Stralcio dal volume "Dal Caos alla Metafisica"    (Ret-to First page)

Saggio esoterico By L. R. © 2000

Non è ben chiaro il motivo cui la natura è così strana da distruggersi per ricrearsi in modi e mondi nuovi differenti tra loro ma non sempre perfetti, soprattutto perché procede per tentativi e non attraverso schemi pianificati, perché fa nascere i suoi figli migliori e poi li uccide?

Conviene per il momento tralasciare queste considerazioni per comprendere il motivo della presenza di vita proprio sulla Terra (o perché, ad esempio, non su Venere?) con l'obiettivo di valutare se l'essere umano è veramente solo nell'universo.

Tra tutti i pianeti esistenti quelli simili alla Terra sono geologicamente più stabili e chimicamente più attivi; la loro superficie è composta in gran parte da elementi chimici quali il calcio, il carbonio, il silicio accompagnati da vari gas tra cui l'ossigeno e l'idrogeno ovvero dai residui della combustione di un’antica stella. La distribuzione degli elementi è variabile ed è dipendente dalla distanza originaria di questi pianeti cui s'aggregò la polvere cosmica raffreddatasi dopo l'esplosione della stella del sistema planetario di appartenenza. La composizione chimica di un pianeta e le sue dimensioni fisiche non sono eventi casuali ma sono in qualche modo regolati da leggi ancor oggi poco comprensibili (si trovano ancora nel calderone del Caos!); pertanto, la possibilità d'instaurazione di processi chimici relativamente lunghi nel tempo - tipici delle "funzioni viventi" - è possibile soltanto su quei pianeti che sono sufficientemente stabili e che dispongono di materiali adatti al loro sviluppo. Non è pensabile che avvengano al centro di un pianeta perché questo spesso è incandescente e non ha la densità necessaria, né la varietà delle sostanze in esso presenti può determinare reazioni a chimiche a bassa energia perché vi sono troppi metalli pesanti. E' importante anche la quantità di calore e di radiazioni nucleari cui è sottoposto l'ambiente ove dovrebbe innescarsi la vita. Ciò impone delle caratteristiche fisiche ben precise all'ipotetico pianeta sul quale potrebbe svilupparsi un modello di vita più o meno simile al nostro.

Nel caso della Terra le principali reazioni chimiche con le quali si formò la vita si sono avute alla temperatura di circa 50-60°C all’interno dei salatissimi mari dell'epoca. A questa temperatura e con una buona dose di radiazione ultravioletta facilmente si innescano reazioni a base di carbonio e calcio che reagendo con idrogeno ed ossigeno producono acidi e basi via via sempre più complessi fino a formare le catene di aminoacidi ed infine, probabilmente anche il DNA che più o meno segue le stesse regole rilevate nella formazione dei composti salini. Sarebbe stato difficilissimo anche se possibile utilizzare ad esempio il silicio al posto del carbonio nell'esecuzione degli stessi processi chimici: quest’elemento produce un acido poco aggressivo ed in tal caso sarebbe occorso molto più tempo per generare gli elementi necessari alla vita.

Tutte queste operazioni inoltre devono avvenire nell’intervallo utile per lo sfruttamento dell’energia prodotta dalla stella presente in tale ipotetico sistema planetario. Il fattore tempo è decisivo perché le stelle non hanno una durata illimitata e la vita formatasi con le reazioni chimiche conseguenti ai suddetti processi al carbonio, può svilupparsi soltanto con temperature e con radioattività contenute entro limiti ben precisi. Dette reazioni sono governate dalle caratteristiche elettrochimiche degli atomi implicati ed un eccesso di radiazioni probabilmente non avrebbe impedito lo sviluppo della vita ma per portare i nuovi inquilini alla luce sicuramente sarebbe occorso molto più tempo. Essi avrebbero avuto necessità di ripararsi dietro particolari schermi contro le radiazioni per impedire che l'effetto ionizzante di queste ultime alterasse il loro equilibrio chimico interno.

Del resto la scelta della struttura chimica da utilizzare per dar corso alla vita è praticamente obbligata dovendosi produrre corpi leggeri, flessibili, in grado di assorbire materiali dall'esterno tramite principi osmotici (le cellule nella loro semplicità non possono disporre di complessi apparati digerenti) ed essere sensibili alle radiazioni contenute nella luce visibile. In realtà il modello di vita presente sulla Terra è molto delicato e la maggior parte delle creature presenti su questo pianeta non riesce a sopravvivere al di fuori di quella che chiamiamo "temperatura d’ambiente" ovvero quel breve intervallo di temperatura che va da circa 15°C a circa 30°C. Esse non sono molto longeve, la loro vita dura mediamente da qualche giorno a pochi anni e fisicamente sono relativamente deboli ma è proprio da questo modello che è stato generato l'uomo in grado di superare i limiti fisici che la natura ha imposto a tutti gli esseri di questo pianeta. Egli, infatti, conquistando lo spazio siderale ha già dimostrato una certa indipendenza dalla natura riuscendo a crearsi un ambiente artificiale alternativo. Egli però ha ancora bisogno d’aria e di cibo ma forse in un lontano futuro, superate anche tali necessità quest’indipendenza potrebbe essere resa totale ed allora ...

Da quanto appena detto è evidente come ancora una volta la natura per generare la nostra forma di vita e per raggiungere questo suo portentoso risultato ha scelto la strada più razionale tra quelle possibili! Il modello evolutivo di questa biologia animale è pertanto riproducibile anche su altri pianeti simili alla Terra ma i risultati ovvero la forma e le capacità delle specie viventi generati su questi pianeti potrebbero essere sostanzialmente differenti. Non è da escludere che gli aminoacidi riscontrati in alcuni meteoriti caduti sulla Terra siano i residui di una civiltà appartenuta a qualche lontanissimo mondo esploso e non si può dubitare dell'esistenza d’esseri superiori completi di mani e d’occhi funzionalmente simili ai nostri proprio in base alle affermazioni esposte prima a proposito della struttura dell'uomo; in generale le varie forme assunte dagli animali sono derivate dall'affinamento conseguito dal già descritto processo evolutivo su base ambientale che annulla gli animali più deboli. Su un altro pianeta potremmo sicuramente trovare forme viventi d’aspetto differente da quello che si è realizzato sulla Terra ma funzionalmente simili e più o meno con le stesse necessità. Questa diversificazione di forme e di capacità intellettuali è la più grossa manifestazione dell'incapacità creativa della natura come già affermato prima: che senso ha continuare a creare animali imperfetti, sperimentarli ed ucciderli per crearne altri apparentemente migliori sulla base dell'esperienza conseguita? Sembrerebbe che la natura abbia adottato il modello creativo sperimentale nello stesso modo come usa fare l'uomo per costruire la sua scienza!


(Ret-to First page)

By  romano_l@libero.it   © 2000

TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI ALL'AUTORE
Per informazioni inviare una e-mail all'indirizzo di riferimento