Una rosa rossa…I petali imprigionavano ancora
fresche gocce di brina..Risaltava incredibilmente sul cuscino bianco e
il suo profumo riempiva la stanza. Una rosa rossa…Chi l’aveva messa lì?
André stringeva i braccioli del letto con una forza tale che le
nocche della mano erano bianche, come lo era il suo volto. Aveva sentito
un cavallo, aveva creduto fosse Oscar e dopo aver combattuto contro sé
stesso aveva deciso di andare da lei a dirle..cosa non sapeva ancora ma…
Adesso…
“ Signor André…”
André si accorse appena della giovane
cameriera, tanto la rabbia lo divorava. Le rivolse uno sguardo infuocato
e lei quasi si spaventò.
“ Di sotto…C’è il conte di Fersen..”
André la guardava attento, ora. Rosane si schiarì la voce,
per un attimo dimenticò parte del piano.“ Credevo..fosse salito
in camera di madamigella Oscar…Evidentemente mi sbagliavo..” Lo sguardo
di lei scese con finta noncuranza sulla rosa posta sul letto. Era una brava
attrice, si disse sorridendo tra sé, spostava gli occhi quasi a
lasciar capire di nascondere qualcosa. André cadde nella rete come
un povero pesciolino inesperto.
“ E’ stato il conte di Fersen a portare quassù
questa rosa, vero?No, lascia perdere…non voglio saperlo…Crede di conquistare
Oscar portandole dei fiori…” Sorrise nervosamente. Rosane incalzò,
con enfasi: “ Non lascerà che quello svedese ci porti via madamigella
Oscar, vero? Combatterai, vero, André?” e fuggì via senza
dargli il tempo di rispondere. Già…L’avrebbe lasciata al conte di
Fersen? No, lo avrebbe ucciso, piuttosto. Se vi fosse stata al mondo una
sola possibilità che lei potesse essere felice accanto a quell’uomo,
allora lui..Gliela lasceresti, Andrè? Veramente la lasceresti a
Fersen se fosse lei a volerlo? Dispettosa, egoista quella parte di lui
che la voleva solo per sé e che non aveva più rispetto per
lei..
Si ritrovò presto a scendere le scale
che lo avrebbero portato al piano di sotto, dove forse il conte stava ancora
aspettando. Lo trovò in piedi, di spalle, che fissava una tela imprigionata
in una cornice d’oro finemente lavorato; l’immagine era pallida e dai colori
tenui, due fanciulli seduti su una vecchia barca, uno bruno, dall’aria
malinconica, l’altro biondo, lo sguardo irrequieto, impaziente, vivo; una
spada scintillava conficcata nella sabbia, dietro di loro.
“ Posso fare qualcosa per voi?”
Fersen sussultò, tentò un sorriso.“
Ah, siete voi, André..Dovete scusarmi, non..vi avevo sentito arrivare..”
André non commentò. Il conte riportò lo sguardo sul
dipinto, visibilmente emozionato.
“ Siete voi..con madamigella Oscar, vero?”
“Sì.” rispose André, seccato.
Fersen si voltò verso di lui, sorpreso da quel tono insolitamente
poco cordiale; ma si riprese,
“ Volete del vino, conte?”
“ Grazie..volentieri!” André si diresse
verso la mensola. Per un attimo lo sfiorò l’idea di darglielo sì,
il vino, ma a modo suo. Invece gli portò un bicchiere, aprì
una bottiglia nuova e gli diede da bere.
“Come mai siete qui?” gli chiese, senza guardarlo.
Fersen accennò un lieve sorriso. “ Sapete, André…guardando
questo quadro..si capisce quanto voi e Oscar siate..uniti.” Aveva eluso
volontariamente la sua domanda. “ Come dire..sì, è naturale..madamigella
Oscar non ha mai avuto un fratello e voi..credo siate un fratello, per
lei.”
“Vi sbagliate.” replicò André,
tagliente. “ Credo di essere molto di più.”
Fersen giocava col bicchiere, osservando
il vino, pensieroso. “ Ah sì? E che cosa siete?”
“ Non mi avete risposto, conte. Vi ho chiesto
cosa ci fate qui.”
“ E voi mi meravigliate, André. Fate
domande di cui conoscete già la risposta.”
“ Anche voi conoscete la risposta alla vostra
domanda, conte.”
Fersen fissò i suoi occhi di ghiaccio
su quel volto apparentemente calmo dietro il quale si celava una furia
inimmaginabile.
“ Avete il sangue caldo, André…ma
vi assicuro che io conosco solo la risposta che volete dare a voi stesso.
Voi amate Oscar, ma il vostro amore è decisamente solo vostro..e
comunque non ha alcuna possibilità di realizzarsi.”
Il volto di André parve distendersi
un poco mentre replicava:
“ Tanto meno il vostro, conte.”
Fersen distolse lo sguardo, scotendo il capo.
“ Non era..mio intento offendervi, André..So bene quanto si possa
soffrire per un amore impossibile..” finì il vino tutto d’un fiato,
con la mano che gli tremava.
“ E allora, se lo sapete, andatevene e lasciatela
in pace. Le avete già fatto abbastanza male, mi pare!”
“ Se è per questo..sono qui per riparare.”
“ Oscar non vi sposerà mai.”
“ Non sposerà neanche voi, André…”
aveva un che di malinconico, il suo tono di voce e gli occhi erano pieni
di una tristezza infinita. “..Ho molte più probabilità io,
se permettete..”
“E perché? Perché siete nobile?
Perché potete darle..cavalli, castelli e bei vestiti? Sono tutte
cose che ad Oscar non interessano, come non le interessa sposarsi. State
perdendo tempo.”
Fersen scosse violentemente il capo. Di colpo
sembrò rimpicciolire, svanire, annientato dalla disperazione che
lo divorava.
“Oscar..non mi ha dimenticato, André.
E se non siete riuscito voi a conquistare il suo cuore..voi, che l’avete
avuta per tutto questo tempo e non siete stato capace di farla innamorare..béh,
sarò io a riuscirci e a fare di lei una vera donna.”
“ Lei lo è già. E’ una splendida
donna e non ha bisogno di abiti e gioielli per dimostrarlo, come non serve
essere nobile per avere diritto di amare. E poi, spiegatemi, dicevate che
il vostro amore per sua maestà era così grande, perché
non le restate affianco e la proteggete? Se non siete disposto a donarle
la vostra vita, non state amando, il vostro è solo un capriccio..”
Inattesa la reazione del conte. Afferrò
André per il colletto della camicia e lo addossò al muro.
“Cosa volete insinuare?” gridò, fuori
di sé: “..che con la regina mi sono solo divertito? Cosa potete
mai saperne, voi, del vero amore?..Della passione, del sacrificio..? Sono
partito per la guerra, la vita l’ ho messa in piazza sperando che Dio volesse
riprendersela, per non dover più soffrire..! Voi siete un servo
anche se vi sono stati dati privilegi da nobile..!”
“ Privilegi?” André respinse Fersen
con violenza. “ Di quali privilegi state parlando? Pensate che io rimanga
qui per fare vita comoda? E da cosa dovrei fuggire? Da chi? Da una donna
che non potrei mai comunque dimenticare? Per lasciarla in pasto di gente
codarda come voi, conte?”
Fersen impallidì, poi si lasciò
prendere dall’ira che poco prima lo aveva animato. “ Mi state dando del
vigliacco? Voi..che in vent’anni non siete stato capace di confessare i
vostri sentimenti all’unica donna che dite d’amare?”
“ Perché..non vorrete farmi intendere
che voi lo credete un atto di coraggio..esporre sua maestà allo
scandalo di una relazione di cui tutta la Francia è a conoscenza!”
“ Per questo ho lasciato la Francia..”
“ E la fuga vi ha permesso di dimenticare?
Non credo..Lo stesso farà Oscar, ha lasciato la guardia reale per
non dovervi più incontrare, conte..E’ fuggita da voi..”
Quella era la realtà. Fersen già
da qualche tempo l’aveva sospettato, André ora gliene dava la conferma.
“ Ed è per questo che sono qui, infatti.”
precisò il conte. “ Voglio che ritorni sulle sue decisioni. Maria
Antonietta ha bisogno di lei e anch’io.”
“ Oscar non tornerà mai sui suoi passi,
voi non la conoscete..”
“..Mentre voi sì!” lo schernì
Fersen.
Rapida, la risposta di André. “Io
l’amo, voi non siete neanche suo amico. A questo punto credo che neanche
sappiate cosa voglia dire provare dei sentimenti.”
Troppo, per Fersen. Non era certo venuto
lì per farsi insultare! In quel preciso momento della sua vita,
sentiva di trovarsi di fronte a un bivio e di dover prendere la più
penosa delle decisioni. Da un lato, il suo amore per Maria Antonietta che
cresceva sempre più, ogni giorno che passava, insieme a quel sentimento
che minacciava di annientarli entrambi, v’era la consapevolezza di un sogno
irrealizzabile; e un’altra strada, più facile senza dubbio, anche
perché lui provava per Oscar una tenerezza struggente, una pena
profonda e tanta ammirazione. A corte la osservavano, seguivano le sue
imprese, a volte gli era capitato di sentire commenti anche piuttosto pesanti
sulla sua persona, ed era stato preso da una tale furia che volentieri
li avrebbe trafitti con la sua spada, non fosse stato per il fatto di trovarsi
per i corridoi di Versailles. Era preda piuttosto ambita, madamigella Oscar,
da timidi nobili estasiati oltre che da sciocchi, presuntuosi pretendenti
attratti da quella che reputavano una difficile, appagante conquista. E
lui aveva riflettuto tanto su quei fatti e sapere che il Generale Jarjayes
intendeva dare Oscar in moglie, lo aveva convinto a prendere quell’importante
decisione, perché Oscar non fosse costretta a sposare un uomo che
non amava e che l’avrebbe resa infelice. Ora André interferiva con
i suoi piani, non solo! Lo umiliava, offendendolo, dandogli del vigliacco!
“ Non posso permettervi di offendermi, André…Badate
bene, se non mi chiedete immediatamente scusa…”
“ Io non chiedo scusa a nessuno, conte di
Fersen, men che meno a voi..”
“ Non costringetemi a chiedervi di battervi
con me..”
André sorrise. “ Chiedetemelo pure,
conte..Io non ho paura. Anche se dovessi morire non m’importerebbe.”
Fersen avrebbe voluto lasciar correre, andarsene,
sorridere ad André e scusarsi, aveva anche lui la sua parte di colpa.
Non vi riuscì. Per la prima volta nella sua vita, lui, che non aveva
odiato mai nessuno, sentì di odiare quell’impudente.
“Avanti, allora..andiamo fuori, André…Per
quanto riesca a ricordare non mi sembra voi siate un provetto spadaccino…!
Potreste anche ferirvi seriamente!”
André non si lasciò intimorire.
I suoi occhi avevano un che di disperato quando disse: “ Pensate a voi,
conte..Oggi potreste imparare qualcosa di nuovo. Aprite bene gli occhi
e ascoltate quello che vi dico. Nessuno ama Oscar quanto l’amo io, non
sapete neanche di che colore preferisce le rose…”
Le rose? Cosa c’entravano le rose, adesso?
Quell’uomo era strano, sfuggente; un cuore caldo, paziente, ma comunque
pur sempre e soltanto un servo, privilegiato e campione d’insolenza. Gli
avrebbe dato una lezione, perché i tempi cambiavano e per l’amicizia,
in fondo, non v’era più spazio.
“Rosane! Rosane, dove sei..?” La voce di Gilbert
le giunse forte, agitata, dal basso delle scale. Lei si affrettò,
ripose gli abiti alla rinfusa nell’armadio e ne tenne stretto uno, quindi
si precipitò fuori della stanza. Si trovò faccia a faccia
col ragazzo e gli pose un dito sulle labbra, a mo’ di rimprovero. “ Sshhh..Ma
che ti gridi?” gli sussurrò.
“ Ancora devi cambiarti?” le disse, apprensivo,
fissando il vestito che stringeva tra le mani. “ Se non ti sbrighi, quel
guastafeste d’uno svedese lo fa a fettine, il tuo attendente!”
Lei lo guardò un po’ stupita sul significato
di quelle parole, ma poi decise che era meglio affrettarsi piuttosto che
stare a discutere. “ Tu guarda se arriva qualcuno..!” gli ordinò,
sparendo nella stanza. Lui alzò le spalle, mentre gettava uno sguardo
divertito attraverso lo spiraglio lasciato aperto dalla giovane cameriera.
Un lieve sorriso divertito gli increspava le labbra mentre intravedeva
rapidi i movimenti della ragazza mentre si cambiava e non poteva evitarsi
di immaginare le curve di quel corpo giovane e sensuale. Da tempo le sue
fantasie si spingevano ben oltre i sogni romantici e casti che avevano
caratterizzato la sua fanciullezza e Rosane, che era nel pieno della fioritura,
gli accendeva i sensi senza riguardo, impudentemente, e lo faceva impazzire.
Il timido bocciolo si stava aprendo, sprigionando tutta la sua bellezza,
inebriandolo col suo profumo. Gli stava parlando, ma preso a fantasticare
su ardenti notti d’amore a rotolarsi sul fresco fieno delle stalle, Gilbert
non la stava neanche a sentire. Solo al suono di “Eccomi, sono pronta!”
il giovane si riscosse. La porta si aprì. Molte volte Gilbert aveva
pensato che fosse in fondo facile essere belle se si era anche ricche.
Cipria, sete e merletti, acconciature da dee, creme per il viso e occhi
ammalianti, se c’era il necessario era chiaro che la bellezza colpisse
come un pugno e la regina Maria Antonietta e le sue dame, dicevano, erano
bellissime, agghindate. Ah, se era vero..! Rosane era uno splendore. Con
quel vestito color dell’acqua di fiume, col luccichio tra i capelli come
mille piccoli raggi di sole a infrangersi su una superficie di cristallo,
gli occhi intensi, ardenti, il volto arrossato per l’imbarazzo o per la
paura d’essere scoperta, così, bellissima, meravigliosa creatura…
“ Certo…” stava dicendo lei, aggiustandosi
la scollatura un po’ larga sul petto: “..La sorella di Madamigella Oscar
dev’essere più che abbondante…guarda qua..!” sbuffò. “Decisamente
abbondante..”
“ O forse tu ancora piuttosto scarsa..” ridacchiò
lui, suscitando immediata in lei la reazione. Lo fulminò con lo
sguardo ma lui, prontamente, arrestò la sua furia. La prese per
il braccio e le disse, tirandola per le scale: “ Presto, Rosane, litighiamo
dopo…Adesso dobbiamo correre di sotto se non vogliamo che qualcuno ci rimetta
le penne..” E Rosane, che ancora non aveva ben capito di cosa il suo amico
stesse parlando, si lasciava condurre via.
“Dobbiamo cambiare un po’ i piani..” Le diceva,
mentre la guidava fuori. “ André e Fersen stanno per battersi..Quello
che devi fare è lanciarti contro André e gridargli che lo
ami..!”
Rosane si fermò all’improvviso. “..Cosa..?
Come, si stanno battendo..”
Gilbert le riafferrò il braccio e
se la tirò contro. “ Dai…Mi raccomando, sii convincente! Poi ci
penserò io a riportare tutto alle orecchie di madamigella Oscar,
vedrai..” ridacchiò “..sono sicuro che quando glielo dirò
le scoppierà il fegato!” E la povera ragazza, ancora frastornata
e impigliata nel suo pomposo vestito, si lasciò trascinare giù
dalla scalinata. Fuori il sole era alto, l’aria sospesa, gli alberi immobili.
C’era qualcosa di strano, nell’aria. C’era la rabbia, la paura, l’amore.
E due uomini, l’uno davanti all’altro, pronti a battersi per qualcosa che
dilaniava i cuori.
E i due uomini rimasero a fissarsi, sguardo
nello sguardo, per attimi che parvero interminabili, spada nella mano,
determinati ad infrangere un muro d’amicizia che durava da anni. Nulla
poteva arrestare la collera, frenare la gelosia, tornare indietro a tempi
ormai perduti. C’era l’amore, l’orgoglio, ad annebbiare loro la mente.
“ Puoi chiedermi scusa, André.” Disse
Fersen, la voce spezzata, ultimo tentativo di ricucire un sentimento di
colpo perduto.
“ Dovete chiedere voi scusa, conte. Ad Oscar,
a voi stesso, a me..”
“ Non credo di essermi spiegato..O forse
pensate che vi risparmi in memoria dei vecchi tempi? Voi non avrete mai
Oscar..”
André pose davanti a sé la
spada. “ Nemmeno voi..” sussurrò. Le lame scintillarono, sfiorandosi.
E mentre erano pronti a gettarsi l’uno sull’altro, una voce non troppo
lontana li distrasse. André si voltò. Una ragazza correva
verso di lui. Le parve di conoscerla, il ricco vestito e i capelli morbidi
sparsi lungo le spalle. Sussultò, quando lei gli si getto sul petto,
nascondendovi il viso e abbracciandolo stretto. Il dolce profumo della
sua pelle giovane lo colpì, di più lo frastornarono le lacrime
di lei sulla sua camicia.
“ No, André, non farlo…Non batterti,
André..!” Lei alzò gli occhi e lo guardò. E fu allora
che André la riconobbe. Fece per parlare ma Fersen intervenne.
“ E voi chi siete, madamigella? Perché
vi intromettere nei nostri affari?”
Rosane si voltò verso l’uomo, allargando
le braccia per tenere lontano André. Fissò il conte con ostentato
disprezzo, ben determinata a non lasciare che alzasse la sua spada per
colpirlo. “ Voi lascerete stare André, perché io lo amo!”
André fissava trasecolato le spalle
della giovane cameriera? Ma che ci faceva lì? E con quel vestito,
poi…E che diavolo stava dicendo? Fersen ripose la spada, stupito
ancor più che André. “ Voi lo amate, madamigella? Amate André..?”
“ Sì!” Rispose quella, infiammandosi.
“ E non gli farete del male..!” E Rosane si voltava e d’improvviso si gettava
su di lui, contro un André che, sbalordito, non oppose resistenza
alcuna quando si ritrovò le labbra di lei sulle sue, restava rigido,
immobile, lasciava cadere la spada e sentiva lunghi brividi pervadergli
il corpo a quel contatto non voluto ma non spiacevole. Sentì vagamente
un cavallo che si avvicinava, sapeva che era Oscar, sentì che era
lei. Ne udì i passi sul selciato, incontrò lo stupore di
Fersen, il suo stesso terrore gli strinse lo stomaco.
“Ma che bella scena!” Sentì. Rosane
si staccò da André, arretrò, arrossì. Il volto
di Oscar era una maschera di collera. “ Vedo che in mia assenza ci si diverte
molto!”
André, dopo il primo attimo di stupore,
tentò di andarle incontro, di calmarla.
“Non ti avvicinare, André.” Lo fermò,
lei, non riuscendo ad impedirsi di tremare. “ E non occorre che tu dica
niente. Ho visto abbastanza.” Si rivolse a Rosane, la fissò da capo
a piedi, la riconobbe, malgrado il vestito, l’acconciatura, la giovane
bellezza. Avvampò di collera e la sua voce risuonò imperiosa,
troppo, mentre le ordinava: “ Se non vuoi perdere il posto vedi di rimettere
a posto quell’abito! Non occorre che ti vesta così per il nostro
André, lui è di bocca buona, vedrai che le piacerai anche
con gli abiti da sguattera!” Ma che sto dicendo, si disse lei, terrorizzata
dalla sua incontrollabile furia..Stava diventando pazza? Scagliarsi così
contro quella poveretta…E André che avrebbe pensato di lei?
“Oscar..” la richiamò André,
ancora sbalordito. Lei gli rivolse un’occhiata di fuoco, poi distolse lo
sguardo, gli occhi di colpo divenuti lucidi, spaventati e mormorò:
“Andate al diavolo, tutti..!” E si allontanò a passo svelto,
nascondendo ogni emozione, per quanto fosse possibile. Voleva ritornare
a Versailles, dimenticare tutto e tutti, fuggire da André, fuggire
da ogni dolore, ma ormai le pareva la più difficile delle imprese,
la più ardua delle battaglie combattute. Perché adesso era
diverso e stava perdendo tutto. E avrebbe voluto piangere ma l’aveva fatto
rare volte, non era allenata. Non rientrava nei compiti di un vecchio,
glorioso, battagliero ex-colonnello delle guardie…Che avrebbero detto,
a corte, vedendola così? E i suoi nemici? E suo padre? E…André?
Un uomo venne fuori al segnale stabilito.
La strada polverosa, deserta, divorata dai raggi del sole si aprì
davanti ai suoi occhi e il suo sguardo scorse a destra e a sinistra per
cercare un volto, una figura, qualcosa che gli indicasse il da farsi. Avvertì
dei passi, si voltò.
“Pierre..” Esclamò, sospirando, portandosi
una mano sulla fronte. “ Cavolo, ma da dove arrivi..”
Quello sorrise, le labbra storte e i pochi
denti rimasti. “ E da dove vuoi che arrivi? Da palazzo Jarjayes…che ti
credevi?” Si guardò un attimo attorno, quindi afferrò il
compagno e lo tirò via dalla strada: “ Non ci fermiamo qua…Potrebbe
passare qualcuno..” Al riparo dai cespugli, l’uomo chiese, con la voce
roca: “ E gli altri?”
“Sono qui intorno..in attesa di ordini..Ma..Senti,
Pierre…”
Pierre smise di ridere. Il volto magro e
rugoso divenne attento, fisso sul viso improvvisamente spaurito del piccolo
brigante che si era portato dietro.
“ C’è qualche problema? Per caso hai
cambiato idea? Ti ricordo che mi devi ancora molti soldi e molti lavoretti,
prima che tu riesca a mollarmi ti ritroveresti una bella pallottola nella
schiena..”
“ N..no..”
“ NO che cosa?”
“ Non c’è nessun problema..”
“ Molto bene.” Riprese a sorridere, Pierre,
con la sua bocca sdentata. “ Ci sono buone novità…Torno adesso dal
palazzo del nostro colonnello Oscar…Ho sentito dire giorni fa che stava
per arrivare la sorella…L’ho appena vista, è già qui.”
“ Ah sì?” commentò il ragazzo,
perplesso. “ Che strano…di qui non è passata alcuna carrozza..”
“Che, mi prendi per bugiardo?” Inveì
quello, alterato. “ Avrà preso un’altra strada per evitare guai,
no? Adesso l’unica cosa da fare è aspettare il momento per rapirla.
Sono sicuro che il colonnello Oscar farà di tutto per salvarla.”
“Beh, certo…è sua sorella…” azzardò
il giovane. Inattesa, furiosa la reazione di Pierre.
“ Beh? Che c’entra? E’ perché i nobili
sono fatti così, io non la posso vedere, mia sorella e se me la
rapissero li pagherei sopra!”
“ Scusa!”
“ Scusa un accidenti! Io vado a radunare
gli uomini, tu controlla se arriva qualcuno..che stanotte si fa una bella
festa!” E lo lasciò così, mentre se ne andava borbottando.
Eh sì, sospirò..Che notte movimentata si prospettava! Era
pericoloso sfidare madamigella Oscar e tutti avevano un po’ paura…Pierre,
probabilmente, più di tutti!
Fine 9° parte
Laura