Glieli afferrò entrambi, li strinse
affondandovi le grosse dita.
Lei gemette. Le stava facendo male....ma
preferiva che pensasse il contrario, udendola gemere a quel modo...era
meglio, molto meglio così...
Le infilò una mano fra le cosce impudicamente
allargate, pronte ad accogliere chiunque in quell'istante. Qualunque essere,
dal più celestiale al più bieco avrebbe avuto libero accesso
al quel paradisiaco rifugio infernale che giaceva sotto a quella peluria
corvina.
Premette con forza le dita contro il suo
sesso.
La schiena le si inarcò; il seno rimasto
libero dalla presa sobbalzò, pallido e generoso, ricadendo
sul torace ove si ripose.
Fuori, intanto, la luce della luna piena
illuminava tutta la campagna francese. Frutteti, vigne, strade sterrate...qualche
grillo faceva udire il suo richiamo ipnotico, tribale, ossessivo.
Le cinse i fianchi, accomodandosi fra le cosce
già aperte.
La penetrò con la leggiadrìa
di un elefante che cade giù da un ponte e si schianta al suolo.
"Che amante...", si disse...Non stette a chiedersi quanti migliori di lui
avessero in precedenza varcato la sua soglia di carne ed essersi poi potuti
fregiare del titolo di "grandi amatori"...Non poteva mettersi a contarli,
si sarebbe fatta troppo male...troppo...troppi.
La stava sbattendo come un animale; grugniva,
ansimava, latrava quasi. Non che fosse quella gran bellezza, per altro.
Il ventre, che definire pingue era un eufemismo,
sobbalzava in su e in giù come un mappamondo impazzito sopra a quello
piatto di lei, rendendo lo spettacolo agli occhi di un possibile voyeur
di passaggio, più il connubio fra la bella e la bestia che fra due
amanti galeotti. Se a questo poi si andava ad aggiungere che, matematicamente,
ogni tre rantoli e due grugniti si metteva pure a sbavare...il quadro era
completo, no?
<< ..Ah! >>
<< ..G-Godi ..pu..put..tanella?...Ti..Ti
piiiacee, eh-h? >> in quei momenti gli veniva la voce catarrosa. Pure.
Qualche gemito doveva pur farglielo, poverino...con
tutto quel moto, tutto quel gran daffare che si dava per renderle noto
che uno stallone di razza come lui era raro (per fortuna...) da trovare
da quelle parti, era il minimo. Un pò come la carota all'asinello
dopo che ti ha portato per mezza campagna un carretto pieno di ortaggi.
C'era solo da sperare che non durasse ancora
troppo a lungo perchè...le stava venendo sonno. E sbadigliare di
fronte ad un uomo tutto infoiato, sudato e ringalluzzito che stava dando
il meglio del meglio del meglio delle sue prestazioni degli ultimi
anni, non le pareva la mossa più azzardata
da fare.
Casomai le si smontava in quattro e quattr'otto,
e dopo le toccava "rianimarlo" con altre cure, e allora si poteva andare
avanti per tutta la notte, vista la bassissima sensibilità del suo
ormai stanco organetto sessual strimpellante.
E poi le pesava così, tutto addosso...uno
strazio. Uno strazio.
<< ..OOoohh!! ..Me ne vengo, mia signoraaaaAAAHHH...!!!
>>
Fatto.
Era durata anche il giusto. Ed era riuscita
a non sbadigliare.
Ottimo.
Lei piegò il volto sulla destra, appoggiando
la guancia sulla federa; osservò da quell'angolazione tutta la stanza;
oggetti, quadri, mobili, la sedia su cui era deposta la tonaca color porpora...
Il cardinale de Rohan si stava scostando
dall'abbraccio delle sue lunghe e sinuose gambe, ancora affannato e paonazzo.
Diede due, tre, quattro, cinque colpi di
tosse affinchè il tono di voce gli tornasse il più possibile
vicino all'umano.
Ci riuscì quasi.
<< ..Avete goduto anche voi, mia cara
Jeanne? >> le chiese.
Lei lo fissò; accennò un sorriso
più consono al killer che stà per premere il grilletto, piuttosto
che ad un'appena amata damigella.
<< ..Non vi potete immaginare quanto,
caro il "mio" cardinale... >>
Quello, come sempre, ci cascò in pieno.
<< Noto con piacere - aggiunse non
pago della figura da idiota che stava recitando agli occhi di lei - che
di volta in volta un certo, come dire.. ecco.."nonsochè", aumenti
fra noi due, come a sottolineare l'enorme bagaglio di interessi che ci
accumuna e ci spinge anche a..ad, diciamo, ecco, ad incontri a-anche di
questo tipo, ecco... >>
Lei lo fissava. Era ancora completamente
nuda, il sesso scoperto e ancora bagnato che stava a prender aria, in bella
vista di sua eccellenza il quale, rivestendosi, pareva più nudo
della sua amante, tanto si vergognava d'essere visto.
<< Siete un vero stallone, cardinale.
Lo sapete? >>
Quello si schernì, più intimidito
di un bambino, e quindi ancor più ridicolo. La luce della luna gli
faceva risplendere l'enorme ventre mentre si infilava la camicia decorata
coi merletti. Coperto, quel ventre, pareva comunque enorme.
Jeanne si portò una mano sul sesso,
coprendolo.
Si chiese cosa le facesse più ribrezzo,
se il cardinale de Rohan che si sbatteva la giovane ed arrivista Jeanne
Valois de La Motte, o piuttosto la giovane arrivista Jeanne Valois de La
Motte che si portava a letto quella palla di lardo del cardinale, grufolante
e bavoso al culmine dell'estasi.
Si mise a ridere; rise forte, incurante che
qualcuno la potesse udire, là fuori.
..E intanto una lacrima le scese giù
dall'angolo di un occhio...
Marco