LA MIA STORIA

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Sono nato circa due anni fa e sono meticcio (mezzo labrador e mezzo huskie). Ancora piccolissimo fui allontanato dai miei genitori per essere adottato da una nuova famiglia.

Il distacco fu molto duro. Le prime notti piangevo sempre perche' sentivo la mancanza della mamma e dei miei fratellini, poi il calore dei miei padroni mi aiuto' a superare la crisi e la situazione mi sembro' migliorare.

Ogni tanto combinavo qualche guaio (smangiucchiavo le scarpe, sgranocchiavo le gambe del tavolo e qualche volta ho fatto i miei bisogni in casa...) ma per le mie malefatte sono sempre stato regolarmente punito.

Avevo circa sette mesi quando un giorno il mio padrone mi invito' ad entrare nel baule dell'auto come gia' avevo fatto altre volte quando mi portava in campagna.

Quella volta pero' l'auto non si fermo' in mezzo ai campi, come al solito, ma davanti ad una alta recinzione al di la' della quale si sentivano tanti cani abbaiare.

Trovai la cosa molto curiosa e quando il padrone mi mise il guinzaglio per entrare dentro al recinto mi sentii quasi felice all'idea di poter giocare con tanti  nuovi amici.

Il mio padrone tenendomi per il guinzaglio parlo' a lungo con una ragazza, che sembrava essere molto arrabbiata, poi, insieme mi accompagnarono davanti ad un box di metallo. Dentro vedevo tre cani, tutti piu' anziani di me, e tutti e tre saltavano inspiegabilmente contro la rete abbaiando.

La ragazza apri il cancello, mi tolse collare e guinzaglio e mi mise dentro la gabbia. Ci azzuffammo immediatamente al punto che la ragazza dovette rientrare per riportare la calma.

Ero certo che mi avrebbe rimesso il collare e mi avrebbe tirato fuori per riportarmi a casa, invece il cancello si chiuse.

Io guardavo il mio padrone che si stava allontanando velocemente e non riuscivo a capire perche' non mi prendesse con se'. Cercai di seguirlo tentando di saltare sulla rete ma tutto fu inutile, cominciai ad abbaiare sempre piu' forte per attirare l'attenzione, ma nessuno mi considero'.

Gli altri cani mi ignoravano, solo uno dei tre sembrava infastidito quando, correndo su e giu' lungo la recinzione, gli passavo vicino e ogni volta tentava di azzannarmi. Io proprio non li consideravo, l'unica cosa che mi interessava era il ritorno del mio padrone.

Guardavo continuamente nella direzione in cui l'avevo visto andare via perche' ero certo che da la' sarebbe tornato, non avevo fatto nessun malestro e allora perche' mi stava infliggendo una punizione cosi' dura ?

Con il calare della sera, trovandomi in una condizione cosi' diversa da quelle abituali mi agitai ancora di piu' e finii con l'innervosire i miei compagni di sventura che mi aggredirono violentemente.

Trascorsi la notte insonne e la mattina seguente un signore, forse per le ferite che mi ero procurato nello scontro, mi fece uscire da quel recinto, mi medico' e mi fece entrare in un box dove mi ritrovai completamente solo.

Passarono alcuni giorni e cominciai a rendermi conto che probabilmente non avrei piu' rivisto il mio padrone e che la mia nuova casa sarebbe stata quella per il resto dei miei giorni.

Una simile prospettiva non riuscivo ad accettarla, tant'e' che le ragazze del canile provarono piu' volte ad inserirmi in qualche gruppo, ma ho sempre reagito negativamente e, dopo liti furibonde, mi sono sempre ritrovato nel mio solito box.

Un giorno, mentre mi godevo i miei dieci minuti di liberta' nel prato attiguo alle gabbie, una ragazza mi si e' avvicinata, mi ha squadrato da capo a piedi, mi ha fatto un po' di coccole poi e' andata via. Dopo un po' e' riapparsa davanti alla mia gabbia, mi ha messo il giunzaglio e mi ha accompagnato verso la porta dalla quale se ne era andato il mio padrone, poi mi ha chiuso dentro un'altro recinto assieme ad un uomo mai visto prima.

Io ignorai letteralmente la presenza di quell'uomo, ero esclusivamente attratto dagli altri cani che passavano continuamente davanti alla gabbia.

Non mi rendevo conto di che cosa stava succedendo e non me ne importava nulla; la mia fiducia negli uomini era finita il giorno in cui il mio padrone, senza nessuna ragione, mi abbondono' in quel canile.

L'uomo usci' dalla gabbia, parlotto' a lungo con la ragazza e un'altra signora, poi rientro', mi mise il guinzaglio e mi trascino' letteralmente fuori e di peso mi carico' nel baule di un'auto.

Dopo poco arrivammo in una casa con un accogliente giardino ed una cuccia gia' pronta per me. Mi trattavano con molta dolcezza ma la situazione non mi coinvolgeva piu' di tanto. Addirittura mi tenevano in casa, anche di notte, e potevo dormire su di un soffice cuscino. Ho gradito molto la cosa tant'e' che, in casa, non ho mai fatto i miei bisogni e quando ho avuto qualche esigenza imprevista ho pianto fino a svegliarli.       

Il mio nuovo padrone mi portava tutti i giorni a passeggio in mezzo ai campi legato ad un lungo guinzaglio, ma tiravo come un bisonte e non ubbidivo a nessun comando, finche' una sera mi ha portato in una Polisportiva dove c'era una scuola per addestramento cani.

Un istruttore mi ha fatto un test per verificare il mio stato di equilibrio, poi rivolgendosi al mio padrone ha detto di aver rilevato evidenti postumi da traumi  ma che con un buon lavoro rieducativo si sarebbe potuta recuperare la quasi normalita'.

Da quel giorno tutti i sabati pomeriggio, per tre mesi, il mio padrone ed io abbiamo frequentato puntualmente il corso e con metodi civilissimi (premiando il buon comportamento) ci hanno insegnato come semplificare il linguaggio delle nostre comunicazioni ed il nostro rapporto e' velocemente migliorato fino a raggiungere livelli assolutamente soddisfacenti.

Oggi credo che il mio nuovo padrone abbia molta fiducia in me (forse troppa) perche' mi porta sempre con lui quando fa jogging oppure quando va in giro per Modena in bicicletta e mi lascia spesso senza giunzaglio. Io lo seguo diligentemente perche' ho capito che quando non ubbidisco mi mette il guinzaglio e non mi piace per niente.

Ho imparato ad attraversare la strada e sono bravissimo ad eseguire i comandi (sono solo due e sempre gli stessi: "fermo" e "vai") poi per farlo contento, quando me lo chiede, mi siedo e gli do' la zampa.

Ho ancora qualche difettuccio che non riesco a superare, come ad esempio inseguire le lepri (invano) o i gatti, ma, lo prometto, mi impegnero' per migliorare.

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Ne vale sicuramente la pena perche' ho riconquistato fiducia nell'uomo e sono sicuro che al canile non mi ci porteranno piu'.

Chissa' se leggendo questa storia qualcuno si sentira' stimolato a ripetere un'esperienza entusiasmante come la nostra. Sarei felice che capitasse anche ad uno solo dei miei amici che ho lasciato al canile.......

Gorkij

Modena, 19 settembre 1999

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