Aveva una rabbia, dentro..! Doversene andare così e lasciare Oscar con quel damerino svedese e lei, voler restare, dopo tutto il male che le aveva fatto! Nobile presuntuoso, credeva di poter avere tutto? Cosa voleva fare, ora, prendersi ulteriormente gioco dei sentimenti della sua Oscar? Non gli era bastato umiliarla, offenderla, rifiutarla? Ma no, si disse mentre tentava di calmare il suo nervosismo, quello sguardo che l’aveva accarezzata non poteva essere per lei, era da escluderlo. Che avesse ripensato a quella lontana sera e avesse cambiato idea circa loro due? No, no..Fersen amava la regina, André di ciò era sicuro..Che avesse portato un messaggio di sua maestà? Ma certo..Stupido, doveva essere così ma tremava, André e il suo cuore gli suggeriva di non cercare inutili scappatoie perché sapeva quello che il conte desiderava, glielo aveva letto negli occhi. Fosse anche stato cieco, sarebbe bastato udire la sua voce. Appoggiato alle mura di casa, la testa appoggiata e lo sguardo che scrutava il cielo, pensieroso, bello e malinconico come adesso il vento, André non si curava della pioggia che scendeva di colpo violenta, sferzandogli sul viso come tante spine di rosa, dolorose, senza pietà. Non cercò riparo, ma soffrì silenzioso, incredulo, quasi che la gelosia, male ancor più acuto, avesse punte più affilate, più velenose di qualsiasi spina di qualunque rosa e penetrasse ancor più affondo, nel suo cuore, uccidendolo pian piano. Irrimediabilmente.
Buio. Era buio. Nell’anima, ma non solo, era
buio il cielo, quella notte lo sembrò di più. Non aveva freddo,
Oscar, nonostante i vestiti fossero ancora umidi di pioggia e aveva lo
sguardo carico di paura mentre avanzava incerta nell’ampio salone ancora
tiepido dal caminetto spento da poco. Strinse le spalle nell’ampio mantello,
trattenne il respiro e cercò André nell’oscurità.
Sentiva il suo odore mischiato a quello del legno bruciato, era stato lì,
probabilmente l’aveva aspettata a lungo. Avrebbe voluto chiamarlo, sentire
se c’era, ma soffocò l’istinto e corse via, su per le scale, verso
la sua stanza. Voleva gettarsi sul letto, sotto le coperte, al riparo,
scaldarsi con le sue lacrime, stringere il cuscino quasi potesse essere
il suo cuore. Ah, cuore, se avesse potuto fare a pezzi quel suo cuore di
donna tanto a lungo rinnegato! Ecco, la porta della sua stanza. Trattieni
il pianto, Oscar, soffoca un singhiozzo, pochi passi..
“Oscar!” Sentì prima la presa di André
sul suo polso che la sua voce imperiosa e profonda. Si ritrovò nella
stanza trascinata da lui e sussultò quando la porta venne sbattuta
con ira. Lui avrebbe voluto dirle tante cose, così tante che
gli si affollavano in testa tutte insieme senza che riuscisse a mettere
ordine in un solo pensiero.
Gli uscì una sola domanda, la più
urgente.
“ Dove siete stati?”
Oscar si sentì fremere. Anche André,
nell’accorgersi del rossore che le colorava le guance, dei capelli scomposti,
della luce in quegli occhi improvvisamente troppo brillanti, troppo grandi
e profondi perché potesse evitare di perdervisi. Oscar si sentì
infastidita. Tentò di ribattere ma André fu più svelto
e la precedette.
“ Quando ho visto che non tornavi sono corso
a cercarti. Pioveva, sulla spiaggia non c’eravate più..Come posso
proteggerti se non so dove sei?”
Lei evitò di guardarlo, tentò
di aggirarlo perché fosse lontana abbastanza. Lui la riagguantò
subito. Oscar aveva la paura dipinta negli occhi. Non aveva mai visto André
così.
“ André, lasciami..!”
I suoi occhi erano invasi dalla collera che
ancora tentava di frenare. “ Sono stato in pensiero, ho avuto paura che
ti fosse capitato qualcosa..”
“ D’ora in poi toglitelo, questo pensiero!”
gridò Oscar, fuori di sé, mentre si liberava con uno strattone.
Finì, col tono più duro che poté: “ Stanotte stessa
prepari la tua roba e te ne torni a casa!” Vide André impallidire
ma non era ancora abbastanza. Oscar decise quella notte stessa di non voler
più vedere André Grandier. Mai più.
“..Ma non ti fermerai a palazzo Jarjayes,
no…Voglio che tu te ne vada via per sempre e che non torni più!”
Le aveva davvero pronunciate, quelle parole?
Davvero Oscar, si chiese, resisteresti
sapendo di non vederlo più? Solo perché Fersen ti ha stretta
tra le braccia e al riparo di una grotta ti ha accarezzato le labbra con
le sue? Sei sconvolta, Oscar? Per questo mandi via André, per questo
non vuoi più averlo vicino, per questo..E’ questo…??
Le domande morirono, si spensero nella sua
testa quando lo schiaffo di André la colpì e la fece cadere,
in un istante, inerme a terra.
“ Così siamo pari..” lo sentì
dire. Il dolore per lo schiaffo ricevuto era minore, se paragonato a quello
che le suscitò l’odio che le parve di scorgere negli occhi dell’uomo.
Non riuscì a fuggire quando lui le scivolò sopra e la costrinse
con la schiena a terra, sul pavimento gelido, mentre i loro corpi si univano
in una carezza selvaggia. Non riuscì a ribellarsi, a liberarsi del
peso di André, delle sue mani, del suo respiro che le accendeva
il fuoco, fuori e dentro, facendola tremare di terrore e
di desiderio.
Lo chiamò, disperata, ma lui non la
sentiva. E i baci, i baci caldi, ansiosi, furenti, risentiti. Anche lui
la chiamava e il suo richiamo continuo, ossessivo era un canto d’amore,
di una passione repressa, negata, troppo a lungo nascosta. Oscar non capì
se erano sue, quelle lacrime che le bagnavano il viso, segnandola come
lava ardente o se era lui che piangeva. Non avvertì il calore che
la imprigionava, che la costringeva ad aggrapparsi ai suoi capelli, a tirarli
con forza perché si allontanasse da lei per poi ad accarezzarli
perché rimanesse così per sempre, per non lasciarlo andare.
Non erano più baci, quello non era amore…non era….
Oscar aprì gli occhi, dopo attimi
che le parvero lunghissimi. Aveva freddo, all’improvviso, e serrò
le braccia sul seno appena coperto dalla camicia sbottonata, strappata
dalla furia dell’uomo che non conosceva o riconosceva più. Si accorse
di tremare e capì che lacrime non erano sue, ma di lui, che se ne
rimaneva sollevato, immobile, sopra di lei. Distesa, con la camicia aperta
e la pelle calda, rosea sotto essa, i fianchi snelli, il ventre piatto,
le lunghe gambe appena piegate…E risalendo per quella incredibile visione,
le braccia forti ma non abbastanza da potersi difendere dalla sua furia,
i seni eretti e nascosti al suo sguardo, il collo esile, il volto incredibilmente
bello e quei meravigliosi, inconfondibili capelli biondi…Oscar, la sua
Oscar che ora perdeva per sempre…
“Dio, Oscar..” Mormorò, quasi non
riconoscendo la propria voce. Non sapendo se piangere, ridere o chiedere
perdono, offrirsi di aiutarla, coprirla, avere orrore di sé stesso
o convincersi di stare sognando, le sussurrò, appena: “ Non volevo..arrivare
a questo punto..” la guardò, supplichevole. “Che ci sta succedendo?”
Lei restò a guardarlo, muta, confusa.
Lei sapeva cosa stava accadendo loro, non lo accettava, non poteva, ma
era così, ne era certa. Si stava lentamente innamorando di André
e la sofferenza, il tormento che lesse nei suoi occhi quasi le dette la
forza e il coraggio di stringersi nuovamente a lui e non permettergli,
stavolta, di fermarsi. Amava André, amava André..e quell’amore
la consumava piano, in quella notte buia.
Fine 7° parte
Laura