Aveva rimuginato per tutta la
notte, tutto il rancore che avrebbe dovuto sentire in più di trent’anni
di vita, ma che la sua indole fino a quel momento gli aveva impedito di
provare, aveva finito per accumularsi tutto in una volta, trasformandosi
in una meteora infuocata pronta a scagliarsi contro il resto del mondo.
L’André sorridente,
gentile e disponibile aveva lasciato lo spazio ad un André duro,
solitario,indisponente.
Si era rinchiuso in volontario
mutismo.
A palazzo Jarjayes non era
più tornato, neanche per fare visita a sua nonna ed escluse le ore
in cui doveva condividere i turni di guardia con gli altri soldati, utilizzava
ogni espediente per evitare qualsiasi contatto umano.
Alcuni soldati, incuriositi
dal cambiamento, facevano scommesse su chi sarebbe stato il prossimo ad
avere “l’onore” di udire la sua voce.
Altri, preoccupati, facevano
vani tentativi per recuperare il vecchio amico che sembrava essersi perduto
chissà dove.
André si sentiva infastidito
da tutto questo, non aveva intenzione di dare spiegazioni a nessuno e spesso
andava a rifugiarsi in una piccola torretta dell’ala nord della caserma,
gli ricordava molto la torre di Palazzo Jarjayes su cui saliva, fin
da piccolo, per stare solo con se stesso e riflettere.
Gli faceva ancora male il viso,
gli era anche toccato subire lo sfogo di Alain.
Lui era certamente il più
caparbio fra tutti i soldati, non era ancora riuscito a, come diceva lui,
“digerire il nuovo André” e così, all’ultimo turno di guardia
insieme, aveva subito l’ennesimo inutile interrogatorio.
“André, insomma, questa
situazione è assurda! Mi vuoi spiegare che diavolo ti prende?”
“Nulla”
La risposta di sempre, aveva
veramente superato il limite della sua sopportazione. Alain non era certo
famoso per la pazienza e alterato dalla solita inutile risposta gli aveva
elargito un dritto in pieno volto.
Senza battere ciglio André
si era asciugato il labbro dal sangue, poi, dopo avergli risposto con uno
sguardo vuoto, era tornato alla sua postazione.
“André, non sono affari
miei, ma credimi, questa non è una soluzione, così danneggi
solo te stesso.”
“Meglio da se stessi che da
altri” fu la risposta conclusiva di André.
“Va al diavolo André!
Fa come ti pare! Ma lasciati dire una cosa, se continui così finirai
per perdere tutto, anche il tuo amore impossibile ed allora sarà
troppo tardi.”
Taci Alain! Tu non puoi
capire. Cosa può perdere uno come me che in vita non ha mai avuto
niente. Basta. Non voglio più sentire, non voglio più
ascoltare.Taci Alain. Taci. Taci Oscar. Cosa stai tentando di dirmi. Cosa
mi stanno urlando i tuoi occhi. Non riesco più a sentirti.
Il mio cuore grida troppo forte. Taci. Taci amore.
***
Eccoti lì. Ti stai allenando con gli altri nella piazza d’armi. Ti guardo da lontano, di nascosto. Non posso fare altro. Ho provato ad avvicinarmi a te. Ma è stato come inseguire un’ombra. Quando pensi di averla raggiunta è già lontano. Quando credi di afferrarla ti svanisce fra le mani. Cosa ti è successo André,non ti riconosco più. Chi è quello sconosciuto che indossa il tuo volto? Non ricordo più l’ultima volta che hai pronunciato il mio nome. Lo hai dimenticato?Perdonami André. Perdonami perché non te lo lascerò dimenticare. Perdonami perché userò il mio potere per costringerti a guardarmi. Perdonami perché ti costringerò a guardare il mio cuore. Perdonami André, solo questo, perdonami.
“Colonnello D’Agout”
“Comandi!”
“Fate venire il soldato Grandier
nel mio ufficio.”
“Subito Comandante!”
Perché vuoi vedermi?Questa volta non è come mio superiore che hai chiesto di me. Lo so, ad avermi chiamato, sei stata semplicemente tu, Oscar. Cosa vuoi dirmi? Non c’è più nulla da dire. Perché vuoi torturarmi ancora? Ti prego Oscar lasciami solo, non era ciò che volevi?
***
Stanno bussando. E’ lui,
riconosco il suo tocco. So cosa voglio dirti André, ma non so come
farlo. Una volta era semplice fra noi, quando di parole quasi non c’era
bisogno. Ora ogni parola deve essere misurata, soppesata e anche così
sembra essere sempre quella sbagliata. Ma devo tentare. Coraggio Oscar.
“Avanti.”
“Soldato Grandier agli ordini
Comandante.”
Aveva pronunciato queste parole
con una voce afona, fermo sugli attenti davanti alla porta, rigido e inanimato,
simile ad un soldatino di piombo.
André, perché
guardi lontano? (2)
“Ti prego…André ho bisogno
di parlarti, ma non così. Vieni, sediamoci così potremo farlo
con calma.”
“Posso ascoltare anche così
Comandante.”
Ma come siamo arrivati a
questo? Perché mi parli così, non lo avevi mai fatto. Fatti
forza Oscar, non devi arrenderti.
“D’accordo, come vuoi. André
io… sto cercando di capire, ma è così difficile. Sei diverso,
io davvero, non capisco… ti sei isolato, allontanato da tutto, soprattutto
da me. Cosa ti sta succedendo?”
“Mi si rimprovera qualche mancanza
nei miei doveri?”
“André accidenti, sai
bene che non mi riferisco a questo. Non fingere di non capire.”
Calmati Oscar, non così,
peggiori la situazione.
“Perché mi eviti
André?”
Sapevo che questo momento
sarebbe arrivato Oscar. Mi dispiace, ma le ferite che ci faremo oggi non
potremo più rimarginarle. Forse in fondo era inevitabile, ma è
così triste, a che serve?
“Non sono io a fingere di non
capire. Semmai è il contrario. Mi hai chiaramente detto tempo fa
di non avere più bisogno di me, di andarmene per la mia strada.
Non ti servivo più, per te ero diventato come un abito usurato e
inutile. Non faccio che obbedire ai tuoi ordini… come sempre del resto.
Di cosa ti lamenti ora?”
“Quindi è solo per vendetta,
solo per vendicarti, per le sofferenze che ti ho inflitto, che ora ti comporti
così. Non ti credevo capace di essere tanto crudele André.
Hai sempre detto di conoscermi, ma la verità è che non mi
conosci affatto. Cosa ne sai di ciò che ho sofferto, hai mai veramente
pensato a ciò che ho provato dentro di me. Di quanto mi sia sentita
sola, sempre e comunque. Vivo una vita da uomo che non mi dovrebbe appartenere,
e pur essendo una donna…”
lo stupore negli occhi di André
la costrinse un attimo al silenzio. Era la prima volta dopo tanto tempo,
che ammetteva apertamente di essere una donna, questo aveva meravigliato
André, ma non quanto se stessa.
“…neanche la vita da donna
mi appartiene. Vivo fra uomini e donne senza essere né uno né
l’altra. Un essere ermafrodita che non potrà mai essere compreso
e accettato da nessuno.”
“Nessuno, e questo che sono
sempre stato per te, nessuno?!?”
André si sentiva furioso,
ma come era possibile che dopo tutto ciò che li aveva uniti e che
amaramente li aveva divisi per tutta la vita, Oscar non fosse ancora riuscita
a capire, a capirlo.
“Rispondimi Oscar! E’ questo
che sono per te?”
“…”
“Hai sempre sbagliato tutto
Oscar e non te ne rendi neanche conto. Io ho sempre conosciuto le tue sofferenze,
le ho sempre condivise con te. Ho dedicato tutta la mia vita a placare
la tua solitudine. Ma eri troppo presa da te stessa per vederlo. L’unica
differenza ora, è che per la prima volta sei stata capace di esprimermi
a parole tutto ciò che ho sempre letto nei tuoi occhi. Ma tu, tu
invece non hai mai visto la mia di solitudine. Ho sempre vissuto fra i
nobili, ma nessuno di loro mi ha mai considerato più che un soprammobile,
perché nobile non lo sono. Sono un figlio del popolo, ma neanche
la gente del popolo mi accetta, perché mi sentono troppo vicino
a quei nobili che odiano tanto. Vivo da sempre sospeso fra due mondi. E
fra questi due mondi, vivo solo. Ma questo tu non lo hai mai voluto vedere,
mi hai sempre dato per scontato e non lo accetto più. Anche il cuore
di un uomo si può spezzare Oscar.”
Quelle parole di sfogo gli
uscirono dalla bocca come lo straripare di un fiume in piena.
Senza aspettare repliche da
Oscar, convinto che non ci fosse più molto da dire, se ne andò,
tornando a quella solitudine che sembrava essere sempre più, l’unica
soluzione ad una sofferenza che non era più capace di sopportare.
(1)
Mi scuso per avere rubato questa frase a Riyoko Ikeda, ma mi piaceva tanto
(2)
Anche questa citazione è stata presa in prestito dal manga. Non
so spiegare i motivi, ma è una frase che mi ha particolarmente colpito.
Fine 2° parte
Rose