Parigi,
E' finita.
Sono felice.
E' finita, ed io ho provocato la mia fine.
Non ho paura, non ho alcun timore; avverto soltanto una profonda sensazione di serenità.
Rifarei ogni cosa.
Forse mi imprigioneranno, forse, andrò in esilio... forse, forse, forse...
Non importa.
Riesco, forse perché sembra che questi siano gli ultimi giorni della mia vita, a rivedere e risentire ogni sapore, ogni profumo, a rivedere ogni volto...
Ricordo la tenerezza e l'amore di mia madre, ricordo l'affettuosa severità, il sostegno ed i consigli di mio padre, ricordo le carezze della mia governante... Il mio primo cavallo, i miei cani, il mio primo duello, lo studio, le lezioni di ballo, le discussioni successive alle lezioni di storia, o di filosofia... il nascere del mio credo... le lezioni di musica, ed i bagni nelle fontane del giardino. Ricordo le uscite a Parigi, il calore delle persone, le mele candite, il rosolio... Ricordo la mia nomina militare, la paura di non esserne all'altezza, le lunghe vacanze nelle terre di famiglia, il tuo viso.
Ricordo le uscite notturne, in una Parigi che stentavo sempre più a riconoscere. Le uscite in pattuglia ed in incognito, in solitudine... quelle che sempre, più di ogni altra, ho amato. Non riconoscevo più la mia città, e ne soffrivo, tanto da non trovare la voce per esprimere la mia sofferenza.
Nessuno l'ha mai conosciuta.
La notte, in qualche locale affollato, fino all'alba, a parlare con gli avventori, ad ascoltare le loro parole... tristi, rabbiose, prive di speranza..., ad ascoltare i loro "ricordo che molti anni fa non era così", "il nostro padre ci ha abbandonati"... parole che mi facevano gelare il sangue nelle vene, e che dovevo tenere per me. Il loro scontento mi scendeva fino in fondo all'anima, ed in quei momenti, la rabbia bruciava fino a farmi soffocare.
Oltre a questo, c'erano le mie giornate lontano da Parigi, nella pace di una delle nostre proprietà, uno di quei luoghi in cui niente e nessuno può trovarti, a meno che non sia tu a deciderlo. Ogni qualvolta chiedevo un permesso, le Loro Maestà sembravano dispiaciute del fatto che mi allontanassi dalla Corte, e, in qualche occasione, me ne hanno chiesto il motivo. "Desidero semplicemente un po' di riposo", era la mia risposta.
Andavo a nascondermi, a riflettere, a ritrovare la mia vera identità, a pensare a tutto l'amore che ho sempre provato per te, ed a tramare contro la Corona.
Sì, ora che tutto sta per terminare, credo sia giusto che tu lo sappia. I miei periodi lontano dalla Corte non erano soltanto corse a cavallo o minuetti all'aria aperta, erano stesura e commercio di opere illegali, pamphlets filosofici e politici minanti le basi stesse dell'istituzione monarchica... e la giornata di ieri è stata solo un passo, accelerato, verso ciò che ho sempre sperato con tutto il cuore.
Primo tra pari, Padre del popolo, Fautore e Tutore del bene comune. Questo dev'essere un monarca. Non uno qualunque in balia di un nido di serpi. E' ora che la Francia, la mia, la tua, la nostra Francia, chieda a gran voce ciò che l'assolutismo le ha negato: fede, pace, libertà.
Forse i legati dei sovrani perquisiranno le nostre proprietà, dopo i recenti avvenimenti, alla ricerca di ulteriori prove della mia colpevolezza.
Le troveranno. Non importa. I tempi, forse, non erano ancora maturi... forse, ma non importa.
Spero che non ci sia alcun processo; non ho alcuna voglia che qualcuno provi a difendere ciò in cui ho sempre creduto. Mi uccidano pure, non risolveranno alcunché. Uccidere un uomo non significa difendere un'idea; significa soltanto uccidere un uomo.
Spero che i miei familiari non vengano accusati. Il mio amore per loro non ha mai vacillato, e, sicuramente, nemmeno il loro per me. Parecchi dei nostri antenati sono stati implicati in fronde anti monarchiche... si cercava solo di trovare il luogo ed il momento adatto.
Bene, credo che basti. Tutto questo per dirti che mi dispiace che tu non mi abbia mai realmente conosciuto. Ora, quando leggerai questo scritto, forse, capirai qualcosa di me.
Anche da lontano, ti amo come e più della vita.
Veglierò sempre su di te.
Per la vita, ed oltre,
Victor.
Silvia