Quando Diane appare nell’anime, è una
creatura di luce, una ninfa, una fata, mentre Oscar è una dea. La
prima appare tra la luce, e , ridendo, fugge via. La seconda ammira, benevola,
dal suo cavallo bianco.
Ai miei occhi Diane, come ebbi modo di scrivere
in una fanfic (“Alain” in Laura’s Little Corner), si abbina a tutte le
immagini più primaverili e silvestri - onde del mare, gocce di pioggia,
fiori nel vento- come, appunto, una ninfa.
Diversa - nel manga - ha i capelli neri come
il dubbio che insinua in Oscar.
Nell’anime, vive di vita propria. E’ piena
di illusioni, ideali da realizzare. Come una ninfa silvestre. Silvia...beltà
splendea negli occhi tuoi, ridenti e fuggitivi e tu lieta e pensosa il
limitar di gioventù salivi.... - e mi viene in mente un modo di
vedere la vita, la crescita, che in ultima analisi è anche un adattare
gli ideali, i sogni, combattere per essi in una realtà diversa.
Come per la leopardiana Silvia, anche di
Diane resterà solo un urlo tacito, in un’immagine crudele e stupenda.
Le mani ormai fredde, ma tanto aggraziate...e
solo una tomba.
La sua scelta è una rivolta tragica
all’interrogativo eterno: Questo è quel mondo allor?[...]All’apparir
del vero tu, misera, cadesti.
Ma il mondo è fatto dalla vita, come
il mare dalle gocce...e diversa è quella di Alain.
Quì mi vengono in mente le parole
di una canzone, la recentissima “Into the fire”, dedicata da Bruce Springsteen
ai pompieri morti per cercare di salvare qualche vita nell’inferno dell’11
Settembre.
Alain attacca la Bastglia gettando il cappello
per terra, animato non solo dalla purezza degli ideali, ma del loro incontro
brusco con tante, troppe realtà.
Non solo il cinico, a volte rabbioso dolore
covato, quasi fuso con la propria carne, dell’uomo del popolo.
Non solo i grandi ideali, alti come la bandiera
bianca sopra la fortezza, di libertà e uguaglianza e fraternità.
No, la rabbia, il dolore, la reazione al
dolore con l’istinto - che sia una viscerale forma di amore per questa
vitaccia?-, con tutto quello che si è covato, maturato dentro l’animo...in
cerca e a difesa della propria esistenza, parte di quella altrui.
Amicizia, generosità. Ma senza calcolo.
Senza elucubrazione: vivendoli, ormai frutti maturi di se stesso.
Alain si getta nel fuoco della Bastiglia,
come si getta sotto la pioggia in duello, dopo lunghi silenzi e sguardi
taglienti...lo fa perché è l’ora. E’ matura in lui la convinzione,
e scatta.
E se l’unica giustizia è nel turchese
del cielo, vive i suoi ideali anche nel suo campo, con il sudore sulla
schiena e il sole che picchia più sincero delle parole, sferzanti,
che Robespierre pronuncia nel sottofondo. In qualche modo, anche soffrendo,
si può vivere....
Rosalie....
....Odiata, sbeffeggiata (anche da me^_^)...forse
perché rappresentante di un tipo di vita che idealizzata,
che cala l’ideale nel reale, anche a costo di forzare la realtà,
come la manzoniana Lucia (con cui...ora che ci penso...condivide la generosa
lacrimazione che tanto stimolava il mio sarcasmo...hi hi...).
La narrazione di un’infanzia inverosimile
non la rende vicina, il tipo di realizzazione del personaggio, forse la
rende più compatibile con il sentire dei tanti, troppi, che
pur nascondendosi dietro un dito, pensano che nel matrimonio, nella custodia
del focolare, sia l’unico senso di essere donna.
Ma forse sono ingrata con un personaggio
che da’ poco, ma è molto amato proprio per la purezza e la semplicità,
al punto da rasentare l’ingenuità.
Che sia un’ingenuità cercata, per
sopravvivere indenne alla vita stessa? Forse per questa distanza, a me
resta solo l’interrogativo.
Negli ultimi tre episodi dell'anime di Lady
Oscar, la voce che cerca di spiccare è una delle regine della poesia
della vita, l'inevitabile nera signora...eppure...la sua voce è
labile, presente in maniera equilibrata, in un coro che riesce ad essere
realistico e sublime.
Nelle immagini, nelle espressioni dei personaggi...certo,
non sono rasserenanti o romantici, ma li giudico magnifici.
Nei dettagli. Nella luce.
La luce del tramonto su André morente,
la voce di Rossi ....tutta la disperazione di Oscar...
.....i soldati accampati e lei sotto la pioggia....la
fisarmonica suonata da un figlio, lamento di speranza e dolore...
...."posso piangere ancora un po'?"...un'immagine
fragile ed eroica, non più di questo mondo già nella sua
fragilità eroica, che comanda gridando "fuoco"...una colomba che
vola all'improvviso tra i fumi dei cannoni...
...."comandante Oscar!" e poi, ad un tratto,
solo "Oscar!"....la voce triste di Rosalie - che non avrà aiuato
forse a simpatizzare con il personaggio, ma quì..lodi lodi lodi!-
, quando il dottore dice "Toglietele quel sangue che ha sul viso" e si
fa avanti lei, con un sussurro appena rotto dalle lacrime...
...l'ultimo saluto di un soldato al suo comandante....il
gesto furioso e disperato di togliersi il berretto, quasi sbatterlo contro
i cannoni prima di gridare i suoi ordini...
....una lucciola che svanisce nel buio...buio.
Polvere. Gli uomini combattono e il cielo sta a guardare.
Poi, quando la luce cerca di tornare, tutto
il contrasto tra le parole di Robespierre, sottofondo all'immagine di un
uomo che lavora la terra, alza il viso, si asciuga il sudore e sorride
ad un cielo azzurro pieno di gabbiani...un immagine di operosità
pensosa eimmediata, delle parole di impegno apparentemente più elevato...ma
cosa c'è più alto dei gabbiani e di un raggio di sole, per
dare dignità al dolore del ricordo?
... Lacrime e pioggia sul viso di una regina...la
ghigliottina nera e le colombe bianche...
....."ma Andrè avrebbe certo detto,
le rose bianche..."
....poi la musica e tre persone, sulla spiaggia,
con le loro tristezze e il loro ricordi, tutte le speranze sepolte...e
sopra volano i gabbiani...
...che meraviglia.....
Sonia
(flydreamer78@supereva.it)