Oscar si alzò presto. Un leggero languore
le serrava lo stomaco, pensò che potesse essere fame, ma alla vista
dell’abbondante colazione che le venne servita in camera storse il naso,
con una smorfia. Il mal di stomaco le aumentò e distolse lo sguardo
dalla caraffa fumante e dai biscotti appena sfornati il cui profumo lasciava
sicuramente intuire il genuino sapore, riportando alla mente le estati
trascorse in cui da bambini, lei ed André, facevano merenda assieme,
in quella stanza o in spiaggia e tra un tiro con la spada ed un biscotto,
solidificavano anno dopo anno un’amicizia fraterna ora destinata a finire,
come tutto in quella vita che iniziava a non piacerle più. Inutile
pensare al passato. Finì di vestirsi, con trepidazione, quasi volesse
affrettarsi per tentare di uscire senza che André la vedesse e allo
stesso tempo non osasse farlo, per paura di una sua reazione. Non scomparve
il suo malessere, anzi si accentuò quando qualcuno bussò
alla porta e lei udì la voce di lui. Sospirò.
“ Oscar, il cavallo è pronto, quando
vuoi possiamo uscire.”
Avrebbe potuto, voluto rifiutare. Nulla sarebbe
stato come prima, perché André era così ostinato?
No, si disse scotendo il capo e i lunghi capelli biondi le danzarono attorno.
Non cavalcherò con lui, andrò
da sola. Spalancò la porta per dirglielo in faccia, cercò
di liberare l’ira che solitamente la rendeva così autoritaria, temibile;
un vero militare. I suoi uomini la rispettavano, i nemici la temevano ed
era l’orgoglio di suo padre. E adesso André si permetteva di stravolgere
la sua vita, come Fersen aveva fatto prima di lui. Sì, gli avrebbe
intimato di lasciarla stare, niente patti, niente promesse, era tempo di
crescere. Eppure era lì, davanti a lei, adesso. La guardava. I capelli
lunghi, selvaggi e scuri come la notte senza luna, il colore di quegli
occhi le accendevano il fuoco, dentro. Le spalle ampie, rivestite dalla
stoffa sottile della camicia, il petto di cui poteva intuire il calore..Si
portò una mano sulla fronte, sentendosi svenire.
“ Oscar..” la voce di André le parve
lontanissima. Sentì le sue mani stringerle le braccia, quel tocco
le provocò un altro attacco di nausea. “ Oscar..non stai bene? “
Lei si sciolse dall’abbraccio, agitò
una mano, con l’altra si teneva ancora la fronte.
“ No..sì, sto bene, è solo…”
Esitò. Lui con voce tremante le disse:
“ Forse non è il caso che usciamo
a cavalcare..”
“ No! Sto bene. “ replicò, secca.
“ Ma non è necessario che tu venga con me..”
André sospirò. “ Oscar..” Fece
per toccarla ma lei si ritraeva, il giovane ne restò sorpreso. “
Oscar..Ma che ti prende? Sembra..quasi che tu abbia paura di me! “
Paura? Oscar serrò le labbra. Paura…
“Andiamo a fare questa cavalcata..Spero che
dopo mi lascerai in pace!”
Stupito e addolorato, André seguì
Oscar con lo sguardo, quindi sorrise, senza allegria e si apprestò
a raggiungerla. Era confusa, la sua Oscar e lui sarebbe stato paziente.
Dove altro poteva andare? Lei era il suo mondo, era la sua vita e comunque
era l’unico di cui lei potesse fidarsi.
Oscar cavalcò con rabbia. Liberò
la mente da ogni pensiero o almeno tentò di farlo. Da quando aveva
visto André, quella mattina, si era sentita strana. Quel suo malessere
la sconvolgeva, i suoi pensieri la turbavano, ed era vero, sì..aveva
paura. Per la prima volta nella sua vita era terrorizzata e non sapeva
bene da che cosa, questo la agitava ancora di più. André
non aveva alcuna colpa eppure l’aveva trattato così duramente..Perché?
Stavano correndo da più di mezz’ora e lui non tentava neanche di
fermarla. Spronava César al galoppo e lui non diceva niente, la
seguiva alla stessa andatura, nulla di più. Così doveva essere,
no? Ecco, César avrebbe potuto farsi male e lei cadere...Che avrebbe
fatto, André? Sarebbe sceso da cavallo di corsa, l’avrebbe
raggiunta, presa tra le braccia, di nuovo..E lei..lei..
Si sentiva così stupida..!
Non si era quasi accorta, persa nei suoi
tormenti, di stare per fermarsi e l’amico con lei. Non si accorse neanche
di star piangendo. André le si accostò ancora in sella al
suo cavallo, sussurrò il suo nome e si sentì gelare quando
intravide, timide, quelle lacrime. Non chiese il perché, non tentò
di consolarla, perché la disperazione che le lesse negli occhi quando
lo guardò, gli tolse ogni residuo di forza. Quasi lei non riuscisse
più a contenere quelle emozioni troppo a lungo celate in fondo al
cuore, gli rivolse una muta richiesta d’aiuto che però, stavolta,
stranamente, André non raccolse. Rimasero a fissarsi per svariati
minuti, in silenzio, mentre César scalpitava e il cavallo scuro
di André nitriva sommessamente.
Avanti, André..chiedimi cos’ ho..!
Pregò dentro di sé Oscar, senza domandare a sé
stessa il perché. Ma lui non chiese nulla. Dal suo volto non traspariva
alcuna emozione.
“ Va meglio?” Le chiese, all’improvviso,
quando si fu calmata. Lei tirò su col naso, si asciugò goffamente
gli occhi. Lui le porse un fazzoletto, sorridendo appena.
“ Tieni.”
Lei lo prese con delicatezza, evitando
il suo sguardo.“ Grazie, André..” disse, soltanto. Non si ritrasse
quando lui le accarezzò i capelli, teneramente.
“ Vieni, Oscar..” la incitò, trattenendo
a stento l’irruenza di Vento. Lei alzò gli occhi, sorpresa. “ Dove?”
chiese.
“ Scendi da cavallo. “
“ Cosa..”
“ César è stanco..Ti va di
venire con me?”
Oscar lo fissò ad occhi sgranati,
quasi non credesse a ciò che sentiva. In due? Sullo stesso cavallo?
Eppure cosa c’era di strano, l’avevano fatto tante volte quando erano ragazzi..
“ Io..”
No, non è una buona idea, continuava
a ripetersi.
“Non hai nulla da temere, Oscar.” la stuzzicò,
senza mai smettere di guardarla, mentre fuoco e ghiaccio si sfidavano attraverso
i loro occhi.
“ Va bene.” gli disse. Scese da cavallo,
André le tese la mano per aiutarla a salire. Rabbrividirono entrambi,
loro malgrado, quando i loro corpi si sfiorarono, Oscar arrossì
quando sentì la sua schiena toccare il petto di André, lui
impallidì nel sentirla così vicina a lui, era pericoloso,
ma non poteva farci niente e lei..lei aveva accettato, perché?
“ Ti va di vedere il mare?” le chiese. Lei
annuì. Nello stato in cui era, si accorse che con lui sarebbe potuta
andare dovunque. Le stava accadendo qualcosa di strano, avrebbe voluto
che qualcuno le dicesse cosa. Avrebbe voluto qualcuno che le svelasse il
motivo per cui stava tremando quando lui le cinse la vita e partì
al galoppo.
“Siete soltanto un branco d’incapaci!” tuonò
il duca d’Orleans, livido di rabbia. La notizia della disfatta dei suoi
uomini aveva per un attimo appannato i sogni di dominio. “ Uccidere una
donna e il suo servo! Non mi sembra un compito così difficile da
giustificare una disfatta!” terminò il duca sguainando la spada.
L’uomo arretrò, spaventato. “ Ma..signore…Non si trattava certo
di una donna qualunque..”
“ Osi contraddirmi?” lo fulminò il
duca, avanzando. L’uomo arretrò, pallido. “No..certo, no, signore!”
balbettò quello, terrorizzato. Un sorriso sardonico increspò
le labbra sottili del duca. “ Dunque ho ragione a reputarvi degli inetti
imbecilli!”
“Sì..sì, certo..” Si affrettò
ad assentire l’individuo mentre continuava ad arretrare ben intuendo ciò
che gli stava per succedere. Il duca sollevò la lama, essa baluginò
quando divise in due un raggio di sole che filtrava nella gelida stanza
e penetrò affondo nel petto del malcapitato. Egli strabuzzò
gli occhi e cadde a terra esanime, senza neanche un lamento. Impassibile,
davanti al resto dei briganti, il duca ripose la spada e, guardatoli ferocemente,
ordinò: “ Se non mi porterete la testa di madamigella Oscar..giuro
che vi farò pentire di avermi incontrato, accozzaglia di briganti
buoni a nulla! E adesso fuori, via!” E ubbidirono, tutti, senza esitare
con lo sguardo sul cadavere del loro fortunato compare. Il duca era agitato,
deluso, adirato. Possibile che quella donna dovesse sempre rappresentare
la fonte delle sue sventure? C’era lei, sempre, in mezzo ad ogni suo piano.
“Maledizione!” tuonò, a denti stretti. E adesso ci si metteva pure
il suo servo!
Non aveva mai visto il mare con quegl’occhi.
Cullata dalla musica dolce delle onde, dal richiamo soave del mare, dal
fruscio leggero delle ali dei gabbiani, tutto aveva magia, tutto portava
amore. Ma dove era stata sino allora? Dove era vissuta, tra le braccia
di quali ricordi, di quali pensieri, di quali idee?
Morire adesso e non accorgersene..Se fosse
morta in quell’istante..Il canto del mare..Gli scogli lontani, il sole
che le scaldava la pelle..O era André?
Era suo, forse, quel calore? Piangere e ridere
avrebbe potuto voler dire che stava impazzendo e forse era così,
ma André..sul suo cavallo, André..
Oscar…
André…
Si chiamavano, l’uno con l’altro, senza emettere
alcun suono. Abbracciati, a cavallo, belli come un dipinto, veri come l’amore.
Così li trovò, mentre li osservava.
Fiero, eretto, col vento imprigionato nei capelli e il corpo sensuale,
le ricche vesti e gli occhi tristi, disperati..La voglia di vivere, di
morire, di amare. Vento s’impennò paurosamente, librò in
aria le zampe anteriori e nitrì impaurito. Oscar l’aveva visto.
André l’aveva visto. Quegli occhi, quello sguardo annientato che
era tanto simile al suo..
Ecco, li aveva trovati, insieme, come sempre.
Come da sempre. Oscar, André…uniti per la vita. E l’unica cosa che
Oscar poté dire, annientata dallo stupore e dal dolore che avvertì
irrigidire i muscoli di André, fu sussurrare quel nome che tante
notti aveva reso insonni. Un soffio; un tuffo al cuore mentre incrociava
quegli occhi di ghiaccio sentendosi morire.
“ Fersen..voi..!”
Era scesa da cavallo come volando. André
stringeva le redini con una furia inimmaginabile. IL conte di Fersen! Lì..!
Cosa voleva ancora dalla sua Oscar? Sicuramente non l’amava e allora perché
tormentarla coi suoi discorsi sull’amicizia, sul suo amore per la regina..
Oh, lui aveva perso un occhio ma non v’era nessun cieco più cieco
che quell’ottuso conte, così stupido a non accorgersi di quanto
lei era donna e di quanto l’avesse amato..
“ Salve, Oscar..” Mormorò Fersen,
fissando in quelli di lei i suoi occhi. Le sorrideva. Era il più
bel sorriso che lei avesse potuto vedere, in tutta la vita. Si accorse
di tremare, ancora. Non le era riuscito di dimenticarlo.
“ Fersen..Come mai..”
“Vorrei parlare con voi, Oscar.”
Lei abbassò gli occhi, arrossendo
lievemente. Cosa poteva volerle dire che non avesse già detto? L’ultima
volta era stato molto chiaro, la vedeva come un amico, nulla di più
e adesso? Perché la guardava in modo tanto strano? I suoi occhi
erano talmente luminosi..
“Devo..parlarvi, Oscar..Devo farlo, non posso..portarmi..questo
peso nel cuore.”
“Oscar..Si sta alzando il vento.”
Si erano quasi scordati di André..
Sembrava calmo, ma il suo sguardo era simile
alle onde che ora agitavano il mare. Stringeva le dita contro i palmi delle
mani mentre un freddo insopportabile gli penetrava l’anima, consumandolo
di gelosia. Quasi con muta preghiera, la voce impercettibile, dolcissima,
le chiese:
“Rientriamo?”
Attesa, prevedibile la risposta di lei. “
Vai, André..Va pure tu, ti raggiungo.”
E lui, costretto a ricacciare le lacrime
mentre col suo grido carico di rabbia e di dolore spronava Vento ad allontanarsi
da lì, per lasciarli soli, un ultimo, furtivo sguardo prima di sparire
alla loro vista.
Fine 6° parte
Laura