Nota della webmaster: Il disegno è opera di Hitomi e la versione a grandezza normale la potete vedere nella galleria di fanarts.
- No! Insomma, vi ho detto di
non pensarci neppure!
- Oh, avanti Oscar, vogliamo
solo giocare un po'... è solo per gioco!
- Josephine!- Oscar chiamò
la sorella maggiore, appena entrata nella stanza, con voce irata.
- Diglielo tu! E poi se nostro
padre lo venisse a sapere ucciderebbe prima me e poi voi!
La maggiore delle sorelle Jarjayes
guardò le minori che tentavano di convincere la più piccola
ad essere il loro balocco in quel gioco.
- Oscar cara, nostro padre
è in Normandia e non rientrerà fino a lunedì. In fondo
puoi anche essere gentile con le tue care sorelle... Da quando noi ci siamo
sposate ci vediamo così poco.
- Questo non implica che quando
ci incontriamo mi dobbiate vestire come una delle vostre bambole! Io sono
un soldato!
- Guarda Ortence, non trovi
che il blu di questo corpetto si intoni straordinariamente bene con gli
occhi della nostra Oscar?
- Oh si! Le starebbe d'incanto
secondo me.
Oscar aveva l'aria di una preda
in trappola, sembrava proprio che non ci fosse niente da fare
con le sue sorelle, quando decidevano di fare qualcosa nulla al mondo le
fermava.
Cercò ancora una volta
di liberarsi dalle mani di Elisabeth, la penultima delle sue sorelle, quella
per il cui matrimonio la famiglia si sarebbe riunita al completo all'inizio
della settimana seguente. Non potendo liberarsi dalle sue cinque “carceriere”,
almeno non senza fare loro del male, cosa che Oscar non poteva neppure
pensare, decise di rassegnarsi e pregare che si stancassero presto di usarla
come bambola.
- No, i capelli no! Tutto ma
non toccatemi i capelli! Margot! Cosa stai facendo?
- Stai calma Oscar, ti voglio
solo pettinare.
- E poi questo coso non mi
fa respirare...
- Ma non è neppure stretto...
Guarda che noi tutte portiamo il corsetto ben più aderente di così.
Guarda che vitino ha Josephine...
- Se noi lo portiamo tutti
i giorni, tu che sei forte non puoi certo lamentarti per così poco,
vero?
- Non mi sto lamentando!
Oscar era sempre più
insofferente verso quel gioco in cui le sorelle l'avevano coinvolta.
E comunque, pensò, non mi lamento di questo coso perché sono
debole! E' solo che io non dovrei portare questa roba!
- No Margot, quella pettinatura
raccolta non le sta bene, è troppo da signora. Ci vorrebbe qualcosa
di più giovane...
- Che ne dite se le tiro indietro
i capelli?
- Prova a fissarli ai lati
con delle forcine.
- Noi abbiamo trovato un sacco
di vestiti della sua taglia tra i nostri abiti smessi, vero Ortence?
- Secondo me il corpetto blu
che ha trovato prima Constance è adorabile. E poi ha lo stesso colore
degli occhi di Oscar.
- E starebbe d'incanto con
alcuni di questi abiti che abbiamo qui. Guarda questo abito da sera dorato,
era il tuo vero Josephine? Ricordo di avertelo visto...
- Oh! Non lo vedevo da anni,
vediamo come le sta, era uno dei miei preferiti.
- Fate piano! E' un'ora che
cerco di pettinarla. Così la spettinate di nuovo.
- Non sembra una bambola?
- Però secondo me tutto
quell’oro le sminuisce il colore dei capelli...
- Forse hai ragione... no,
gli abiti a fiori non mi piacciono, e poi non credo che le stiano bene,
io non glielo provo neppure questo.
- Ragazze non vorrei intromettervi,
ma sono le quattro e tra non molto arriveranno le vostre amiche per il
ricevimento...
I rintocchi dell'orologio avevano
ridato un po' di speranza ad Oscar, forse le sue pene stavano per finire...
- Stai tranquilla cara, il
ricevimento è fissato per le sei, e non credo che nessuno arriverà
prima.
- Ma dovrete vestirvi anche
voi, no? - rispose Oscar che vedeva la fine dell'incubo allontanarsi.
- Io ho gia scelto l'abito.
Ricordate quello rosso che ho fatto fare qualche mese fa?
- Quell'abito è incantevole.
Pensavo lo avresti indossato al ricevimento a casa dei tuoi futuri suoceri.
- Oh, no. La signora Contessa,
madre del suo futuro sposo, ha regalato ad Elisabeth un abito nuovo proprio
qualche giorno fa. Sarebbe scortese se non lo indossasse al ricevimento
a casa loro, non trovi?
- Ah! Ho trovato! Guardate
questo abito bianco. La gonna è una vera nuvola non trovate? Proviamo
questo.
- Stai ferma Oscar, così
non riesco ad allacciarlo.
- Ooooh!
- Adorabile, assolutamente
adorabile.
- Dov'è il corpetto
di cui parlavate prima? Ho trovato un nastro che ci starebbe a pennello.
- Le sta benissimo anche il
corpetto... non lo avrei mai detto. Era di Constance, e Oscar sembra avere
così poco seno in confronto...
- A quanto pare è tutta
apparenza, devono essere quelle camice che porta che mimetizzano...
- Se mimetizzano così
bene anche i rotolini di ciccia me le metto anch'io!
- Margot! Ah ah ah ah!
- Ah ah ah ah!
- Guardate Oscar! E' più
rossa dell'abito da ballo di Elisabeth!
- Ah ah ah ah ah!
- Secondo me manca ancora qualcosa...
- Ma è ovvio! Una dama
non va al ballo senza trucco e gioielli...
- Voglio truccarla io.
- Non se ne parla, tu esageri
sempre con gli ombretti, non sta bene troppo trucco su una ragazza giovane,
lo dice sempre anche nostra madre...
- No, il rossetto no, per favore.
Ha un cattivo sapore.
- Non devi mica mangiarlo,
cara. Non ti leccare le labbra e il sapore del rossetto non sarà
un problema...
- Aaaah! Sembra proprio una
bambola!
- O una principessa, scommetto
che la delfina di Francia al ballo non poteva essere più bella di
così.
- Guarda Oscar, vieni vicino
allo specchio.
- Attenta!
- Così finirai per cadere...
- Solleva il bordo del vestito
con una mano.
- Non così tanto, solo
un pochino per non pestarlo... e stai attenta, i tacchi sono più
alti di quelli dei tuoi stivali, cammina piano...
- ..........................................
- Allora?
- Non dici nulla?
- Quella nello specchio sono
io?
- Beh non sei poi così
diversa dal solito...
- E' solo un abito diverso
e un po' di maquillage...
- Neanche tanto perché
ho fatto un trucco molto leggero.
- E' vero sorellina tu sei
sempre tu, e sei sempre molto bella.
- Ah, dobbiamo cambiarci d'abito
anche noi!
- E' vero si è fatto
tardi, se non ci sbrighiamo arriveranno gli ospiti!
- Constance mi presteresti
quegli orecchini di giada a forma di pendente?
- Prendili pure... Josephine
ha una collana che si intona bene con quegli orecchini, l’ hai portata
con te, Josephine?
- Si, questa sera metto quella
di brillanti per cui posso prestartela...
- Ehi! Ferme! Dove state andando?
Dovete togliermi questo vestito di dosso!
- Dopo cara. Abbiamo fretta
ora...
- Ma da sola non riesco a slacciarlo...
ehi! Non andate via! ……Grande! Mi hanno lasciata da sola... e ora? Mi toccherà
restare così finché non si saranno preparate per il ricevimento...e
se gli ospiti arrivano e loro si scordano di me? Forse dovrei andare da
loro e farmi aiutare a togliermi quest'abito...però sembro proprio
carina...Oh, Oscar! Cosa cavolo direbbero i tuoi compagni dell'accademia
se ti vedessero così? Non c'è proprio nulla di cui compiacersi
nel sembrare una damigella! Beh aspettiamo che tornino...
- ...........................................
- Uffa che noia...
- ...........................................
- Non è possibile!
Come si fa a vivere sempre in questi vestiti? Non riesco a trovare
una posizione comoda. Questo coso... bustino... è una corazza, mi
stritola...
- ...........................................
- Ma dove sono finite?
- ...........................................
- Basta io vado a cercarle!
Sono già le sei meno un quarto...
Una rapida occhiata dalla finestra
( badando a non farsi scorgere da nessuno ) le permise
di appurare che la grande maggioranza degli abitanti del palazzo
si trovavano in giardino dove tutto era pronto per la festa; mancavano
solo gli ospiti.
- Lo sapevo che si sarebbero
dimenticate di me! Eccole la’: Josephine, Constance ed Ortence. Spero che
Margot ed Elisabeth siano ancora nelle loro stanze -
Con molta circospezione diede
una sbirciata fuori dalla porta, sperando che il fruscio di quei chilometri
di seta e tulle non la tradisse...
- Va bene Oscar. Ora tranquilla...
se anche mi vede qualcuno della servitù dirò che sono un'amica
di Elisabeth e mi sono persa cercando la sua stanza. Figuriamoci se penseranno
che sono il figlio del generale.
Con molta circospezione, sollevando
un po' l'orlo della veste perché frusciasse il meno possibile sul
pavimento, Oscar si diresse verso gli appartamenti delle sorelle.
- Elisabeth? Sei qui? Dai,
dimmi che sei qui... Niente... Probabilmente sono già arrivati i
suoi futuri parenti ed è di sotto con loro...
La porta si aprì alle
sue spalle senza che Oscar se ne accorgesse.
- Oscar? Cosa ci fai qui! Oddio!
Ci siamo dimenticate di toglierti quel vestito!
- Margot! Che sollievo. Aiutami
a uscire da questi abiti prima che qualcuno mi veda.
- Mi spiace mia cara ma dovrai
aspettare ancora...
Margot entrò rapidamente
negli appartamenti di Elisabeth e si diresse nella camera da letto. L'espressione
di sollievo che si era dipinta sul viso di Oscar si andava rapidamente
spegnendo.
- Sono venuta a prendere
la collana di Elisabeth, i parenti del suo futuro marito la attendono e
lei l’ha dimenticata. Devo correre. Ma, ascolta: dirò a Constance
e Ortence di venire ad aiutarti. Vieni, usciamo da qui. E' meglio che non
resti in questa ala del palazzo. Sono arrivati i mariti di Ortence e Josephine,
e per quanto io non creda che possano riconoscerti... è meglio non
correre rischi. E non andartene in giro, i figli del Duca di Champagne
ti stanno cercando.
- Ancora quei due? Oh no! E
proprio nel momento peggiore. E' l'ultima volta che mi presto ai vostri
giochi!
- Non ti arrabbiare, dobbiamo
trovare un posto non troppo distante da qui dove nasconderti. Le mie stanze
andranno bene. Entra qui, e non ti muovere finché non viene una
di noi per aiutarti a cambiarti. Sono in tremendo ritardo... a dopo...
- Ma...
- Ssssssh. Aspetta qui.
- Uffa. Fino a quando durerà
questa storia?
-...............................
- Scommetto che si stanno mangiando
tutta la torta che ha preparato Nanni...Sigh...
- ..............................
- Questa poltrona e' scomodissima.
- Potessi almeno togliermi
questa crinolina riuscirei a mettermi più comoda...
- ..............................
- Sarà almeno un’ora
che sono qui...
- ..............................
- Forse se do’ un occhiata
dalla finestra della stanza da letto riesco a vedere la festa.
- E se qualcuno vede me?
- .............................
- Io vado a vedere.
Con una circospezione ancora
maggiore a quella mostrata in precedenza, Oscar si sporse dalla finestra
della stanza di sua sorella.
- Oh! Mi sono preoccupata per
nulla, sono tutti talmente occupati a bere, mangiare e danzare che non
mi noterebbero neppure se gli passassi sotto il naso. Quella è Josephine!
Se mi vede magari viene qui. Niente da fare, se mi agito per farmi notare
da lei mi vedranno anche quelle due vecchie matrone che le stanno attorno
----- ....................
- Per oggi ho fatto la brava
abbastanza! Succeda qualunque cosa, vado giù, recupero una di quelle
pazze che ho per sorelle e gli dico di slacciarmi questa cosa che mi hanno
messo.
Senza più la minima
cautela tanto era seccata da quell'orrendo pomeriggio, Oscar infilò
la porta e attraversò correndo (per quel poco che le permetteva
l'abito ) l'ala del palazzo ove erano alloggiate le sorelle.
Di corsa per il corridoio,
giù dalle scale e poi attraverso l'ampio atrio di Palazzo Jarjayes.
Attraverso l'uscita sul retro giunse nel giardino del palazzo. Passare
di li era più sicuro.
La sua corsa si interruppe
a pochi passi dal roseto che circondava come una siepe il giardino all'italiana
dove si stava svolgendo la festa.
- Mademoiselle, vi siete persa?
O forse cercate qualcuno?
Oscar si fermò, raggelata
da quelle voci.
Un pensiero le attraversò
la mente... Conosceva quelle voci...Oh, no! I gemelli! Sono finita!
- Ma che sbadati, non ci siamo
presentati. Arthur de Champagne...
- e Claude de Champagne. Per
servirvi mademoiselle.
- Come se non vi conoscessi!
I due giovani si scambiarono
un'occhiata perplessa.
- Mademoiselle, ci conosciamo
gia?
- In tal caso sarebbe imperdonabile
per noi aver dimenticato una sì bella fanciulla.
- Eh?
Oscar guardò alternativamente
i due ragazzi che aveva di fronte a bocca aperta per lo stupore. Non mi
hanno riconosciuta?
I due la squadrarono da capo
a piedi, non riuscendo a ricordare chi fosse quella strana ragazza che
diceva di conoscerli. Era piuttosto strana... incantevole, ma strana. Sembrava
che avesse corso, teneva l'abito sollevato con entrambe le mani, come se
temesse di inciamparvi.
- Mademoiselle, ci fareste
l'onore di dirci il vostro nome?
- Ehm, io... io sono...
Oscar pensava freneticamente
ad un nome qualsiasi da dire, ma non le veniva in mente
niente, non poteva certo restare a lungo in silenzio... che cosa
dire?... quale nome? Oscar guardò il roseto accanto a lei.
- ...Rose... Rose... de...
Clermont
Il maggiore dei due gemelli
si avvicinò ad Oscar, che avrebbe voluto allontanarsi. Pensò
che non era dignitoso indietreggiare di fronte a quei due... aveva pur
sempre un onore da difendere... certo poco dopo quel pomeriggio, e meno
ancora se qualcuno la riconosceva...
Arthur de Champagne diede mostra
di volerle fare il baciamano ma Oscar ritirò la sua mano da quella
del giovane come se la mano di quest'ultimo scottasse.
- Mademoiselle non vi piaccio
forse?
- Non ci è sembrato
di essere stati scortesi con voi. Non dovreste trattarci male.
I due si misero intorno a lei,
non aveva possibilità di allontanarsi. Certo poteva stenderli e
andarsene, ma si sarebbe tradita più ancora di quanto avesse fatto
finora...
Oscar si spostò verso
il roseto, l'orlo della lunga gonna sfiorò le piante di rose bianche.
Una spina le graffiò una mano.
- Fate attenzione, vi siete
graffiata...
- In effetti fratello, non
ti sembra che abbia un viso familiare?
- Avete degli occhi molto belli.
Mi ricordano qualcosa....
Per fortuna di Oscar qualcuno
giunse ad interrompere l'esame a cui i gemelli la stavano sottoponendo.
- Mademoiselle, vi siete forse
persa? Venite, permettetemi di accompagnarvi.
- André!
Il sollievo era chiaramente
udibile nella voce di Oscar.
André la prese per un
gomito e la spinse lievemente verso la casa, mettendosi in mezzo tra Oscar
e i gemelli de Champagne, per sottrarla loro.
Poi si rivolse ai due giovani
duchi.
- Se volete scusarci.
- Ehi, stavamo parlando con
mademoiselle Rose.
- Vattene. Non vedi che stavamo
intrattenendo una dama?
- Sono desolato di deludervi,
ma "mademoiselle Rose"...
André accentuò
quelle due parole, guardando Oscar in viso con l'aria di aspettarsi spiegazioni
al più presto possibile.
- ...non sta bene, credo che
stesse cercando un luogo dove riposarsi un po', non e' vero? Mademoiselle
Elisabeth vi manda a dire che potete usare la casa "come se fosse vostra",
Venite.
Ancora una volta André
accentuò quelle ultime parole, ma questa volta c'era certamente
una traccia di ironia nella sua voce.
Oscar sentì la collera
montare in lei, come si permetteva di prenderla in giro. Ma non oppose
resistenza quando lui la spinse in direzione dell'ingresso.
Era sufficiente arrivare nelle
stanze di Oscar, non li avrebbero seguiti nella casa.
Sottovoce, quasi sussurrando,
per non farsi sentire, André cercò di farsi spiegare da Oscar
cosa stava succedendo.
- Che ci fai conciata in questo
modo?
- "Conciata in questo modo?"
Senti un po' tu...
Oscar stava alzando la voce...
Era oltremodo irritata, e, anche se non le piaceva essere vestita in quel
modo, quella frase di André la stava facendo scoppiare. Chi
gli dava il permesso di parlarle così? E poi chi era lui per giudicare
come fosse "conciata"? André trattenne una risata.
- Sssh. Rifacciamo... Come
mai sei vestita così? Meglio ora?
Oscar voltò il viso
dall'altra parte, senza guardarlo (o gli avrebbe tolto quel sorriso canzonatorio
dalla faccia! ) gli rispose.
- Sono state le mie sorelle,
per gioco. E ora non riesco a slacciarlo.
- Andiamo di sopra. Ti do’
una mano.
- Tu?
- Si, perché?
- Ma... tu sei...
- Hai idee migliori?
- Be' ecco... potresti chiamare
una delle mie sorelle.
Ormai erano ai piedi della
grande scalinata che portava ai piani superiori e alla stanze di Oscar.
- Non ne abbiamo il tempo...
E' appena tornato...
La voce morì in gola
ad André.
Evidentemente non era la giornata
fortunata di Oscar.
Dalla scalinata scendeva il
padre di Oscar, li fissava con un espressione che non prometteva nulla
di buono.
Oscar avrebbe voluto che una
voragine la inghiottisse all'istante. Un solo pensiero in testa: Sono morta!
Ma trovò le forze di raddrizzarsi in una posizione il più
dignitosa possibile.
- André! Dov'è
mio figlio Oscar?
All'unisono Oscar e André
tirarono un sospiro di sollievo mentalmente... Non l'aveva riconosciuta.
Anche se questa storia cominciava
un po' ad irritare Oscar... Possibile che nessuno la riconoscesse?
- Credo che sia nella sua stanza
signore. Vado subito a chiamarlo.
Il conte sembrò accorgersi
solo allora della damigella accanto ad André.
- Buongiorno Mademoiselle,
siete qui per la festa di mia figlia Elisabeth?
Oscar accennò un inchino
il meglio che poté. Non si azzardò ad aprir bocca. Sperare
che non riconoscesse neppure la voce sarebbe stato un po' troppo...
- Se devi accompagnare la signorina,
va’ pure André. Manderò qualcun’altro a cercare mio figlio.
- Oh, non preoccupatevi signore,
per scortare la signorina negli appartamenti di mademoiselle Elisabeth
devo passare davanti alle stanze di Oscar. Non disturbatevi. Lo chiamo
io.
- Bene allora. Digli di sbrigarsi,
ho urgenza di parlargli nel mio studio.
Oscar e André infilarono
le scale il più in fretta che potevano. Cercarono di non correre
per non destare sospetti. Oscar si aggrappò alla giacca di Andre'.
- Non correre, con queste scarpe
rischio di cadere...
André si voltò
in dietro, ma non c'era più nessuno sulla scala.
Dalla finestra aperta nella
stanza di Oscar arrivavano i suoni della festa, musica e risate.
- Voltati vediamo come è
allacciato quel vestito.
- Non puoi andare a chiamare
una delle mie sorelle? Sai.. loro sono più pratiche di queste cose...
- Tuo padre ti aspetta di sotto,
se tardi troppo finirà per venire a cercarti. Non lo rompo mica
il vestito.
- Non è questo...
André diede un occhiata
al viso di Oscar che era ormai di un grazioso rosa acceso...
- Ti vergogni? Ma non eri un
ragazzo? Che problemi ti crea se ti aiuto a spogliarti?
- Perché, un ragazzo
non può avere un po' di pudore?
- Femminuccia! Muoviti che
non abbiamo tempo, ti dico.
Oscar piccata si voltò
dando la schiena ad André.
- Be'... non è difficile,
basta sciogliere questo fiocco, e c'è questo laccio da slegare...
Lo strettissimo corpetto blu
si allentò mentre le mani di André scioglievano i nodi che
lo stringevano, per poi scivolare a terra una volta che tutti i lacci erano
slegati.
Poi André iniziò
a slacciare uno dietro l'altro gli innumerevoli bottoncini che chiudevano
il vestito bianco sulla schiena.
- Come si sfila quest'abito?
- Credo... che se lo slacci
tutto posso farlo scivolare a terra...
Oscar continuava a dare
le spalle ad André, si sentiva il viso in fiamme, ma non si sarebbe
fatta chiamare femminuccia un'altra volta.
La schiena di Oscar iniziava
ad intravedersi, coperta solo in parte dal corsetto che le stringeva la
vita. André iniziò a sentirsi in imbarazzo. Gli ultimi bottoni
sembravano essere tremendamente difficili da slacciare...
Quando tocco la pelle nuda
della schiena di Oscar, mentre cercava di aiutarla a farsi scivolare l'abito
di dosso, lei fece un vero e proprio salto.
Presto il bianco abito si trovò
ammonticchiato ai piedi di Oscar. Alcuni istanti dopo la sottogonna e la
crinolina lo raggiunsero.
A questo punto era difficile
dire chi era più in imbarazzo dei due. Entrambi pensarono che per
fortuna non si vedevano in faccia...
Il nodo che fermava i lacci
del corsetto di Oscar non ne voleva sapere di slacciarsi, André
prese ad armeggiare con il laccio ma non riusciva proprio a venirne a capo.
Si sentiva piuttosto stupido, trafficando con quel piccolo fiocchetto
le sue mani sembravano diventate all'improvviso scivolose...
Finalmente André, dopo
aver preso un buon respiro, riuscì a sciogliere quell'ultimo
laccio. Mentre iniziava a liberarlo dai gancetti in cui
era infilato, dei passi ben noti rimbombarono nel corridoio per poi
fermarsi davanti all'ingresso degli appartamenti di Oscar.
- Mio padre!
- Accidenti sono morto!
- Tu? Cosa pensi che dirà
a me che indosso degli abiti femminili?
- Veramente non indossi molto...
Oscar avvampò più
di quanto pensava fosse umanamente possibile.
- Non ti ha riconosciuta neanche
prima. Penserà che mi stavo approfittando di una ospite... Cavolo!
Vieni, prendi i vestiti in terra.
Così dicendo André
prese Oscar per un braccio e con l'altra mano raccolse gli indumenti sparsi
in terra, trascinando entrambi verso la stanza da letto. Gli abiti finirono
sotto al letto di Oscar, ma era troppo basso perché anche loro potessero
infilarcisi.
- André, l'armadio...
Nel momento in cui il padre
di Oscar, dopo aver bussato senza ricevere risposta, entrava nelle stanze,
i due entravano nell'armadio accostando le ante per celarsi alla sua vista.
Si erano rifugiati nell'angolo
meno in luce dell'armadio, coperti da un mantello caduto da una gruccia
mentre entravano.
Oscar era stretta tra il legno
dell'armadio e il corpo di André, con ancora indosso il corsetto
semi slacciato che in quella posizione le impediva di respirare.
- Dove si sarà nascosto
quel figlio degenere? Che disordine in questa stanza. Quel ragazzo non
ha abbastanza disciplina. Quando lo trovo mi sentirà-
Il Generale diede un ultima
occhiata alla stanza, fece alcuni passi in direzione dell'armadio... e
chiuse le ante rimaste accostate, girando la chiave ed intrappolando Oscar
e André.
Dall'interno dell'armadio sentirono
i passi del padre di Oscar allontanarsi e poi la porta chiudersi alle sue
spalle.
- Salvi!
- Lo dici tu! Ora siamo chiusi
qui e mio padre mi sta cercando. Quando esco di qui mi beccherò
la più solenne strigliata della mia vita per colpa di questo ritardo.
- Qui dentro non si vede granché...
- Veramente io non vedo proprio
nulla!
- Mettiti seduta, ce la fai?
aspetta ti aiuto... ecco se ora ti giri finisco di slacciarti questo coso...
come si chiama...
- Corsetto. Da che parte devo
girarmi?
- Così dovrei riuscirci...
non vedo i lacci scusa... Oh eccoli.
- ..........................
- ..........................
- Bene ora dovrebbe essere
slacciato.
- Aaah! Che meraviglia respirare
di nuovo liberamente.
Il sollievo per poter di nuovo
respirare senza costrizioni e lo spavento di poco prima per l'ingresso
del padre avevano fatto dimenticare ad Oscar l'imbarazzo per il fatto di
trovarsi quasi nuda davanti ad André. E poi non si poteva vedere
niente li dentro. Si voltò verso André per ringraziarlo.
- Grazie, quasi non respiravo
più per colpa di quel corsetto.
- Oscar... ti dispiace coprirti...
- Come?
- Per favore, copriti!
All'improvviso tutto l'imbarazzo
di poco prima ripiombò addosso ad Oscar. Ma come faceva a vederla
in quel buio? Cercò di allontanarsi da André girandosi dall'altra
parte per dargli la schiena, ma nel far ciò fece cadere diversi
abiti che erano appesi sopra e dietro di lei.
- Oscar!
- Niente! Non è niente!
Sto bene.
Oscar era seppellita sotto
la montagna di abiti, cercò goffamente di liberarsi da li sotto,
riuscendo solo ad aggrovigliarsi di più. Finalmente riuscì
ad uscire da quella montagna di stoffe. Cercò di coprirsi con i
vestiti che aveva attorno.
- Senti, nell'altro angolo
dell'armadio ci sono le mie camicie... Se riesco ad alzarmi ed arrivarci...
André provò ad
alzarsi in piedi per farla passare, ma in questo modo non riuscivano a
muoversi...
- No André, resta seduto,
così non ci riusciamo...
- Va bene.
Cercando di fare meno danni
possibili nell'ordine che ancora regnava nell'altra metà dell'armadio,
Oscar si allungò per prendere una delle camice appese. Nel buio
André poteva appena intravedere la sagoma del suo corpo, a pochi
centimetri dal suo viso. Senza volerlo si trovò a fissare il profilo,
lievemente più chiaro sullo sfondo del legno nero, di un suo seno.
Nella sua mente si diede del
cretino, si diceva: smettila di guardarla in quel modo. Ti
ucciderà se si accorge... Ma non serviva a molto in quel momento...solo
a farlo sentire tremendamente in pericolo. Poi non riuscì
a impedirsi un altro pensiero : Credevo fosse una piega del corpetto...
quand'è che è "cresciuta" così?
- André!
André fece un salto,
la voce di Oscar sembrava spazientita.
- Eh, cosa?
- E' la terza volta che ti
chiamo, ti sei addormentato?
La sua mente pensò:
"Tutt'altro!". Per sua fortuna la sua bocca rispose in altro
modo.
- Scusami, cosa c'è?
- Devi essere seduto su un
paio dei miei pantaloni.
- Ah. Si, Eccoli.
Intravedeva accanto a se Oscar
rivestirsi, sentiva il fruscio della camicia. "Se non sono impazzito ora
credo che sono a posto per il resto della vita."
Oscar si era ormai rivestita
sufficientemente da essere presentabile. André restò a fissare
il profilo del suo corpo...
Pensò "Ma come fa?"
- Come fa cosa?
- Eh?
André non si era accorto
di aver dato voce ai suoi pensieri. Ora non poteva certo spiegare a Oscar
che si stava chiedendo come faceva a far sparire il seno che aveva intravisto
poco prima mettendosi solo una camicia...
- Niente, ero sovrappensiero.
- Dai dimmi di cosa parlavi.
- Di niente.
- Se non me lo dici mi arrabbio.
Oscar si sollevò sulle
ginocchia per poi avventarsi contro André, caddero tutti e due all'indietro
e l'armadio sussultò. Per un attimo temettero che si rovesciasse.
Le ante dell'armadio si spalancarono
e loro due caddero in terra una sull'altro, ai piedi di Josephine.
- Posso sapere cosa ci facevate
lì dentro?
- E' colpa di André.
- Veramente ci ha chiusi dentro
tuo padre, e poi se tu non andavi in giro vestita a quel modo...
- Ma non e' colpa mia sono
loro che...
- Basta così. Oscar
abbottona per bene quella camicia e vieni qui così ti posso sciogliere
i capelli. André, vai di sotto e di al Generale che Oscar sarà
da lui in un attimo. Se ti chiede dove era digli che lo avevamo mandato
a fare una commissione per conto mio.
- Si, madame Josephine.
- Quanto a te, cara Oscar...ora
sei pronta per scendere da basso. Ma più tardi voglio un racconto
preciso di quello che è accaduto qui...
- Non è giusto, sorella.
Anche io voglio sapere cosa è successo. Ha l'aria di essere una
storia divertente.
Le altre sorelle Jarjayes erano
appena entrate nella stanza.
- Margot! Non ti ci mettere
anche tu. Ho avuto una giornata abbastanza pesante...
- Oscar cara, non vorrai tenere
le tue sorelline all'oscuro di tutto?
- Quando nostro padre ti lascia
andare devi venire nel nostro salotto.
- Vogliamo sapere ogni particolare...
- Guardate che mi ha solo aiutata
a togliermi il vestito...
- Oooh, e così il nostro
André ti ha spogliata...
- Constance!
Oscar, rossa in faccia, infilò
la porta diretta infine verso l'ufficio del padre.
- Voi siete proprio matte...
Fine
Monica B.