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Il segreto della felicità Gli spasimanti dei sondaggi, affascinati della loro preveggenza, non contenti di indagare su quanti sono gli italiani che vanno al mare, quanti fumano il sigaro toscano, quanti indossano le scarpe griffate, hanno deciso di affondare le loro percentuali anche su temi delicati, quale la felicità. Risulterebbe che gli italiano sono tra i più infelici. E poiché l'organizzazione mondiale della sanità prevede entro vent'anni che la depressione sarà la malattia più diffusa nel mondo, noi italiani, logicamente, saremmo anche i più depressi, allegria!
Sabato 14 giugno ero sulla strada che porta a Riccione. Andavo a festeggiare i quarant'anni dei Nomadi. Sono partito da Milano alle nove, sono arrivato alla meta alle ore quindici. Sei ore, tutti in coda! Se l'infelicità consiste nell'arrivare tre ore dopo al mare, e la felicità arrivare tre ore prima, quel sabato sette milioni di italiani erano infelici. Non ho mai creduto fino infondo ai sondaggi, e tanto meno quando hanno certe pretese. Se gli svizzeri sono più felici di noi, limitandoci a pensare che avrebbero più banche, autostrade più tranquille, un po' più di verde intorno alle città, i negozi di droghe leggere aperti, allora i conti tornerebbero. Ma se per felicità intendiamo qualcosa di più profondo, di più interiore e di spirituale, non tiratemi fuori la Svizzera e altri Paesi dell'Europa occidentale. Sarebbe ora che ci domandassimo se con meno poveri, meno prostitute, meno tossicodipendenti, meno alcolisti, andando a letto la sera, ci sentiremmo pervasi da quella tranquillità d'animo che significherebbe pace, amicizia, tenerezza, fedeltà, onestà e rapporti sereni almeno con i nostri famigliari. E' a questo livello che si gioca la felicità o l'infelicità di una persona o di un popolo. |