Note dell'autrice, premessa e disclaimer:
La  prima ispirazione per questa storia si deve ad una idea elaborata con Fiammetta, con  il proposito di lavorare ad una storia che si sviluppasse a partire dall'episodio del pestaggio di Andrè.
Inizialmente si trattava di lavorarci congiuntamente. A questo primo proposito, poi è invece seguito quello di sviluppare separatamente le due versioni, in una sorta di esperimento per le scrittrici e per il lettore. Le due storie, dunque, seppure diverse, nascono dalla stessa ispirazione ma proseguono poi per direzioni diverse, entrambe possibili e valide.
Potete trovare la storia scritta da Fiammetta con il titolo “Una Farsa Inutile” nel sito "Laura's Little Corner" di Laura Luzi, come sempre, invece, il copyright dei personaggi utilizzati in questa fanfiction appartiene a Ryoko Ikeda e alla TMS.
Piccola nota al titolo: fonti  attendibili dicono che la commissione storica incaricata in Francia di supervisionare il doppiaggio dell'anime ha ambientato la puntata  della missione al seguito del principe spagnolo nel villaggio di Agincourt, nella regione dell' Artois. Lo prendiamo per buono, anche perché Alancourt, come viene chiamato nella versione italiana, non  esiste su nessun atlante!
Buona lettura!
 
Missione in Artois
5° parte
 
Per tutta la notte Andrè non era riuscito a chiudere occhio...Le prime luci dell'alba cominciavano a filtrare dalle imposte socchiuse.
Quanti pensieri avevano affollato la sua mente agitata in quelle ore durante le quali non si era mai staccato dal capezzale di Oscar!
Si sentiva in colpa, terribilmente in colpa...per tante cose.
Per quello che era successo poco prima che lei assumesse il comando dei soldati della guardia, per il fatto di averle taciuto le condizioni della sua vista ed essere responsabile del suo ferimento...
Forse se le avesse dato ascolto e fosse rimasto a casa tutto questo non sarebbe successo...forse...
All'improvviso fu distolto da quella meditazione dolorosa, gli sembrò che la mano di Oscar stretta nella sua si fosse mossa.
La ragazza, infatti, aprì gli occhi e tentò di dirgli qualcosa, ma aveva la gola troppo secca e non riusciva a parlare.
Lui, immediatamente, prese un bicchiere d'acqua e l'aiutò a bere sollevandole delicatamente la testa.
"Andrè..." - balbettò lei.
"Shhh...non devi affaticarti!" - le rispose lui, dolcemente.
"Sei...ferito?"
"No, sta tranquilla...sto bene. Grazie a te. Credo proprio di doverti la vita! Come ti senti?"
"Beh...diciamo che al momento non sono al meglio della forma, ma poteva andarmi peggio!" - constatò lei, spostando la coperta e vedendo la spessa fasciatura che le cingeva la vita. Era ancora macchiata di sangue.
Lui le accarezzò la fronte. Fortunatamente la febbre era scesa parecchio. Ringraziò silenziosamente Dio, probabilmente come mai aveva fatto in vita sua. Quel Dio che, a volte, nella disperazione era arrivato a maledire...
"Quanto tempo sono rimasta svenuta?" - domandò lei.
"Parecchie ore, ma per fortuna il peggio sembra passato. Anche se temo che dovremo restare qui per un po'. Non sei certo in grado di affrontare il viaggio di ritorno a Parigi, in queste condizioni."
"Già..." - annuì Oscar rendendosi conto che, tutto  sommato, la cosa non le dispiaceva affatto...
"Gli altri..."
"Sono partiti per Calais ieri sera. Ci sono il Colonnello Dagout e Alain a dare gli ordini, non devi preoccuparti di nulla...Ho anche già informato il Generale Bouillet di quello che è successo." - la rassicurò Andrè.
"Con Alain al comando della squadra francamente non mi sento molto tranquilla..." - disse lei, sorridendo. All'improvviso una smorfia di dolore le contrasse il viso.
"Va tutto  bene?" - le domandò Andrè.
"Si...però protesti aiutarmi ad alzarmi un po'?"
"Ma certo..."
La  scoprì e la strinse per sollevarla un po' sui cuscini.
Oscar, quasi senza rendersene conto, si appoggiò a lui, nascondendo il viso fra i suoi capelli bruni...Quell'abbraccio la faceva  sentire sicura e protetta coma mai le era capitato.
Quando lui la ricoprì tutti e due erano visibilmente arrossiti.
"Fa caldo qui..." - buttò lì Andrè, per dissimulare l'imbarazzo.
"Apro un po' la finestra e vado a prenderti un po' di latte...dovrai pur mangiare qualcosa!"
"Grazie..." - si limitò a dire lei.
Quando fu uscito, Oscar rimase sola con i suoi pensieri...Ora tante cose le erano molto  più chiare.
Non voleva più nascondersi. Amava Andrè ed era decisa a dirglielo.
Forse, pensò,  è vero che vedere la morte in faccia ti fa vedere le cose sotto un'altra ottica. Spesso non ci si rende conto di quanto qualcosa ci sia necessario fino a quando non corriamo il rischio di perderlo.
"Dammi solo il tempo di rimettermi...amore mio. Vedrai, riuscirò a farmi perdonare tutta la sofferenza che hai dovuto sopportare per colpa del mio stupido orgoglio!"
Andrè le portò il latte e qualcosa da mangiare, poi andò a cercare la moglie del locandiere perché procurasse un po' di biancheria pulita e mandasse a chiamare il dottore.
"Hai bisogno di qualcos'altro Oscar?" - le domandò premuroso.
"A dire il verso...si." - rispose lei, sibillina.
"Dimmi..."
"Lo so che ti sembrerà una richiesta strana, però...mi porteresti a Calais prima di tornare a Parigi. Vorrei tanto rivedere il mare!"
"Certo...ma. Va bene, se vuoi ci andremo non appena starai meglio, promesso!" - disse lui, stupito.
Ancora una volta si impose di non viaggiare troppo lontano con la fantasia...in fondo quella richiesta poteva voler dire tante  cose...Però non  poté fare a meno di sentire il suo cure riempirsi di una gioia tanto  incontenibile quanto irrazionale.
Oscar sarebbe guarita ed era lì accanto a lui...Lo guardava con dolcezza e gli teneva la mano...
Avrebbe tanto desiderato che quell'istante non  finisse più, ma il dottore bussò alla porta.

 

 Fine 5° parte
 

                                                                                                                    Midori

 

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