Nessuno del gruppo si era accorto della loro
assenza, tranne ovviamente Ariel che si premurò immediatamente di
sapere come stava la sua amica e di minacciare Victor ancora una volta.
“Sto bene, grazie, ora và" le disse
Elsie all'ennesimo "se hai bisogno chiamami"
Ariel sospirò e si rivolse a lui "
sentimi bene, amore" lo apostrofò "se vedo solo un'altra lacrima
- disse indicando Elsie con lo sguardo - stasera so chi devo menare, ci
siamo capiti? E ti assicuro che posso farlo"
Victor la osservò con aria un poco
canzonatoria, poi chiuse gli occhi e le fece un inchino.
"State tranquilla mademoiselle, giuro
sul mio onore che nessuna lacrima sgorgherà ancora dai suoi occhi
per mano mia" disse lui, con un perfetto savoir-a-faire.
Ariel rimase interdetta (e alquanto compiaciuta...era
parecchio sensibile a questo genere di linguaggio).
Elsie, vedendo l'amica imbarazzata, concluse
"Dai, ora schioda!".
Quando furono tornati al loro posto, lei
lo guardò aria molto sorpresa
"Però...non l'avrei mai detto! E chi
ti ha insegnato a parlare così?"
"Come?"
"Si, il linguaggio che hai usato prima"
"Ah! Ti confesso un segreto: io sono nobile".
Elsie strabuzzò gli occhi "Ho capito,
mi prendi ancora in giro"
"No, è vero! Sono nobile. Il mio nome
completo è Victor Clemente de Girodel, la mia è un'antica
famiglia francese, pensa che un nostro avo ha combattuto durante la Rivoluzione...poi
l'hanno ghigliottinato..." concluse facendo, con la mano sul collo, il
tipico segno della testa mozzata.
"E devi portate tutti ‘sti nomi tu?"
"Beh, no. Questo è il mio nome completo.
Nella mia famiglia si usa tramandare il nome completo al primogenito se
è maschio. Ma adesso ovviamente tutti mi chiamano Victor, Victor
Girodel".
"Ma pensa te..- sospirò Elsie - e
abiti a Quebec?"
"No, Parigi!"
"Parigi....- sospirò Elsie appoggiando
la testa al divanetto e assumendo un'aria sognante - Non ci sono mai stata
a Parigi...dev'essere una città stupenda..."
"Si e no...." risposta vaga. E l'ombra di
prima si ridipinse nel suo sguardo.
"E i tuoi sono a Parigi adesso?"
"Solo mia madre. Mia sorella Gwendolen dev'essere
a Boston per un master in economia, mio fratello Guillaume è in
Italia a studiare architettura a Firenze e mio padre...boh! Da qualche
parte nel mondo a qualche conferenza medica"
"E' un medico tuo padre?"
"Cardiochirurgo"
"Però! - disse Elsie - E tu,
perchè scienze politiche?"
"Mi ha sempre affascinato l'arte della diplomazia"
"E così anche tuo padre si chiama
Victor Cleme..Clem..."
"Clemente - finì lui. - si,
anche lui..." rispose.
"Beh, però perchè hai scelto
proprio Quebec? Non mi pare che ci sia una università particolare
per una laurea in scienze politiche.." osservò Elsie.
"Lo so, ma volevo allontanarmi da casa in
più possibile..., qui c’è mio cugino Pierre e poi posso continuare
a parlare francese!"
Elsie comprese che quel senso d'angoscia
che attanagliava lo sguardo di Victor aveva a che fare con la sua città
natale. Preferì non indagare oltre, era già qualcosa che
quella sera lui si fosse sbottonato così tanto con lei.
"Elsie?"
"Eh?"
"Ti va allora?"
"Cosa?"
"Mi chiedevo se domani ti andava di venire
con me. Vorrei visitare il museo civico."
"Oh si! - annuì con determinazione,
ma si ricordò subito che invece era il suo turno di aprire il negozio
al mattino - Oddio…no...."
"Altri impegni?"
"Veramente si...in teoria dovrei lavorare..."
"A proposito, io ti ho spifferato tutto di
me (o quasi), ma non so niente di te!"
"Che vuoi sapere?"
"Beh, cosa fai, chi sei insomma"
"Una qualunque" - fece spallucce -
"non ho antenati illustri, Parigi l'ho vista solo nei libri e le scienze
politche non so neppure cosa siano...". Ma Victor non si accontentava di
quello. Con un sospiro Elsie si apprestò a raccontargli tutta la
sua piattissima vita
"Ho 23 anni, faccio la parrucchiera, ho un
fratello più grande che fa il poliziotto, mia madre è sarta
e mio padre è una guardia giurata. Sono nata qui a Quebec e non
ho mai messo il naso fuori dal Canada...veramente non ho mai messo il naso
fuori dalla contea..." concluse un poco imbarazzata. Effettivamente la
sua vita paragonata a quella di lui risultava piattissima e per nulla interessante...
"Beh, c'è sempre tempo" le disse
"Ah si! E ho un gatto che si chiama Tomcat"
"Tomcat?? E che nome è??"
"Veramente è il nome di un aereo militare.
L'abbiamo chiamato così perchè l'abbiamo trovato da piccolino
in cima ad un albero e per non farsi prendere dal pompiere, si gettò
di sotto a corpo morto. Ha fatto una sorta di planazione, un Tomcat insomma"
Victor si mise a ridere e lei lo osservò
di sottecchi. Quanto era bello! Peccato che non rideva spesso, anzi, quella
era la prima volta che lo vedeva ridere da tutta la sera.
"Tu non hai animali?" chiese lei
"Animali? Uhm..si, qualche cavallo"
"Cavalli????"
"Beh, la tenuta della mia famiglia è
piuttosto grande. Si trova vicino Parigi, in un paese che si chiama Meudon,
abitiamo lì da secoli.."
"Caaavoli... - disse Elsie sgranando gli
occhi - deve essere stupendo...io non sono mai andata a cavallo, a parte
i cavallini delle giostre quando ero bambina"
"Beh, non ci vuole tanto, solo un poco di
allenamento e soprattutto avere fiducia nell'animale. Poi devi saperci
andare, devi seguire il movimento del cavallo, accompagnarlo.."
"Beh, un po' come quando fai ses.. - Elsie
si accorse che non era il caso di finire la frase - si, insomma, - tossicchiò
- devi prenderci l'abitudine ecco!"
"Più o meno" concluse lui.
Elsie lo osservò mentre si accendeva
un'altra sigaretta, si era nuovamente fatto pensieroso; ogni tanto si prendeva
quei momenti dove nessuno riusciva ad entrare, si oscurava da tutto e da
tutti. Elsie si ricordò che Pierre aveva accennato a "brutti momenti"
che Victor aveva passato; chissà di cosa si trattava...
Si decise di fargli la fatidica domanda "Victor...hai..si,
insomma, sei impegnato...affettivamente...hai una ragazza..?"
Lui, calmissimo, molto più calmo di
quanto lei si fosse aspettata, continuò ad aspirare il fumo e non
rispose. Solo dopo aver spento il mozzicone, disse semplicemente "No"
Ma era un "no" detto con un fondo di dolore,
di rabbia, come se qualcosa gli impedisse di dire "si", come se non l'avesse
voluto dire. Non diede spiegazioni, semplicemente disse "No" ed Elsie lasciò
le cose come stavano, non fece ulteriori domande. Capiva però che
il cuore di quel ragazzo era occupato, era catturato, era preso da qualcosa
o da qualcuno...che lo stava facendo soffrire.
Fine 2° parte
Alex