Paura. L'unica sensazione che
provava in quel momento era paura...anzi no, repulsione. Eppure l'uomo
che le stava davanti non aveva cattive intenzioni, così le aveva
detto sua madre e le aveva donato anche una splendida bambola di porcellana.
Ma qualcosa dentro di lei la faceva tremare di ribrezzo e una strana inquietudina
cominciò ad assalirla.
Gli occhietti cisposi, la curvatura
della schiena, i capelli grigi, legati con un nastrino nero opaco, i vestiti
scuri. Quell' uomo assomigliava terribilmente all'orco le cui avventure
le erano narrate dalla sua goverante alla sera.
<< Contessina Charlotte!
Siete deliziosa, permettetemi di invitarvi, insieme a vostra madre, al
mio castello una di queste sere, così ceneremo assieme! >>
<<Oh Duca de Guisa! Che
idea splendida! Sono sicura che la mia piccola Charlotte sarà felicissima
di potervi conoscere meglio! Tesoro, questo signore è il Duca Roland
De Guisa, saluta per bene. >> cinguettò la Contessa.
La piccola era rimasta ferma
immobile appoggiata alla porta, un solo passo in avanti di quel mostro
e sarebbe scappata via. Non voleva entrare nella tana di quell' orco a
faccia simile ad un rospo! Tremava all'idea di poterlo rivedere.
<< Madre! Non ho intenzione
di rivedere quell'uomo! >>
<< Charlotte, tesoro,
non dire sciocchezze! Io e tuo padre teniamo moltissimo all'amicizia del
Duca de Guisa. Tu non capisci, ma potrebbe farci avere molte cose.
<< Non mi interessa madre!
Mi fa orrore, non lo rivedrò! >>
<< Tu farai quello che
io e tuo padre abbiamo deciso per te. Sposerai il Duca de Guisa!>>
La piccola contessina impallidì.
Doveva aver capito male, era sicuro. Quel vecchio, quell'orco, doveva diventare
suo marito? Ma com'era possibile? Com'era possibile che sua madre permettesse
una cosa simile?
Tacque, improvvisamente annientata
da quelle parole. La Contessa de Polignac prese quel silenzio come un assenso
e continuò nelle sue tragiche elucubrazioni.
<< Charlotte, tu ormai
hai tredici anni, sei una signorina da marito. Io e tuo padre abbiamo il
dovere di trovare per te un ottimo partito, degno del tuo nome e del tuo
rango. E il Duca de Guisa è perfetto. Ha già chiesto la tua
mano e noi saremo lieti di concedergliela. Devi sapere che la famiglia
dei De Guisa sono cugini in seconda con il re…>>
Charlotte però non ascoltava
più le assurde spiegazioni materne. Chissà perché
in quel momento pensava a Nadine; a quegli anni trascorsi a giocare nella
vecchia villa di famiglia.
" Nadine, amica mia, che
succederà ora? Che fine farò? In bocca all'orco? Che ne sarà
di me? Nadine…"
Oscar Francoise de Jarjayes,
il comandante delle guardie reali, stava ispezionando i suoi soldati, schierati
sull'attenti nel cortile della piazza d'armi di Versailles.
<< Soldati, rompete le
righe!>>
Al suo ordine, con uno scalpitio
di zoccoli, il plotone si sciolse. Anche quella giornata era finita.
<< Finalmente Andrè,
non ne potevo più >> disse sbuffando al suo attendente.
<< Certo Oscar, ti capisco.
Vieni, torniamo a casa…attenta! >>.
Non si era ccorta che una carrozza,
spinta quasi al galoppo, era entrata nel cortile della reggia e stava quasi
per investirla. Le carrozze avevano l'obbligo di essere portate al massimo
al trotto all'interno del cortile. Ma per la Contessa di Polignac non vigeva
nessun divieto...
<< Dannazione! Ma chi
è quel pazzo?? >>
<< Quel pazzo? Oscar,
mi meraviglio! E la Contessa Yolande de Polignac - le disse Andrè
- è la dama di compagnia più intima di Sua Maestà.
Ogni tanto mi domando però chi delle due è la vera regina
a Versailles… >>
<< Andrè sei peggio
di una dama pettegola! >> disse Oscar ridacchiando.
<< Starà andando
dal Duca de Guisa - proseguì Andrè - si vocifera che voglia
dare in sposa sua figlia a quell'uomo…povera creatura! >>
<< Andrè, ma la
contessina de Polignac ha solo tredici anni! >>
<< E allora? Oscar, ma
dove vivi? Secondo te, se non tu avessi ricevuto l'educazione che hai,
dove saresti ora? >> le rispose Andrè sarcastico.
Oscar non si rendeva conto
che il suo stato era alquanto bizzarro. Una donna che aveva ricevuto un'educazione
militare, non si era mai vista prima d'ora ed era fatto strano. Sì,
se le avessero impartito un'educazione come una normale ragazza, sarebbe
stata già sposata ora.
Ripensò alla piccola
Polignac. …il Duca de Guisa….era un uomo che metteva i brividi anche a
lei e non capiva come il cuore di una madre potesse spingere la propria
bambina ad un matrimonio con quell'essere.
<< Contessima Charlotte!
Che bello rivedervi!! Siate la benvenuta! Posso sperare che vogliate fermarvi
per la notte? >>
Charlotte rabbrividì
d'orrore e si strinse attorno alla gonna della madre.
<< Piccola Charlotte,
siete deliziosa! Voi credete sempre ad ogni scherzo? >>
L'orco scoppio in una grassa
risata assieme alla Contessa di Polignac e agli orribili individui che
circondavano la sua poltroncina.
"Nadine, sarò forte
vedrai….vedrai!"
Ultimamente le cameriere e
le goveranti di Charlotte, avevano riferito alla Contessa sua madre che
la figlia parlava spesso da sola, rivolgendosi alla sua amica del cuore
ora lontana. Questo fatto destava un po’ di preoccupazione nella madre,
non tanto per paura della salute mentale della figlia, quanto perché
temeva che un simile comportamento potesse far cambiare idea al Duca de
Guisa.
<< Domani sera, Contessa,
ci sarà una ballo a Versailles e in quell'occasione annunceremo
il nostro fidanzamento …….con questa deliziosa creatura! >>
<< Duca De Guisa, ne
sarò oltremodo felice! >>
<< E voi piccola Charlotte?
Siete felice di venire a vivere in questa grande casa? >>
Charlotte taceva, sopraffatta
dall'orrore.
<< Charlotte rispondi
al Duca, non essere scortese! >>
<< Io…io…NON MI SPOSERO'
MAI CON VOI! >>
<< Charlotte!! >>
<< No Contessa, lasciate
stare. La mia piccola promessa sposa avrà tempo per potermi conoscere
a fondo e…apprezzarmi >> rispose sornione il Duca De Guisa, per nulla intimorito
dalla reazione della bambina.
<< Contessa! Venite a
vedere vostra figlia! Questa sera sarà la più ammirata! >>
La Contessa de Polignac guardò
Charlotte con occhio critico: quella sera sarebbe giunto il momento più
atteso della sua vita. Si sarebbe imparentata con il re!
Charlotte era splendida. Il
vestito rosa era perfetto, il piccolo chignon che le raccoglieva i lunghi
capelli biondi era fermato da un grosso fiocco. Era veramente bella…ma
il suo volto era spento.
"Nadine…Nadine…"
<< Vieni cara possiamo
andare…>> disse fiera la Contessa.
Mentre uscivano dalla stanza,
sullo scalone che conduceva alla sala da ballo, il Duca de Guisa le attendeva.
<< I miei omaggi
Contessa de Polignac. Charlotte! Mia splendida Charlotte! >>
<< Vi lascio soli Duca
>> disse la Contessa, con aria orrendamente complice.
"Nadine…Nadine…sarò
forte Nadine…"
<< Charlotte, siete deliziosa,
mia colombella. Vi prego, vogliate gradire i miei omaggi, lasciatevi baciare
la vostra candida manina..>>
"Nadine..aiuto…Nadine…."
Il Duca percepiva la paura
di Charlotte ma ne sembrava quasi divertito. Prese la mano della piccola
e, vincendone la resistenza, vi impresse un lurido bacio.
"Nadine…."
Quando il Duca si fu allontanato,
Charlotte rimase immobile a fissare il dorso di quella mano che ormai non
sentiva neppure più come parte del suo corpo.
<< Vi aspetto in sala
contessina - le aveva detto - non vedo l'ora di annunciare il nostro
fidanzamento >>.
Le ci volle qualche secondo
prima di riuscire a riprendere a camminare.
Uscì dalla camera, scese
volecemente le scale e sgattaiolò nei giardini di Versailles, senza
che nessuno la vedesse.
"Nadine…devo lavarmi, Nadine….devo
lavarmi…"
L'acqua della fontana era invitante.
Usciva rigogliosa dalla orribile bocca di una statua a forma di rana.
Charlotte rimase per un po’
ad osservare quell'acqua, poi non ci pensò due volte e vi si immerse.
<< Nadine! Devo lavarmi
Nadine! >> urlava.
Rimase dentro la fontana per
molto tempo, finchè la sua mano non le parve finalmente tornata
candida.
<< Signori presto!!!!
La Contessina Charlotte è salita sul tetto e minaccia di lanciarsi
nel vuoto!!! >>
Un servitore di camera entrò
trafelato nel salone del ballo urlanado a squarciagola.
<< Charlotte….>>
La Contessa di Polignac insieme
agli invitati si precipitò fuori dalla sala, nei giardini di Versailles.
Charlotte era lassù.
Sul punto più alto della cupola della Chapel Royale, lo sguardo
verso il cielo. Aveva una rosa bianca in mano.
<< Charlotte!!!! Non
fare pazzie! Stai ferma!!! >>
La Contessa de Polignac si
accorse troppo tardi che quelle parole non furono mai udite da sua figlia,
la quale, senza un lamento, si era già lanciata nel vuoto.
<< Nadine…conterò
i giorni…..Nadine…..>> sussurrava, mentre inesorabilmente precipitava.
Con un tonfo sordo, il corpo
della piccola Charlotte era arrivato a terra.
La Contessa ora poteva piangere
quelle lacrime che non aveva mai pianto e che forse non credeva neppure
di dover mai piangere. Forse si accorgeva solo in quell'istante, che per
tredici anni aveva avuto un grande tesoro, ma che per la sua avidità,
l'aveva perso.
Charlotte de Polignac moriva
quella sera, a tredici anni, candida e pura, come la rosa che aveva ancora
stretta tra le dita.
Fine
Alex