Non era andata proprio come si erano attesi,
o forse sì..Fatto era che André aveva trattenuto Rosane.
E lei avrebbe desiderato poter fuggire, davanti a quello sguardo inquisitorio
che non ammetteva repliche. “Adesso mi spiegherai un paio di cose, ragazzina
e lo farai subito.” Fersen si era mosso in difesa della ragazza.
“Le avrete pur fatto qualcosa, André,
per rivolgersi così a voi..E lasciatele il braccio, le state facendo
male..”
“Ne farò anche a voi, conte, se non
tacete!” Era esploso André. Impressionante, la sua rabbia. E così,
tra le lacrime, Rosane aveva confessato tutto, il piano di Gilbert, il
suo odio per i nobili, il suo spirito di ribellione..André l’aveva
lasciata andare, collera e delusione gli avevano reso il volto pallido,
tirato, quasi sofferente. Non aveva detto nulla, aveva gettato un’occhiata
a Fersen e si era diretto verso casa. La ragazza era rimasta sola, incerta
se muoversi, restare, morire, correre via. Poi il conte le aveva porto
il braccio. Incredibile, un nobile che porgeva la mano ad una domestica!
“Venite..” Le aveva detto “ Vi riaccompagno nella vostra stanza!” Ed era
lì. Ora, tra le quattro pareti del piccolo alloggio per la servitù,
con ancora addosso il sontuoso abito che per un attimo l’aveva fatta sentire
superbamente importante. Che cosa avevano ottenuto? Oscar ora odiava André
e André le aveva rivolto in uno sguardo tutto il suo disprezzo.
Non era riuscita nemmeno ad aiutare Gilbert, così, era veramente
una persona inutile. Tirò su col naso e asciugò le lacrime.
Aveva gli occhi rossi e i capelli dovevano essere un disastro, ma cosa
le importava..Aveva voglia di uscire, scappare via, desiderava vento nei
capelli e cuore leggero da ogni affanno. Va’, Rosane, si disse.
Scappa da questa gente che ti odia, va’. E porta Gilbert con te, se
lo vorrà. Al diavolo la nobiltà, gli ideali, gli inganni.
Si era sentita così umiliata e stupida…Che se la cavassero da loro!
Si alzò furiosa, decisa, quasi inciampò nel vestito, spalancò
la porta della sua stanza e corse fuori.
Non si era accorta, Oscar, che André
era lì ad attenderla. Pronta a partire e a tornare alla reggia,
la vacanza era finita e non si poteva certo dire che le avesse fatto bene.
Aveva ancora il cuore gonfio di tristezza, si sentiva ancora più
confusa ma più che mai decisa a tagliare i ponti col passato, anche
quello più recente, che la faceva soffrire. Lontano anche da Fersen
che adesso diceva di nutrire per lei ciò che lei per anni aveva
desiderato lui provasse. Era tardi, ormai, per i ripensamenti. E aveva
terrore, soprattutto, di quelle emozioni violente che sentiva di giorno
in giorno crescere nel profondo del suo cuore. E nelle stalle trovò
la fonte di quella passione che le divampava in corpo. André, bello
come mai se n’era avveduta, appoggiato di schiena al paletto che delimitava
il recinto di César, con lo sguardo pensieroso, il volto un po’
pallido, i gomiti appoggiati contro il legno scuro, i capelli sciolti sulle
spalle. Lui l’aveva certamente seguita con gli occhi da quando era entrata,
era lì, la fissava. Dopo il primo attimo di smarrimento, Oscar girò
il capo dall’altra parte, consapevole del fatto che se voleva prendere
il suo cavallo doveva passare vicino all’uomo, sfiorarlo per togliere il
paletto, sentire il profumo che quel corpo emanava..No! Senza degnarlo
di una parola si diresse verso l’uscita. Aumentò l’andatura quando
senti i passi di lui, non si sorprese che in poco tempo riuscisse a raggiungerla,
che la costringesse a voltarsi, a guardarlo, che con infinita, struggente
dolcezza posasse le calde labbra su quelle di lei. Oscar piantò
i palmi delle mani sul petto di lui per allontanarlo, ma le dita si persero
nella seta leggera della sua camicia e il suo odore le imprigionò
i sensi. Sollevò appena le ciglia tremanti quando lui la lasciò
andare e la sconvolse ciò che ancora una volta quegli occhi seppero
trasmetterle.
“Oscar, non te ne andare” le disse, accarezzandole
i capelli. “Cos’ hai capito? Pensi davvero che possa interessarmi quella
ragazza? Che possa interessarmi qualunque altra donna che non sia tu?”
“Non devi giustificarti con me, non mi interessa
la tua vita privata.”
“ A me interessa la tua, invece.” replicò
André. “ E non ti permetterò di rovinarti il futuro accanto
ad un uomo che non ami..e che non ti ama.”
Oscar arrossì. “Tu cosa ne sai?”
“Ti conosco molto bene, Oscar, più
di quanto credi.”
“Tu conosci una Oscar che non esiste…”
“No, io conosco quella che ama nascondersi
dentro un’uniforme…o dietro una falsa freddezza. Oscar, io…” le strinse
i gomiti fino a farle male. “..Vorrei che mandassi via Fersen, vorrei farti
scoprire che donna sei in realtà ma perché questo accada…devi
cancellare la paura che hai di vivere..e di amare. Non troverai mai pace
se continuerai a pensare al passato..e a negare l’evidenza..” Prima che
potesse interromperlo la precedette: “ Tu sei una donna con un gran desiderio
di amare ed essere amata. Solo io posso capirti, solo io..posso amarti
con l’intensità e la passione che il tuo cuore e il tuo corpo cercano,
Oscar..E non è presunzione, la mia, è..pura e semplice disperazione.
Io non voglio assolutamente perderti.”
Lei scosse il capo. “Non voglio ascoltarti..”
“ Perché sai che ciò che dico
è vero..”
“ Perché non voglio più sentire
la tua voce!” gli urlò. Lui l’attirò a sé. Tenendola
stretta contro il suo petto, col viso sprofondato nei suoi capelli, le
mormorò all’orecchio: “ Oscar, io non so…non oso neanche immaginare
che tu possa provare amore per me, ma…ti posso assicurare…che se anche
un tempo hai amato Fersen..non è più lui, ora, a turbare
le tue notti. Lo sento, Oscar, sono io ad accendere in te questo..” Le
baciò il collo e la sentì fremere. “..E questo..” La mano
scese sui fianchi, li accarezzò leggermente e gli occhi di lei si
riempirono di lacrime per le sensazioni incredibili che quel semplice
tocco sapeva suscitare. E le sue parole, più ardite di quelle di
un poeta, le impedivano di sciogliersi da quell’abbraccio e di fuggire
via, come sarebbe dovuto essere. “Io non dovrei neanche sognarti e invece…oltre
che sognarti ogni notte, ora ti sto stringendo…E ti chiedo…” il respiro
di André si era fatto corto, le sue mani erano risalite lungo
tutto il caldo corpo di lei, per sfiorare il collo, soffermarsi sulla pelle
di velluto del viso per poi perdersi nella morbida chioma bionda. “ Oscar..ti
chiedo di lasciare tutto…dimentica il generale, l’uniforme, i sovrani,
il conte di Fersen, tutto…Tutto, fuorché te stessa. Tu neanche immagini
che donna saresti, Oscar…” Scosse il capo. “Io non possiedo niente se non
l’amore per te..Ma credo sia sufficiente per poterti dare tutto…Se invece
sposerai Fersen..avrai ogni cosa tu possa desiderare e perderai te stessa..”
E me, pensò, perché se ti avrò persa non
avrà più alcun senso vivere.
“Questo non..non è possibile, André.
Io non posso..dimenticare..”
“Cosa non puoi dimenticare? Dimmelo, Oscar,
dillo adesso.”
Ti amo.
“Parla, Oscar..”
Io ti amo, André. Ti amo. Ti amo!
“ Puoi fare quello che vuoi della tua vita,
André. Da oggi…non dovrai più occuparti di me. Addio.” Lui
la lasciò andare, senza una parola. Libera…Corse via ma lontano
dal calore delle sue braccia trovò solo gelida solitudine e una
disperata voglia di mettersi a piangere.
“ Quello che mi stai chiedendo è da
pazzi, Rosane…Io non posso andarmene da qui adesso che tutto sta andando
secondo i piani!”
“Ma quali piani?”domandò lei, risentita.
“ Non hai ancora capito? I nobili sono tutti tremendamente egoisti e complicati,
non puoi metterti a far piani con loro! E’ ora che iniziamo a pensare alla
nostra vita, non credi?”
“Alla nostra vita, dici?” le chiese lui,
stupito. “ Mia e tua insieme, intendi dire? Non ti sembra un po’ presto,
Rosane? Non ti ho mica detto che ti voglio sposare, solo che mi piaci!”
“Ah, sì, certo!A te piace madamigella
Oscar!” lo schernì lei.
Lui la fissò ancor più sorpreso,
poi si lasciò sfuggire una risatina sommessa. “ Beh, sai..ti confesso
che da quando l’ho rivista..ha riacceso in me qualcosa. E’ una donna molto
bella, coraggiosa, affascinante. Forse quando sarà caduta la monarchia
e saremo tutti uguali davanti allo stato..chissà..Potrei perfino
corteggiarla!”
Era decisamente troppo! “ Sei un’insolente!
E un’ illuso! Madamigella Oscar ha altro a cui pensare che non ad uno sprovveduto
contadinello che prende ancora il latte dalla balia!”
Gilbert si alzò in piedi, il sorriso
gli era sparito dal volto. “ E perché, tu, allora?” Le rifece il
verso con voce cantilenante, le mani conserte e gli occhi al cielo: “Voi
lascerete stare André, perché io lo amo!” E poi, di seguito:
“ Forse non ti sei accorta di quanto sei sembrata ridicola!”
“Ma..se sei stato tu a dirmi di gettarmi
contro André e dire così!”
“Sì, ma non mi è sembrato facessi
un grande sforzo! Hai recitato fin troppo bene la parte, forse perché
NON ERA una parte!”
“Ma che stai dicendo? Vuoi farmi credere
che sei geloso?”
“ Geloso? Io geloso di te? Di uno spaventapasseri?
Guardati un po’, per riempire davanti quel vestito ti ci vorrebbe la lana
di due pecore! Sei completamente piatta, sembri un uomo..!”
Rosane non lo fece finire. Gli passò
il più potente degli schiaffi che mai gli fosse capitato di dare.
La mano le fece male, ma il dolore che provava il suo cuore era decisamente
più forte. “ Sei uno stupido, non capisci niente!” Lui la guardò
andar via, la chiamò ma lei non si voltò. Gilbert sbuffò,
accarezzandosi la guancia in fiamme. Beh, ma che pretendeva da lui? Che
le dicesse ti amo? Aveva cose più importanti a cui pensare, adesso,
che non all’amore..Ragazzina! Una volta passata la collera sarebbe andato
da lei a chiederle scusa, ora non lo avrebbe neanche ascoltato. Pazienza…Fissò
il cielo coperto di nubi, minacciava tempesta. Un tuono lontano, un lampo
che accese i contorni delle grigie nuvole e poi, di seguito, il nitrito
di un cavallo, non troppo lontano. Un sottile paura. Rosane! Col cuore
in gola e le gambe agili e svelte saltò un cespuglio e corse all’albero
dove aveva legato il suo cavallo, per scoprire allarmato che non c’era
più e chiamare a gran voce la ragazza e udire solo, in risposta,
un nitrire lontano e il rumore degli zoccoli sul selciato.
“Madamigella Oscar…Posso entrare?” Oscar alzò
appena il capo al leggero bussare di una delle cameriere. “ Avanti..” La
porta si aprì. La cameriera entrò con la pila di lenzuola
fresche di bucato da riporre negli armadi. Le ombre della sera avvolgevano
già il palazzo. Nessuno, né André né Fersen
l’avevano cercata e ringraziò Dio per quello. Aveva ancora i brividi
lungo il corpo per le carezze di André. Aveva preso la giusta decisione
nel volersene andare, nell’intimargli di lasciarle vivere la sua vita eppure…
“ Hanno consegnato questa per lei, madamigella
Oscar..” Oscar prese distrattamente la busta che la cameriera le porse.
“Le faccio portare la cena in camera, madamigella?”
“Signor Oscar..” la corresse lei, con tono
deciso, gli occhi appena velati da una coltre di lacrime. “Da oggi dovrete
chiamarmi signor Oscar.” All’espressione spaesata della giovane, Oscar
sospirò. “ Non ho voglia di cenare…Preparami un the..”
“ Sì..signor Oscar..” salutò
la cameriera. Sorrise, Oscar, mentre distrattamente apriva la busta. “Signor
Oscar..” ripeté, più volte. Lesse le poche righe sul foglio
spiegato che le tremava tra le dita. Lo lesse e rilesse senza coglierne
quasi il senso, ancora e ancora. Madame….De Jaryajes…nostre mani…la sua
vita..Se tenete alla sua vita…Balzò in piedi sconvolta dalla paura
e dall’ira. “Mia sorella..!” Uscì dalla stanza, scese di corsa
le scale, gridando. “Il mio cavallo, presto! André!”
Non ho più bisogno di te, André,
non ho più…
Si fermò, col cuore sconvolto dalla
consapevolezza di essere sola e di non poterlo più sopportare. Si
portò le mani sul volto, tra i capelli, respirò a fondo.
“Oscar, che succede?Non state bene?”
Fersen…Le fu subito accanto, la scrutava
con occhi pieni di preoccupazione.
“ Mia sorella..” gli disse, recuperando un
po’ di autocontrollo e porgendogli la lettera. “..Hanno rapito mia sorella!”
Fersen scorse le righe velocemente e le restituì
il foglio. “E’ terribile…Cosa intendete fare?”
“ Mi sembra naturale…Andrò al posto
prestabilito a salvarla!”
Fersen scosse il capo. “ E’ certamente una
trappola..Vogliono tendervi un agguato!”
“E cosa dovrei fare? Lasciare mia sorella
in mano a quei banditi?” lo aggredì Oscar, rossa in volto per l’ira.
“ Vengo con voi. “ si offrì il conte.
“Non pensateci neanche!”
“Insisto, Oscar, non vi permetterò
di andarvene da sola in mezzo a quella gente!”
“ E io vi ordino di non seguirmi, conte!
So perfettamente badare a me stessa!”
“ Siete fiera e coraggiosa, ma non dimenticate
che siete sola. Neanche il più ardito degli uomini potrebbe nulla
contro il ricatto di una banda di delinquenti..! Permettetemi di venire
con voi!”
La porta d’ingresso si aprì, entrambi
si voltarono. Davanti a loro stava Gilbert, col volto graffiato e
sporco di polvere. Ansimava, tremava, pallido e sudato e mormorava frasi
sconnesse.
“ Che succede, Gilbert??” chiese Oscar, apprensiva.
Gilbert parlava, gridava e gesticolava, non si riusciva a capire. Poi arrivò
André, anche lui pallido, ma più calmo, forse per dare più
coraggio al ragazzo che adesso si aggrappava a lui.
“Rosane..” disse André, con voce rotta.
“..crediamo….Oscar, l’ hanno rapita. Hanno rapito la piccola Rosane.”
Fine 10° parte
Laura