Nelle settimane seguenti non
era cambiato quasi nulla.
André continuava a rimanere
rinchiuso in quel guscio di solitudine.
Forse ora era anche peggio,
perché se prima era una solitudine ricercata per rabbia, ora era
dettata dalla rassegnazione.
Non era riuscito a diventare
completamente insofferente nei confronti di Oscar, vedeva la sua tristezza,
non poteva ignorarla.
Nessuno può smettere
di amare a comando.
Ma non si sentiva più
in grado di esserle d’aiuto.
Sapeva che annullarsi di nuovo
per lei, totalmente, come aveva fatto fino a poco prima, ora non gli era
più possibile.
Sarebbe stata la fine.
E così era nata in lui
quella sorta di autodifesa, che pur non riuscendo ad impedirgli di stare
male, almeno gli permetteva di sopravvivere.
Solo con Alain era riuscito
di nuovo ad aprirsi un po’, scambiando qualche parola durante le lunghe
notti di guardia.
Aveva pensato che lui, tutto
sommato, era l’unico che non lo avesse ignorato come essere umano, o forse
solo perché aveva il bisogno di assicurarsi di non avere perso l’uso
della parola.
Oscar non aveva più
cercato di parlargli, l’ultima conversazione l’aveva annientata.
E’ buffo. Avevo accettato
questo incarico per sfuggire al dolore che mi provocava avere amato. Adesso
ogni mattina mi ritrovo in questa caserma solo per rincorrere quel dolore.
Solo per vederti, anche se non mi parli e non mi guardi più. Mi
fa stare male ma nello stesso tempo non posso impedirmelo. Tu lo sai come
mi sento, vero André? Si, tu lo sai, hai vissuto così per
tanti anni. Si può resistere veramente così a lungo André?
Quanto resisterò io prima di volere fuggire di nuovo?Per andare
dove poi? E’ inutile fuggire, il tuo cuore ti segue comunque, ora lo so.
Sembra proprio che le parti fra noi si siano invertite. Ma io non
ho la tua forza. Ti prego, aiutami André.
“André rilassati, dai
vieni a sederti, tanto lo sai, non succede mai niente. Vuoi un goccetto?”
gli disse Alain tendendogli l’immancabile fiaschetto.
Un’altra lunga notte di guardia.
Tutto sommato non gli dispiaceva,
tanto non riusciva a dormire comunque e quando dormiva era anche peggio.
Solo incubi, come sempre.
“André?”
“Si?”
“La tua Oscar è molto
triste ultimamente.”
“Non ci posso fare nulla.”
sospirò rassegnato.
“Ne sei sicuro?”
“Alain, te l’ho già
detto. Non intrometterti in questioni che non puoi capire!”
“E cosa c’è da capire?
Hai atteso tanto che tendesse una mano verso di te, ora che lo fa, sei
tu a respingerla. Sai, è vero, non capisco, che senso ha?”
“Non è così semplice
Alain. Ci sono molte cose… tutta una vita, no, non è così
semplice.”
“Amico, se ti vedessi sereno,
sarei io il primo a dirti che fai bene, ma così... E poi…”
“E poi?”
“Non mi piace vedere il Comandante
in quello stato.”
Ad André scappo un sorriso.
“Ti stai intenerendo Alain?”
“Ripetilo se hai il coraggio!”
Alain si finse minaccioso per nascondere l’imbarazzo.
“Va bene, va bene, scusa” ridacchiò
“Andrai a casa per la prossima
licenza?”
“Devo, non vado a trovare mia
nonna da molto tempo, mi starà già aspettando con il mestolo
in mano.”
Cercò di buttarla sul
ridere per nascondere l’ansia.
“Dovrai stare con lei allora?”
Era vero purtroppo.
Evitarsi lì in caserma
era facile, ma in casa sarebbe stato diverso, e aveva paura. Paura di ferirla
e di ferirsi ancora.
Sembrava un inutile gioco senza
fine.
Come immaginato la nonna lo
aveva accolto con il suo solito stile.
André era stato quasi
felice di ricevere quelle mestolate in testa, era il primo segno di normalità
in quella vita senza scopo.
Tutti dovrebbero avere uno
scopo nella vita. Fino a poco tempo fa il mio scopo eri tu Oscar, vivere
cercando di guadagnare un tuo sguardo, un tuo sorriso, uno scampolo di
attenzione da parte tua. Ma quando ti accorgi che con il passare del tempo,
un sorriso viene a mancare rispetto al giorno prima, che ogni giorno ricevi
uno sguardo di meno, fino a non avere più nulla, allora arriva il
momento in cui è necessario cambiare, abbandonare uno scopo diventato
utopia. Però ancora non ho vinta la battaglia contro il mio cuore,
perché nonostante tutto non riesco a non amarti. Cerco di odiarti,
ma è impossibile. Mi chiedo se ci sia un’altra soluzione, tornare
indietro? No Oscar, non posso tornare indietro.
“Un bel bicchiere di vino ecco
cosa mi ci vuole. Tanto anche stanotte di dormire non se ne parla.”
Sceso in salotto si accorse
che non era l’unico quella notte a non riuscire a dormire.
Il camino era acceso e dalla
poltrona si intravedeva chinata una sagoma.
Non gli fu difficile immaginare
chi fosse.
Sicuramente più difficile
era decidere se proseguire o tornare indietro.
La sagoma voltò lo sguardo
verso di lui.
Uno sguardo piegato, spento,
quasi irriconoscibile.
“Ciao André.”
Un sibilo.
“Ciao”
Oscar tornò a chinare
la testa verso il bicchiere che teneva in mano.
“Neanche tu riesci a dormire?”
André scosse la testa
“No, qui c’è troppo silenzio, non ci sono più abituato.”
Si voltò verso di lui
rivolgendogli un sorriso triste.
“Già.”
“Vuoi… vuoi un po’ di vino?”
Un debole tentativo
Accettare? Sarebbe fare
di nuovo un passo avanti verso di te, troppo pericoloso. No. E’ solo un
bicchiere di vino. E’ per questo che sono sceso. Si..
“Si, grazie.”
Ha accettato. Hai accettato.
Oscar si alzò per prendere
un altro bicchiere. Versò il vino, le mani le tremavano e fece fatica
nel controllare i movimenti e non rovesciare tutto.
Erano seduti uno di fronte
all’altra, uno roteando il bicchiere che aveva fra le mani, guardando i
giochi di luce del liquido ambrato al suo interno, l’altra fissando un
punto indefinito oltre le fiamme del camino.
Oscar fu la prima a tentare
di spezzare il silenzio.
“André...”
“Si”
“Finisce davvero tutto così?
E’ realmente ciò che vuoi?”
“Io non so più ciò
che voglio. Non so più cosa posso desiderare, mi sento così…
svuotato, di tutto. Solo una cosa mi è chiara, come prima non potevo
più continuare, riesci a capirlo Oscar?”
“Certo André, non sono
insensibile come puoi pensare tu. Ho riflettuto molto su tutti gli errori
che ho fatto con te. Non posso essere perdonata e non lo chiedo, so di
non meritarlo. Ma sto pagando a caro prezzo i miei errori perché
ho perso ciò che mi era più caro al mondo. Anche se ora non
provi più affetto per me, ti supplico di credere almeno ad una cosa…
io non sapevo… non me ne rendevo conto.”
“Oscar, non si tratta di perdonare.
Ed i miei sentimenti non sono cambiati. Tu non sei stata la sola a commettere
errori, ho la mia parte di colpa Ho creduto per troppo tempo che rimanere
nell’ombra, nascondendo ciò che provavo per te fosse la cosa migliore.
Se ti avessi mostrato il mio amore forse ti avrei perso subito come temevo,
ma forse, chissà, avresti potuto guardarmi con occhi diversi.”
Lei ora lo guardava.
La sua espressione era cambiata,
le parole che aveva sentito avevano acceso una speranza.
Adesso perché mi
guardi così? Vuoi veramente farmi diventare pazzo?
“Oscar si può sapere
che vuol dire quel sorriso (1) ? Ma hai capito quello
che ho detto?”
Lei scosse la testa in segno
di assenso, ancora con quello strano sorriso sulle labbra. Solo una frase
in testa. Non è tutto perduto.
“Tu… mi vuoi ancora bene?”
André sorrise emettendo
un sospiro di sconfitta.
“Oscar, ma cosa devo fare con
te?”
“Scusami hai ragione, finisco
sempre per complicare tutto. Avrei tanto voluto che fossimo riusciti a
parlarci così quel giorno che ti ho fatto chiamare nel mio ufficio,
poi però…”
“… siamo riusciti a fare parlare
solo la nostra rabbia.”
“Si. Ma mi ha fatto pensare.
Quando ho iniziato a realizzare fino a che punto fossi importante per me,
avrei dovuto mettere da parte le mie paure e fare di tutto per fartelo
capire. Ora però è tutto diverso, è un errore che
con te non voglio più fare. André io..:”
“No Oscar aspetta, aspetta.
E’ incredibile che sia proprio io a dirlo, dopo avere aspettato tanto tempo,
ma non è ancora il momento.”
“André perché?”
Quasi una supplica.
“Perché non sono i nostri
sentimenti ad essere in discussione. Non lo capisci? E’ la base del nostro
rapporto ad essere stata sempre sbagliata, fin dall’inizio. Ora ho bisogno
di avere la certezza, che al di là del nostro lavoro, potremo essere
noi stessi uno per l’altra.
Un uomo e una donna.
Non è mai stato possibile,
per troppo tempo hai rifiutato di vedere in me un uomo, e quel che è
peggio hai sempre rifiutato te stessa come donna. Se sono davvero importante
per te, dovremo cambiare tutto questo, ricominciare.
Te la senti veramente Oscar?”
Si alzò avvicinandosi
lentamente alla poltrona su cui era seduto André, si chinò
di fronte a lui e gli prese le mani.
“E’ quello che desidero anche
io. Tutto questo è già cambiato. Almeno in parte, io non
potrò mai essere come le altre donne, ma..”
“Io questo non te l’ho mai
chiesto Oscar e non lo farò mai, ma se non accetti te stessa fino
in fondo, anche il tuo essere donna, noi non…”
“Un attimo André ti
prego, fammi finire. Tu solo sai quanto ho lottato contro me stessa e sai
anche perché. Non volevo più sentirmi così male e
ho pensato che vivendo completamente da uomo non avrei più corso
il rischio di soffrire. Che stupida, vero?
“Abbastanza.”
La guardava con sorriso sarcastico.
“Grazie! E va bene, questa
volta incasso il colpo, me lo merito.
Vedi André io, non potevo,
non ci riuscivo, ogni volta che mi guardavi, che mi stavi vicino io mi
sentivo così… non lo so, o meglio non lo sapevo, non volevo dare
un nome a quelle sensazioni, erano troppo forti, molto più di me
e avevo paura, però…io...io, oh accidenti a te André ma che
mi hai fatto, guardami, ora inizio anche a balbettare. E non ridere!”
“Scusami, veramente, e che
non ti avevo mai vista così.”
Si sentiva tesa, ma gli disse
quelle parole senza mai abbandonare il suo sguardo, voleva che sapesse
che non aveva vergogna per ciò che provava.
“André, quello che sto
cercando di dirti è che con te e solo per te, io ora sono felice
di sentirmi donna.”
“Allora forse c’è veramente
ancora una speranza per noi.”
“Tutto da capo?”
Una carezza.
La prima senza doversi chiedere
se ne avesse il diritto, senza il timore del rifiuto di un contatto.
“Tutto da capo, un passo per
volta.”
Fine
(1)
Avrei voluto aggiungere “ebete”, tanto per rendere l’idea dell’espressione
di Oscar, ma era un po’ esagerato ^_^;;
Rose