Per qualche tempo andò tutto
bene, tranne qualche lieve sensazione di de-javù a qualche angolo
della città e qualche sogno evanescente nella mia mente, sembrò
essere tutto normale. Finché, un giorno, portando un gruppo di turisti
in visita alla reggia di Versailles, uno dei miei sogni sembrò palesarsi
in una visione quasi reale… nel grande salone, tanta gente, donne e
uomini con abiti pomposi e sfarzosi, e poi… un’elegante e slanciata figura,
dai biondi lunghi capelli, con indosso una splendente uniforme bianca,
avanzava con passo sicuro verso una raffinata donna al centro del salone…
le si inginocchiava innanzi… una dolce voce rompeva il silenzio… - Madamigella Oscar, è
la prima volta che venite a corte per danzare. E’ forse un’occasione speciale
questa? – - Si, è vero, maestà.
Avete indovinato. Questa di oggi è un’occasione specialissima… - - E avete deciso con chi
danzare, madamigella? Con una dama o un gentiluomo?! – - Io avrei un solo desiderio
questa sera, maestà: danzare con voi… Devo ballare con voi tutta
la sera, maestà, e spero capirete il perché… - - Si, certo, capisco… - …e nella sala, lasciando
tutti gli ospiti meravigliati, le due figure iniziavano a volteggiare con
una grazia paragonabile a quella di due angeli biondi… Quella in uniforme era la stessa
figura che avevo varie volte contemplato nei miei sogni… quella che cavalcava
un maestoso cavallo bianco, quella che si allenava con una luminosa spada,
quella che danzava nei saloni di Versailles e camminava per le strade di
Parigi… e accanto sempre qualcuno, due intensi occhi verdi e un sorriso
rassicurante…
Qualcosa non andava! Forse
stavo diventando pazza… No! Non volevo crederci, ma non potevo neanche
credere a ciò che ricordavo, sognavo, vedevo…. Ero sempre stata
una persona razionale, concreta, anche un po’ pragmatica, e non volevo
accettare quello che mi stava succedendo. Al mio cuore che gridava d’essere
ascoltato, la mia mente opponeva un’incontrastabile razionalità,
soffocando le sue rivelazioni con inesauribili domande.
Andai a cercare le mie risposte
in biblioteca. Non sapevo neanche cosa dovessi cercare, ma tentai e riuscii
a scovare dei libri che sembravano proprio essere lì ad aspettarmi
per rispondere alle mie domande. Erano libri di Brian Weiss (1)
, uno psichiatra americano che raccontava dei casi “strani” in cui si era
imbattuto durante lo svolgimento della sua professione e del metodo ideato
a tale proposito.
Più che strani, i casi
di cui narrava erano irrazionali: reincarnazione… come se fosse possibile!
Ad ogni modo, mi misi a leggerli tutti ad un fiato e, quando ebbi finito,
mi sentii più confusa di prima. Vite precedenti che bussano alle
porte del quotidiano, ricordi che riemergono dell’inconscio, segnali di
immortalità disseminati per il cammino della vita e, soprattutto,
l’opportunità di riscoprirli….
Stavo quasi per lasciare la
Francia: quei pensieri mi ossessionavano e volevo tornare a rifugiarmi
negli Stati Uniti, nella fattoria dei nonni… almeno, quand’ero lì,
vivevo pressoché spensieratamente… ma non lo feci. Era passato circa
un anno da quando avevo lasciato la mia famiglia per correre incontro a
quel mio grande sogno, non potevo lasciarmi alle spalle l’amore che mi
aveva spinto lì e, come se niente fosse, rinnegare la forza che
traevo da quei posti…. Così, mi iscrissi all’università e,
malgrado tutto, rimasi a Parigi.
Per il fatto che ero americana,
in università mi assegnarono un “tutor”, uno studente più
grande cui far riferimento se ne avessi avuto bisogno. Lo stavo, appunto,
aspettando nel luogo indicatomi, quando qualcuno mi rivolse la parola:
- F. O’Brien?! – chiese.
- Si. – risposi, voltandomi
per vedere chi fosse.
- Piacere, sono il tuo tutor…
il mio nome è André! – esclamò, porgendomi la mano
con un radioso sorriso.
Rimasi senza parole… non mi
sarei mai aspettata di trovarmi davanti un ragazzo tanto bello! Sembrava
un angelo… disceso a vegliare su di me… il suo sorriso dolce quanto accattivante,
i suoi luminosi capelli castani, ma, soprattutto, i suoi intensi occhi
verdi mi confusero… Ricambiai la sua stretta di mano, ma con un pizzico
d’esitazione.
- La F. per cosa sta?! – chiese,
dopo avermi proposto un giro turistico dell’edificio universitario – Françoise?!
No… sarà senz’altro un nome inglese… Fiona?! Fanny?! Francine?!
… –
- France! – dichiarai irritata:
non potevo sopportare che anche lì mi affibbiassero quell’orribile
nome!
- Che caratterino! – esclamò
divertito – Va bene… France… è un bel nome… come la nostra amata
Francia! –
La nostra amata Francia… c’era
tanto sentimento nelle parole che egli aveva pronunciato, che mi venne
la pelle d’oca e sentii un brivido corrermi lungo tutto il corpo.
Durante tutto il giorno non
riuscii a staccare i miei occhi dai suoi, era come se il suo sguardo avesse
una potente calamita che impedisse al mio di discostarsi dal suo e, quella
notte, feci uno dei miei strani sogni, uno nuovo… una calda e amorevole
voce mi sussurrava…
“ Guarda, Oscar… Gli uccelli
migratori… stanno volando verso sud, liberi e felici nel cielo… ma poi,
in primavera, torneranno nei luoghi da dove sono partiti. Nessuno potrà
mai impedirlo… nessuno… “ Nei giorni successivi, io e
André passammo molto tempo insieme, in università, ma anche
fuori. Stavo molto bene con lui. Avevamo moltissime cose in comune: studiavamo
entrambi lettere, amavamo le stesse cose, i nostri ideali erano gli stessi….
Per la prima volta in vita mia, mi sentivo veramente capita e apprezzata.
Improvvisamente, mi accorsi di non pensare più ad Alex…
André, André,
André! Sempre e solo André…
I sentimenti che avevo provato
per Alex, in confronto a quelli che adesso nutrivo per André erano
molto diversi… Amore. Si, amore! Sentivo di amare André realmente,
profondamente… Un sentimento che alimentava il mio cuore da sempre, come
una sensazione di mancanza che soltanto adesso aveva smesso di lacerare
il mio petto…
André riusciva a leggere
dentro i miei pensieri. Non c’era bisogno che dicessi qualcosa perché
lui la sapesse. Sapeva cosa volevo, cosa amavo, cosa cercavo… perfino meglio
di me stessa! E non c’era bisogno di parole tra noi.
Da quando avevo incontrato
André, però, i miei strani sogni si erano fatti sempre più
frequenti e minuziosi nei dettagli: nomi, volti, luoghi… anche quelli iniziavano
a riaffiorare alla mia mente.
Non ne potevo più.
André cercava di rassicurarmi
in ogni modo, ma era inutile. Neanche le sue parole riuscivano a calmarmi.
Lo guardavo e vedevo lo stesso ragazzo dagli occhi verdi che invadeva amorevolmente
tutti i miei sogni, lo stesso con cui avevo trascorso tutta la mia vita….
Quale vita?! Ci conoscevamo solo da pochi mesi!
Una notte, però, la
mia angoscia toccò l’apice. Vidi André giacere senza vita,
su un letto al centro di una piazza nella quale era eretta una barricata,
e compresi che era colpa mia….
(1)
in traduzione italiana sono tre: “molte vite, molti maestri”, “molte vite,
un solo amore”, “oltre le porte del tempo”