Più lontano, ancora accampati nella piazza vicino alla chiesetta, i soldati della guardia ribelli dormivano. Avevano smesso poco prima di cercare il loro comandante, convinti dalle parole di Alain. Ma lui, Alain, lui non dormiva. E non era solo quella pioggerellina sottile e insistente a tenerlo sveglio, ma la preoccupazione. Nonostante ciò che aveva detto ai suoi compagni, era molto preoccupato. Temeva che, nelle condizioni di spirito in cui si trovava, Oscar tentasse qualche colpo di testa. L’aveva sentita, poco prima, invocare la morte, chiederle che venisse a liberarla. Temeva che, spinta dalla disperazione, decidesse di esaudire da sé quella preghiera e porre fine alla sua vita. Sapeva che lei riteneva di non poter più combattere, senza Andrè, ma sapeva anche che tutti loro avevano bisogno di lei, di seguire i suoi comandi, di sentire le sue incitazioni. Lui, poi, lui aveva bisogno anche solo di vederla. Già, proprio come Andrè, c’era cascato anche lui, e con ancor meno speranze di Andrè. La sua disperazione gli spezzava il cuore, tuttavia sperava ancora. Sperava che lei decidesse di continuare a vivere, che trovasse la forza di risollevarsi e andare avanti. Non credeva che si sarebbe mai potuta consolare della perdita del suo uomo, no, non in quella vita perlomeno. Eppure sperava. Se fosse stato un po’ più obiettivo, avrebbe saputo che da un dolore come quello non ci si risolleva mai veramente. Quello di Oscar era un dolore che non muore mai. Quel tipo di dolore può smorzarsi, smettere di esplodere violentemente, ma rimane sempre lì, sotto la cenere del tempo, pronto a divampare ancora. Sì, certo, a tutti sarebbe sembrato che Oscar si riprendesse, che emergendo dal baratro nero in cui si trovava ora continuasse a parlare, a camminare, a mangiare come sempre, a vivere. Sì, ma a vivere con la morte dentro. Il dolore, come i parassiti delle piante, l’avrebbe consumata dall’interno, lasciando solo un vuoto involucro di carne con un’apparenza di vita. Tutti avrebbero detto: si è ripresa, ha superato il suo dolore. Ma quel dolore sarebbe rimasto, invisibile a tutti, nascosto da lei stessa, e come un fuoco mai spento ma coperto con la cenere per poterlo ritrovare acceso il mattino dopo, sarebbe bastato un niente. Un nome, una frase, un’immagine, un volto, un profumo, che risvegliassero un ricordo, sarebbero stati sufficienti. Allora la disperazione, con nuova forza, avrebbe spazzato via tutto, l’azione del tempo, delle abitudini, le difese costruite contro se stessi, risvegliando l’angoscia e il senso di vuoto soffocati per anni. Ma in quel momento, Alain quello non lo sapeva. Anche lui aveva un dolore nel cuore, un dolore da soffocare, ma questo non bastava a spegnere in lui la speranza che Oscar superasse il suo. Lui, soffriva in un altro modo. In più, lui non aveva nessuno cui confidarsi. Oscar, invece, aveva tante persone attorno a sé. Anche lui, sì, l’avrebbe aiutata con tutte le sue forze, in ricordo di Andrè, perché era sicuro che Andrè avrebbe voluto così. Avrebbe voluto che lei continuasse a vivere, l’amava tanto che avrebbe preferito che lei lo dimenticasse e si ricostruisse una vita, invece che distruggerla per il dolore. Andrè non si sarebbe mai perdonato di averla fatta soffrire, anche se con la sua morte. Sì, Andrè avrebbe voluto che Oscar si riprendesse, ne era sicuro. E quello, fu il suo ultimo pensiero cosciente, prima di precipitare in un sonno fatto di sfinimento.
Il rumore del popolo che correva
ad assaltare la Bastiglia svegliò anche Oscar. Il sonno aveva un
po’ calmato l’angoscia disperata che le stringeva il cuore, e la novità
gridata da tutti, che passava di bocca in bocca, servì a distrarla
un momento dal suo dolore.
In lei c’era ancora la speranza
–assurda, inconsapevole, ma presente– che Andrè non l’avesse lasciata,
che fosse solo un brutto sogno. Perciò non tardò ad identificarlo
nella figura che le apparve davanti, in controluce in fondo al vicolo.
- Allora Oscar, che stai facendo
qui senza far niente? Stanno andando tutti alla Bastiglia. Chiunque abbia
un’arma, un’arma qualsiasi, va alla Bastiglia. Cosa aspetti a guidare i
tuoi soldati della guardia? Loro adesso aspettano tutti nella piazza. -
la voce non era più quella grave e calda di Andrè. Un’altra
vi si era sovrapposta, una dal timbro più acuto.
- Comandante, vi prego di venire
con me, perché noi vogliamo continuare a combattere ai vostri ordini.
Oscar sgranò gli occhi,
sorpresa, interdetta, appena capì qual’era la verità. Il
suo desiderio era tanto forte che le aveva fatto scambiare una persona
per un’altra. Non era Andrè, quella lì davanti a lei, non
lui, ma…
- Ma, ma tu sei Alain!
Si svegliò dal suo sogno,
tornando alla realtà. Aveva ancora addosso il suo impermeabile.
Glielo rese.
- Questo è tuo, grazie.
- Di niente comandante. - la
avrebbe dato molto più di un impermeabile, se lei avesse voluto.
- E così, non dovrei
deludere i miei soldati della guardia?
- Esatto comandante.
Oscar chinò gli occhi.
Avrebbe tanto voluto rispondergli di andare al diavolo, lui e tutto il
resto del mondo, cosa le poteva importare ora? Lei non voleva più
combattere, non senza Andrè al suo fianco. Voleva solo riposare,
non doversi più preoccupare di niente, rinchiudersi nel suo dolore.
Per troppo tempo aveva ignorato i suoi sentimenti, ora voleva essere libera
di soffrire. Ma poi, improvvisa, un’idea. Forse, forse Andrè era
stato lì, forse le aveva detto di alzarsi e combattere! E se non
fosse stato così, beh, in un assalto, era facile venire colpiti…
Ma prima, prima di riassumere
il comando dei suoi soldati, prima di rimettersi la maschera di donna coraggiosa,
prima voleva dare ancora sfogo ai sui sentimenti, essere ancora per un
po’ solo una donna sofferente.
- Dimmi Alain, prima di andare,
potrei… potrei piangere ancora un po’?
- Ma certo! Piangete pure quanto
volete.
Allora, dando via libera a
tutto il suo dolore, versò nuovamente lacrime amare, piangendo sulla
sua spalla. Oh, aveva molte lacrime Oscar, aveva le lacrime di una vita,
le lacrime di trentacinque anni in cui le aveva reputate solo inutili e
nocive.
Fine 1° parte
Illy