"Vivere al di sopra dei propri mezzi lo
fanno in tanti.
Morire nessuno…"
G. Bufalino (scrittore italiano), “Il Malpensante”
Si è scritto tanto tantissimo su Oscar
e André, due personaggi (o meglio, per come li sento io, due persone)
ai quali sono affezionata quasi come se fossero reali e non provenienti
da un’opera di fantasia. Ho letto tutte le riflessioni, i messaggi che
ci si scambia in mailing list, nei vari siti dedicati alla Rosa di Versailles,
per farmi un’idea globale di quante persone nutrissero lo stesso sentimento
che si agita nel mio cuore e nella mia mente dal lontano 1982, epoca in
cui ero poco più che bambina…
Dicevo che ho letto ed apprezzato, ammirato tutte le persone che hanno saputo donarci (ed è questo verbo che esprime totalmente la mia riconoscenza) una parte di se stesse e del loro tempo, creando quelle che in rete vengono chiamata fanfics e che a mio avviso possono tranquillamente costituire un genere letterario ex novo, almeno per quelle di buona fattura (che siano tali, sono giudizi arbitrari e personali naturalmente).
In queste creazioni e nelle riflessioni in generale, mi hanno colpita la veridicità dei sentimenti che vi sono espressi e non vi è dubbio (come ha già scritto qualcuno in mailing list) che se degli estranei ascoltassero per caso un discorso su Oscar e André, lo riterrebbero riferito a persone esistenti o a degli amici…
Amici un termine scelto non a caso e che sento di sposare pienamente quando mi riferisco ad Oscar e André…poiché se è pur vero che essi sono nati dalla penna di una scrittrice, è altrettanto vero che li sentiamo molto più vicini di persone realmente esistenti per le emozioni che la loro storia e la loro vita, vissuta sulla carta o su uno schermo televisivo, ci ha saputo dare…
Ma non voglio aggiungere, per ora, altro su Oscar e André perché molte altre persone lo hanno già fatto e magistralmente….
In questo scritto parlerò di una donna che ha segnato con la sua venuta i destini di una nazione, di un’epoca e del corso stesso della storia umana…Parlo di Maria Antonietta d’Austria, un personaggio complesso e controverso, sul quale si è scritto tutto il bene ed il male, storiograficamente parlando si intende, e che la stessa Ikeda aveva assunto inizialmente come personaggio principale di Versailles no Bara, per poi essere eclissato nella seconda parte dell’opera – come sappiamo …Con questo scritto non aggiungerò nulla di originale a quanto già si sa diffusamente, ma solo delle riflessioni e delle “recensioni” per così dire personali, sul personaggio realmente esistito [1] e su quello opera di fantasia.
Spero di non annoiarvi troppo e di non ricevere una massiccia dose di generi alimentari (!!!).
*
Dalla lettura delle autorevoli biografie dedicati alla “Dauphine” ho ampiamente apprezzato soprattutto il tentativo di considerare Maria Antonietta da un punto di vista “umano”, mettendo in luce quelle che erano le caratteristiche della donna, della madre (molto meno della moglie), dell’amante, più che del suo ruolo di regina. Di fatto la moderna storiografia tende a rivalutare un personaggio storico in tutta la sua interezza mettendone in luce tutti gli aspetti , e spesso considerandolo, prima uomo e poi re o stratega o comandante etc…
Su Maria Antonietta esistono molteplici testimonianze originali scritte da chi la conobbe e la frequentò (su tutti le lettere di Fersen, le Memoires delle Dames che facevano parte del suo entourage, come Madame Campan, Madame de La Tour du Pin…)…Da questi documenti sono quindi nate delle biografie molto note, le quali come dicevo sopra, spesso tendono a trattare il personaggio con umanità… quasi a volerlo assolvere dai suoi errori ..
Una volta una persona di mia conoscenza mi chiese, conoscendo il mio interesse per la storia di Francia del XVIII sec.. perché partivo dalla lettura di biografie per analizzare pienamente quel periodo storico, piuttosto che da un testo storico tout court, che so sulla rivoluzione, per esempio…
La mia risposta fu – senza ombra di dubbio- “Perché senza Antonietta non vi sarebbe stata la Rivoluzione Francese e probabilmente la storia avrebbe seguito un altro corso”….Sebbene io creda che anche senza Antonietta qualcosa sarebbe accaduto, eventi di una portata talmente grande da modificare gli assetti governativi che per secoli erano rimasti intatti ( la monarchia per intenderci, il potere assoluto dei re ).
Certo è che le premesse per un cambiamento radicale erano in nuce, visto il fervore che aveva suscitato negli animi delle classi abbienti e non, la rivoluzione americana; sappiamo infatti che la Francia partecipò attivamente con l’invio delle sue truppe a questo evento che cambiò il volto del nuovo continente.
Ma a mio avviso ( e qui parlo di una considerazione del tutto personale, anche se supportata da pareri concordanti, certamente autorevoli rispetto al mio modesto punto di vista) fu Maria Antonietta la conditio sine qua non che diede l’avvio ad un cambiamento epocale, nel bene e nel male…fino ad arrivare agli eccessi della rivoluzione, agli anni del terrore Perché altrimenti non farla prima una rivoluzione, visto il dispotismo esercitato dall’allora re Luigi XV, le miserrime condizioni di vita nelle quali versava il popolo francese che da secoli accettava il potere assoluto ed autoritario dei re senza fare nulla di “rivoluzionario”?
Fino a quel momento era considerato un sacrilegio discutere l’autorità del re, essere divino, il sacro, l’unto del Signore [2] né il ceto nobiliare, né quello medio e tanto meno il volgo vessato, osavano muovere accuse concrete contro questo status quo.
Finché non arrivò lei…quella donna che fu poi nominata in maniera diffamante “la cagna austriaca” , “Madame deficit” , “La Poule”; una campagna diffamante messa in atto in grande stile e di così vaste proporzioni, tramite pettegolezzi, chiacchiere e libelli scritti ed illustrati, da raggiungere ogni strato della popolazione francese. E così col tempo ella fu considerata la maggiore responsabile dell’impoverimento della nazione e odiata anche dallo stesso ceto nobiliare.
Eppure prima di Antonietta vi erano state altre donne potenti, come Madame de Pompadour, la Contessa Du Barry che certo in fatto di spese e di lussi non erano seconde a nessuno; tutti i re avevano il loro nutrito e costosissimo harem da mantenere, far spiccare.. [3]
Ma Antonietta era straniera e si sa che chi proviene da una terra che non gli appartiene e che su questa stessa terra vuole esercitare un potere assoluto, prima o poi viene visto con sospetto…
E questo fu il suo primo errore credere di essere amata dai sudditi senza variazioni nel tempo. [4]
Il secondo errore fu quello di dilapidare un patrimonio ingente a danno dell’erario pubblico, in acquisto di abiti sontuosi, gioielli e di elargire cospicui emolumenti e pensioni ai nobili senza scrupoli che si affrettarono a fare parte della sua esclusiva cerchia di amici.
Questo comportamento minò il rispetto e la fiducia con cui i Francesi l’avevano accolta anni prima.
D’altra parte quale regina di Francia, conscia del potere quasi illimitato di cui godeva, Antonietta possedeva tutto all’infuori dell’amore e dell’affetto.
Fu data in moglie ancora giovanissima , in nome della "ragion di stato", al delfino di Francia, un uomo goffo e timido e tutt’altro che adatto a divenire re. Un uomo che trascorreva il proprio tempo in battute di caccia, a tracciare mappe geografiche o a costruire serrature (!!!).
La solitudine, la mancanza d’amore e di un’amicizia vera, la spinsero a diventare una donna frivola e amante del lusso.
Eppure aveva avuto l’esempio di una madre grandiosa, di una regnante integerrima che tuttavia sacrificò, come era in uso fare, la sua figlia più bella alla causa della nazione. [5]
*
E qui mi piace tracciare un parallelo tra fantasia e realtà.
Nell’opera fantastica Antonietta è attorniata da personaggi discutibili ed opportunisti (su tutti la Polignac) e, a parte Fersen che l’ama di un amore vero, la regina ha come unica amica leale Madamigella Oscar, sempre presente e pronta a difenderla contro tutto e tutti.
Nella realtà sappiamo che le cose andarono diversamente…[6]
Siamo abbastanza sicuri dell’amore di Fersen poiché sono state ritrovate alcune lettere che i due si scrissero [7] ; siamo altrettanto sicuri del fatto che: Maria Antonietta nutriva un’indubbia amicizia nei confronti della contessa di Polignac, nei primi tempi ebbe l’appoggio delle tre sorelle del re, ebbe delle dame di compagnia fidate, su tutte la Principessa de Lamballe la quale ci rimise la vita pur di non abbandonare la sua "amica più cara", rimanendole vicino all'inizio della sua detenzione al Tempio [8]
Ma nella realtà non ebbe mai un’amica vera e leale come Oscar, un’amica e confidente delle sue pene amorose, qualcuno che la sapesse consolare per la perdita dell’amato primogenito o, più semplicemente, qualcuno che la mettesse con le “spalle al muro” e le facesse aprire gli occhi su ciò che realmente la circondava. [9] D’altra parte il re delegava il governo completamente ai suoi ministri e la sua nota passività mise in pericolo la sua vita e quella dei suoi familiari in diverse occasioni; una passività marcata al punto tale da delegare alla moglie le decisioni di maggior portata, oppure a prendere decisioni “suggerite” da terzi (su tutti la regina) poco ragionevoli. [10]
E così, quando qualcosa poteva ancora
essere fatto, la situazione precipitò …Tutte le promesse, le speranze
che nacquero nel giorno dell’incoronazione di Luigi VXI, “si sciolsero
come neve al sole”. [11]
E la Francia cambiò e con essa i destini
degli uomini…uomini che da adulatori divennero detrattori ed infine decretarono
la prigionia e poi la morte, prima di Luigi e poi di Antonietta.
Negli ultimi giorni della sua vita, nella
prigione della Conciergerie, quella che un tempo fu la regina di Francia,
fu relegata in una cella buia, piccola e maleodorante; spogliata della
sua identità (la prigioniera 280!) e dignità (costretta a
spogliarsi e a fare semplici gesti quotidiani davanti agli occhi sempre
fissi di un carceriere). Malgrado questo trattamento, ella mantenne la
propria dignità fino all’ultimo…
Ed anche nel momento peggiore, dopo essere
stata trasportata con le mani legate dietro la schiena, i capelli
recisi da un sudicio coltello, verso il patibolo, si mostra alla folla
assetata di sangue e urlante, in tutta la sua fierezza e regalità.
Senza rimpianti e senza lacrime, anzi: dopo avere maldestramente pestato
il piede del boia, sussurrò un “Pardon Monsieur, non l’ho fatto
apposta”.
Davanti all’ineluttabilità della morte,
ciò che più colpisce non è la punizione, nè
il ricordo di quello che Antonietta fu, nè i suoi errori…Ciò
che rimane vivido nella mente (anche dei suoi detrattori, credo), è
l’immagine (ben evocata nelle biografie nell’anime ) di una donna
sola, che ha perduto tutto, che non avrà nemmeno una tomba dove
qualcuno potrà poggiare un fiore (infatti il suo corpo, assieme
a quelli del re e di tutti gli altri ghigliottinati, venne buttato nella
fossa comune vicino a dove si trova la chiesa della Madaleine). [12]
“Guarda come precaria e misera è la condizione dell’uomo: ieri embrione, domani mummia o cenere. E dunque questa briciola di tempo che ti è concessa vivila secondo natura e separati dalla vita serenamente, come l’oliva matura che cade benedicendo la terra che l’ha portata su di sé, e rendendo grazie all’albero che l’ha fatto maturare”
(Marco Aurelio, imperatore romano 120 -180), in “Ricordi”, IV; 48.
Eufemia
(superpuncis@tiscalinet.it)
[1]
Mi baso in modo particolare sulla lettura di alcuni testi dedicati a Maria
Antonietta, come quello arcinoto di Castelot e di C. Erickson; ma anche
da commenti e riflessioni raccolti da Internet, nelle varie sezioni dedicati
a personaggi storici (per es. http://www.cronologia.it).
[2]
A proposito della tragica fine di Luigi XVI leggiamo “[..]Eppure
la quiete che regnava nelle strade, la tranquillità della folla
erano, almeno in parte, frutto del silenzio imposto da un reverente timore.
Il re era un essere sacro, l’immagine di un unto del Signore, il padre
un tempo amato, una creatura a parte diversa da ogni altra. E adesso quell’essere
stava per essere distrutto [..]” in Carolly Erickson “Maria
Antonietta” Ed. Oscar Mondadori.
[3]
In questo senso Luigi XVI fu senza dubbio un’eccezione, poiché non
emulò la baldanza amorosa di Luigi XV, che era ben noto in tutte
le corti europee per lo scandaloso e sfrenato libertinaggio.
[4]
Qui è emblematica una scena dell’anime quando Antonietta viene accolta
dall’Assemblea Nazionale nel mutismo più assoluto ed in quel momento
si rende conto che è soprattutto lei il vero bersaglio dell’odio
dei tre ceti.
[5]
Intorno alla metà del XVIII secolo, due colossi dominavano il continente
europeo: la Francia e L’Austria. Entrambe le nazioni possedevano vasti
territori e spesso erano in conflitto tra loro. Tuttavia in quell’epoca,
la rivalità tra i Borboni e gli Asburgo venne attenuata proprio
dal matrimonio tra l'arciduchessa d'Austria Maria Antonietta e il delfino
di Francia Luigi Augusto di Borbone. Quest’alleanza costituiva anche una
sorta di scudo contro il potere espansionistico della Gran Bretagna (per
la Francia) e della Prussia (per l'Austria).
[6]
Anche se una volta, in una mail scambiata con una ragazza, ci dicemmo che
leggendo i libri biografici su Maria Antonietta, ci aspettavamo prima o
poi di vedere spuntare in qualche pagina, Oscar e André!!!
[7]
Fersen teneva diari che comprendevano un bel po’ d’informazioni sui regnanti
francesi; nel 1791 li affidò ad un amico che giudicò prudente
darli alle fiamme (pensate che perdita incalcolabile per gli storici).
L’opera di cui parlo è “Diary and correspondence of Count Axel
Fersen” New York 1899.
[8]
Si legge nel libro della Ericksson che costei, dopo avere fatto un viaggio
presso i suoi parenti, tornò dalla regina che era prigioniera; fu
poi improgionata su decisione dell’Assemblea Nazionale, fu massacrata a
colpi di picca e il suo corpo fu fatto a pezzi, la sua testa fu posta sulla
picca e fu mostrata alla regina attraverso la finestra della sua cella.
[9]
Luigi XVI di indole bonaria e sinceramente amante del suo popolo in realtà
non seppe mai pienamente comprendere quali erano le reali necessità
dei suoi sudditi e naturalmente nemmeno Antonietta.
[10]
Si pensi all’allontanamento dal consiglio dei ministri del banchiere svizzero
Necker il quale, in quanto ministro delle finanze, nel 1781, nel documento
Compte Rendu, enucleò le spese folli, gli incredibili sprechi sostenuti
dalla corte francese. Egli era amato dal popolo e quando venne licenziato,
l'astio dei francesi nei confronti dei regnanti crebbe a dismisura.
[11]
Al contrario di Antonietta, sua madre ebbe sempre a cuore il benessere
dello Stato prima di tutto, sul quale si basava la longevità di
una monarchia; nei suoi scambi epistolari con la figlia, Maria Teresa ricordava
sempre questo aspetto alla figlia che, naturalmente, non lo tenne mai nella
debita considerazione.
[12]
E pensare che Ugo Foscolo, nel secolo successivo, assunse la tomba nel
carme “I Sepolcri”, quale momento della vita dell’uomo e collocò,
per così dire, i sepolcri dentro lo sviluppo umano, come primo segno
di civiltà che distingue l’uomo dalla belva, come distintivo dell’uomo
il quale onora nelle tombe la memoria dei suoi cari e desidera anche lui
che, a suo tempo, vengano tributati gli onori funebri, per mantenere viva
l’illusione della mortalità…