<< Guarda Andrè!
Non è cambiato nulla! >>
<< Già...è
sempre stupendo.....quanto ricordi eh Oscar....>>
Lo scenario che avevano davanti
era bellissimo. Il lago dove da bambini facevano il bagno, il prato verde,
pieno di margherite e la grande quercia sulla collina.
Si fermarono all’ombra dell’albero.
Lasciarono i cavalli a pascolare liberamente nel prato e si sedettero entrambi
sull’erba.
<< Dov’era Andrè?
>>
<< Che cosa? >>
<< Dove l’abbiamo sepolto
te lo ricordi? >> domandò Oscar riferendosi al loro piccolo “tesoro”.
Lui capì.
<< Uhm..fammi pensare....forse
qui...>>disse lui indicando un punto del terreno.
<< No, Andrè,
era qui! Lo ricordo benissimo.Mi pare anche che avessimo fatto un segno....eccolo!!!>>
Andrè si avvicinò
e entrambi guardarono sulla corteccia della quercia.
<< O e A >> lesse lui.
<< E’ qui sotto! Dai
proviamo a scavare! >> disse lei eccitatissima.
O e A. .... Oscar e Andrè.....
Non ti sei mai chiesta perchè mai abbia voluto scrivere O e A.?
Lui la osservò mentre
lei, a carponi, scavava nel terreno.
<< Oscar >> la chiamò
dopo un po'.
Ma lei non lo ascoltava.
<< Oscar fermati...>>
<< Che c’è ? >>chiese
un poco infastidita.
<< Lascia le cose come
stanno...>>
<< Perchè ? >>
<< Perchè ormai
quel tesoro appartiene a questo posto Oscar, non più a noi....noi....siamo
cresciuti >>
Lei smise di scavare e, col
volto un poco imbronciato, gli si avvicinò, continuando però
a guardare il terreno.
<< Uhm..dici? Ebbene
faremo come vuoi tu, Andrè >>.
Così dicendo si allungò
sul prato. Lui la seguì.
Si distese accanto a lei e
assaporò quel momento. Il fruscio delle foglie dell’albero mosse
dal vento e il rumore lontano dell’acqua nel laghetto che lambiva la riva.
Che posto stupendo e che pace...Andrè si rilassò e per un
attimo dimenticò tutti i suoi pensieri.
Quando si voltò verso
di lei la trovò con le braccia sotto la testa che osservava pensierosa
il cielo, chissà a cosa stava pensando...o a chi.
<< Oscar >> la chiamò
<< Si? >>
<< Hai fame? Vuoi qualcosa?>>
<< Uhm..no..però
..... Ci sarebbe qualcosa che desidererei fare>>
<< Cosa? >> domandò
lui un poco incuriosito, temeva che gli rispondesse che voleva allenarsi
con la spada. Lui non ne aveva per niente voglia in quel momento.
Ma quello che gli rispose lei
lo sbalordì.
<<Ho voglia di pescare.>>
<< Pescare ?!? >> Dopo
un attimo di smarrimento, Andrè si mise a ridere.
<< Che c’è da
ridere! Si, ho voglia di pescare! >>
<< Oscar! Non hai mai
pescato in vita tua! >>
<< Ebbene allora questa
sarà la prima volta!>>
Si alzò e prese un bastoncino.
Ci legò del filo che la governante aveva inserito nella cesta porta
vivande e si incamminò verso la riva del lago.
Andrè l’osservava sempre
più sbalordito e poi la vide chinarsi a carponi in mezzo al fango
sulla riva del lago.
<< E adesso cosa stai
facendo? >> chiese a metà tra il divertito e lo sconcertato.
<< Andrè! Vieni
ad aiutarmi a prendere dei vermi!!>> gridò lei.
<< Ossanto Dio, Oscar!
>>
Si alzò, mezzo sbuffante
e mezzo divertito e si avviò verso di lei.
Dopo poco erano entrambi accovacciati
per terra a cercare lombrichi.
<< Oscar, ti rendi conto
se ti vedesse la nonna...per non parlare di tuo padre e dell’intera corte
di Versailles! >> le disse lui, osservandola. Avevano entrambi alzato le
maniche delle camicie, le mani che rovistavano nella terra, il sudore che
imperlava le loro fronti.
Oscar rise di gusto.
<< Sai che ti dico Andrè?
Vorrei tanto che qualcuno mi vedesse ora! Vorrei che mi vedesse Fersen!
>>
Quel nome ebbe la facoltà
di mutare l’espressione del viso di Andrè. Fersen, ancora lui!
Si tirò su e la sua
espressione mutò.
<< Fersen eh? E perchè
proprio Fersen, Oscar? >> le domandò con aria corrucciata.
Solo il pronunciare quel nome,
rovinava il paesaggio che li circondava.
<< Beh, perchè
... non lo so il perchè, è il primo nome che mi è
venuto in mente! E poi perchè...>>
<< Ti manca Oscar? >>
la interruppe lui.
<< Come?? >>
<< Ti manca? >> ripetè
Anche lei ora si era alzata.
<< Beh...non vedo perchè
devo affrontare questo argomento...>>
<< Non l’ho nominato
io primo io, l’hai fatto tu >>
<< Oh insomma Andrè!
Ho detto Fersen. Punto. Vorrei chiudere l’argomento >> disse lei alquanto
seccata.
<< Apri e chiudi gli
argomenti a tuo piacere Oscar? E se io avessi qualcosa da dire? >>
<< Non vedo dove vuoi
arrivare. Ti dà fastidio Fersen? Perchè? E’ un nostro buon
amico e...>>
<< Non è mai stato
un MIO un buon amico! >> le si era avvicinato in maniera pericolosa.
Oscar, presa dal nervoso, lo
spintonò e lui, nel cadere all’indietro la trattenne a se' e finirono
entrambi a bagno nel lago.
Lui seduto, quasi sdraiato
nell'acqua e lei appoggiata al suo petto. Si guardarono e dopo un momento
scoppiarono entrambi a ridere.
Ridevano, come matti. Oscar
fece per alzarsi ma a forza di ridere, le mancò l’equilibrio e ripiombò
su di lui.
Stavolta erano finiti, distesi,
sul bagnasciuga dove l’acqua tocca la riva.
I loro volti erano a pochi
centimetri l’uno dall’altro. Ma nessuno di loro rideva più. A tutti
e due si era affannato il respiro, come se per la prima volta si scoprissero
da vicino.
Oscar osservò Andrè.
Non si era mai accorta di quanto lui era bello e ora, in quel preciso istante,
lo era ancora di più. Le goccioline d’acqua gli imperlavano i capelli
nero corvino, la camicia gli si era appiccicata al petto, rivelando un
torace muscoloso e ben fatto.
Oscar trattenne
il respiro, non si era mai sentita così piccola e fragile (1)
confronto a lui.
Lentamente vide il viso di
lui avvicinarsi e senza rendersene conto, sentì la sua bocca appoggiarsi
dolcemente alla sua. Dischiuse le labbra, perché era esattamente
ciò che anche lei cercava, accogliendo quel bacio dolcissimo come
fosse la cosa più naturale di questo mondo. Lui l’abbracciava, entrambi
seduti nell’acqua. Le mani di lui ora erano diventate intraprendenti. Scesero
ad accarezzarle il collo e più giù. La camicia le si era
incollata addosso, rivelando solo una piccola camiciola che non serviva
da barriera per gli occhi e le mani di Andrè. La sollevò
e la trasportò fuori dall’acqua, adagiandola sull’erba fresca del
prato. Continuò a baciarla, ora con passione, accarezzando ogni
centimetro del suo corpo. Oscar sospirava, ansimava, all’unisono col suo
uomo. Era una sensazione fantastica....
<< Oscar...lo vedi...lo
vedi che cosa mi fai..- gemette lui - sei bellissima...sei mia....>>
<< Andrè...io..vorrei….
che continuassi....>>
<< Non temere, ti desidero
da tanto....troppo tempo….per fermarmi adesso..>>
Andarono avanti. Proseguirono
finchè Andrè si sentì dire la cosa che più
aveva desiderato che lei gli dicesse << Facciamo l’amore, Andrè>>
E così fu.
Il prato, il lago, la quercia,
muti osservatori di quell’amore finalmente consumato.
Dopo molto tempo, distesi sulla
coperta all’ombra del grande albero, lui le accarezzava una guancia.
Lei si era appoggiata con la schiena al suo petto e sonnecchiava, godendosi
il momento. Si rendeva perfettamente conto di cosa era appena successo
fra di loro, ma non ne era affatto sconvolta. Anzi, ne era felice. Era
come se fosse stata la cosa più naturale di questo mondo. Per lei
era stata la prima volta, ma dai gesti che si era scoperta saper fare,
non sembrava. Amava Andrè? In quel momento lo amava. Lo amava tanto.
<< Oscar....amore mio.....>>
mormorò lui, baciandole una tempia.
Lei chiuse gli occhi.
<< Andrè...lo
sai vero cos’è accaduto? >>
Lui sorrise
<< Beh, mi è parso
di esserci stato anch’io poco fa >> scherzò.
<< Sciocco, non intendevo
adesso...Andrè, io ricordo tutto >>
<< Come? >> chiese lui,
con gli occhi chiusi, assaporando quel profumo dolce-amaro che emanava
quel corpo di donna, abbandonato accanto a lui.
<< Ricordo tutto di quella
sera, quando sono caduta >>
Lui si irrigidì e la
fece voltare verso di se'.
<< Oscar…tu ricordi…>>
<< Si Andrè, ricordo
perché sono caduta…ero sconvolta, stavo scappando…da te, da quello
che mi avevi fatto provare in quel momento…da quello che sentivo dentro
di me…>>
<< Da quanto tempo ricordi?
>>
<< Non lo so. Già
da un po’. >>
<< Oscar..tu…>> non riuscì
a finire la frase
<< No, Andrè,
non ce l'ho con te. Come potrei - lei comprese le sue paure e gli accarezzò
una guancia - tu non hai fatto nulla. Semmai dovresti avercela tu con me,
per come ti ho trattato..quella sera...>>
Lui la strinse a se con amore.
Lo sapeva, e l'aveva perdonato.
<< Oscar! Sapessi come
sono stato male! Saperti ferita per causa mia..>>
<< Basta Andrè.
Non dire mai più una cosa simile! Tu mi ami e non potresti mai farmi
del male, lo so. E io…anche io ti amo Andrè…non so come è
stato possibile…ma ti amo, veramente!>>
Lui ora aveva le lacrime agli
occhi. Non credeva a ciò che aveva udito. Oscar l'amava, aveva fatto
l'amore con lui perché l'amava…Era la cosa più bella che
gli fosse mai successa.
Arras. Era stata la magia di
questo posto.
<< Come faremo ora, Oscar?>>
Lei capì a cosa si riferiva.
Non sarebbe stato facile amarsi in silenzio. Ma quello non era ancora il
momento giusto per rivelarlo. Sospirò.
<< Non lo so Andrè,
qualcosa escogiteremo. Ma non pensiamoci adesso…godiamoci questo momento.
Non c'è nessuno, ci siamo solo noi (2)…>>
E si scoprì intraprendente
cominciando a baciarlo.
La giornata trascorse tra gesti
d'amore e i deliziosi panini che aveva preparato Julie. Una giornata fantastica.
Quando il sole stava tramontando,
entrambi si decisero a malincuore a radunare le cose e a riprendere la
strada di casa.
Cavalcavano fianco a fianco.
Ogni tanto uno di loro allungava una mano verso quella dell'altro, così,
per sincerarsi che quella giornata non era stata un sogno per entrambi,
ma una piacevolissima realtà.
<< Ci siamo Andrè,
si vede la casa…>>
<< Allora rallentiamo
un pochino Oscar, devo finire di baciarti….>> ma si interruppe. Aveva scorto
una figura, sulla soglia della casa. Una maledetta figura che si era augurato
non entrasse mai più a far parte della loro vita.
Oscar seguì il suo sguardo.
<< Fersen! >>
Accelerò il trotto del
cavallo e sorpassò Andrè il quale, impietrito vide sfuggirgli
di mano quella felicità appena raggiunta.
<< Madamigella Oscar!
Bentornata! Andrè…>> salutò cordialmente il Conte.
Andrè non rispose ma
guardò Oscar saltar giù da cavallo e porgere la mano all'uomo.
<< Sono felice di rivedervi
Fersen, avete mantenuto la promessa!>>
<< Certo, ogni promessa
che faccio è un debito, lo sapete. Vi siete divertiti? >> domandò
cordialmente e non attese la risposta, ma continuò<< se fossi
riuscito a liberarmi prima vi avrei raggiunto >>
Certo, per rovinarci la
vacanza!
<< E sareste stato un
ospite gradito Fersen >> disse Oscar
Andrè la guardò
con occhi sbarrati.
<< Conte di Fersen, vi
fermerete molto? >> chiese Andrè
<< Dipende Andrè,
com'è la cucina? - scherzò - ho chiesto un permesso particolare
al Generale Bouillet. Non dovrei aver problemi per circa una settimana
>>
<< Bene, siamo contenti
vero Andrè? Sarete nostro ospite, vi delizieremo con le bellezze
di Arras! >> disse Oscar
<< Bellezze di Arras?
Beh, davanti a me ne ho già una, anche se è parigina..>>
scherzò il Conte con aria quasi melliflua.
Andrè era sconvolto.
Non riusciva a capacitarsi del cambiamento di Oscar, fino ad un'ora prima
dolce e appassionata e pronta a giurargli eterno amore. Le era bastato
rivedere questo bellimbusto, per cadere ai suoi piedi come una pera cotta
una seconda volta.
E Fersen che si professava
tanto innamorato di Maria Antonietta si permetteva di dire certe scemenze
ad un'altra donna.
<< Oscar metto via i
cavalli e rientro. Vado a lavarmi. Quando la cena sarà pronta vi
chiamerò>> senza aspettare risposta entrò in casa attraverso
la porta secondaria.
<< Andrè, aspetta!
>> Oscar era rimasta un po' perplessa dal suo comportamento, aveva notato
che si era irrigidito nel vedere Fersen attenderli sulla porta di casa
ma non voleva pensare che fosse per gelosia. In fondo prima avevano fatto
l'amore e lei gli aveva giurato di amarlo.
<< Conte, prego, da questa
parte. Julie vi ha già mostrato la vostra stanza? >>
<< Si Madamigella, proprio
accanto alla vostra >>.
(1)
Immaginatevi quella vecchia
canzone di Drupi "Così piccola e fragile"
(2)
Vasco Rossi? Naaaaa!!
Fine 3°parte
Alex