Si
sposa.
Le parole
le risuonavano nella testa.
Si
sposa...chi si sposa...perchè si sposa...
Ecco
il motivo dei suoi continui spostamenti, della sua freddezza ed indifferenza.
Si sposava...
perchè si sposava! Da quando aveva preso questa decisione!
Quante
parole, quanti ronzii nel suo cervello!
Io
non posso impedirglielo, non dopo quello che e’ successo fra di noi quella
sera. Io non posso fare niente per impedirglielo!...Ma poi perchè
dovrei impedirglielo?! A me non importa nulla se Andrè vuole sposarsi!.
Ma quelle
parole non le uscirono mai di bocca, solo le lacrime amare le rigavano
le guance. Quella sera non mangiò nulla, la madre le domandò
che avesse, il padre le chiese se aveva avuto problemi col suo reggimento
e, ovviamente, Andrè non era presente.
Quando
si ritirò nella sua stanza era sfinita, neppure se avesse cavalcato
tutto il giorno sotto la pioggia si sarebbe sentita così!
Mio
Dio, ma che mi prende! Ma che mi succede! Perchè devo stare così
male?!
Si coprì,
sentiva freddo, benchè la temperatura poteva dirsi quasi estiva.
Ricordò la famosa sera, quella in cui lui le aveva rivelato i suoi
sentimenti...lei gli aveva chiaramente detto che doveva vivere la sua vita
e che lei non aveva più bisogno di lui perchè voleva vivere
come un uomo...e lui l’aveva obbedita alla lettera.
Doveva
sapere, doveva sapere chi era la ragazza che le aveva rubato il cuore del
...suo Andrè!
La mattina,
dopo una notte pressochè insonne, scese in cucina. Andrè
era seduto sul solito sgabello e stava sorseggiando del te'. Quando la
vide, la guardò con aria interrogativa
“Mio
Dio, Oscar, che faccia! Hai fatto a botte con le lenzuola?”le chiese, ridacchiando.
Lei lo
guardò di sbieco, non voleva che la vedesse in quello stato.
“Lascia
stare, come mai a casa?”
“Uhm?
...nulla, oggi non vado a Parigi”.
“Capisco.”
Avrebbe voluto chiedergli se quel giorno sarebbe stata la sua "fidanzata"
a farsi viva, ma non ne ebbe il tempo. Dalla porticina sul retro irruppe
Rosalie.
“Bambina
cara!” Esplose la nonna. “Che ci fai qui! Hai un mucchio di cose da fare
a Parigi!”
Cose
da fare?? Si domandò Oscar. Ma ancora non aveva notato Andrè
che, non appena aveva visto entrare la ragazza, era sceso dallo sgabello
di corsa ed era corso ad abbracciarla.
Rosalie...
no, non e’ possibile...è Rosalie la futura moglie di Andrè??!!
Doveva
avere una tale espressione che tutti si erano bloccati ad osservarla.
“Madamigella
Oscar, vi sentite male?!” Rosalie era seriamente preoccupata.
“Non
è nulla, devo essere un po’ stanca, scusatemi”. Dicendo così
si alzò sotto lo sguardo preoccupato di tutti.
Devo essere sembrata proprio
una sciocca!, si disse mentre velocemente si allontanava dalla grande
casa. Ma perchè proprio Rosalie e da quando il suo legame con Andrè
era diventato così intimo? Perchè nessuno si era premurato
di dirle nulla? Queste e altre mille domande le frullavano in testa, ma
soprattutto una: Perchè poi dovrebbe importarmi così tanto
se Andrè si sposa? E’ logico! E’ naturale! Sono io che non sono
nè logica nè naturale! Che rifiuto di pensarci e di ammettere
che è vero! Bene, farò finta di nulla, non lascerò
che trapeli nulla da me, nessuno deve sapere che io so qualcosa, se è
questo che vogliono! Saranno loro a dirmi qualcosa, quando lo vorranno!
Decisione stoica, soprattutto
per sè stessa. Ma Oscar sapeva benissimo che non sarebbe stata in
grado di mantenere i suoi propositi: una tenaglia le intrappolava il cuore,
un groppo le serrava la gola. Mai, neppure quando era innamorata di Fersen
si era sentita così. Decise ovviamente di fare finta di niente.
Cavalcò per un po' poi, quando le luci del tramonto apparvero sulla
cresta delle montagne, pensò di tornare indietro. Ma cosa avrebbe
fatto quando, a tavola, gli occhi di tutti sarebbero stati puntati su di
lei? Nulla! Semplicemente avrebbe continuato a fissare il piatto, e basta.
Durante la cena, Madame de
Jarjayes intavolò una pericolosa conversazione:
“Andrè, allora ho saputo!
Fa a Rosalie le nostre più vive congratulazioni!”
“Grazie signora”.
Oscar deglutì a fatica.
“Ah, Andrè"
"Si, Signor Generale?"
"Andrè, ho pensato di
concedere l’uso del salone per il rinfresco delle nozze”.
Oscar era allibita.
“Grazie Signor Generale, Rosalie
sarà felicissima, questa la considera come la sua casa sotto certi
punti di vista”.
Il salone? Per le nozze di
Andrè? Pazzesco! E lei che avrebbe fatto, sarebbe stata ad osservare
che il suo amico scendesse dallo scalone con la sua sposa sotto braccio?
No, mai! Accidenti a lei! Si sentiva mancare, venir meno, aveva le lacrime
agli occhi e non riusciva a distinguere più il piatto che aveva
davanti. Decise di cambiar conversazione, era stufa di sentir parlare di
quell'assurda situazione.
“Padre, quando arriva Ortence?”
“Non lo so, Oscar, -
rispose il generale - voi madame - disse rivolto alla moglie - ne
sapete di più?” “Non appena il bambino starà meglio,
- rispose prontamente la contessa de Jarjayes - lo sai, il piccolo Charles
ha avuto il morbillo”.
Ortence era la sua sorella
preferita. Maggiore di lei di dieci anni, era stata l’unica ad esserle
rimasta vicina durante i suoi anni alla Corte di Versailles. Era stata
un po’ come una madre, quando la Contessa de Jarjayes era stata nominata
dama d’onore della regina Maria Antonietta e non aveva più molto
tempo da passare a casa.
Era un sollievo per Oscar sapere
che Ortence stava tornando a casa per qualche tempo.
L’indomani arrivò la
notizia dell’imminente visita di sua sorella e quando questa giunse a casa
Jarjayes, era come se fosse arrivata una banda al completo.
Fresca e spumeggiante, Ortence
scaricò il piccolo Charles tra le braccia della madre che, emozionatissima,
lo portò di corsa in casa, per non fargli prendere freddo. Poi si
gettò fra le braccia di Oscar.
L’effetto era pazzesco: la
sorella maggiore era molto, ma molto più bassa di quella minore
la quale la sovrastava di almeno dieci centimetri.
“Piccola! La mia Oscar! Come
stai tesoro?”
“Ortence! Rivederti per me
è un piacere, e tuo marito?”
“Ah, Joffrè è
dovuto partire per la Borgogna. I suoi vigneti...lo sai com’è fatto!”
Ad Oscar non era mai andato
a genio Joffrè de Vieuville, non sapeva il motivo, forse perchè,
semplicemente, le aveva portato via la sua sorella preferita!
Entrarono in casa e questa
comincio' a tirare fuori i regali.
"Mamma, ho pensato che una
sciarpa di seta per te era la cosa migliore..e Oscar, tu mi metti sempre
in imbarazzo..che cosa posso regalare ad un comandante delle guardie che
però e' anche mia sorella? E cosi' ho pensato di farti fare un ritratto.
Conosco un bravissimo pittore...ah certo! Nanny cara! Una bella mantella
di lana… e Andrè..." Oscar era frastornata da tanto chiasso.
Il piccolo Charles in quel
momento si era rimesso a piangere, le cameriere schiamazzavano in cucina
intente a preparare il tè, i gridolini della sorella e della madre
e i piagnistei della nonna con la mantella in mano, le stavano facendo
scoppiare la testa.
"Oscar, dov'è Andrè?..Oscar?
Oscar mi senti??" Ortence in quel momento la stava fissando.
"Oh, si, scusami, dimmi...Andre'?
Mah...io..."
"Deve essere a Parigi cara"
rispose la nonna. "In questi giorni ha molto da fare".
Ortence guardo' la madre e
poi sembrò ricordarsi all'improvviso
"Ah si, madre, mi pare che
me ne abbiate parlato..ma non fa niente. Vorrà dire che il mio regalo
lo avrà domani".
Quella sera a cena Oscar parlo'
volentieri con la sorella. Era contenta che lei fosse venuta a stare un
po' con loro, era un piacere averla per casa.
Il piccolo Charles era un tesoro,
fortunatamente non aveva preso nulla dal padre.
Joffrè de Vieuville
non era un brutto uomo anzi, ma forse era troppo..finto per i suoi gusti.
Era geloso in maniera ossessiva
della moglie e questo si vedeva benissimo, ogni volta erano storie quando
Ortence voleva andare a trovare la sua famiglia.
In quel momento il bimbo si
mise a piangere.
"Oddio, ecco che si è
svegliato.." Ortence scattò in piedi.
"Ti prego, posso farlo io?"
chiese Oscar senza pensarci.
Tutti si meravigliarono quando
videro il più giovane militare di casa Jarjayes che voleva cullare
il bimbo.
"Cara, sta' attenta, ecco,
prendilo cosi' e non dondolarlo troppo"
"Ma su, Nanny, non preoccuparti
- disse Ortence - e poi un po' pratica dovrà farla ogni tanto!
Anche lei avrà dei figli un giorno o l'altro!"
Al generale andò di
traverso un boccone.
Oscar, non ascoltava più
i discorsi dei suoi famigliari, si era allontanata col bambino e ora lo
stava tranquillamente cullando nel giardino.
"Dimmi piccolino, cosa vorresti
fare da grande?"
Gli occhioni di Charles la
stavano scrutando come se volessero capire fino in fondo cosa avesse nel
cuore sua zia. Oscar si mise piano piano a sussurrare una nenia, ricordandosi
con sorpresa la stessa che la sua balia le cantava da piccola; se solo
il piccolo Charles, con i suoi occhioni blu, avesse potuto consolarla del
grande peso che si portava dentro...Ad un certo punto alzò lo sguardo
e vide Andrè che l'osservava rapito.
Oscar arrossi' visibilmente
e abbassò la testa, il bimbo si era placidamente addormentato.
"Se ti guardassi ora allo specchio,
Oscar, non crederesti ai tuoi occhi".
Andrè aveva sussurrato
quella frase quasi sui suoi capelli.
"Comandante Oscar, badi al
bambino fino a che non torno!" Disse con tono greve e scoppio a ridere.
Una risata intensa e cristallina,
Oscar si sentì rapita da quel suono così caldo,..
"Sei bellissima lo sai? Sei
la cosa più bella che vedo da stamattina" proseguì lui, continuando
ad osservarla.
Che parole dolci e soavi..ma
che stava succedendo? Si stava per sposare con Rosalie e faceva lo spiritoso
con lei!
"E Rosalie dov'è? "
Oscar cambiò discorso e il tono che usò colpì Andrè.
"Rosalie? A casa sua penso,
perchè?"
"Oh nulla, pensavo che avessi
invitato anche lei stasera".
"Rosalie ha altro a cui pensare
in questo momento - disse lui - domani sarà una giornata pesante
per lei e per tutti".
Domani? Così presto?
Ora cominciava a capire il motivo per cui sua sorella era venuta a far
loro visita. "Bene, allora domani è il gran giorno...e tu che fai
qui? Non sarebbe meglio che andassi a dormire? Lo sposo deve essere in
forma" . Concluse quella frase con la voce strozzata e sperò che
lui non se ne fosse accorto.
"Lo sposo? Beh penso che Bernard
abbia già bevuto una dozzina di tazze di camomilla e io sono stanchissimo,
il testimone è un ruolo importante.."
In quel momento il bimbo aprì
gli occhi e beatamente fece un grosso sorriso. La nebbia era dissipata.
Oscar, col bimbo in braccio barcollò visibilmente. Andrè,
vedendo che il suo equilibrio non era stabile, corse a sorreggerla
"Oscar, che ti prende? Hai
freddo?"
Grosse lacrime cominciarono
a rigarle le guance e non poteva fare nulla per trattenerle.
"No, Andrè, solo che
io....pensavo che tu....che voi...."
Non finì la frase perchè
il piccolo Charles le prese una ciocca di capelli biondi con la manina
e la tiro'. "mamma"
Andrè guardo la sua
Oscar teneramente
"No, piccolo, non è
la tua mamma, ma potrebbe essere una mamma meravigliosa...."
Lei lo amava. Lo amava da morire.
Ora che aveva saputo cosa voleva dire perderlo, si era resa conto che Andrè
era solo suo. Avrebbe combattuto contro il mondo se fosse stato necessario,
ma Andrè doveva essere solo suo. Si avviarono verso casa e, senza
accorgersene, si cinsero in un abbraccio. Il quadro che ne uscì
era degno di un ritratto e sarebbe stato bello se quel pittore, ingaggiato
dalla sorella, avesse potuto ritrarli tutti e tre, in quel momento.
Fine
Alex