La serata era volata. Non si erano verificati
più malintesi tra di loro o meglio, Elsie aveva evitato prudentemente
di intromettersi negli affari personali di Victor, dal momento che, era
evidente, lui non ne voleva proprio parlare. Aveva notato che era piacevole
stare in sua compagnia, a dispetto della prima impressione negativa che
le aveva suscitato. Victor era veramente un eccellente interlocutore.
Si vedeva che era intelligente, colto e raffinato.
Le aveva parlato dei suoi studi, del fatto che gli sarebbe piaciuto intraprendere
la carriera diplomatica e un giorno, chissà, aver l’opportunità
di lavorare per le Nazioni Unite, magari a Bruxelles.
Elsie non esitava a credere che ci sarebbe
riuscito. Le aveva detto che suo padre avrebbe voluto che anche lui diventasse
medico, ma lui era totalmente contrario, diceva che non faceva per lui;
la sofferenza degli altri, la morte lo terrorizzavano…
“Ragazzi, che si fa?” intervenne Pierre alle
loro spalle. “Noi avremmo deciso di cambiare locale”
“Ah no grazie” rispose Elsie scuotendo la
testa “domattina io devo aprire il negozio e quindi ...levataccia!! Io
andrei a casa..”
“Ah..ma Ariel viene con noi, chi ti accompagna?”
disse Pierre
“Se vuoi posso farlo io” si offrì
Victor.
Elsie non se lo sarebbe aspettato proprio.
“Ho promesso a mademoiselle Ariel che non
avrei lasciato sola la sua amica quindi..”
disse lui con compostezza.
Elsie provò come un senso di dispiacere.
Lo faceva per Ariel?..beh, se fosse stato così, non ci sarebbe stato
da stupirsi; l'amica era una ragazza a cui non si poteva dire di no…e molto
probabilmente anche lui, a dispetto di tutta quella freddezza dimostrata,
non era rimasto insensibile al suo fascino. Ma Elsie non voleva essere
un ripiego, assolutamente, e soprattutto non per Victor.
“No, non preoccuparti. Qui di fronte c’è
il posteggio dei taxi e..”
“Ma secondo te ti lascio prendere un taxi
a quest’ora di notte da sola? Scherziamo? Dai, vieni che ti accompagno!”
La prese per un braccio e la tirò
su dal divanetto. Si ritrovò stampata contro il suo petto….
Anche se fu solo per un attimo, si sentì
piccola e indifesa e il suo profumo le inebriò le narici. Si scostò
di scatto, come se fosse stata colpita da una scossa elettrica:
“Ci vediamo a casa Pierre!” stava salutando
lui, senza essersi minimamente accorto del breve turbamento di lei.
“Andiamo?”
“Non mi ricordavo che Pierre avesse una Puma..”
(1) disse Elsie quando si fu accomodata in macchina.
“Non è di Pierre! E’ mia”
“Tua?? Fammi capire, ti sei portato la macchina
fin qui da Parigi??”
“Certo! Io senza la mia macchina non guido!”
le rispose lui con aria sorpresa, come se fosse la cosa più nateruale
di questo mondo.
“Ma, …l’hai fatta imbarcare mentre tu sei
venuto in aereo?”
“Si, l’ho imbarcata circa una settimana prima
di partire”
“…Victor?”
“Si?”
“Sai che sei un tipo strano? ” disse Elsie
guardandolo con interesse e ammirazione ne contempo - “Sei veramente..particolare”
“Lo devo prendere come un complimento?” le
rispose lui, voltandosi verso di lei per un attimo, per poi concentrarsi
sulla guida.
“Mica voleva essere un rimprovero! Ma tu
pensi sempre che ti si voglia offendere?”
“Beh, prima mi hai mandato a quel paese mi
pare” disse lui sorridendo
“Si, ma te lo eri meritato, visto il
modo in cui mi hai trattato!”
Il suo sorriso di prima era sparito ed aveva
lasciato posto ad una maschera di ghiaccio, la stessa maschera che indossava
all’inizio della serata. Lui non rispose alla sua osservazione ed Elsie
pensò che si fosse risentito. Ma non doveva importargliene: lei
aveva ragione!
Giunsero all’imbocco della superstrada est
.
“Da che parte devo andare?” chiese lui freddamente
“Per la contea sud” rispose Elsie, determinata
a non farsi intimidire.
Avevano passato una tranquilla serata a chiacchierare,
dopo quel tragico battibecco e a lei dispiaceva molto che ora lui se la
fosse presa ancora. Ma non era colpa sua e questa volta non avrebbe avuto
pietà. Elsie si appoggiò comodamente allo schienale dell’auto,
il vento che passava dal finestrino abbassato le scompigliava i capelli
che, ormai, non avevano più nulla della messa in piega di quando
era uscita, ma quell’aria per lei era un sollievo. Doveva riprendersi.
Anche se detestava ammetterlo, la vicinanza
di quel ragazzo la scombussolava. Quella sera aveva detto alle amiche che
Victor la interessava, ma presto si era resa conto che, invece, sarebbe
stato meglio non costruirsi troppe fantasie in merito. Senza dubbio lui
era una persona molto affascinante, forse troppo….ma soprattutto era pericoloso.
Aveva come l’impressione di stare seduta vicino al cratere di un vulcano
che stava per eruttare.
Il tragitto era breve, dopo neppure 10 minuti
di strada arrivarono al bivio dove abitava Elsie.
“Ecco, gira di qua, io abito in fondo alla
strada, ma non è il caso che mi accompagni”
Lui non le rispose e la portò fino
sotto casa. Elsie fece per aprire la portiera e scendere.
“Allora ti rivedo domani?” si sentì
dire alle spalle.
Si girò incredula.
“Come?”
“Domani, dicevo, vieni con me al museo civico?”
“Beh, io… - tentennò, una vocina la
ammonì di stare alla larga da quell’uomo, ma ovviamente lei non
l’ascoltò - io..dovrei aprire il negozio…ma…oh al diavolo! Si, vengo!”
“Bene” rispose lui, visibilmente soddisfatto
“ allora dove ci vediamo? Vuoi che ti passi a prendere?”
“No, non ti disturbare, domani devo venire
in centro quindi possiamo incontrarci davanti al museo, ti va bene per
le 11?”
“Ok, così mangiamo anche qualcosa
dopo. Ho scoperto un piccolo parco poco distante dalla facoltà”
“Bene, allora, a domani, buonanotte!”
“Ciao Elsie e…beh…ciao” concluse lui. Sembrava
che volesse dirle qualcosa ma era come se non ne avesse il coraggio e la
forza.
Elsie richiuse la portiera e la Puma ripartì;
dopo un po’ si accorse che era rimasta per almeno dieci minuti ferma in
mezzo alla strada, come un semaforo. Si diede della cretina e, di corsa,
entrò in casa.
Fine 3° parte
Alex
(1)
^_^;;; La macchina è un sogno che ho nel cassetto, che intanto so'
che non potrà mai verificarsi...