. – Ma la trapunta della nonna? – Faccio io.

-Oh, beh, può scegliere, sa? Tra la trapunta e l’ergastolo…-

Non c’è scelta, ho capito, tanto peggio per la trapunta, adesso è tutto a posto, sapevo di poter contare sul signor Lupo, non era esattamente come un rubinetto guasto però se l’è saputa cavare, grande!

Ora sono più tranquillo, non del tutto tranquillo, però più tranquillo, questo senz’altro.