Il Colore delle Rose
~ 6° parte ~
 
 
 
André si svegliò all’alba. I raggi del sole filtravano attraverso i tendaggi aperti e gli accarezzavano il viso. Sbatté le palpebre e tentò invano di mettere a fuoco la stanza e gli oggetti intorno a lui. Si alzò a sedere e si passò una mano sugli occhi chiusi, quindi reclinò la testa all’indietro e li riaprì, lentamente, tentando di reprimere la paura e la disperazione che lo prendeva da qualche mattina a quella parte. Pian piano, come sempre, tutto tornò visibile, anche se sfocato e circondato da aloni scuri che si dissolsero col passare dei minuti. Da circa un mese aveva disturbi all’occhio destro, ma naturalmente Oscar non doveva saperne nulla. Non voleva che si sentisse in colpa o che prendesse quel suo leggero fastidio come una scusa per tenerlo fuori dalla sua vita. Era certo di poter riuscire a farle accettare la sua realtà di donna e forse..Forse..Sospirò. No, quello no, che lei ricambiasse un giorno i suoi sentimenti era folle solo pensarlo, d’altra parte gli era sempre bastato restare la sua ombra, adesso che gli succedeva? Da quando l’aveva baciata, qualcosa dentro di lui era cambiato e la sola sua vicinanza lo faceva star male. Non era più sicuro di riuscire a controllarsi, non era più sicuro di nulla, ormai, solo del fatto che l’amava. Disperatamente, follemente, come sempre, da sempre.
Fissò il soffitto bianco. Immaginò che tutto quel bianco fosse una rosa, un’immensa rosa candida, la sua Oscar, sul punto di sbocciare ma troppo spaventata per lasciare che accadesse..una rosa che non sapeva ancora decidere di quale colore essere..
“Qualunque decisione prenderai, Oscar..Io non ti lascerò scappare da me..”
Aveva promesso che alla fine, se avesse voluto, lui se ne sarebbe andato e l’avrebbe lasciata vivere come un uomo.
No, Oscar, non lo posso fare, pensò. Se ti lasciassi, se non potessi più vederti sarebbe come morire.
Basta, si disse. Ancora poco e Oscar si sarebbe alzata. Avrebbe voluto cavalcare, di certo e César doveva essere pronto. L’avrebbe seguita, avrebbero cavalcato insieme, come un tempo. Il fedele valletto innamorato e l’austero colonnello dai lunghi capelli biondi..Gli venne da ridere. Chissà che storia sarebbe potuta venir fuori se qualcuno si fosse preso la briga di scriverci su.. “Basta poltrire, André!” s’impose, saltando dal letto. Guardò fuori, il sole già alto. Lo aspettava una bellissima giornata in compagnia dell’unica donna per cui valesse la pena vivere e morire.

Oscar si alzò presto. Un leggero languore le serrava lo stomaco, pensò che potesse essere fame, ma alla vista dell’abbondante colazione che le venne servita in camera storse il naso, con una smorfia. Il mal di stomaco le aumentò e distolse lo sguardo dalla caraffa fumante e dai biscotti appena sfornati il cui profumo lasciava sicuramente intuire il genuino sapore, riportando alla mente le estati trascorse in cui da bambini, lei ed André, facevano merenda assieme, in quella stanza o in spiaggia e tra un tiro con la spada ed un biscotto, solidificavano anno dopo anno un’amicizia fraterna ora destinata a finire, come tutto in quella vita che iniziava a non piacerle più. Inutile pensare al passato. Finì di vestirsi, con trepidazione, quasi volesse affrettarsi per tentare di uscire senza che André la vedesse e allo stesso tempo non osasse farlo, per paura di una sua reazione. Non scomparve il suo malessere, anzi si accentuò quando qualcuno bussò alla porta e lei udì la voce di lui. Sospirò.
“ Oscar, il cavallo è pronto, quando vuoi possiamo uscire.”
Avrebbe potuto, voluto rifiutare. Nulla sarebbe stato come prima, perché André era così ostinato? No, si disse scotendo il capo e i lunghi capelli biondi le danzarono attorno.
Non cavalcherò con lui, andrò da sola. Spalancò la porta per dirglielo in faccia, cercò di liberare l’ira che solitamente la rendeva così autoritaria, temibile; un vero militare. I suoi uomini la rispettavano, i nemici la temevano ed era l’orgoglio di suo padre. E adesso André si permetteva di stravolgere la sua vita, come Fersen aveva fatto prima di lui. Sì, gli avrebbe intimato di lasciarla stare, niente patti, niente promesse, era tempo di crescere. Eppure era lì, davanti a lei, adesso. La guardava. I capelli lunghi, selvaggi e scuri come la notte senza luna, il colore di quegli occhi le accendevano il fuoco, dentro. Le spalle ampie, rivestite dalla stoffa sottile della camicia, il petto di cui poteva intuire il calore..Si portò una mano sulla fronte, sentendosi svenire.
“ Oscar..” la voce di André le parve lontanissima. Sentì le sue mani stringerle le braccia, quel tocco le provocò un altro attacco di nausea. “ Oscar..non stai bene? “
Lei si sciolse dall’abbraccio, agitò una mano, con l’altra si teneva ancora la fronte.
“ No..sì, sto bene, è solo…” Esitò. Lui con voce tremante le disse:
“ Forse non è il caso che usciamo a cavalcare..”
“ No! Sto bene. “ replicò, secca. “ Ma non è necessario che tu venga con me..”
André sospirò. “ Oscar..” Fece per toccarla ma lei si ritraeva, il giovane ne restò sorpreso. “ Oscar..Ma che ti prende? Sembra..quasi che tu abbia paura di me! “
Paura? Oscar serrò le labbra. Paura…
“Andiamo a fare questa cavalcata..Spero che dopo mi lascerai in pace!”
Stupito e addolorato, André seguì Oscar con lo sguardo, quindi sorrise, senza allegria e si apprestò a raggiungerla. Era confusa, la sua Oscar e lui sarebbe stato paziente. Dove altro poteva andare? Lei era il suo mondo, era la sua vita e comunque era l’unico di cui lei potesse fidarsi.

Oscar cavalcò con rabbia. Liberò la mente da ogni pensiero o almeno tentò di farlo. Da quando aveva visto André, quella mattina, si era sentita strana. Quel suo malessere la sconvolgeva, i suoi pensieri la turbavano, ed era vero, sì..aveva paura. Per la prima volta nella sua vita era terrorizzata e non sapeva bene da che cosa, questo la agitava ancora di più. André non aveva alcuna colpa eppure l’aveva trattato così duramente..Perché? Stavano correndo da più di mezz’ora e lui non tentava neanche di fermarla. Spronava César al galoppo e lui non diceva niente, la seguiva alla stessa andatura, nulla di più. Così doveva essere, no? Ecco, César avrebbe potuto farsi male e lei cadere...Che avrebbe fatto, André?  Sarebbe sceso da cavallo di corsa, l’avrebbe raggiunta, presa tra le braccia, di nuovo..E lei..lei..
Si sentiva così stupida..!
Non si era quasi accorta, persa nei suoi tormenti, di stare per fermarsi e l’amico con lei. Non si accorse neanche di star piangendo. André le si accostò ancora in sella al suo cavallo, sussurrò il suo nome e si sentì gelare quando intravide, timide, quelle lacrime. Non chiese il perché, non tentò di consolarla, perché la disperazione che le lesse negli occhi quando lo guardò, gli tolse ogni residuo di forza. Quasi lei non riuscisse più a contenere quelle emozioni troppo a lungo celate in fondo al cuore, gli rivolse una muta richiesta d’aiuto che però, stavolta, stranamente, André non raccolse. Rimasero a fissarsi per svariati minuti, in silenzio, mentre César scalpitava e il cavallo scuro di André nitriva sommessamente.
Avanti, André..chiedimi cos’ ho..! Pregò dentro di sé Oscar, senza domandare a sé stessa il perché. Ma lui non chiese nulla. Dal suo volto non traspariva alcuna emozione.
“ Va meglio?” Le chiese, all’improvviso, quando si fu calmata. Lei tirò su col naso, si asciugò goffamente gli occhi. Lui le porse un fazzoletto, sorridendo appena.          “ Tieni.”
 Lei lo prese con delicatezza, evitando il suo sguardo.“ Grazie, André..” disse, soltanto. Non si ritrasse quando lui le accarezzò i capelli, teneramente.
“ Vieni, Oscar..” la incitò, trattenendo a stento l’irruenza di Vento. Lei alzò gli occhi, sorpresa. “ Dove?” chiese.
“ Scendi da cavallo. “
“ Cosa..”
“ César è stanco..Ti va di venire con me?”
Oscar lo fissò ad occhi sgranati, quasi non credesse a ciò che sentiva. In due? Sullo stesso cavallo? Eppure cosa c’era di strano, l’avevano fatto tante volte quando erano ragazzi.. “ Io..”
No, non è una buona idea, continuava a ripetersi.
“Non hai nulla da temere, Oscar.” la stuzzicò, senza mai smettere di guardarla, mentre fuoco e ghiaccio si sfidavano attraverso i loro occhi.
“ Va bene.” gli disse. Scese da cavallo, André le tese la mano per aiutarla a salire. Rabbrividirono entrambi, loro malgrado, quando i loro corpi si sfiorarono, Oscar arrossì quando sentì la sua schiena toccare il petto di André, lui impallidì nel sentirla così vicina a lui, era pericoloso, ma non poteva farci niente e lei..lei aveva accettato, perché?
“ Ti va di vedere il mare?” le chiese. Lei annuì. Nello stato in cui era, si accorse che con lui sarebbe potuta andare dovunque. Le stava accadendo qualcosa di strano, avrebbe voluto che qualcuno le dicesse cosa. Avrebbe voluto qualcuno che le svelasse il motivo per cui stava tremando quando lui le cinse la vita e partì al galoppo.

“Siete soltanto un branco d’incapaci!” tuonò il duca d’Orleans, livido di rabbia. La notizia della disfatta dei suoi uomini aveva per un attimo appannato i sogni di dominio. “ Uccidere una donna e il suo servo! Non mi sembra un compito così difficile da giustificare una disfatta!” terminò il duca sguainando la spada. L’uomo arretrò, spaventato. “ Ma..signore…Non si trattava certo di una donna qualunque..”
“ Osi contraddirmi?” lo fulminò il duca, avanzando. L’uomo arretrò, pallido. “No..certo, no, signore!” balbettò quello, terrorizzato. Un sorriso sardonico increspò le labbra sottili del duca. “ Dunque ho ragione a reputarvi degli inetti imbecilli!”
“Sì..sì, certo..” Si affrettò ad assentire l’individuo mentre continuava ad arretrare ben intuendo ciò che gli stava per succedere. Il duca sollevò la lama, essa baluginò quando divise in due un raggio di sole che filtrava nella gelida stanza e penetrò affondo nel petto del malcapitato. Egli strabuzzò gli occhi e cadde a terra esanime, senza neanche un lamento. Impassibile, davanti al resto dei briganti, il duca ripose la spada e, guardatoli ferocemente, ordinò: “ Se non mi porterete la testa di madamigella Oscar..giuro che vi farò pentire di avermi incontrato, accozzaglia di briganti buoni a nulla! E adesso fuori, via!” E ubbidirono, tutti, senza esitare con lo sguardo sul cadavere del loro fortunato compare. Il duca era agitato, deluso, adirato. Possibile che quella donna dovesse sempre rappresentare la fonte delle sue sventure? C’era lei, sempre, in mezzo ad ogni suo piano. “Maledizione!” tuonò, a denti stretti. E adesso ci si metteva pure il suo servo!

Non aveva mai visto il mare con quegl’occhi. Cullata dalla musica dolce delle onde, dal richiamo soave del mare, dal fruscio leggero delle ali dei gabbiani, tutto aveva magia, tutto portava amore. Ma dove era stata sino allora? Dove era vissuta, tra le braccia di quali ricordi, di quali pensieri, di quali idee?
Morire adesso e non accorgersene..Se fosse morta in quell’istante..Il canto del mare..Gli scogli lontani, il sole che le scaldava la pelle..O era André?
Era suo, forse, quel calore? Piangere e ridere avrebbe potuto voler dire che stava impazzendo e forse era così, ma André..sul suo cavallo, André..
Oscar…
André…
Si chiamavano, l’uno con l’altro, senza emettere alcun suono. Abbracciati, a cavallo, belli come un dipinto, veri come l’amore.
Così li trovò, mentre li osservava. Fiero, eretto, col vento imprigionato nei capelli e il corpo sensuale, le ricche vesti e gli occhi tristi, disperati..La voglia di vivere, di morire, di amare. Vento s’impennò paurosamente, librò in aria le zampe anteriori e nitrì impaurito. Oscar l’aveva visto. André l’aveva visto. Quegli occhi, quello sguardo annientato che era tanto simile al suo..
Ecco, li aveva trovati, insieme, come sempre. Come da sempre. Oscar, André…uniti per la vita. E l’unica cosa che Oscar poté dire, annientata dallo stupore e dal dolore che avvertì irrigidire i muscoli di André, fu sussurrare quel nome che tante notti aveva reso insonni. Un soffio; un tuffo al cuore mentre incrociava quegli occhi di ghiaccio sentendosi morire.
“ Fersen..voi..!”

Era scesa da cavallo come volando. André stringeva le redini con una furia inimmaginabile. IL conte di Fersen! Lì..! Cosa voleva ancora dalla sua Oscar? Sicuramente non l’amava e allora perché tormentarla coi suoi discorsi sull’amicizia, sul suo amore per la regina.. Oh, lui aveva perso un occhio ma non v’era nessun cieco più cieco che quell’ottuso conte, così stupido a non accorgersi di quanto lei era donna e di quanto l’avesse amato..
“ Salve, Oscar..” Mormorò Fersen, fissando in quelli di lei i suoi occhi. Le sorrideva. Era il più bel sorriso che lei avesse potuto vedere, in tutta la vita. Si accorse di tremare, ancora. Non le era riuscito di dimenticarlo.
“ Fersen..Come mai..”
“Vorrei parlare con voi, Oscar.”
Lei abbassò gli occhi, arrossendo lievemente. Cosa poteva volerle dire che non avesse già detto? L’ultima volta era stato molto chiaro, la vedeva come un amico, nulla di più e adesso? Perché la guardava in modo tanto strano? I suoi occhi erano talmente luminosi..
“Devo..parlarvi, Oscar..Devo farlo, non posso..portarmi..questo peso nel cuore.”
“Oscar..Si sta alzando il vento.”
Si erano quasi scordati di André..
Sembrava calmo, ma il suo sguardo era simile alle onde che ora agitavano il mare. Stringeva le dita contro i palmi delle mani mentre un freddo insopportabile gli penetrava l’anima, consumandolo di gelosia. Quasi con muta preghiera, la voce impercettibile, dolcissima, le chiese:
“Rientriamo?”
Attesa, prevedibile la risposta di lei. “ Vai, André..Va pure tu, ti raggiungo.”
E lui, costretto a ricacciare le lacrime mentre col suo grido carico di rabbia e di dolore spronava Vento ad allontanarsi da lì, per lasciarli soli, un ultimo, furtivo sguardo prima di sparire alla loro vista.

 
Fine 6° parte
 

                                                                                                                                    Laura
 

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