Tra la fine degli anni Settanta e la prima metà degli anni Ottanta, la Sicilia è stata teatro di una guerra di mafia che ha sconvolto
gli equilibri e i rapporti di forza all’interno di Cosa Nostra. Sono gli anni in cui Cosa Nostra privilegia lo sviluppo delle attività
illecite anche fuori dalla Sicilia. La rigidità delle strutture gerarchiche, ha creato però un forte ostacolo alla capacità della mafia
tradizionale di governare i processi di cambiamento. Conseguenza di tutto ciò è stata la nascita, tra il 1985 e il 1986, nella fascia
meridionale della Sicilia, in particolare nella provincia di Agrigento, di una nuova organizzazione criminale, speculare e contrapposta
a Cosa Nostra: la Stidda.
Fondatori di questa organizzazione sono Giuseppe Croce Benvenuto e Salvatore Calafato, divenuti — all’inizio degli anni Novanta —
collaboratori di giustizia. Il primo a parlare di Stidda è stato però Leonardo Messina, il quale conosceva e considerava con attenzione,
a differenza di altri pentiti, l’universo delle associazioni esterne a Cosa Nostra. Secondo Messina la Stidda è un aggregato di gruppi
criminali entrati in contrasto con Cosa Nostra e per questo portati a rifiutare le figure carismatiche dei capi. La sensazione che stesse
accadendo qualcosa di nuovo nel panorama criminale siciliano era diffusa, verso la fine degli anni Ottanta, anche tra le forze dell’ordine
e la magistratura.
Ma per quali motivi la nuova organizzazione viene chiamata Stidda ("stella")?
Una tesi minore lega l'origine del nome alla patrona del comune di Barrafranca, in provincia di Enna, la Madonna della stella. Ancora con
il termine Stidda, nel gergo in uso presso Cosa Nostra, si intendono una serie di gruppi che gravitano attorno all'organizzazione
principale, in modo da formare una costellazione.
La Stidda è costituita, nella maggior parte dei casi, da uomini d’onore fuoriusciti dalla famiglia originaria o, come si usa dire,
"posati". Di conseguenza la nuova organizzazione trae spesso origine dall’iniziativa di "un’esule", che raccoglie gruppi di criminali
locali fino a quel momento ai margini di Cosa Nostra. Rispetto a Cosanostra la Stidda è molto più debole, meno strutturata, alquanto
frammentaria. Ciò comporta una più scarsa efficacia d'azione rispetto a Cosanostra, minore interesse all'infiltrazione, maggiore facilità
di controllo da parte dello Stato e maggiore circoscrizione del territorio oggetto di attività.
Non potendo contare su di una struttura unitaria, non era infatti in grado di competere sul mercato del grande crimine organizzato, di
trattare con centri di potere politico o economico oltre l'ambito locale. Questo spiega perché la Stidda abbia finito per occupare campi
e settori tradizionalmente trascurati dalla mafia, come la prostituzione e il gioco d’azzardo.
L’elemento più interessante che emerge dalle indagini sulla Stidda, è la tendenza dell'organizzazione a mutuare le regole e la struttura
di Cosa Nostra. Tutti i gruppi si stanno strutturando secondo uno schema dominato dalla figura del capo. Si afferma un principio di mutua
assistenza, si sviluppano intese operative e alleanze militari: non più singoli clan privi di collegamento, ma gruppi saldamente legati.
Riina, Provenzano e Messina Denaro, che hanno sottovalutato a lungo questa realtà, sono stati colti di sorpresa dalla capacità di
espansione dei nuovi boss se è vero che oggi, ad eccezione di Palermo, esiste una cellula della Stidda in ogni provincia siciliana e anche
in alcune regioni del Nord, come il Piemonte e la Lombardia.
La Stidda s'interessa in primo luogo di attività commerciali come lo spaccio di droga e un altra attività tipica è il tradizionale pizzo
mafioso che inibisce gravemente lo sviluppo economico e sociale del territorio, diffuso nelle zone dove opera l'attività criminale della
Stidda, specialmente nel nisseno(Gela) e nel ragusano(Vittoria).
Al Nord e nella Sicilia Sud-orientale le indagini hanno rivelato che la Stidda non si limita a gestire le attività tradizionali, dallo
spaccio alle estorsioni, ma organizza bande di rapinatori, confermando così la maggiore capacità, rispetto a Cosa nostra, di imporre
l'egemonia criminale nelle aree in cui le condizioni socio-economiche sono più favorevoli. È in queste aree a più alto tasso di sviluppo
che si è verificato un fenomeno originale e allarmante: i gruppi locali tendono a diventare criminalità organizzate e le criminalità
organizzate mafie. Ecco perché la Stidda si è rapidamente imposta come l’ultima mafia.