Luca Ciaccia, romano; si è formato attraverso un serio apprendimento, frequentando i corsi dell' Accademia S. Giacomo, conseguendovi il diploma e seguendo l'insegnamento del padre già direttore della stessa prestigiosa scuola, attiva in Roma fin dal 1870 e presso la quale si sono formati gli artisti del primo '900 raggruppati nella cosiddetta “Scuola Romana”. Si presenta con alcune opere dove traspare la sua tendenza all'analisi psicologica degli stati d'animo, già evidenziati in precedenti esposizioni.
Le immagini della natura, spettacolo rapito ai sogni ad occhi aperti; osservato e penetrato per essere posseduto, racchiuso, come bene prezioso, nei forzieri dell'animo per divenire forma-colore.
Immagini ferme, luoghi dell'anima, senza tempo, staticità immutabile nella memoria del divenire; rifuggono dall'espressione di ogni forma che si trasforma, che diviene, per assurgere a modello originario archetipico.
Gli elementi che non si possono contenere: aria, acqua e luce sono ricorrenti, nella metafisica di forme statiche, essenziali nel definito che diventa infinito. Riecheggia l'aria del primo Rinascimento; Piero ne è l'ispiratore. Pittura aderente e conseguente ai moti dell'anima, dai caratteri formali adeguati alla psicologia del contenuto; espressione misurata che agita il subcosciente dell'artista.