<<
Una rosa non sarà mai un lillà! Oscar! Sei ancora in tempo!
Diventa una donna! >>
I due
ragazzi si fronteggiavano con gli occhi fiammeggianti.
Oscar
era livida di rabbia, ferita nell’orgoglio e Andrè era arrabbiato
con la donna che gli stava davanti perchè si rifiutava di capire.
<<
Andrè, non hai nessun diritto di parlarmi così! Io ho preso
la mia decisione ed è quella giusta! >>
<<
Oscar, non capisci che così stai sbagliando? Stai proprio buttando
via la tua vita! E per cosa? Per tuo padre? Perchè sia contento
di te? O forse per Fersen! Quel maledetto Fersen!>>
<<
Basta Andrè! Ti ordino di tacere! Non ammetto che mi si parli così!!>>
<<
No Oscar, è giunto il momento di parlare invece, di mostrarti quanto
in realtà tu sia fragile e donna! E soprattutto di mostrarti che
il conte di Fersen non conta nulla per te! Devo dimostrarti che io ti amo
da sempre, che non sogno altro che te, i tuoi occhi e il tuo corpo meraviglioso!
Non sopporto che tu possa rinnegare tutto ciò, non sopporto che
tu possa pensare ad un altro uomo!!>>
Così
facendo la prese, la strinse a se' e la baciò con passione.
Oscar
era rimasta immobile, inebetita dalla sorpresa, ma non passò molto
tempo che cercò di divincolarsi da quell’abbraccio così forte,
da farle male.
<<
Basta Andrè! O chiamo aiuto! >>
Il ragazzo,
a quelle grida si bloccò, come se si fosse reso conto solo in quel
momento di che cosa stava facendo.
Erano
soli, nell’immenso palazzo, le cameriere erano a dormire al piano superiore,
il Generale Jarjayes era impegnato fuori Parigi col suo reggimento e Madame
de Jajayes era a corte dalla Regina la quale, avendo appena partorito,
aveva bisogno di tutte le sue dame d’onore più fidate.
Anche
se avesse gridato, nessuno l’avrebbe sentita.
Andrè
si scosse, si sollevò da sopra il corpo inerme di Oscar e la guardò.
Solo allora si rese conto di aver fatto una grossa sciocchezza. Amava quella
donna più della sua vita e il sentirla parlare in quel modo, sentirla
rinnegare la sua meravigliosa femminilità per stupidi valori paterni
e per reazione ad un amore non corrisposto per un uomo, gli aveva fatto
perdere la testa. Ma forse il motivo del suo comportamento era stato dettato
dalla profonda gelosia che nutriva verso Fersen....
La sentì
singhiozzare, sommessamente. La sua Oscar piangeva per causa sua, aveva
avuto paura di lui, del suo migliore amico, di colui che doveva proteggerla,
ma che invece in quel momento era diventato il suo motivo di infelicità.
<<
O mio Dio Oscar! Che ti ho fatto! Che stavo facendo...Oscar...>> la ragazza
continuava a piangere, quasi istericamente.
Si tirò
su a sedere mentre lei era ancora per terra.
<<
Oscar ...io...perdonami ti prego....non volevo....non volevo....>> e fece
per aiutarla.
<<
Non mi toccare Andrè!!! Vattene via!! Non mi toccare!!! Non voglio
più vederti! >>
Si alzò
di scatto e corse fuori dalla porta, come in preda ad un attacco di panico.
Andrè
la chiamò, la inseguì. Era arrivata sul bordo della lunga
scalinata di palazzo Jarjayes.
<<
Andrè, io....non ti perdonerò mai, ricordatelo! Mai...>>
<<
Lasciami spiegare Oscar!! Ti prego!! >>
Lei arretrò
di un passo non accorgendosi che era arrivata sul bordo delle scale. Fu
un attimo.
Cadde.
Giù da quelle lunghe scale. Fino in fondo.
<<
Oscar!!!!! Dio mio!!!!! >>
Andrè
saltò i gradini quattro per quattro e quando arrivò in fondo
la prese fra le braccia.
<<
Oscar.....>>
Con un
filo di voce le voltò lentamente il capo. Un rivolo di sangue usciva
dalla testa e dalla bocca della ragazza.
<<
No, Oscar, ti prego....che ti ho fatto....che ti ho fatto....>>
<<
Andrè...vieni via....ti prego Andrè....>>
<<
No, non mi muoverò da qui >>
Era rimasto
al suo capezzale. Da una settimana. Da quella maledetta notte non
si era mosso di un centimetro, sempre nella stessa posizione. Niente dormire,
niente mangiare.
“Oscar,
svegliati, svegliati e guardami....”
Ma nessuno
sapeva se si sarebbe più svegliata, il medico non aveva dato nessuna
sicurezza.
Il Generale
era rientrato come pure Madame, entrambi preoccupati erano corsi dalla
figlia.
Fu chiesto
ad Andrè cosa fosse successo e lui aveva risposto che era stato
un incidente. Ma non aveva detto che la causa era stato lui. Non l’aveva
detto “vigliacco!! Sei un vigliacco Andrè! Se non ti avessi toccata
Oscar, se non ti avessi parlato in quel modo...Oscar...non lasciarmi...”.
<<
Prego Dottore da questa parte, no, nessun miglioramento purtroppo...>>
Madame
de Jarjayes fece accomodare il vecchio medico di famiglia che entrò
nella camera da letto; la luce filtrava attraverso le pesanti cortine,
aveva ordinato penombra perchè se lei avesse riaperto gli occhi
all’improvviso, la luce del sole avrebbe potuto danneggiarli.
A malincuore
il ragazzo si alzò dalla sedia su cui ormai passava tutti i giorni.
Era dimagrito, con la barba lunga e penosamente depresso. Sua nonna temeva
ora anche per la sua salute.
<<
Andrè, ti prego, cerca di reagire...vedrai Oscar..si riprenderà...vedrai....>>
Ma forse
nemmeno la vecchia governante ci credeva veramente.
Il Generale
intanto era chiuso nel suo studio, afflitto, si buttava nelle scartoffie
per non pensare e Madame de Jarjayes ogni giorno passava ore nel giardino
di casa, per cogliere le rose più belle da mettere nella stanza
della figlia.
Nanny,
si indaffarava in cucina, voleva che tutto fosse sempre in ordine....poteva
risvegliarsi da un momento all’altro.
La Regina
Maria Antonietta chiedeva notizie di Oscar ogni giorno e ogni giorno inviava
regali e messaggi pieni di affetto e auguri. Tutti a Versailles sentivano
la mancanza di quella ragazza, anche se Oscar non era mai stata una donna
di società. Però la sua presenza era comunque una sicurezza.
Il Conte
di Fersen era venuto spesso a sentire come stava, l’avevano sempre accolto
con calore ed amicizia ma solo una volta era entrato nella stanza di Oscar.
Non l’aveva più fatto dopo che Andrè gli aveva rivolto un’occhiata
piena di risentimento.
Aveva
capito che l’incidente ad Oscar era accaduto, indirettamente, per causa
sua e che Andrè lo riteneva in parte responsabile.
Aveva
provato a scambiare due parole con Andrè, ma aveva ricevuto solo
risposte a monosillabi. Tranne che una volta.
<<
Andrè...siete stanco, non volete riposare un po'? >> gli aveva chiesto
seriamente preoccupato Fersen.
<<
Stanco? - sorrise amaro Andrè - stanco di cosa, conte? Di amare
Oscar? Di proteggerla? Io appartengo a questa donna, Conte di Fersen
e state pur sicuro che non la lascerò mai, io non fuggo....>>
<<
Andrè...non intendevo questo. Io...>>
<<
Conte di Fersen, andatevene, avete già fatto abbastanza..>> e così
dicendo aveva abbassato di nuovo lo sguardo, sul corpo inerme di Oscar
che giaceva nel letto.
Da quel
giorno Fersen non aveva più scambiato una parola con Andrè.
Tornava a chiedere notizie di Oscar ma si fermava sulla soglia della stanza,
come se una forza lo trattenesse, incontrava sempre lo sguardo di Andrè
ma era peggio che una porta chiusa.
I giorni
passavano e le speranze che Oscar si risvegliasse erano sempre più
flebili.
Era passato
quasi un mese da quella maledetta sera.
Andrè
era sempre più depresso, non si staccava mai da Oscar, le parlava,
le raccontava cosa succedeva attorno a lei, la rendeva partecipe del mondo
che, nonostante la sua assenza, continuava ad andare avanti.
E le
giornate trascorrevano così, con lui che leggeva a voce alta e lei
che non accennava a riprendersi. Il medico di famiglia non dava molte speranze
“tutto quello che potevo fare l’ho fatto, credetemi Generale” aveva detto
al padre di Oscar “ora sta a vostra figlia, ha una fibra forte”. E tutti
lo speravano.
Andrè
portava ogni giorno delle rose bianche accanto al letto di Oscar e faceva
in modo che fossero sempre fresche.
Era l’alba,
Andrè stava dormendo sulla sedia accanto al letto di Oscar, come
sempre.
Un filo
di luce filtrava dalla finestra e la colpiva direttamente sul viso. Lentamente
aprì gli occhi, ma non riusciva a tenerli aperti; la luce, sebbene
fosse fioca, era per lei quasi insopportabile. Mosse una mano e sentì
che accanto a lei c’era qualcuno. Toccò un ciuffo di capelli, accarezzò
quell’uomo assopito accanto a lei.
Andrè
non capiva cosa stesse succedendo, qualcosa l’aveva svegliato: un tocco
delicato, le ali di una farfalla, sembrava quasi .... si ricordava che
quelle carezze le aveva ricevute tanto tempo prima, da bambino...forse
da sua madre...Aprì gli occhi, si sollevò sulle braccia e
non credette a ciò che vide: Oscar, la sua Oscar, gli occhi semiaperti,
lo stava accarezzando, come se fosse un bambino.
<<
Buongiorno Andrè.....>> era sveglia.
Ad Andrè
vennero le lacrime agli occhi. La sua Oscar era viva e fuori pericolo.
Si trattenne dall’abbracciarla.
<<
Oscar...bentornata nel mondo dei vivi >> si limitò a dirle.
<<
Quanto ho dormito Andrè? Che cosa è successo? Mi sento come...come
se fossi...>>
<<
Diciamo che hai fatto...una bella dormita. Non sforzarti adesso, non ricordare
se non riesci. L’importante è che tu sia viva....>>
<<
Andrè...non so che mi è successo....da quanto tempo sono
qui?>>
<<
Non ha importanza Oscar, non ha importanza....sei qui, e questo è
ciò che conta >>
Le prese
una mano, fragile, e se la portò alle labbra. Sentiva il battito
del cuore della sua Oscar che aveva ripreso le normali pulsazioni. Era
come se la vita avesse ricominciato a soffiarle dentro, ancora una volta.
E con lei, anche lui era rinato.
Rimasero
così per un po’.
<<
Andrè, sei rimasto qui....ma....oddio....che cosa è...successo...non
ricordo nulla...non ricordo...>>
<<
Devi rimetterti in forze Oscar e poi ricorderai tutto >> disse lui, sperando
in cuor suo che invece ciò non avvenisse mai.
<<...Oscar.....bambina.......>>
la vecchia governante era appena entrata nella stanza.
<<
Buongiorno Nanny >> la salutò Oscar, come se niente fosse e Nanny
scoppio in lacrime
<<
Dai Nanny...non è il caso...>>
<<
Oscar, sono stata in pena! Tutti lo eravamo! Vado immediatamente a chiamare
il Generale e la signora...>> e corse fuori
Oscar,
ancora mezza intontita chiese che le cortine fossero scostate.
<<
Voglio vedere un po' di luce Andrè...>>
<<
Certo Oscar, subito >>
Quando
il Generale Jarjayes entrò in camera della figlia, lei era già
seduta sul letto, con i cuscini dietro la schiena.
<<
Buon giorno padre >>
<<
Oscar, figlio mio, mi hai fatto felice! Lo sapevo che non potevi lasciarmi,
Oscar, tu sei forte, ..>> anche lui a stento tratteneva le lacrime, come
invece non faceva Madame de Jarjayes che, di fronte alla figlia si accasciò
per terra e pianse.
Il medico,
accorso immediate, visitò accuratamente Oscar.
<<
Oh Madamigella, è tutto a posto....sono felice Madamigella credetemi!>>
<<
Dottore...sto bene ma...non riesco a ricordare..che è successo,
il motivo per cui sono qui…per quanto tempo ho dormito…io…non….mi fa male,
mi scoppia la testa!>>, si portò le mani alla testa, ancora fasciata,
un improvviso dolore le attanagliava il cervello se si sforzava di pensare.
<<
Non preoccupatevi, è normale Oscar, avete preso un brutto colpo
e un’amnesia è la minima cosa che poteva accadervi. Avete qualche
contusione, ma nulla di rotto. Non preoccupatevi dunque, prima o poi ricorderete;
il riposo, Madamigella, il riposo è la cura migliore!>>
<<
Certo Oscar >> disse la madre. << Abbiamo già disposto affinchè
tu ti trasferisca per un po' ad Arras, laggiù avrai riposo assoluto>>
<<
Madre, io, non ne ho bisogno, tra poco sarò di nuovo in forma e...>>
<<
Niente storie bambina! >> la interruppe Nanny.
<<Questa
volta farai come diciamo noi, per una volta è d’accordo anche tuo
padre!>>
<<
Allora avete già deciso per me...va bene, partirò non appena
riuscirò a scendere da questo maledetto letto>>
<<
Non preoccuparti, Oscar, Andrè verrà con te.>> disse sua
madre, guardando Andrè e aspettando dal ragazzo un cenno di conferma,
che puntualmente arrivò.
Lei lo
guardò e gli sorrise. << Certo, come potrebbe essere altrimenti..>>
Uno sguardo
dolcissimo, un sorriso beato. La sua Oscar non le era mai apparsa così
bella e indifesa. Per un terribile attimo lui si sentì quasi felice
e soddisfatto dello stato della ragazza, ma poi un senso di colpa lo assalì:
era a causa sua se lei aveva rischiato di morire, per ora non lo ricordava,
ma la volta che l’avesse fatto....
<<
Andrè? Andrè mi senti? >>
<<
Come? >>
<<
Andrè, ma a che pensi? Ti ho chiesto se ti va di venire con me >>
<<
Non devi neppure chiederlo Oscar, che dici? >>
Passò
qualche giorno, Oscar si era alzata da letto e aveva già percorso
qualche passo nel giardino.
Stavano
preparandosi per la partenza per Arras, quando il Conte di Fersen fece
una breve visita a casa Jarjayes. Le dissero che lei era in giardino.
<<
Madamigella Oscar....>> la chiamò. La vide seduta su una sedia a
dondolo, in mezzo al gazebo, intenta a leggere un libro.
La ragazza
posò il libro sulle ginocchia e alzò lo sguardo.
<<..Fersen...siete
voi Fersen...>> non le sembrava vero di poter rivedere l’uomo di cui si
era innamorata. Le sembravano passati anni dall’ultimo loro incontro.
<<
Oscar...sono felice di vedervi in ottima forma...avrei dovuto passare prima
ma...ero venuto a trovarvi...passavo spesso...>>
<<
Fersen, sono contenta di rivedervi, sto bene ora e...sto partendo, vado
ad Arras.>>
<<
Fate bene Madamigella, dovete rimettervi in forza, tutti noi vogliamo che
voi torniate ad essere quella che siete sempre stata.>>
<<
Verrete a trovarmi Fersen? >> gli chiese, come una bambina chiede al padre
di comprarle un regalo.
<<
Verrò, non appena avrò un attimo Oscar, non dubitate >>
<<
Vi aspetterò allora, e...grazie per le visite, anche se io non ho
potuto apprezzarle..>>
<<
Madamigella Oscar, vi auguro di rimettervi in fretta, io...noi abbiamo
bisogno della vostra forza!>>
Era rimasta
incosciente per molto tempo, è vero, ma si ricordava benissimo ciò
che aveva provato per Fersen.
Andrè,
rimasto in disparte aveva ascoltato quella breve conversazione ed aveva
provato un profondo fastidio. Oscar si era appena ripresa, aveva bisogno
di tranquillità e quell’uomo era l’ultima persona che avrebbe dovuto
vedere.
Ma lei
sembrava così felice. Si sentiva in colpa per quello che le era
successo, ma nel suo intimo era quasi egoisticamente felice di “averla
tutta per se’” per un po' di tempo, di non doverla dividere con nessuno.
No, non si sarebbe mai perdonato quel maledetto incidente...questo mai.
Osservò ancora i due giovani conversare amabilmente, seduti nel
patio del giardino di casa Jarjayes: Oscar aveva la sua giubba rossa appoggiata
sulle spalle, il libro che stava leggendo posato in grembo, Fersen si era
tolto il mantello e lo teneva a cavallo del braccio ed aveva posato una
mano sulla spalla di lei. Il viso di Oscar era raggiante e quello del Conte
altrettanto, ma a che gioco stava giocando?
<<
Oscar è ora di partire! >>
Andrè
spezzo quella scena, con una scusa.
<<
Bene Madamigella, permettetemi di scortarvi fino a Jossigny con il mio
cavallo >>
<<
Non disturbatevi Conte di Fersen - interruppe Andrè, - avrete sicuramente
mille impegni e noi non vogliamo assolutamente che li manchiate, e poi...Oscar
è in buone mani >>
<<
Si Fersen non preoccupatevi, ci vedremo presto, vi scriverò >>
Stranamente
Oscar aveva acconsentito alle parole di Andrè.
<<
Andrè, se è tutto pronto allora possiamo partire, non vedo
l’ora di arrivare ad Arras...>>
<<
Anche io Oscar, anche io...>>.
Fine 1°parte
Alex