Il giorno che t'ho incontrato
~ parte 5 ~
 
“Cosa ti va di mangiare?” le chiese Victor scendendo dalla macchina.
“Uhm..non saprei, sinceramente non è che abbia moltissima fame ti dirò…” rispose Elsie
“Io invece sto morendo quindi al più presto decidiamo e meglio sarà per il mio stomaco”.
“E’ solo che io sono abituata a mangiare al volo qualcosa e poi rimettermi al lavoro, non ho mai possibilità di scelta per il pranzo..”
“Male! - la redarguì lui - Non sai che fa male alla salute nutrirsi in maniera irregolare e poi rimettersi a lavorare subito?”
“Ehi, ma tu cosa sei, un dottore o un diplomatico?!” disse lei ridacchiando.
“Beh, mio padre è medico no?”
“Vero…ma hai anche detto che non è che segui molto spesso i suoi consigli..”
“Certo, ma provaci tu a vivere assieme ad un luminare della medicina e poi mi dici!"
“Ah guarda, io ho mia nonna che ha sempre qualcosa da dire in proposito. Ogni volta che vado a trovarla è sempre la stessa storia: Ohhhh Elsie…tesoooooro! Guarda come sei dimagriiiitaaaa! Prendi un po’ di torta di mele, l’ho appena fatta! Mangia un po’ di crostata di albicocche che è appena sfornata! Portatene un po’ a casa, così la mangi dopo se non ne vuoi adesso!” scimmiottò lei.
E Victor rise “Beh, la devo conoscere tua nonna! Deve essere proprio un bel tipo!”
“Meglio di no, ogni volta che porto a casa un ragazzo lei crede che sia quello che devo sposare” disse lei, ridendo a sua volta.
“E quanti ragazzi hai portato a casa finora?” chiese lui, sembrava si fosse fatto più serio.
“Perché me lo domandi? Comunque solo Roland….”
“Il tuo ex?” la incalzò lui
“Più o meno…”
Nel frattempo erano arrivati sulla collina del parco. C’era molta gente a quell’ora che sonnecchiava sotto gli alberi, mentre aspettava il rientro pomeridiano all’ufficio, c’erano studenti che ripassavano la lezione e altri che avevano bigiato la scuola.
Si fermarono sotto la quercia e decisero che quello era il posto adatto per mangiare qualcosa.
“Allora va bene un hot dog?” chiese lui
“Si, certo, con senape grazie!”
Victor si allontanò ed Elsie lo guardò correre verso il banchetto dell’ambulante.
E’ questo il tanto decantato “colpo di fulmine”? Ma come è possibile che mi sia potuta innamorare così…io che sono sempre stata razionale e ho sempre fuggito queste situazioni…pensò lei.
Non è amore, è semplicemente attrazione fisica. Le disse una vocina maligna nella sua testa. Ma Elsie ci credeva poco; anche se sembrava incredibile, dal momento che lo conosceva solo dalla sera prima, lei era sicura di amare già quel ragazzo scontroso, ma capace anche di sorrisi luminosi e dolci. Per l’ennesima volta da quando l’aveva conosciuto, si chiese cosa mai gli aveva procurato quel comportamento distaccato e duro che ogni tanto assumeva…sicuramente un grande dolore, un peso, una delusione…forse una delusione d’amore..Pensa solo a goderti questi momenti e non pensare se tutto ciò è giusto o sbagliato.
La vocina di prima. E lei decise di seguire quel consiglio.
“Elsie! Mi senti? Allora vado con la senape!” le stava urlando da lontano Victor.
“Sì!! Grazie e anche crauti!” gli rispose di rimando Elsie, tornando alla realtà.
Lui fece una faccia buffa e si voltò per ordinare i panini.
Quando tornò indietro, lei si era già seduta sotto l’albero e aspettava pazientemente il pranzo.
“Anche i crauti la signorina! -  disse lui porgendole il panino - e la linea dove la mettiamo? Si ricordi, mademoiselle, che lei lavora in un salone di bellezza!”
Elsie alzò le spalle con fare indifferente e cominciò ad addentare l’hot dog.
“Guarda, la cosa non mi preoccupa più di tanto. Se mi vogliono, mi tengono così come sono altrimenti…” e pensò al povero Robert, che adesso la credeva impegnata a fare commissioni in centro; si sentì di nuovo in colpa e si ripromise di dirgli tutta la verità al più presto.
“Mi sono sempre piaciute le ragazze di bocca buona” sentenziò lui “buon appetito allora!” e cominciò ad divorare avidamente il suo panino.
“Ti va bene vero la birra Elsie?” chiese lui dopo un po’.
“Si, non c’è problema va benissimo, tanto oggi non devo lavorare” rispose lei prendendo la bottiglietta che Victor le porgeva.
“E tu cosa bevi?” domandò
“Quella - disse lui indicando la stessa bottiglia - a meno che non te la scoli tutta prima tu”
Elsie arrossì e si diede della stupida. Le venne in mente che una volta aveva letto una cosa su di un giornale: “quando si beve dallo stesso bicchiere è come se ci si scambiasse un bacio indiretto". All’epoca rise di questa affermazione dal momento che, nella sua solita compagnia, tutti si scambiavano la birra o la coca cola o la bottiglia dell’acqua e lei non ci aveva mai dato peso, anzi era una cosa molto normale.
Ma con Victor no. Non c’era mai stata intimità tra loro, tranne quel breve momento in cui avevano ballato assieme, per cui quel gesto così banale e semplice ora le sembrava chissà cosa.
“Formiche”. La voce di lui interruppe il corso di quei pensieri.
“Eh??”
“Ci sono delle formiche” ripetè.
“E’ normale, siamo sul prato e stiamo facendo un sacco di briciole”
“Bisognerebbe avere una coperta -  disse lui - beh, la prossima volta non me lo dimenticherò” concluse.
Una prossima volta…aveva intenzione di rivederla, avrebbero passato ancora una giornata come questa e lei avrebbe avuto l’opportunità di conoscerlo meglio…e di innamorarsi ancora più di lui.
Chissà se lui provava per lei qualcosa. Che le stesse simpatica era ovvio, dal momento che le aveva chiesto di uscire con lui quel giorno, però…
“Che espressione strana che hai, Elsie,..posso sapere a che pensi?”
Avevano finito di mangiare entrambi e ora stavano sorseggiando la birra ancora fredda.
“Mi chiedevo… - si sorprese di essere in grado di aprirgli così il suo cuore - mi chiedevo il motivo per cui ti va di rivedermi” gli disse tutto d’un fiato.
Lui la fissò. Gli occhi azzurri scrutavano quelli bruni di lei, come se volessero arrivarle al cuore. Ma non ce n’era bisogno perché al suo cuore c’era già arrivato da un pezzo.
“Mi piaci Elsie, mi pare un buon motivo per volerti rivedere” disse lui sorridendo con estrema naturalezza.
A lei parve di sentire il suo cuore scoppiarle nel petto. Era come se avesse ancora quindici anni anziché venticinque. Divenne paonazza e Victor se ne accorse e si mise a ridere.
“Nessuno ti ha mai detto queste cose? Non ci credo!” le disse ridendo.
“Ecco…non mi aspettavo che fossi proprio tu a dirmele ecco..- rispose lei timidamente,  - in fondo non mi conosci e ieri sera…ieri sera non è che sia stata una gran serata..” si stava tormentando l’orlo della camicetta.
“Mi piaci molto invece, Elsie, davvero” , era indubbiamente sincero, quegli occhi non mentivano. “E mi sono sentito una merda per come mi sono comportato con te ieri sera…” concluse, stavolta era lui ad abbassare gli occhi.
“Victor…anche tu..anche tu mi piaci….molto…”
Ora si aspettava qualcosa da lui, che però non arrivò. Lei attese qualche secondo poi si decise a guardarlo.
Quella maledetta, strana, incomprensibile ombra era calata nuovamente sul suo sguardo: aveva il capo chino, la fronte appoggiata alle ginocchia.
“Posso.. sapere perché sei così, Victor? Scusa se mi intrometto ma anche ieri, insomma… - aveva indubbiamente paura di rovinare tutto - se vuoi puoi tranquillamente parlarmi..” provò a chiedere lei, ma venne interrotta.
“…ti prego Elsie, non innamorarti di me, sei ancora in tempo, non voglio..farti soffrire, non te lo meriti” fu la sua risposta.
Lei si raggelò, sentiva le lacrime pungerle gli occhi, ma non voleva che lui la vedesse piangere. Evidentemente per lui quel mi piaci non aveva lo stesso significato che aveva per lei.
Le era simpatica, un’amica con cui passare una giornata insieme a mangiare un panino o a visitare il museo, niente più.
“Cosa ti fa credere che io mi stia innamorando di te? Non pensi di essere un tantino presuntuoso? In fondo ci conosciamo solo da un giorno”, provò a dire lei, sperando che lui le credesse…
“Tanto meglio allora” rispose Victor “sai, io non sono tipo da quel genere di storia che una ragazza seria può cercare, non ne cerco e non ne voglio….non più almeno…”
Era una piccola cosa, ma finalmente aveva abbassato un pochino la guardia; aveva subito una delusione d’amore ed era diventato freddo come il ghiaccio, una sorta di scudo protettivo.
“Mi piacerebbe avere qualcuno con cui parlare, Elsie, un vero amico, e tu sei molto simpatica e mi piaci molto”.
“Un’amico, certo Victor, io so ascoltare, so consigliare, so essere il miglior amico di chiunque.”
Le parve di aver calcato un po’ la mano; in definitiva non è che ci credesse neppure tanto lei… Avrebbe voluto essere tutto per Victor, ma non proprio il classico "amico".
“Bene allora! Evidentemente io avevo capito male - disse lui alzandosi e porgendole la mano “Andiamo?“
“Si, andiamo!” disse Elsie e prese mano che lui le tendeva per aiutarla ad alzarsi.
 

Fine 5° parte

                                                                                                                                         Alex
 
   

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