Il Colore delle Rose
~ 10° parte ~
 
 

Non era andata proprio come si erano attesi, o forse sì..Fatto era che André aveva trattenuto Rosane. E lei avrebbe desiderato poter fuggire, davanti a quello sguardo inquisitorio che non ammetteva repliche. “Adesso mi spiegherai un paio di cose, ragazzina e lo farai subito.” Fersen si era mosso in difesa della ragazza.
“Le avrete pur fatto qualcosa, André, per rivolgersi così a voi..E lasciatele il braccio, le state facendo male..”
“Ne farò anche a voi, conte, se non tacete!” Era esploso André. Impressionante, la sua rabbia. E così, tra le lacrime, Rosane aveva confessato tutto, il piano di Gilbert, il suo odio per i nobili, il suo spirito di ribellione..André l’aveva lasciata andare, collera e delusione gli avevano reso il volto pallido, tirato, quasi sofferente. Non aveva detto nulla, aveva gettato un’occhiata a Fersen e si era diretto verso casa. La ragazza era rimasta sola, incerta se muoversi, restare, morire, correre via. Poi il conte le aveva porto il braccio. Incredibile, un nobile che porgeva la mano ad una domestica! “Venite..” Le aveva detto “ Vi riaccompagno nella vostra stanza!” Ed era lì. Ora, tra le quattro pareti del piccolo alloggio per la servitù, con ancora addosso il sontuoso abito che per un attimo l’aveva fatta sentire superbamente importante. Che cosa avevano ottenuto? Oscar ora odiava André e André le aveva rivolto in uno sguardo tutto il suo disprezzo. Non era riuscita nemmeno ad aiutare Gilbert, così, era veramente una persona inutile. Tirò su col naso e asciugò le lacrime. Aveva gli occhi rossi e i capelli dovevano essere un disastro, ma cosa le importava..Aveva voglia di uscire, scappare via, desiderava vento nei capelli e cuore leggero da ogni affanno. Va’, Rosane, si disse. Scappa da questa gente che ti odia, va’. E porta Gilbert con te, se lo vorrà. Al diavolo la nobiltà, gli ideali, gli inganni. Si era sentita così umiliata e stupida…Che se la cavassero da loro! Si alzò furiosa, decisa, quasi inciampò nel vestito, spalancò la porta della sua stanza e corse fuori.

Non si era accorta, Oscar, che André era lì ad attenderla. Pronta a partire e a tornare alla reggia, la vacanza era finita e non si poteva certo dire che le avesse fatto bene. Aveva ancora il cuore gonfio di tristezza, si sentiva ancora più confusa ma più che mai decisa a tagliare i ponti col passato, anche quello più recente, che la faceva soffrire. Lontano anche da Fersen che adesso diceva di nutrire per lei ciò che lei per anni aveva desiderato lui provasse. Era tardi, ormai, per i ripensamenti. E aveva terrore, soprattutto, di quelle emozioni violente che sentiva di giorno in giorno crescere nel profondo del suo cuore. E nelle stalle trovò la fonte di quella passione che le divampava in corpo. André, bello come mai se n’era avveduta, appoggiato di schiena al paletto che delimitava il recinto di César, con lo sguardo pensieroso, il volto un po’ pallido, i gomiti appoggiati contro il legno scuro, i capelli sciolti sulle spalle. Lui l’aveva certamente seguita con gli occhi da quando era entrata, era lì, la fissava. Dopo il primo attimo di smarrimento, Oscar girò il capo dall’altra parte, consapevole del fatto che se voleva prendere il suo cavallo doveva passare vicino all’uomo, sfiorarlo per togliere il paletto, sentire il profumo che quel corpo emanava..No! Senza degnarlo di una parola si diresse verso l’uscita. Aumentò l’andatura quando senti i passi di lui, non si sorprese che in poco tempo riuscisse a raggiungerla, che la costringesse a voltarsi, a guardarlo, che con infinita, struggente dolcezza posasse le calde labbra su quelle di lei. Oscar piantò i palmi delle mani sul petto di lui per allontanarlo, ma le dita si persero nella seta leggera della sua camicia e il suo odore le imprigionò i sensi. Sollevò appena le ciglia tremanti quando lui la lasciò andare e la sconvolse ciò che ancora una volta quegli occhi seppero trasmetterle.
“Oscar, non te ne andare” le disse, accarezzandole i capelli. “Cos’ hai capito? Pensi davvero che possa interessarmi quella ragazza? Che possa interessarmi qualunque altra donna che non sia tu?”
“Non devi giustificarti con me, non mi interessa la tua vita privata.”
“ A me interessa la tua, invece.”  replicò André. “ E non ti permetterò di rovinarti il futuro accanto ad un uomo che non ami..e che non ti ama.”
Oscar arrossì. “Tu cosa ne sai?”
“Ti conosco molto bene, Oscar, più di quanto credi.”
“Tu conosci una Oscar che non esiste…”
“No, io conosco quella che ama nascondersi dentro un’uniforme…o dietro una falsa freddezza. Oscar, io…” le strinse i gomiti fino a farle male. “..Vorrei che mandassi via Fersen, vorrei farti scoprire che donna sei in realtà ma perché questo accada…devi cancellare la paura che hai di vivere..e di amare. Non troverai mai pace se continuerai a pensare al passato..e a negare l’evidenza..” Prima che potesse interromperlo la precedette: “ Tu sei una donna con un gran desiderio di amare ed essere amata. Solo io posso capirti, solo io..posso amarti con l’intensità e la passione che il tuo cuore e il tuo corpo cercano, Oscar..E non è presunzione, la mia, è..pura e semplice disperazione. Io non voglio assolutamente perderti.”
Lei scosse il capo. “Non voglio ascoltarti..”
“ Perché sai che ciò che dico è vero..”
“ Perché non voglio più sentire la tua voce!” gli urlò. Lui l’attirò a sé. Tenendola stretta contro il suo petto, col viso sprofondato nei suoi capelli, le mormorò all’orecchio: “ Oscar, io non so…non oso neanche immaginare che tu possa provare amore per me, ma…ti posso assicurare…che se anche un tempo hai amato Fersen..non è più lui, ora, a turbare le tue notti. Lo sento, Oscar, sono io ad accendere in te questo..” Le baciò il collo e la sentì fremere. “..E questo..” La mano scese sui fianchi, li accarezzò leggermente e gli occhi di lei si riempirono di lacrime per le sensazioni incredibili che  quel semplice tocco sapeva suscitare. E le sue parole, più ardite di quelle di un poeta,  le impedivano di sciogliersi da quell’abbraccio e di fuggire via, come sarebbe dovuto essere. “Io non dovrei neanche sognarti e invece…oltre che sognarti ogni notte, ora ti sto stringendo…E ti chiedo…” il respiro di André  si era fatto corto, le sue mani erano risalite lungo tutto il caldo corpo di lei, per sfiorare il collo, soffermarsi sulla pelle di velluto del viso per poi perdersi nella morbida chioma bionda. “ Oscar..ti chiedo di lasciare tutto…dimentica il generale, l’uniforme, i sovrani, il conte di Fersen, tutto…Tutto, fuorché te stessa. Tu neanche immagini che donna saresti, Oscar…” Scosse il capo. “Io non possiedo niente se non l’amore per te..Ma credo sia sufficiente per poterti dare tutto…Se invece sposerai Fersen..avrai ogni cosa tu possa desiderare e perderai te stessa..” E me, pensò, perché se ti avrò persa non avrà più alcun senso vivere.
“Questo non..non è possibile, André. Io non posso..dimenticare..”
“Cosa non puoi dimenticare? Dimmelo, Oscar, dillo adesso.”
Ti amo.
“Parla, Oscar..”
Io ti amo, André. Ti amo. Ti amo!
“ Puoi fare quello che vuoi della tua vita, André. Da oggi…non dovrai più occuparti di me. Addio.” Lui la lasciò andare, senza una parola. Libera…Corse via ma lontano dal calore delle sue braccia trovò solo gelida solitudine e una disperata voglia di mettersi a piangere.

“ Quello che mi stai chiedendo è da pazzi, Rosane…Io non posso andarmene da qui adesso che tutto sta andando secondo i piani!”
“Ma quali piani?”domandò lei, risentita. “ Non hai ancora capito? I nobili sono tutti tremendamente egoisti e complicati, non puoi metterti a far piani con loro! E’ ora che iniziamo a pensare alla nostra vita, non credi?”
“Alla nostra vita, dici?” le chiese lui, stupito. “ Mia e tua insieme, intendi dire? Non ti sembra un po’ presto, Rosane? Non ti ho mica detto che ti voglio sposare, solo che mi piaci!”
“Ah, sì, certo!A te piace madamigella Oscar!” lo schernì lei.
Lui la fissò ancor più sorpreso, poi si lasciò sfuggire una risatina sommessa. “ Beh, sai..ti confesso che da quando l’ho rivista..ha riacceso in me qualcosa. E’ una donna molto bella, coraggiosa, affascinante. Forse quando sarà caduta la monarchia e saremo tutti uguali davanti allo stato..chissà..Potrei perfino corteggiarla!”
Era decisamente troppo! “ Sei un’insolente! E un’ illuso! Madamigella Oscar ha altro a cui pensare che non ad uno sprovveduto contadinello che prende ancora il latte dalla balia!”
Gilbert si alzò in piedi, il sorriso gli era sparito dal volto. “ E perché, tu, allora?” Le rifece il verso con voce cantilenante, le mani conserte e gli occhi al cielo: “Voi lascerete stare André, perché io lo amo!” E poi, di seguito: “ Forse non ti sei accorta di quanto sei sembrata ridicola!”
“Ma..se sei stato tu a dirmi di gettarmi contro André e dire così!”
“Sì, ma non mi è sembrato facessi un grande sforzo! Hai recitato fin troppo bene la parte, forse perché NON ERA una parte!”
“Ma che stai dicendo? Vuoi farmi credere che sei geloso?”
“ Geloso? Io geloso di te? Di uno spaventapasseri? Guardati un po’, per riempire davanti quel vestito ti ci vorrebbe la lana di due pecore! Sei completamente piatta, sembri un uomo..!”
Rosane non lo fece finire. Gli passò il più potente degli schiaffi che mai gli fosse capitato di dare. La mano le fece male, ma il dolore che provava il suo cuore era decisamente più forte. “ Sei uno stupido, non capisci niente!” Lui la guardò andar via, la chiamò ma lei non si voltò. Gilbert sbuffò, accarezzandosi la guancia in fiamme. Beh, ma che pretendeva da lui? Che le dicesse ti amo? Aveva cose più importanti a cui pensare, adesso, che non all’amore..Ragazzina! Una volta passata la collera sarebbe andato da lei a chiederle scusa, ora non lo avrebbe neanche ascoltato. Pazienza…Fissò il cielo coperto di nubi, minacciava tempesta. Un tuono lontano, un lampo che accese i contorni delle grigie nuvole e poi, di seguito, il nitrito di un cavallo, non troppo lontano. Un sottile paura. Rosane! Col cuore in gola e le gambe agili e svelte saltò un cespuglio e corse all’albero dove aveva legato il suo cavallo, per scoprire allarmato che non c’era più e chiamare a gran voce la ragazza e udire solo, in risposta,  un nitrire lontano e il rumore degli zoccoli sul selciato.

“Madamigella Oscar…Posso entrare?” Oscar alzò appena il capo al leggero bussare di una delle cameriere. “ Avanti..” La porta si aprì. La cameriera entrò con la pila di lenzuola fresche di bucato da riporre negli armadi. Le ombre della sera avvolgevano già il palazzo. Nessuno, né André né Fersen l’avevano cercata e ringraziò Dio per quello. Aveva ancora i brividi lungo il corpo per le carezze di André. Aveva preso la giusta decisione nel volersene andare, nell’intimargli di lasciarle vivere la sua vita eppure…
“ Hanno consegnato questa per lei, madamigella Oscar..” Oscar prese distrattamente la busta che la cameriera le porse.
“Le faccio portare la cena in camera, madamigella?”
“Signor Oscar..” la corresse lei, con tono deciso, gli occhi appena velati da una coltre di lacrime. “Da oggi dovrete chiamarmi signor Oscar.” All’espressione spaesata della giovane, Oscar sospirò. “ Non ho voglia di cenare…Preparami un the..”
“ Sì..signor Oscar..” salutò la cameriera. Sorrise, Oscar, mentre distrattamente apriva la busta. “Signor Oscar..” ripeté, più volte. Lesse le poche righe sul foglio spiegato che le tremava tra le dita. Lo lesse e rilesse senza coglierne quasi il senso, ancora e ancora. Madame….De Jaryajes…nostre mani…la sua vita..Se tenete alla sua vita…Balzò in piedi sconvolta dalla paura e dall’ira. “Mia sorella..!”  Uscì dalla stanza, scese di corsa le scale, gridando. “Il mio cavallo, presto! André!”
Non ho più bisogno di te, André, non ho più…
Si fermò, col cuore sconvolto dalla consapevolezza di essere sola e di non poterlo più sopportare. Si portò le mani sul volto, tra i capelli, respirò a fondo.
“Oscar, che succede?Non state bene?”
Fersen…Le fu subito accanto, la scrutava con occhi pieni di preoccupazione.
“ Mia sorella..” gli disse, recuperando un po’ di autocontrollo e porgendogli la lettera. “..Hanno rapito mia sorella!”
Fersen scorse le righe velocemente e le restituì il foglio. “E’ terribile…Cosa intendete fare?”
“ Mi sembra naturale…Andrò al posto prestabilito a salvarla!”
Fersen scosse il capo. “ E’ certamente una trappola..Vogliono tendervi un agguato!”
“E cosa dovrei fare? Lasciare mia sorella in mano a quei banditi?” lo aggredì Oscar, rossa in volto per l’ira.
“ Vengo con voi. “ si offrì il conte.
“Non pensateci neanche!”
“Insisto, Oscar, non vi permetterò di andarvene da sola in mezzo a quella gente!”
“ E io vi ordino di non seguirmi, conte! So perfettamente badare a me stessa!”
“ Siete fiera e coraggiosa, ma non dimenticate che siete sola. Neanche il più ardito degli uomini potrebbe nulla contro il ricatto di una banda di delinquenti..! Permettetemi di venire con voi!”
La porta d’ingresso si aprì, entrambi si voltarono.  Davanti a loro stava Gilbert, col volto graffiato e sporco di polvere. Ansimava, tremava, pallido e sudato e mormorava frasi sconnesse.
“ Che succede, Gilbert??” chiese Oscar, apprensiva. Gilbert parlava, gridava e gesticolava, non si riusciva a capire. Poi arrivò André, anche lui pallido, ma più calmo, forse per dare più coraggio al ragazzo che adesso si aggrappava a lui.
“Rosane..” disse André, con voce rotta. “..crediamo….Oscar, l’ hanno rapita. Hanno rapito la piccola Rosane.”
 

Fine 10° parte
 
                                                                                                                                    Laura
 
 

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