BIANCHINI

 

Il nome di Bianchini, immagimo, ai più risulterà sconosciuto;

ai superficiali Bianchini appariva come un idraulico

tuta blu, baschetto in testa montava una pesante bici nera,

dietro si portava una grande borsa con gli attrezzi

Eh no! Invece no, Bianchini era un filosofo

filosofo resistente, scuola della sopravvivenza

non ho la macchina, diceva, perché la domenica la moglie non può chiedermi di portarla in gita

meglio la bici, meglio

la domenica riposo

Cristo, che pragmatismo, resistenza innanzitutto!

Per me ragazzino una guida, un esempio

altro che la scuola! Là mi costringevano ad imparare le preghiere

Bianchini diceva: chi vuole il pane se l’affetti, chi vuole Cristo se lo preghi

Meraviglioso, scettico e disincantato!

Avrei otturato il lavandino ogni giorno per vederlo apparire

dondolante in fondo alla strada, sulla sua bicicletta nera

e potermi ogni giorno godere frammenti della sua saggezza

Un giorno, ricordo, intorno ai 13 anni

c’era qualcosa di guasto, un rubinetto, uno scarico, un accidenti d’altro

dico, celando a stento l’entusiasmo: - Mamma, chiamo Bianchini? -

-Eh no, Bianchini se n’è andato in pensione

come svuotato, rimasi attonito e tremolante;

avrei potuto otturare lavandini a piacimento

non sarebbe più tornato

non mi avrebbe più donato lampi d’illuminazione, non più

c’era solo da far tesoro di ciò che avevo inteso fino a quel momento

con le donne, coi preti avrei dovuto cavarmela da solo in avvenire

in quell’istante preciso realizzai, l’infanzia era finita

 

 

(Questa serie si chiama “Ritratti in poesia”; questo m’è venuto in prosa, sarà per via del personaggio,

ostinatamente pragmatico o che ne so; a me comunque non pare male e per la poesia…beh, pazienza)

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C.B.

 

Non c’è niente di più americano

di uno scrittore alcoolista con un cognome polacco

più americano della statua della libertà

 “         “           di una limousine con l’autista

 “         “           degli Yankees che vincono le World Series

 “         “           della merdosa Stars ‘n’ Stripes

No, non avete capito un cazzo!

Non americano come l’american dream

Né come i film con John WaAmericano come risvegliarsi disoccupato perché i gialli costruiscono scatole di sardine anziché automobili

      “               “    un negro bastonato dalla polizia

      “               “    i marines che masticano tabacco tornando dai campi di battaglia

E volete sapere perché? Stronzi coglioni che siete, lo volete proprio sapere?

Perché non c’è uomo che saprebbe respingere una con due tette come nei film di Russ Meyer che gioca a

    carte contando gli scarti e beve come un cantante western

Credo che questa sia l’America

American dream è questo che significa:

zinne e carte e whiskey

e non vi passi per la testa

che lo scrittore col cognome polacco possa essere un poeta

lo trovate sbronzo ogni giorno all’ippodromo, tutti i giorni!

Non c’è niente di così maledettamente americano

neanche hamburger e coca

nemmeno la faccia ammuffita del presidente

americano come un negro gonfio di crack

        “               “    un poliziotto texano che prende a calci in culo gli immigrati fino alla frontiera col Messico

       “               “    il lamento di un bimbo vietnamita

       “               “    la Mercedes d’uno sceicco saudita

       “               “    il duomo di Firenze

       “               “    la fottutissima schifosa Stars ‘n’ Stripes

       “               “    quei minchioni di Benjamin Franklin, Kennedy, Luther King, Lincoln, Washington

Americano come lo scrittore col cognome polacco

che ora è stanco e va a dormire con una bottiglia di whiskey

e donne stanotte niente e vaffanculo

e non c’è niente di più americano

e comunque chi se ne frega

e ve la potete ficcare in culo la vostra pisciosa, lurida, schifosa bandiera

 

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F.L.G.

 

Ruvida chanteuse nel devastato cabaret di fine millennio

mille non più mille, sciabolavi decibel

poeta inurbano, punk rurale

miagolante gregoriano slogan

lode a Ferretti, Mishima e Majakovskij

conosco chi conosci tu

usare le parole come lama

Come Coorte Corazzata e Pugnace

salmodiante sciamano di notti dissolte con droga e solvente

ed io ne ho vissute anche se…

ed io arrivo terzo e ne ho superate tre

Curami, curami, cu-ra-miii

e la cura è: nessuna pietà di insipienti e presuntuosi

nessuna misericordia per falsi e briganti

usare la musica per devastare

Ferretti Lindo Giovanni, gioioso poeta da assalto

non permetteremo che quelli pigri ci coinvolgano

quelli carini ci convoglino

come scudo la poesia

Lode, lode a chi grida: siete falsi come una sindone

Lode a Ferretti, Mishima e Vladimir Majakovskij

Cantare, urlare, salmodiare

usare la parola come un grimaldello per scardinare

Come Schiera Invitta di ritorno dalla battaglia

intonare inni

Lode, lode a Ferretti, lode

 

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L.S. (La sfrontata)

 

Soltanto avvertisti che dovevi lacerare quel velo

la ragnatela complice ed avvolgente del mutismo da biblioteca

-Cosa scrivi?…e ti guardi attorno?- pezzo di reale che mi buttavi in faccia

Come bestia aggredita nella sua tana:- Scrivo ritratti…-

-I ritratti si disegnano- pragmatismo notarile

Due vene azzurre delimitavano il collo, luminoso

ma un po’ più sotto l’appartenenza sessuale era più evidente

I libri presi in prestito non tutelano la riservatezza

questa la verità che t’incaricasti di rivelare

piccolo merito che non dà diritto d’appartenenza a questa galleria

o forse sì, grazie ad una deroga minima a regole labili

grazie alla coercizione gradevole e variopinta di occhi accesi

Beh, adesso nella galleria di ritratti scritti ci sei

Come ti pare?

Preferivi essere dipinta? Immagino di sì, prigioniera d’un sogno di concretezza

Accontentati; non sei che una studentessa in legge

ed io, del resto, non sono che un alcoolista che si finge poeta (riuscendo talvolta)

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MR. SMITH

 

Steven Patrick Morrissey, Manchester, May the 22nd 1959

 just Morrissey, il giovane allampanato senza barba e la fumosa città

  di più non so né m’interessa

   I really dunno, I really don’t care

    i new wavers, new dada, new romantic che amano Yeats e l’Irlanda

     ma tu vinci perché Wilde sta con te

      conoscere l’amore correndo intorno ad una fontana

c’è chi dice che sei quasi morto, hanno quasi ragione

 the songs that made me cry, le canzoni che mi hanno fatto sorridere

  taccheggiatori, vampiri bellicosi, spacciatori di 9 anni

   ragazze più grandi di altre, le sorelle di Shakespeare

    Her Royal Bastard Lowness

     le canzoni che mi hanno fatto sorridere

      Evviva, evviva, impicchiamo quel cazzo di D.J.

la musica che suona non dice niente della mia vita

 bruciamole quelle fogne di discoteche

  Margaret alla ghigliottina, per Dio!

   le canzoni che mi hanno fatto sorridere

    throw your skinny body down, son

     e poi che altro?

      dire merda quand’è merda

come ogni bimbo sensibile

 calerei i pantaloni in presenza della regina

  ma quel gioco non è più divertente

   it isn’t funny anymore,

    it’s too close to home

     lo so, lo so, I know it’s over

      still I climb

 

 

 

(Si ringrazia la Rough Trade Records per la gentile concessione

 delle liriche composte da Morrissey e The Smiths)

 

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P.arental A.dvisory

 

Ancora un’altra storia circa l’ignoranza

ultimo balzo

ultimo grido

ultimo sole

stamane non era tutto acceso

non come l’ultimo giorno d’amore

era tutto confuso, sfumato, tremolante, indeciso

proprio come dopo una sbornia

chiedevi, sottovoce, che ti raccontassero un film

quella storia sull’ignoranza…

film cubani non ne vedono

racconti troppo lenti, non riescono a seguirli

e gli alberi occupano spazio prezioso

ci vogliono le scuole, dove i bambini impareranno a scegliere un film

con storie veloci, divertenti, allegre

per dimenticare che c’era un giovane appeso ad un albero

in un mattino tremolante e sfumato

non potranno più additarti, te e la tua barba lunga

lo sai? continua a crescere per un giorno intero, credo

invano diranno di tagliarla, ‘fanculo bastardi!

Che risate, un poema sull’ignoranza!

lo hai scritto?…neanch’io

solo vorrei avere la tua stessa disperazione

…od il coraggio o la paura, tradurli in pensiero

o forse soltanto riuscire a speculare discorsi senza ferirmi

oppure ferirmi senza discorrere

e vedere un’alba e sapere che è di quel giorno, di quello soltanto

contare le nuvole…sono sessanta

conoscere tutto di quel giorno e decidere che è proprio il tuo

cantare in pura lingua italiana, non in dialetto, una canzone

quella sull’ignoranza

legare una corda, poi gridare: venite bambini! venite a vedere!

cosa c’è nel mattino? venite a vedere! cosa c’è? non è un film!

 

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PORTRAIT

 

Un giovane di circa 80 Kg.

scuro di capelli e di pelle

corpo da caruso, spalle da minatore

inadatto, però, ed indocile al lavoro come ai rapporti umani

quando riceve complimenti stringe gli occhi come per una frustata

educazione e modi da anarchico felino

Non lo ricordo mai innamorato d’una donna intera

s’innamora di segmenti ed immagina frammenti di donne

stracciati come nuvole al sole, assemblati e separati di nuovo

Insomma, brutta razza d’umano

pessimo poeta, sgraziato e sgrammaticato

considera sua massima aspirazione la demolizione del linguaggio

Un rinoceronte illetterato, scrittore con le movenze d’un sumoka (e la sensibilità)

esemplare campione di etilista, velleitario artista

comportamenti inurbani, ragionamenti malsani

Ha gusti strani, ascolta musiche disarmoniche

scrive con grafia illeggibile, scoordinata

rifugge il bello, il soave

Pessimo esempio, forse pericoloso

testa matta, testa di cazzo

Urla alle feste, s’ubriaca per le letture (o viceversa?)

Bestia strana, ancorché un poco addomesticata

Donnaiolo, quello no, ed un poco se ne duole

come d’ogni vizio non accuratamente sperimentato

perché drogarsi, senz’altro si droga

Pessima genia i poeti, tra cui i velleitari sono i peggiori

genia a cui il nostro appartiene

i più goffi, i più stupidi e deliranti

Mi duole doverlo sputtanare così

ma un ritratto è un ritratto,

ed io non posso tradire la realtà

né il mio ruolo di cronista

 

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SANTO DAVID

 

Gli assassini con la cappa nera

ti accoltellano alle spalle e stan lì muti nel buio

se non hanno paura, invece, ridono e si vantano

hanno strisce rosse sul vestito e fregi dorati

e sparano anche se sole e sgomento sono testimoni

ed i profeti, lo sai, sono buoni bersagli

ed i puri, gli utopisti ambite prede

si spara come sparare al merlo o alla tortora da ammazzare

l’esplosione che ricorda chi è che comanda, che ha diritto e armi

Chiesa e Stato e una terra dove si soffre

e voglio vedere il sangue

e, comunque, non ci provare più!

Una notte intera d’agonia

e poi i poliziotti e la prigione

come agli eretici l’inquisizione

Santo David, l’Inferno non c’è?

Non per chi l’ha avuto già?

E la torre rimane sul monte

scaldata dal sole, sferzata dal vento

indica il punto del ritorno al pastore che non vuol vedere

tormenta chi finge di non ricordare

Santo David, la repubblica è il regno di Dio?

e il mondo nuovo, e il mondo che verrà?

e la giustizia e la grazia?

la salvezza, Santo David?

la società di mutuo soccorso? il socialismo, forse?           

                           DOMENICA 18 AGOSTO 1878

- Signore, la processione sta arrivando. Sono senza armi, signore

-Non devono entrare in paese…

-Sì, signor capitano

 

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SUGAR RAY

 

Al centro della hall un nero

veste uno smoking bianco, danza

è così leggero nei movimenti che si solleva da terra

la donna bianca si aggrappa per non cadere giù

Chi è? Chi è quel bastardo d’un negro?

Si chiedono uomini bianchi con smoking grigio

Non sai chi è? È Sugar Ray Robinson, il campione

C’è chi dice che è il più bravo

 “    “     “    “    “ “ più forte di sempre

“    “     “     “    “ “ miglior pugile sulla Terra

“    “     “     “    “ “ più grande da quando esiste la boxe

“    “     “   Sugar Ray chi?

Oh, è uno spettacolo vederlo sul ring

è rapido come un ragno, nero come la furia

preciso come un bisturi e letale come un serpente

Bell, Doyle, Taylor, Docusen sono birilli da New York a Chicago

Ray danza e colpisce e irride e colpisce e danza

Kid Gavilan, il falco cubano, fa paura solo un po’

Fusari sta a guardare mentre Ray danza

Jake La Motta, italiano del Bronx, è uno duro che morde quando lega

Carica come un toro e dà ginocchiate nelle cosce

Ray danza e colpisce e colpisce e danza

Jake al 13° è out e non morde più

poi Turpin l’inglese, lo picchi e lui viene avanti

Ray lo colpisce, Turpin viene avanti fino a prendersi il titolo

ma Ray, di nuovo, è luce che abbaglia, colpisce e danza e sono io il campione per Dio

e poi Bobo Olson e Carmen Basilio che ha la guardia bassa e se ne infischia delle regole

colpisce dietro la testa e calcia le ginocchia

poi Gene Fullmer il dandy

Ray vince poi perde poi vince

e quando vince è luce bianca che illumina

e poi Paul Pender e pari con Fullmer

ma Ray è stanco di picchiare: -Basta, sono stanco e basta colpire…-

adesso il campione è Dick Tiger, la tigre, la rabbia e la fame dell’Africa

a Ray piace ballare e sono vecchio per la guerra

gli piace il ragtime e basta colpire

quando danza la luce c’è lo stesso

e basta colpire

 

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                                       SUPERMAN

 

Superman, il superuomo

                 un macho anche più macho di “Macho Camacho”

(l’incipit è incomprensibile, lo so, chiedete lumi a Rino Tommasi)

                       il superuomo, prigioniero di un cliché

                                             ostaggio delle proiezioni lubriche di donne prostrate

costretto ad essere sempre, faticosamente, all’altezza del mito

                 molto timido, riservato invece nel privato, vagamente snob

                       anche se le colleghe frustrate lo definivano

                                             pervertito, un guardone

-Con quegli occhialini…- dicevano –a chi la racconta la storia degli occhi

 a                        raggi                        X?-

emigrato in Italia alla ricerca di donne liberate

                 o, quantomeno, non omologate

                     fu costretto a cambiare nome in un più modesto Nembo Kid

                        per evitare che qualche stronzo reminescente

                             se ne andasse in tuta blu e rossa a spaccare teste di senegalesi

                                 proclamando: -Via, più veloce della luce!- all’arrivo della polizia

anche il mito dell’immortalità tentò di abbattere

         nel modo più semplice: morendo

              niente, l’han fatto rinascere

                         cazzo, un supplizio di Tantalo

                                    della retorica dell’eroe, una dannazione cosmica

              personalmente son contento di non essere supereroe

e,

          comunque,

                           ho

                                 sempre

                                               preferito

                                                                  l’introverso

                                                                                      ed

                                                                                                   introspettivo

 

 

                                 SILVER         SURFER

 

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VINCENZO MUCCIOLI

(He’s dead, babe, he’s dead)

SETTEMBRE ’95

 

Muccioli è morto

Cordoglio e commozione!

No, non è morto

Cazzo, niente cordoglio, né commozione!!

Sì, sì, è morto

Sfiga, morto senza nemmeno un processo, sentenza inappellabile

(manco in cassazione)

Di cosa è morto? Boh…però non è morto:

1) di overdose                                        4) defenestrato

2) di bastonate                                      5) impiccato

3) di macelleria (non era un vitello)       6) di botte (accento acuto come Attilio Regolo)

Sarà, forse, morto come i torturatori da retrobottega in “Pulp Fiction”?

Aperto dalla katana di Bruce Willis: -He’s dead, babe, he’s dead.-

-Prepara il tuo culo per una curetta medievale!- gli avrà detto il demonio come s’è presentato…

Capisco,…capisco chi troverà da ridire

Chi esclamerà: -Cazzo, tutto questo livore…un’invettiva avvelenata…

-Pessima letteratura asservita all’odio più gratuito!

È vero, mi cospargo il capo di cenere

Tutto ciò che ho scritto era solo per ricoprirlo di merda

e pressarla abbastanza da impedirgli di ricomparire ancora

Di nuovo, scusate

 

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