Di tanto in tanto, Oscar si
svegliava convinta di essere una brava cuoca. Si alzava all’alba e iniziava
a cucinare qualsiasi cosa le capitasse sottomano, sconvolgendo l’ordine
che Rosalie tentava di mantenere in cucina.
La prima volta che era successo,
Alain e Rosalie erano stati svegliati dall’odore di bruciato, ed erano
corsi giù, temendo che stesse andando a fuoco la casa. Invece avevano
trovato lei, in cucina, indaffarata tra pentole e fornelli, con un grembiule
annodato sopra i pantaloni e i barattoli di spezie aperti tutt’intorno
a lei. Erano rimasti a bocca aperta per qualche secondo, prima che Rosalie
corresse a togliere una pentola dal fuoco, per evitare che si rovinasse
completamente. Si era voltata per esaminare anche le altre, ma Oscar l’aveva
aggredita.
- Maledizione, Rosalie, cosa
diavolo stai facendo?
- Ma…monsieur Oscar…sta bruciando
tutto…
- Ma cosa stai dicendo? – aveva
iniziato a urlare lei – Sta cocendo, capisci? Cocendo, non bruciando! È
uno stracotto, gli stracotti cuociono a lungo. Cuociono, capito? Cuociono,
non bruciano! Credi forse che io non sappia riconoscere quando una pietanza
sta bruciando? Allora? Avanti, parla! Parla!
Quel giorno, Rosalie ringraziò
mille volte di aver avuto modo di frequentare Versailles, e di aver imparato
le sue regole di comportamento. Non avrebbe mai superato quel momento,
altrimenti.
- No, no monsieur, non penso
questo. Scusatemi, ho agito d’impulso, e ho sbagliato. Non volevo offendervi.
– fece una pausa, per osservare il volto ancora corrucciato di Oscar. Buttò
– Volete che lo rimetta sul fuoco, Monsieur?
- No, lascia stare. Ormai è
rovinato. – rispose lei, ancora sdegnata, ma un po’ rabbonita dalla risposta
di Rosalie.
Alain, intanto, si era affrettato
a spalancare tutte le finestre, sperando di riuscire a contrastare la diffusione
di quella puzza. Ora osservava perplesso le due donne, Rosalie timida e
timorosa, rattrappita in se stessa e ansiosa di calmarla, e Oscar, eretta
e fiera, corrucciata e silenziosa, incurante degli altri.
Era capitato molte altre volte
di vederla così, dopo, in mezzo ai fornelli, indaffarata e soddisfatta
di quello che preparava, e ogni volta lo stesso odore svegliava i suoi
coinquilini, che aprivano le finestre e la lasciavano fare, anche se consumava
le loro già scarse provviste per qualcosa che nessuno di loro mangiava.
Una volta giudicato il tutto pronto, infatti, lei lo versava in un piatto
e lo portava fuori, lontano, lungo la spiaggia. Lo poggiava per terra,
e lasciava che acqua e sabbia riempissero il piatto. Si sedeva per terra,
e guardava quel cibo già immangiabile farsi una poltiglia informe,
parlava da sola, rivolgendosi al mare chiamandolo Andrè, e chiedergli
se era buono il cibo che gli aveva preparato, e rispondendo che sì,
era sicura che gli piaceva, gli era sempre piaciuto quello che gli cucinava
lei, quando decidevano di fuggire per qualche giorno, e sparivano da casa
insieme… e continuava così per ore, finché non si faceva
notte, e a volte anche dopo, restando a parlare al buio, confondendo la
realtà con i suoi desideri. Tutto questo durava alcuni giorni, poi,
senza alcun motivo apparente, tornava alla “normalità”, riprendeva
le sue passeggiate solitarie e i suoi mutismi, le sue riflessioni personali
e le sue reazioni esagerate a ogni tentativo di toccarla. Loro non avevano
mai osato parlarle delle sue avventure culinarie, che d’altronde lei mostrava
di non ricordare, e si limitavano a sopportare le sue sempre più
numerose stranezze, cercando di mantenere un’apparenza di equilibrio nella
loro vita. Evitavano di doverla contrariare, o turbare in qualsiasi modo,
ma facevano in modo da avvolgerla quasi nella bambagia, così some
era sempre stata. E lei continuava a passeggiare da sola, a svegliarsi
all’alba per cucinare, a evitare qualsiasi tipo di tocco.
A volte si rinchiudeva in camera
sua, e rifiutava di uscire per qualsiasi motivo. Potevano sentirla, allora,
piangere e lamentarsi, e quelle erano le occasioni in cui più temevano
per lei, perché la sentivano imprecare contro se stessa, dichiararsi
indegna di vivere, accusarsi della morte di Andrè.
Ciò non era così
nuovo come essi pensavano, erano pensieri che covava dal quel giorno, erano
gli stessi pensieri che i suoi soldati avevano intuito e che li avevano
fatti decidere a seguirla sempre. Ma allora erano solo supposizioni, mentre
adesso erano fatti, certezze, che li spaventavano perché non
lasciavano spazio a speranze, e che avevano rafforzato in Alain l’abitudine
a seguirla. Solo che adesso non aveva nessuno con cui dividere l’incombenza,
e non era l’unica occupazione cui dovesse dedicarsi.
Era stato una coincidenza fortunata
che si fosse trovato nei paraggi, nell’episodio con Marc.
Una sola cosa non cambiava mai,
pur con tutti i suoi mutamenti d’umore: il suo rifiuto di mangiare. Avevano
tentato di convincerla, ma tutti i loro stratagemmi non avevano sortito
alcun effetto. Da principio, Oscar si era limitata a un abbozzo di sorriso,
l’espressione più allegra che fosse ormai possibile tirarle fuori,
e una scrollata di spalle. Quando loro avevano insistito, si era dimostrata
prima perplessa, poi sempre più seccata, finché non aveva
iniziato a disertare i pasti, senza che loro potessero appigliarsi ad alcunché
per farla tornare sulla sua decisione. Lei non dava motivazioni, non rispondeva
alle loro domande, ai loro discorsi, rimanendo muta e composta come una
statua, e loro temevano, insistendo e andando più in profondità,
di turbarla e scatenare un’altra delle sue reazioni. Ed era una cosa che
avevano deciso di evitare.
E restavano così, impotenti
di fronte alla sua pazzia, incapaci di capirla, timorosi di sapere da che
lato prenderla. Avrebbero dovuto imparare in poche settimane ciò
che Andrè aveva imparato in una vita, avrebbero dovuto rischiare,
sbagliare, e imparare dall’errore, e di nuovo rischiare, con costanza.
Ma il tempo era volato via, senza lasciar scampo e speranza, se n’era andato
portandosi sempre più via la salute di Oscar, prendendola senza
battaglia, come un dono di commiato.
Oscar voleva andarsene assieme
al tempo, e loro non potevano impedirlo. E questo li spaventava.
[continua]
Illy